E’ Gran Turismo 4 perfetto?
Questa è la domanda: Gran Turismo 4 è perfetto?
No.
Sì.
Forse.
Andiamo per gradi. E partiamo dalle cose che nell’ultima produzione targata Polyphony perfette non sono. La struttura di gioco non è cambiata di una virgola: certo ci sono delle gradite aggiunte e qualche ritocco, come un’inedita serie di gare a missione con diversi obiettivi da raggiungere, ma la base è sempre quella. Quindi patenti, questa volta con tante prove (fortunatamente, almeno le ultime, piuttosto divertenti), si vincono o comprano auto, si gareggia per racimolare denaro con cui modificare il proprio mezzo, sbloccando via via la possibilità di partecipare a nuovi tipi di competizione. E si ripete ad libitum, sinchè il nostro garage virtuale non sarà abbastanza pieno e il nostro ego sufficientemente appagato. Si potrà obiettare che Gran Turismo funziona bene così com’è, concetto inconfutabilmente vero. Ma non vedere nessuna reale novità, né percepire la benchè minima intenzione di innovare lascia, dopo tutti questi anni di immutabile immobilismo, un pizzico di amaro in bocca. Un po’ ci si è provato: c’è il Photo Mode, spettacolare ma assolutamente fine a sé stesso, e c’è la nuova modalità B-Spec, dove in pratica si assiste ‘dai box’ alla gara, con la nostra auto guidata da un pilota virtuale a cui è possibile impartire ordini limitati (cinque gradi di velocità, forzare il sorpasso, tornare ai box), tenendo sott’occhio costantemente distacchi e telemetria. Un modo interessante di rendere parzialmente interattivi quelli che di fatto sono replay, da sempre piatto forte di ogni GT, ma siamo ben lontani dalle intenzioni di Yamauchi di proporre un’esperienza di gioco alternativa. Il motivo? Il B-Spec mode non è abbastanza divertente. Per quanto siano spettacolari i replay - che, diciamolo, sono appaganti proprio perché permettono di rivedersi quel fantastico traverso fatto all’ultima curva – la voglia è quella di giocare, non di guardare. Di guidare, non di vedere qualcun altro che guida al posto nostro la nostra auto tanto amorevolmente modificata e assettata. La vera rivoluzione poteva, anzi doveva venire dall’online. Del quale, almeno per il momento, non v’è traccia.
E’ Gran Turismo 4 perfetto?
Ma non è solo la struttura ad essere rimasta immutata in GT4, visto che anche a tre problemi storici della saga Polyphony Digital non ha dato convincente risposta: incidenti, IA, livello di difficoltà incredibilmente sbilanciato. Innanzitutto gli incidenti: si vede subito che gli urti nel nuovo GT sono rappresentati con una fisica più accurata e credibile, ma dal punto di vista del gioco sono ancora ininfluenti. Non intendiamo buttarci nell'eterno dibattito danni sì/danni no, ove entrambe le parti hanno ottime motivazioni, ma era lecito sperare che perlomeno venisse eliminata l’odiosa tecnica della sponda in curva. Ovvero, per superare un avversario, meglio cercare l’incidente piuttosto che tentare un sorpasso pulito. Certo c’è, solo in alcune gare, una penalizzazione in secondi simile a quella adottata nel Prologue: mitiga, ma non risolve il problema. Sul fronte intelligenza artificiale, la situazione è forse ancora più imbarazzante: sono pochissimi i passi in avanti fatti dal primo Gran Turismo a oggi. Le auto avversarie continuano a tenere imperterrite le traiettorie preimpostate, con solo qualche timido accenno di bagarre e qualche occasionale uscita di pista. E non si spostano, nè accennano ad evitare un prevedibilissimo incidente. Immaginate di infilarvi in curva con una staccatona da manuale, effettuando un sorpasso perfetto e correttissimo: verrete irrimediabilmente cilindrati, sempre. La cosa risulta particolarmente fastidiosa nelle gare in cui sono attive le penalizzazioni per gli urti, dove gli altri corridori non si faranno scrupoli a cercare la collisione. Risultato? Per voi cinque secondi di penalità, per loro nulla. Quel che è peggio però, è che i piloti computerizzati non sono mai una vera minaccia, una vera sfida per il giocatore. Cosa che ci porta direttamente al terzo problema irrisolto della serie: il livello di difficoltà. Come tutti i precedenti Gran Turismo, non esiste alcun incentivo a cercare la sfida equa, lo scontro ad armi pari, né esistono vincoli sufficienti per impedire al giocatore di vincere un gran numero di gare utilizzando una sola auto, sufficientemente potente e sufficientemente modificata. Certo è stato introdotto un sistema di punteggio (A-Spec Point, B-Spec Point): minore il divario prestazionale tra la nostra auto e gli avversari, maggiore il numero di punti guadagnati arrivando primi, ma è una scelta che in realtà non risolve nulla, visto che, di fatto, i punti non servono a niente all’interno del gioco, ma sono un semplice sistema astratto per capire quanto si è bravi. Insomma, dopo un inizio lento, come in tutti i GT, basta azzeccare le competizioni giuste, vincere montagne di denaro ed elaborare alcune vetture per poter procedere celermente di competizione in competizione.
Ciò premesso, possiamo anticiparvi che tutto il resto è davvero perfetto...
Datemi un volante...
Il livello raggiunto da GT4 sotto il profilo simulativo è talmente elevato che giocare senza un buon volante non ha davvero senso. La scelta migliore è il Driving Force PRO di Logitech, sviluppato appositamente per GT4 e supportato appieno dal nuovo capolavoro Polyphony. Ottimamente costruito, sensibilissimo sia come volante che come pedaliera, offre uno sterzo da 900°, quindi quanto di più simile a quello di un’auto vera, e un force feedback semplicemente strepitoso. Provate a tenere dritto un bolide da 600 cavalli sui cordoli e sui dossi del Nurburgring. O a pennellare le curve con la corretta dose di sterzo o di gas. O ancora a recuperare una violenta sbandata controsterzando il giusto. Son cose che con il Dual Shock proprio non si possono fare. E che vanno provate assolutamente.
Real Driving Simulator
E questa volta possiamo dirlo davvero. Polyphony Digital ha fatto un lavoro incredibile, riscrivendo da zero l’ormai vetusto motore fisico della saga di GT e trasformando quello che era un gioco di guida a tratti verosimile in un simulatore vero e proprio. Difficile da descrivere a parole, per percepire il salto qualitativo compiuto occorre mettersi al volante, e in senso letterale del termine visto che con il Dual Shock 2, per quanto il gioco sia fruibile, si perde davvero troppo in termini di sensazioni ed effettivo controllo del veicolo. Scegliete una pista, ad esempio l’ottima El Capitan, e un’auto di una certa potenza (ci permettiamo di consigliare l’intramontabile Deltone). Fate un paio di giri. E non riuscirete più a staccarvene. In termini di pure sensazioni, l’accoppiata GT4/volante – suggeriamo, come da box, l’ottimo Driving Force PRO di Logitech – è un’esperienza unica, nonché una delle più aderenti alla realtà, per un vasto insieme di fattori. GT4 non è certo il più rigoroso e preciso simulatore sulla piazza (e con 650 auto da riprodurre, ci pare anche il minimo…), ma come look and feel è semplicemente il massimo, rasenta la perfezione. A livello visivo spinge PlayStation 2 a livelli mai raggiunti prima: auto vere, circuiti veri. Il nuovo Gran Turismo, per limiti intrinsechi dell'hardware su cui gira, non può certo sfoggiare gli effetti e le texture della concorrenza, né vantarte un pari numero di poligoni. Ma rimane sempre il fatto che offre, nel suo complesso, l’impatto più fotorealistico. Sa di vero, le auto sono di metallo scintillante, le piste sembrano uscite dritte dritte da una ripresa televisiva, siano esse percorsi cittadini, circuiti reali o polverosi percorsi da rally. E pazienza se in lontananza – molto, molto in lontananza – c’è un leggero pop-up, in misura comunque minore rispetto al Prologue, e se ogni tanto per una manciata di secondi va persa la sincronia video con conseguenti pixelloni che ricordano tanto i primi giochi PS2. E’ il prezzo da pagare per far girare tanto ben di Dio a sessanta frame al secondo, costantissimi, su una console con parecchi anni sulle spalle. Ed è un prezzo che paghiamo volentieri, soprattutto quando incluso nel miracolo Polyphony ci offre la possibilità di affrontare tutti i saliscendi e tutte le curve dei 22 chilometri del Nurburgring Nordschleife, l’inferno verde.
Genuino, solido, enorme. Il nuovo Gran Turismo è un vero e proprio monumento alla serie più popolare di PlayStation, nel bene e nel male
Real Driving Simulator
Già, il Nurburgring, la pista più difficile del mondo. Un altro ottimo test per mettere alla frusta l’engine fisico di GT4, e rimanere sbalorditi. E’ incredibile come il gioco dia feedback, come il pilota virtuale sappia sempre, esattamente, cosa le ruote stanno facendo. Si percepisce l’aderenza, si capisce chiaramente quando e di quanto si supera il limite, si sente, e si sfrutta, ogni minimo trasferimento di carico. E si sa di conseguenza come reagire, constrosterzando della giusta gradazione, mollando il gas per evitare un insidioso sottosterzo, dando una pinzata di freni prima di un dosso per caricare l’anteriore. Ma pur includendo nel gioco oltre 650 vetture, con un ampio spettro di possibili modifiche e di settaggi, ognuna di esse riesce a esprimere una propria personalità, perdipiù discretamente aderente alla realtà. Dalle piccole sfumature alle differenze abissali, il livello di accuratezza raggiunto, e il maniacale perfezionismo, sono in grado di commuovere qualsiasi appassionato di automobili. Basta sentire il borbottìo del minimo irregolare della Stratos sulla linea di partenza. O, meglio ancora, combattere con il volante per tenere dritta la mostruosa Sauber C9 lanciata a quasi 400km/h sul rettilineo di La Sarthe, la pista dove storicamente si disputa la 24hr di LeMans. E questa mania per il dettaglio non va certo a scapito della vastità: GT4 è semplicemente enorme. Seicentocinquanta vetture, da ogni costruttore di ogni parte del mondo e di ogni epoca, acquistabili anche, e alcune solo, usate. Cinquanta piste, tra circuiti veri - e che circuiti: Suzuka, Laguna Seca, Infineon, Nurburgring, La Sarthe… -, piste di fantasia e tracciati ricavati su strade realmente esistenti. Insomma, terminare davvero il gioco al 100% è un’impresa titanica alla portata solo dei piloti virtuali più appassionati (24 ore di fila al Nurburgring, tanto per citare una delle prove più dure...).
Sul fronte modifiche e settaggi non ci si discosta molto dai predecessori: c’è in più la possibilità di montare un alettone su tutte le auto, il roll bar per irrigidire ulteriormente la scocca e il NOS, che fa molto Veloce e Furioso. E sono presenti una nutrita schiera di preparatori giapponesi da cui comprare varie parti della vettura (identiche, prestazionalmente, a quelle acquistabili dall’elaboratore virtuale standard) e, soprattutto, auto già preparate.
Ultima nota, doverosa, per i rally. Se in GT3 l’introduzione di gare su sterrato portava a risultati certo non ottimali e sapeva tanto di 'infiliamoceli anche se sappiamo che non sono all’altezza', in GT4 ogni amante della guida su percorsi difficili troverà pane per i propri denti. Le prove su terra, o su pista innevata o su ghiaccio, sono semplicemente fantastiche.
La più completa enciclopedia di automobilismo virtuale e un vero e proprio tributo al mondo delle quattro ruote. Tutto su un semplice DVD, e solo per PlayStation 2.
Genuino, solido, enorme. Il nuovo Gran Turismo è un vero e proprio monumento alla serie più popolare di PlayStation, nel bene e nel male. Rinuncia a innovare in nome delle radici, non ci prova nemmeno a cambiare una formula ormai stracollaudata, tanto da mantenere intatti anche i più fastidiosi difetti dei predecessori. Eppure è affascinante come non mai, e sposta ancora più avanti il limite delle simulazioni di guida, dettando le sue regole. Regole di cui la concorrenza dovrà far tesoro, se vorrà provare a competere. Insomma, è Gran Turismo. Anzi, è il miglior Gran Turismo di sempre.
Ultime note per la versione Italiana, che pur denotando ancora una volta l'assenza dei 60hz, gode di un buon adattamento e di bande nere molto piccole, ma soprattutto dell'introduzione di alcune nuove auto che vengono incontro ai gusti europei, come alcuni modelli di Audi e l'indimenticabile Alfa GT.
- Pro
- Questa volta è fedele al nome che porta: è davvero un simulatore di prim'ordine.
- Infinito: cinquanta piste fantastiche e un parco auto sterminato.
- Tecnicamente spinge PlayStation 2 a vette mai toccate prima.
- Contro
- Struttura invariata: rimangono irrisolti tutti i problemi storici della serie.
- Peccato per l'online: sarebbe stato perfetto.
La presentazione Italiana
di Matteo Caccialanza
Presso il museo dell’Alfa Romeo di Arese, alle porte di Milano, vero e proprio tempio consacrato alla storia del glorioso marchio automobilistico, Sony ha presentato alla stampa la versione definitiva di Gran Turismo 4. Fra un breve viaggio autocelebrativo del mito Alfa Romeo nel mondo e i meritati complimenti che Sony ha elargiro a se stessa illustrando i numeri da record di Playstation 2 e della serie Gran Turismo, c’è stato persino spazio per la testimonianza di un grande del mondo delle corse come Fabrizio Giovanardi, campione sia in pista che, a quanto pare, a casa sulla sua Playstation. Un evento che sancisce ancora una volta lo stato di progressiva maturazione del mondo dei videogiochi, dal momento che un marchio così prestigioco come Alfa Romeo ha percepito un vantaggio nell’impostare una strategia di comunicazione in partnership con Sony, per attirare nuove generazioni di alfisti. Quanto a noi, ammirare da vicino e – non visti – toccare con mano l’Alfa di Manuel Fangio del 1950 ha sicuramente valso il prezzo della piccola trasferta!
Kazunori Yamauchi ama la velocità. Del resto basta dare un’occhiata al suo impressionante garage, sogno proibito di ogni appassionato di auto, per rendersi conto di quanto il patron di Polyphony Digital ami questi affascinanti oggetti a quattro ruote. Eppure, quando si tratta di Gran Turismo, il nostro non ha certo fretta. E’ come fare il giro perfetto in pista: si studia ogni curva, ogni staccata, ogni traiettoria. Ci vuole tempo insomma, non si può improvvisare.
Come non si può improvvisare sui videogiochi: e così sono passati quattro anni dall’uscita dell’ultimo, vero Gran Turismo. Quattro anni di maniacale perfezionismo. Quattro anni spesi davvero bene.