E' arrivata finalmente la settimana che tutti gli utenti PlayStation 3 aspettavano da almeno cinque anni, finalmente è uscito dopo estenuanti ritardi e imbarazzanti dichiarazioni Gran Turismo 5, non proprio il capolavoro assoluto che milioni di utenti speravano fosse, ma certamente un grandissimo titolo, con accecanti luci ma anche buie ombre.
Non abbiamo però recensito solo quello, abbiamo passato molto tempo insieme a Majin and the Forsaken Kingdom, l'action adventure di Namco Bandai, Splatterhouse, il seguito nextgen di un classico violentissimo dell'epoca 16 bit, e ci siamo divertiti a sparare a centinaia di mutanti con Rage su iPhone. Il Cambo redazionale ha poi provato e recensito Kinectimals per Kinect, e per concludere vi abbiamo proposto un bell'approfondimento, una corposa monografia su Kojima Productions. Non sarà magari il titolo più adatto per chi ama passare il suo tempo libero tra zombi, mutanti, terroristi o locuste, però accarezzare simpatici cucciolotti di tigre (o di leone) ha certamente il suo fascino, soprattutto se lo si fa senza un pad in mano, ma sfruttando le capacità del Kinect. Il nostro Cambo ha quindi preso il primo aereo per l'isola tropicale di Lemuria per la recensione di Kinectimals, un vero e proprio tamagotchi aggiornato al 2010, con tanti giochi da fare e numerosi cuccioli da accudire. Un passatempo più che un titolo a tutti gli effetti, dedicato ovviamente ai più piccoli, che rappresenta però un vero e proprio riassunto di tutte le potenzialità che la nuova telecamera per Xbox 360 racchiude: alcuni giochi sono realizzati veramente bene, altri meno, ma Kinectimals rimane in ogni caso estremamente godibile e ben fatto.
La Rabbia dei mostri
Molti lo hanno etichettato come il nuovo Ico, molto più realisticamente Majin and the Forsaken Kingdom è un bell'action adventure, per certi versi più simile al recente Enslaved che al classico per PlayStation 2, quello che a noi interessa è che il titolo Game Republic sia un buon gioco, e senza dubbio, il nostro 8.2 sta lì a dimostrarlo, lo è.
Il gioco è caratterizzato da fasi platform e di puzzle solving davvero ben strutturate e appaganti in cui le dinamiche di coppia funzionano alla grande, grazie alla perfetta interazione tra i due protagonisti: l'umano Tepeu e il simpatico e maldestro "mostro" Majin. Il gioco è molto lungo, con puzzle ben congegnati, purtroppo però non è esente da difetti, come un backtracking necessario, ma piuttosto fastidioso e un combat system un filo troppo semplicistico. Un gioco certamente non perfetto, ma un bella avventura entusiasmante e comunque molto divertente e mai banale.
In attesa che la versione console/PC arrivi nei negozi il prossimo anno id Software ha rilasciato Rage per iPhone, un titolo molto valido, e nello stesso tempo molto diverso come meccaniche dalla sua versione ammiraglia. Rage a base di touch screen è essenzialmente uno sparatutto su binari, sulla falsariga dei vari Operation Wolf, o più recentemente Dead Space: Extraction, graziato da un comparto tecnico di altissimo livello e da una giocabilità immediata e frenetica anche se scavando si scoprono magagne importanti come la pochezza cronica dei contenuti e data l'impostazione "arcade" vecchia scuola del gioco la mancanza di una classifica online dei risultati.
100% Giappone
Come scritto in apertura Gran Turismo 5 non ha raggiunto le vette di eccellenza a cui la serie di aveva abituato; la recensione fiume scritta da Antonio Fucito ci racconta di un titolo che come ben riassume il nostro Tanzen è fatto di splendidi alti ma anche di sorprendenti bassi. Accanto a un single player strutturato in maniera eccellente, lungo e vario, con una miriade di opzioni nelle quali perdersi, accanto a un modello di guida competente e divertente, troviamo collisioni e danni non all'altezza e un comparto tecnico che solo nelle parti sviluppate per l'occasione, ovvero alcuni tracciati e le auto Premium, sa essere davvero sorprendente. In pratica Gran Turismo 5 si porta dietro in maniera inevitabile il peso degli anni di sviluppo, l'esigenza da parte di Sony di uscire col prodotto dopo continui ritardi e l'eccessiva attenzione ai dettagli da parte di Polyphony, sono fattori che hanno portato a un titolo marchiato da troppe incongruenze per essere considerato in maniera universale come miglior esponente del genere.
Sono passati ben ventidue anni da quando Namco inondò di frattaglie il mondo delle sale giochi con Splatterhouse, quest'anno, dopo una lavorazione travagliata ci riprova su Xbox 360 e PlayStation 3, con un titolo grondante sangue e tecnicamente ben fatto, ma con qualche problema di troppo. La nostra recensione, scritta dal solito ottimo Tommaso Pugliese, descrive un gioco con una storia coinvolgente e ben narrata, ma spietato fino a essere frustrante, soprattuto nelle fasi 2D con anche caricamenti molto lunghi.
Quello che più importa è che lo spirito dell'originale da sala giochi è rimasto intatto, e che la brutalità e la violenza che ci colpirono più di venti anni fa non sono state per nulla sacrificate sull'altare del politically correct per arrivare al più ampio pubblico possibile.
Chiudiamo il sunto delle pubblicazioni degli ultimi sette giorni con l'approfondimento, scritto da Alessandro Gambino, dedicato a Kojima Productions, ovvero gli studi con a capo il talentuso Hideo Kojima, designer, producer, regista, autore, e chi più ne ha più ne metta. Il nostro articolo racconta vita morte e miracoli della software house, dagli albori pre-PlayStation, dai primissimi Metal Gear su MSX sino a grandi titoli come The Snatcher e Policenauts, per poi iniziare tutta la cavalcata fino ai giorni nostri che ha visto Kojima e soci produrre non solo le avventure di Snake, ma anche le epopee fantascientifiche di Zone of the Enders e "piccoli" ma interessantissimi titoli per DS e Game Boy Advance. Insomma una software house talentuosa ed eclettica come il suo capo, che ci ha regalato giochi che sono rimasti scolpiti a fuoco nei nostri ricordi.