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Metal Gear Acid 2, recensione

Dopo un esordio non esaltante, lo spin-off strategico della popolare serie Konami torna con un secondo capitolo sul portatile Sony

RECENSIONE di Andrea Palmisano   —   23/06/2006
Metal Gear Acid 2, recensione
Metal Gear Acid 2, recensione
Metal Gear Acid 2, recensione

Snake, sei tu?

La storia di Metal Gear Acid 2 si distanzia notevolmente da quella dei capitoli su home console, andando di fatto a creare un universo parallelo che coinvolge anche la caratterizzazione dei personaggi. Il caso più evidente è senza dubbio lo stesso Snake, delineato con una personalità piuttosto distante da quella che siamo abituati a conoscere; fin troppo loquace, un po’ ingenuo e stranamente sentimentale, a nostro modo di vedere alla fine dei conti ha ben poco da spartire con il tormentato e cupo eroe che ha raccolto fan in tutto il mondo. Questo aspetto va senza dubbio legato allo stile da “comic-book” adottato dai programmatori, che si rispecchia tanto nella componente estetica che nella trama; quest’ultima vede appunto Snake, reduce da un’amnesia, costretto ad infiltrarsi all’interno del complesso della Saint Logic Inc. per rubare dei file e salvare così la vita di un gruppo di suoi amici. Ben presto però si scoprirà che il reale obiettivo sta nel bloccare il piano di un folle scienziato, intenzionato ad utilizzare un Metal Gear per lanciare un attacco nucleare. Lo svolgimento delle vicende procede in maniera piuttosto piatta e senza grossi colpi di scena, rivelandosi -lo ripetiamo- estremamente diversa dai canoni a cui ci ha abituato l’inarrivabile Kojima; in questo caso sembra di trovarsi di fronte ad una versione edulcorata e banalizzata del franchise, e non nel “vero” mondo di Metal Gear. Il tutto purtroppo subisce il peso dell’assenza del doppiaggio, parte integrante della atmosfera e della caratterizzazione dei personaggi; Acid 2 si basa solamente sul testo, e spesso appare eccessivamente verboso e prolisso. Il quadretto del sonoro si chiude in maniera negativa a causa di una colonna sonora lontana dalla maestosità delle produzioni di Harry Gregson-Williams, affidandosi invece ad anonimi e poco azzeccati brani techno. Dal punto di vista tecnico, come già preannunciato, la produzione Konami si affida ad uno stile fumettoso abbandonando quello realistico classico e che era stato adottato anche nel primo Acid. Tutto ciò tramite l’utilizzo dell’ex-modaiolo e ora decisamente meno gettonato cel-shading, accompagnato da una palette cromatica particolarmente accesa se non, per restare in tema, acida. Un risultato gradevole per certi aspetti (le ambientazioni), meno per altri, come per esempio il modello poligonale di Snake che appare un po’ tozzo e non troppo aggraziato, espressione di un charachter desing che non è esattamente il massimo della vita. Tutto sommato comunque, Metal Gear Acid 2 trova nell’aspetto estetico uno dei suoi pregi maggiori, originale al punto giusto e funzionale al gameplay.

Metal Gear Acid 2, recensione
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Il serpente gioca a carte

La meccanica di gioco ricalca in larga parte quella del primo episodio, pur con alcune modifiche e miglioramenti sostanziali. Tutto ruota fondamentalmente attorno ad un mazzo di carte a disposizione; ogni singola carta (a parte rare eccezioni) può essere impiegata per eseguire l’azione che vi è in essa rappresentata, o convertita in movimenti per spostare il protagonista sulla griglia a riquadri. Dal momento che si tratta di uno strategico a turni, le azioni vanno gestite con oculatezza sulla base degli action point disponibili, come nella migliore tradizione del genere. Pur iniziando con un mazzo di carte piuttosto basico e limitato, con il proseguire dell’avventura è possibile spendere i punti accumulati grazie al buon esito delle missioni nell’acquisto di altre carte, o interi set. Come se non bastasse, gli stessi punti possono essere impiegati per “potenziare” le singole card, aumentandone l’efficacia e il potenziale ma anche il prezzo da pagare per attivarle. In realtà il sistema di upgrade non è del tutto convincente, dal momento che risulta un po’ macchinoso e poco immediato. Anche la stessa gestione del mazzo, una volta che il numero di carte inizia a farsi corposo, diventa impegnativa al punto da preferire spesso l’opzione per la creazione automatica del proprio deck. Rispetto al primo capitolo, è stata resa più snella la gestione della direzione del personaggio una volta concluso lo spostamento, che può essere variata gratuitamente così come la posizione in piedi, distesa o accovacciata. Nuova e ugualmente non legato alla spesa di action points è la possibilità di colpire i nemici tramite CQC, per stordirli temporaneamente e poter così sfuggire da situazioni intricate; come in tutti i giochi della serie, per quanto possibile è comunque sempre preferibile passare inosservati, dando sfogo a tutte le capacità stealth imparate nel corso degli anni e dei capitoli su console da salotto. L’intelligenza artificiale dei nemici non è particolarmente raffinata, dal momento che essi si affidano a pattern piuttosto basici e rispondono alle azioni del giocatore quasi sempre limitandosi ad attaccarlo frontalmente; inoltre, come da tradizione, anche dopo essere stati colpiti non trovano di meglio da fare che tornare ai propri normali compiti nel caso in cui la ricerca dell’infiltrato non abbia buon esito. Tra le novità più interessanti va inoltre certamente citata la maggiore varietà degli obiettivi delle missioni; oltre a dover eliminare i nemici presenti nei livelli, può infatti essere richiesto di attivare dispositivi, aprire grate, porte e cancelli, o interagire con computer e via dicendo. La presenza di un secondo personaggio utilizzabile, su cui preferiamo non dilungarci per non rovinarvi la sorpresa, aggiunge inoltre un pizzico di sale in più al pacchetto complessivo. Senza dubbio la maggior bizzarria di Acid 2 sta nella presenza di una modalità denominata Solid Eye che, tramite l’utilizzo di un paio di occhiali 3d contenuti nella confezione, permette di godere del gioco e dei filmati (tratti da MGS3 e non solo) in una versione pseudo tridimensionale che fa tanto old-fashion e, soprattutto, crea ben presto devastanti mal di testa. E’ presente anche una sezione multiplayer, in realtà non particolarmente attraente, assieme ad modalità Arena in cui è possibile combattere con una serie di boss per ottenere carte rare.

Metal Gear Acid 2, recensione
Metal Gear Acid 2, recensione
Metal Gear Acid 2, recensione

Commento

Metal Gear Acid 2 è un seguito che si limita a limare e correggere qualche aspetto del predecessore, senza però stravolgere una meccanica di gioco destinata a dividere in maniera piuttosto netta amanti e detrattori. Non possiamo però fare a meno di pensare che la formula di strategico a turni appaia spesso e volentieri limitata dalla gestione di un solo personaggio, rendendo il tutto meno profondo ed appagante rispetto a quanto una a tratti forzata complessità della struttura di gioco possa suggerire. Malgrado sia inoltre evidente una cura nella realizzazione del prodotto nel suo complesso, è impossibile negare come la produzione Konami sia ben lontana dalla maestosità della serie principale, apparendo al contrario come una "interpretazione" in chiave semplicistica ed edulcorata del background studiato da Kojima. Tutto sommato quindi, Acid 2 è un titolo valido, ma che semplicemente si basa su fondamenta non sufficientemente brillanti per lasciare il segno nella offerta ludica di PSP.

Pro

  • Nuovo stile grafico gradevole
  • Discretamente stimolante
  • Validi miglioramenti rispetto al predecessore
Contro
  • Limitato nella gestione di un solo personaggio
  • Intelligenza artificiale scarsa
  • Non rispecchia appieno il feeling della serie

Quando Konami annunciò per la prima volta che un episodio esclusivo della serie Metal Gear era in fase di sviluppo per PSP, i possessori della console portatile Sony non poterono fare a meno di sentire un tuffo al cuore, sognando ad occhi aperti una nuova missione del mitico Snake che si adattasse alle potenzialità dell’handheld e magari rivelasse nuovi aspetti della intricata ed emozionante storia immaginata da Kojima. L’entusiasmo iniziale fu però destinato a ridimensionarsi di parecchio una volta scoperta la reale natura del prodotto in questione, intitolato Metal Gear Acid, che utilizzava l’universo della serie principale plasmandolo però attorno ad una meccanica da gioco strategico a turni basato su carte. Una scelta coraggiosa, che però non riuscì infine a convincere appieno; nonostante un esordio non esaltante, Konami ha deciso di puntare ancora sul franchise, producendo un secondo episodio che giunge in questi giorni sul suolo europeo.