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Pokémon GO - Voci dal Sottobosco

I rischi e le promesse dell'app che potrebbe rivoluzionare l'universo di Pokémon

RUBRICA di Christian Colli   —   14/04/2016

Quest'anno Pokémon festeggia il suo primo ventennale e probabilmente non è un caso se l'iniziativa più importante di Nintendo non sarà un nuovo titolo della serie madre, ma un primo, vero spin-off mobile.

Pokémon GO - Voci dal Sottobosco

I primi passi sono stati già compiuti con la conversione di Pokémon Shuffle, ma se Nintendo vuole davvero tentare la conquista del mercato mobile deve per forza inventarsi qualcosa di nuovo. Ecco perché Tsunekazu Ishihara, l'amministratore delegato di The Pokémon Company si è rivolto a Niantic, una ex startup di Google diventata particolarmente famosa grazie a Ingress, quello che viene prolissamente definito "augmented-reality massively multiplayer online location-based game", praticamente una specie di gioco di ruolo basato sulla realtà aumentata e sulla competizione/collaborazione dei giocatori. L'idea è semplice: gli utenti possono conquistare dei portali che compaiono, attraverso l'app, nei pressi di punti di riferimento urbani come monumenti, musei o luoghi di interesse più o meno noti. Ovviamente il gioco si sviluppa sia narrativamente che ludicamente in direzioni molto più complesse, ma il punto è un altro, e cioè che Ishihara ha visto in Ingress la piattaforma perfetta per un eventuale Pokémon mobile basato sulla realtà aumentata. E se invece di conquistare dei portali, i giocatori potessero catturare dei pokémon che compaiono solo in determinate città o in determinate zone del mondo?

Scopriamo qualcosa di più su Pokémon GO, l'app che arriverà su tutti i dispositivi mobile nel 2016

L'intuizione di Ishihara

È rarissimo che Nintendo affidi le sue proprietà intellettuali più famose alle compagnie occidentali e la diffidenza della grande N nei confronti del resto del mondo è a dir poco storica. Nonostante ciò, non è la prima volta che The Pokémon Company si appoggia all'occidente e in passato i suoi slanci di coraggio hanno dato buoni frutti: basti pensare al trading card game di Pokémon di Wizard of the Coast, che ha piazzato qualcosa come venti miliardi di carte in tutto il mondo. "L'idea è venuta principalmente al signor Ishihara. Lui e la Pokémon Company guidano il franchise da anni, ma lo fanno sopratutto attraverso delle collaborazioni", premette John Hanke, l'amministratore delegato della Niantic.

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"Quando ho conosciuto il signor Ishihara, lui e sua moglie erano già accaniti giocatori di Ingress. Erano persino più avanti di me. È stato fantastico lavorare con qualcuno che comprendesse il progetto fin dall'inizio, praticamente ci finivamo le frasi a vicenda". La scelta di Ishihara, insomma, non è dovuta completamente al caso. Qualche anno fa, Google aveva collaborato con la Pokémon Company per un pesce d'aprile basato su Google Maps, perciò Ishihara conosceva Ingress e conosceva Niantic quando ancora si chiamava Niantic Labs @ Google. "Tutto ha avuto inizio in un bar", rivela Mike Quigley, che dal cognome sembra un pokémon ma che in realtà è il chief marketing officer della compagnia statunitense. "C'era stato un evento di Ingress in Giappone e dopo i ragazzi della Pokémon Company ci hanno invitato a trascorrere la serata con loro. C'era anche Junichi Masuda, uno dei programmatori cardine della serie sin dai tempi dei primi Pokémon per Game Boy, e lui e John si sono messi a discutere di come avrebbe potuto essere un Ingress coi pokémon senza snaturare il franchise. Sembrava quasi una riunione di lavoro". A quanto pare, i principali creatori della serie sono attivamente coinvolti nel progetto, perché a detta di Hanke sia Masuda che Ishihara stanno seguendo passo passo lo sviluppo dell'app per assicurarsi che Niantic resti fedele al concept e allo spirito della serie.

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"Alla Pokémon Company sono eccitatissimi, perché questo gioco è qualcosa di completamente nuovo", spiega Hanke. "Non si tratta dell'ennesima revisione per console portatile ma di un'esperienza inedita che affonda le sue radici nell'idea più originale e tradizionale di Pokémon". D'altra parte, per Ingress - e quindi per Niantic - Pokémon GO potrebbe essere una specie di concorrente. Se le location cominciassero a sovrapporsi, i fan della compagnia di San Francisco probabilmente sarebbero costretti a passare da un'app all'altra oppure, com'è naturale, a preferirne una soltanto. "Ci abbiamo pensato, ma siamo sicuri che i giocatori di Pokémon siano molti di più di quelli di Ingress", ammette Hanke. "Tuttavia, questo sarà il primo, vero Pokémon per dispositivi mobile. Avete presente i numeri che fa Pokémon su Nintendo DS e Nintendo 3DS? Ora pensate a quanti smartphone circolano in tutto il mondo. Stiamo parlando di numeri potenzialmente centuplicati". C'è da dire, però, che Nintendo non vende hardware e software dappertutto per questioni di distribuzione o di prezzi, come nel caso dell'India o del Brasile, ma gli smartphone girano anche laggiù. "Sappiamo che c'è gente che gioca a Ingress persino nello Sri Lanka", aggiunge Quigley. "Può darsi che là conoscano Pokémon attraverso i cartoni animati o le carte da gioco, pur non avendo mai potuto provare i videogame. Il che significa che potranno giocarci per la prima volta proprio grazie a Pokémon GO. Insomma, tutto è cominciato con Ingress, ma questa opportunità è qualcosa di molto, molto più grande".

Un nuovo tipo di PokéDex

L'annuncio di Pokémon GO ha spaccato in due la community dei fan della serie. C'è chi lo ha accolto con entusiasmo, intuendo le potenzialità dell'app, e chi lo guarda ancora con scetticismo, abituato com'è a una Nintendo tradizionalista e fortemente ancorata al mercato console. Che qualcosa stesse cambiando nell'approccio della grande N nei confronti del mercato mobile, lo si intuiva già da parecchio tempo. Lo si era letto tra le righe, lo si era percepito nelle parole dei suoi rappresentanti. "L'ex amministratore delegato di Nintendo, Satoru Iwata, stava virando in una direzione completamente nuova per Nintendo", ci ricorda Hanke.

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"Lo dimostra la partnership con DeNA, per esempio. Iwata ha colto la necessità di rivolgersi al mercato mobile e ha deciso di evolvere la società. Nintendo ha resistito a lungo al richiamo del mercato mobile, ma ormai ha capito quanto sia importante per il futuro". Volete un'altra prova? Si chiama Pokémon GO Plus e uscirà insieme a Pokémon GO: un accessorio simile a un orologio, che si porta al polso e che vibra e ronza quando rileva la presenza di un pokémon nei paraggi. A quel punto l'utente può avviare l'app sul suo smartphone e usarla per catturare il pokémon. "È un gran bel modo per lanciarsi nell'ecosistema mobile", afferma Hanke. "La necessità del Pokémon GO Plus deriva da due fattori. Il primo è proprio Ingress. Volevamo che i nostri giocatori non tenessero gli occhi costantemente incollati al telefono. In fondo, l'idea alla base del gioco è quella di uscire di casa ed esplorare il mondo, cosa che di certo non si può fare se si tiene lo sguardo altrove". L'altro fattore cui si riferisce il boss di Niantic riguarda l'ipotetica interazione tra i più piccoli e i loro genitori. Ormai va di moda placare un figlio annoiato col cellulare pur di non sentirlo che si lamenta, ma secondo i creatori di Ingress - e i ragazzi della Pokémon Company, a quanto pare - è molto meglio fare in modo che i bambini interagiscano coi pokémon attraverso l'accessorio, le cui funzioni sono piuttosto limitate, in modo che poi possano usufruire dell'app insieme ai loro genitori. In linea teorica, ha senso. Inoltre, restituisce ai più piccoli l'idea di diventare dei novelli Ash Ketchum a caccia di mostriciattoli in giro per il mondo. "Pokémon GO cala il giocatore nei panni di un allenatore di pokémon che gira il mondo per cercarli. Se escludiamo ogni altra funzione o complessità dell'app, parliamo della più basilare espressione del franchise", spiega Quigley. Da questo punto di vista, non possiamo fare a meno di chiederci quanto le location influenzino l'esperienza di gioco, poiché la Terra è un pianeta piuttosto grande e le variabili in questione a dir poco infinite. Per esempio, alcuni pokémon rari potrebbero vivere in aree piuttosto remote, mentre in altre potrebbero esserci pochi giocatori in grado di interconnettere la loro esperienza e avviare una rete di scambi e interazioni. "Ingress ci ha insegnato parecchio, in questo senso", ammette Hanke. "Il gioco deve essere divertente ovunque, sia nei piccoli paesi che nelle grande città. Se progettassimo un gioco che funziona soltanto a San Francisco, per esempio, non avremmo un gran successo".

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Ecco perché Pokémon GO sarà asincrono. Praticamente i giocatori potranno interagire tra di loro senza incontrarsi fisicamente o addirittura nello stesso momento: basterà visitare una città, anche soltanto di passaggio, mentre si è diretti altrove, per lasciare una traccia con cui potranno confrontarsi gli altri giocatori del posto. Uno degli obiettivi meta-videoludici di Ingress, in effetti, è quello di incentivare i suoi giocatori a uscire di casa per visitare dei luoghi di interesse o ammirare i monumenti più importanti della zona. E lo stesso varrà per Pokémon GO. "È la nostra filosofia", dichiara Hanke. "Tutti i luoghi più importanti con cui si interagisce nel mondo reale come musei, negozi ed edifici pubblici avranno un ruolo preponderante in Pokémon GO. Vogliamo invitare i giocatori a fare una passeggiata per scoprire degli aspetti della loro città che non hanno mai colto, incoraggiandoli a setacciare ogni angolo in cerca di mostriciattoli e, sopratutto, nuove esperienze di vita". Niantic ha sempre avuto a cuore questi valori, ed è su di essi che si fonda l'intera struttura di Ingress. "È grazie ad essi se hanno valore i nostri giochi", aggiunge Quigley. "Sulla gente hanno un effetto favoloso che ha contribuito ad ampliare una comunità mondiale veramente incredibile. Siamo sicuri che la storia si ripeterà con Pokémon GO: i giocatori si sentiranno meglio, conosceranno nuovi amici e si divertiranno". Niantic organizza da tempo feste ed eventi pubblici cui possono partecipare i giocatori vecchi e nuovi di Ingress e che hanno riunito migliaia di persone ogni volta. Ce n'è stato persino uno a Milano lo scorso dicembre. E ora provate a immaginare qualcosa di simile in salsa Pokémon.