Semplice mercurio
Come anticipato, l’idea alla base di Mercury è semplice: riprodurre sullo schermo di PSP uno dei giochi infantili più popolari, debitamente modificato per acquisire spessore ludico e valore estetico. La massa sferica che controlleremo, infatti, non dovrà semplicemente fermarsi in un buco o girare le pareti di un labirinto fino a trovarne l’uscita. Seppure una struttura così semplice verrà probabilmente utilizzata negli stage di apprendimento, sono molte le varianti introdotte, in successione, per ognuno dei settantadue livelli presenti nel gioco. Innanzitutto dovremo tener conto del fatto che il metallo liquido ha dei comportamenti particolari: quando la sfera andrà a urtare un ostacolo “appuntito”, si dividerà in un numero variabile di parti. A seconda del caso, potremo decidere di tenere gli elementi separati o di riunirli, facendo però attenzione agli sprechi: arrivare al termine di uno stage senza abbastanza “materia” si tradurrà in una sconfitta, esattamente come lasciar cadere la sfera dal piano. La questione della divisione multipla si pone soprattutto quando i livelli presentano delle grate attraverso cui passare, o quando bisogna “fondersi” con altro metallo liquido per acquisire peso e quindi sbloccare dei meccanismi a pressione. Non ultimo, anche il colore del blob avrà la sua importanza, obbligandovi a un ripasso delle regole per la composizione cromatica: talvolta vi capiterà di dover attivare un interruttore di un certo colore, e per riuscirci dovrete fondere insieme elementi di tonalità diverse.
Realizzazione tecnica
Pur essendo semplice nella struttura, Mercury è un gioco di tutto rispetto quanto a realizzazione tecnica. I calcoli alla base del comportamento dei blob sono estremamente complessi, in modo da riprodurre movimenti verosimili e precisi. Addirittura questo fattore ha posto un limite al numero di parti in cui la sfera può dividersi: per gestire un numero maggiore di blob, sarebbe servita una piattaforma dotata di una potenza di calcolo superiore a PSP. Il discorso relativo alla grafica nasconde anch’esso un lavoro straordinario in fase di programmazione: la superficie del metallo liquido presenta dei riflessi e delle ombre che vengono generate in tempo reale dal portatile Sony, con un risultato finale che sembra un tech demo da presentare ai palati più esigenti o a chi sottovaluta la potenza di PSP (“non sottovalutate la potenza di PSP”?). Tutte queste belle cose potrebbero contare poco, in presenza di un sistema di controllo non all’altezza. Mercury può essere giocato utilizzando i normali controlli analogici di PSP, ma può darsi verrà commercializzato un controller apposito in tempo per la sua uscita. Tale periferica dovrebbe funzionare tramite un rilevatore di movimento, che permetterà al giocatore di inclinare PSP per far scorrere il blob nelle varie direzioni, con risultati imprevedibili quando vi troverete a giocare davanti a degli estranei (“che si è fumato quello lì?”).
Chi è Archer Maclean?
Personaggio storico per quanto concerne l’industria dei videogame, Archer Maclean ha sfornato negli anni ‘80 una serie di titoli fondamentali, come Dropzone e IK+. Nella decade successiva, ha realizzato diverse simulazioni di biliardo, allo scopo di riprodurre in maniera accurata il comportamento di una sfera in movimento. Per lo sviluppo di Mercury, questo tipo di esperienza sarà certamente tornato utile…
Secondo noi…
Chi ha giocato con uno dei titoli della serie Monkey Ball sa già che Mercury non è un prodotto completamente “nuovo”, almeno per quanto riguarda l’idea di gestire il movimento di una sfera su di un piano inclinabile. Sono nuove, però, tutte le applicazioni di questa meccanica ai labirinti e al metallo liquido: il nuovo prodotto di Ignition Entertainment promette qualcosa di inedito in ogni stage, dunque una grande varietà. Chi comprerà PSP, la console portatile “classica” ma potente, avrà con Mercury l’occasione di assaggiare qualcosa che, prevedibilmente, sarà in prevalenza ad appannaggio dei possessori di Nintendo DS: l’innovazione nel gameplay.
Avete mai provato uno di quei giocattolini di plastica in cui ci sono delle palline di metallo a cui bisogna far attraversare i canali di un labirinto? Il concept di Mercury, l’ultima fatica di Archer Maclean, è qualcosa di simile: il giocatore dovrà “pilotare” una sfera di mercurio all’interno di un labirinto, gestendone sia il movimento che il comportamento. I metalli liquidi, però, hanno la cattiva abitudine di cambiare forma o di dividersi in parti più piccole…