Disponibile sul mercato a partire dall'8 agosto, il nuovo Mafia si pone l'arduo e complesso compito di riportare sulla cresta dell'onda una serie che ha saputo ritagliarsi un posto in prima fila nella storia del nostro medium di intrattenimento preferito.
I primi due capitoli in particolare, che hanno come data di nascita rispettivamente il 2002 e il 2010, riuscirono nella difficilissima impresa di trasportare su PC e console quei sapori e quell'atmosfera cinematografica dei film di stampo mafioso, in particolare l'eccezionale trilogia firmata da Francis Ford Coppola, Il Padrino, rifacendosi a tutta una serie di stilemi e cliché tipici di quei racconti, senza però scimmiottarli o trasformandosi in una spudorata copia carbone.
I risultati furono per l'appunto due action adventure particolarmente lineari, ma sfaccettati e profondi, realizzati con una competenza enorme e capaci di catturare ed emozionare il giocatore nelle vicende raccontate.
Ci vollero poi altri 6 anni per permettere a 2K, il publisher, di trovare un nuovo sviluppatore adatto a traghettare il franchise verso nuovi mari inesplorati così da permettere ai giocatori di buttarsi nuovamente a testa bassa nelle sordide trame della malavita italo-americana con però tutta una serie di nuovi approcci al gameplay. Il terzo capitolo della serie offriva, infatti, due importantissime modifiche a ciò che aveva reso famosi e soprattutto apprezzati i capostipiti della serie: l'ambientazione che, pur rimanendo americana, si spostava in zone meno aderenti alla tradizione cinematografica, ovvero il bayou di una simil-New Orleans, e il gameplay che ora era fondamentalmente indistinguibile dalle tipicità di un classicissimo open world alla GTA. Neanche a dirlo, pur rimanendo un imponente caso di successo per le casse di 2K, Mafia 3 fu fortemente contestato proprio dai giocatori della prima ora che, in questi cruciali cambi di direzione, lessero come un tradimento rispetto agli elementi cardine della serie. Quando tutto ciò che volevano era un genuino more of the same.
Ora che abbiamo riavvolto il nastro, torniamo al giorno d'oggi: 9 anni dopo il terzo capitolo, siamo infatti qui per analizzare e discutere di Mafia: Terra Madre (o Mafia: The Old Country, per come è conosciuto ufficialmente all'estero), un quarto episodio che ha promesso, fin dal suo annuncio, di recuperare atmosfere, gameplay e tipicità della serie, proponendo un tuffo nel passato mitigato però dalle tecnologie attuali e da tutti quegli elementi di "comodità" che appartengono agli action adventure moderni. Un titolo esclusivamente single player, lineare, con un'enorme enfasi sulla trama e capace di non esagerare con la longevità. Una via di mezzo ideale tra un doppia A per ciò che concerne i costi di produzione e un tripla A per quello che invece riguarda l'impatto grafico e sonoro. Il tutto venduto a prezzo "budget".
Tante promesse e tante aspettative, ma come sarà andata davvero?
Un sequel che è però un prologo
Innanzitutto c'è da sapere che Mafia: Terra Madre, pur essendo il quarto capitolo della serie principale, si configura a tutti gli effetti come un prologo. Ambientato tra il 1904 e il 1907, quindi circa una trentina di anni prima dell'episodio di esordio, si allontana con forza dalle storie narrate in precedenza anche per la scelta della collocazione geografica che è ora l'Italia e, in particolare, la Sicilia.
Una Sicilia che ovviamente deve fare i conti con il periodo d'oro di Cosa Nostra e che vede lo Stato contrapporsi timidamente al dilagare delle cosche mafiose e alla loro sempre più invasiva gestione del territorio, della società e dell'economia. Il contesto di Mafia: Terra Madre è credibile e coerente con i racconti dell'epoca, a tratti persino ricercato e ben sfaccettato, gestito con intelligenza narrativa per evitare i cliché tipici della visione di un'Italia d'inizio secolo bella e gentile come un quadro, ma comunque capace di restituire il fascino di tutto l'immaginario dell'epoca.
Nei panni di Enzo Favara, un giovane minatore venduto dal padre al signorotto locale per lavorare a tempo pieno nelle cave di zolfo, a causa di una serie di sfortunati eventi ci ritroveremo sotto la protezione di uno dei don della zona, il padrino Torrisi e, all'interno della sua famiglia, scaleremo i ranghi tenendo a bada antichi nemici, facendoci nuovi alleati e, immancabilmente, innamorandoci perdutamente della figlia del boss. Volendo evitare qualsiasi spoiler, ci sentiamo di confermare che l'arco narrativo indubbiamente funziona, specie nella seconda parte dell'avventura che è più scorrevole, avvincente e persino credibile di una prima metà che per ritmo e necessità di immergere il giocatore nell'esordio criminale del carrusu Enzo, lascia maggiormente a desiderare e fatica un poco a ingranare. E ovviamente potete aspettarvi tutto quello che compone e scandisce una storia di mafia tra tradimenti, rivalità che non si assopiscono mai, colpi di scena e amori impossibili.
Pur essendo quindi una storia ben lontana dai capitoli americani, non mancano un paio di contatti con i primi due episodi sottoforma di personaggi che i veterani non faticheranno a riconoscere e ad apprezzare, ma per tutti i neofiti, Mafia: Terra Madre può indubbiamente rappresentare un ottimo modo per conoscere per la prima volta le atmosfere e le tipicità di questa serie, prima di recuperare, magari, le varie remastered disponibili sul mercato.
Tornando ai dettagli dell'avventura, come spesso capita in questa tipologia di avventure d'azione, non sono solo i protagonisti, gli antagonisti e i comprimari a rappresentare l'ossatura della trama, ma anche e soprattutto l'ambientazione siciliana che è completamente fittizia pur essendo fortemente ispirata, a nostro parere, alle reali zone rurali della costa orientale e nord-orientale dell'isola. L'Etna, costantemente sullo sfondo, funge da metronomo per scandire l'avanzamento degli anni e per incutere una sorta di terrore nei confronti dell'ineluttabile che da fenomeno naturale, diventa metafora dei comportamenti irrazionali, emotivi e, spesso incontrollabili, delle azioni criminali della mafia, qui ben rappresentata nei suoi rituali e nella volontà di assoggettare l'intero territorio al suo controllo.
Come abbiamo già detto in apertura, Mafia: Terra Madre si configura come una sorta di doppia A d'autore e riesce a destreggiarsi molto bene nel dover costantemente mantenere un certo equilibrio in tutte le sue componenti. Il titolo è quindi composto da quindici capitoli, moderatamente variegati e più o meno tutti simili come durata che ci hanno richiesto una dozzina di ore per essere completati. Il tutto è estremamente lineare e guidato, per quanto basato su una geografia open world e free roaming dai confini molto ristretti e spesso limitata da tutta una serie di paletti imposti dalla necessità di tenere sotto controllo la prosecuzione del racconto (su tutti il famigerato e devastante conto alla rovescia che scatta non appena ci si prova ad allontanare dall'area di missione).
Una volta completato il gioco rimane aperta la possibilità di proseguire con l'open world per raccogliere tutti i collezionabili disseminati nella mappa, alcuni dei quali recuperabili solo all'interno di specifiche missioni che possono essere, chiaramente, rigiocate alla bisogna. Tutto è estremamente basilare e classico, visto che si tratta di ritagli di giornale, fotografie da scattare e strane volpi nascoste negli anfratti più impensabili. Nulla di realmente collegato alla prosecuzione della trama oppure a chissà quale dinamica alternativa di gameplay, ma capace di allungare di qualche altra oretta la longevità complessiva. Anche perché, diciamolo chiaramente, non esistono missioni secondarie o accampamenti da scovare, liberare o esplorare in un secondo momento. Tutto è estremamente collegato e dipendente dalla campagna principale e, una volta completata questa, rimarrà solo da girovagare per raccogliere qualcosa e nulla più.
Un open world classico e basilare
Anche se ormai dovrebbe essere perfettamente chiaro, vogliamo comunque ribadirlo ancora una volta. Mafia: Terra Madre si configura come un'avventura action esclusivamente single player dal taglio molto lineare impiantata su una struttura da open world estremamente furba. Furba perché molto contenuta nelle dimensioni e soprattutto nella reale libertà offerta al giocatore.
Più in generale, ciò che davvero ci ha colpito è l'incredibile competenza di Hangar 13, lo sviluppatore, nel mettere in piedi un videogioco che, concretamente, è in grado di offrire tutti quegli elementi tipici dei titoli action free roaming moderni, ma sempre in una scala ridotta, quasi basilare senza che ci siano però gli estremi per parlarne in modo negativo.
La Sicilia portata su schermo è ovviamente una piccolissima sezione dell'isola con qualche casupola disseminata sul territorio, una zona portuale con tanto di tonnara, una cittadina molto pittoresca, la miniera, un piccolissimo quartiere industriale, alcune ville e un bel po' di terreni coltivati e delimitati da zone boscose e collinari. Insomma c'è tutto il necessario a offrire varietà, ma in versione bonsai e senza gli estremismi a cui ci hanno abituato le produzioni tripla e quadrupla A recenti. Ad esempio, mancano il ciclo-giorno notte e il meteo dinamico e non ci sono diversi biomi a diversificare l'area esplorabile.
Quando poi si tratta di fare del male, anche qui lo stratagemma di Hangar 13 è semplicemente perfetto. Mafia: Terra Madre ha tutto quello che ci si aspetta da questa tipologia di action con visuale in terza persona. Ci sono un po' di pistole, diversi fucili a pompa, a carica singola e capaci di avere gittate più o meno lunghe. E c'è anche una singola tipologia di granata. Però è tutto in numeri ridotti, assolutamente non personalizzabile e con una reale ripercussione sulle modalità di combattimento che non presenta mai alcuna velleità di profondità.
Ci sono le coperture, anche gestite bene a dirla tutta, ma i nemici hanno un quoziente intellettivo davvero ridotto ai minimi termini e non tenteranno praticamente mai di fiancheggiarvi o spingere sul pressing per costringervi a scoprirvi.
Lo stesso possiamo ripeterlo quasi di sana pianta per quanto riguarda lo stealth. C'è, e anzi moltissime missioni vi richiederanno di non farvi scoprire o sapranno ricompensarvi se riuscirete a penetrare le linee nemiche indisturbati, ma è tutto assolutamente basilare. Le ronde degli avversari sono banali e la gestione dei coni visivi o dello stato di allerta è di tanti, troppi anni fa. Però c'è tutto il necessario: l'uccisione silenziosa più o meno rapida a seconda delle esigenze, i corpi che si possono spostare o addirittura nascondere nelle casse e persino i bonus passivi collegati al coltello che decidiamo di portarci dietro e che, tra l'altro, è un elemento cruciale per la gestione dei duelli.
Questi ultimi altro non sono che combattimenti uno contro uno con nemici specifici e collegati alla prosecuzione della trama che si configurano come una sorta di scontro all'arma bianca con i classici colpi leggero e pesante, la schivata e la parata che possono essere perfette. Il tutto in uno spazio di azione delimitato e contestualizzato al momento specifico. Tra l'altro proprio in questi frangenti si nota l'estrema limitatezza delle opzioni offerte da Mafia nel tentativo di dare poco di tutto. E infatti proprio i duelli finiscono per essere l'elemento più ripetitivo e noioso dell'intero gameplay per questa incapacità cronica di offrire profondità e varietà.
E c'è persino la guida!
Ed è incredibile come questa volontà bulimica di Hangar 13 si spinga davvero in tutte le direzioni possibili, anche nel tentativo esplicito di ricordare alcuni momenti tipici dei primi capitoli di Mafia, bene impressi nelle menti dei giocatori più attempati. Per questo motivo, ad esempio, la guida è ben implementata in Mafia: Terra Madre con diverse vetture fittizie dei primi del '900 con differenze in termini di velocità, aderenza al terreno e accelerazione. Statistiche che, in realtà, si concretizzano in un paio di sensazioni alla guida: le macchine che vanno veloci e quelle che faticano anche ad affrontare una salita. Ma è splendido vedere come lo sviluppatore si sia sbattuto, ad esempio, per implementare una sorta di sistema di danni che prevede solo la necessità di scendere dalla vettura per farla ripartire con la manovella, ma anche il cambio manuale oppure una fisica di guida più realistica per i giocatori che vogliono avere qualche difficoltà in più, volante alla mano.
Ma, cosa assolutamente da non sottovalutare in termini di complessità di sviluppo, c'è anche la possibilità di sparare mentre si guida così come quella di lanciarsi al volo durante uno spostamento. E considerate che il tutto va declinato in un doppio formato visto che in Terra Madre avremo sempre a disposizione anche i cavalli, ovviamente liberamente utilizzabili per scorrazzare tra le vie sterrate della Sicilia.
E per tutti quelli che si sentono privati dell'aria che respirano nel caso in cui manchi qualsivoglia forma di personalizzazione del protagonista, oltre a poter lavorare sul vestiario di Enzo e in minimissima parte sul suo taglio di capelli e barba, c'è anche la possibilità di recuperare durante l'esplorazione, e poi equipaggiare, degli amuleti e delle perline per il rosario che il nostro carrusu preferito indossa sempre. Un modo molto furbo e coerente per avere qualche bonus passivo molto classico, dalla maggiore resistenza ai colpi, all'uso più rapido di bende e a una maggiore precisione della mira dal mirino.
Ora, non vogliamo assolutamente che passi il messaggio che questo sia un videogioco estremamente basilare o ridotto ai minimi termini perché, lo ripetiamo ancora una volta, davvero c'è tutto quello che ci si può aspettare da un esponente del genere, ma ogni cosa è costruita alla perfezione per far sì che la produzione rientri nel concetto dei doppia A, ma restituisca la sensazione che sia tutto più grande e complesso rispetto a ciò che davvero è. E infatti non possiamo nascondere che, pur avendo in molteplici occasioni sperimentato un senso di eccessiva ripetitività, ed esserci resi conto spesso di essere di fronte ad un gameplay iper derivativo che non aggiunge assolutamente nulla a quanto già visto in decine di altri titoli, il risultato è sempre sul confine sottile di quel "piacevole" che può rischiare di diventare "stucchevole". Ma, complice la longevità, il tutto finisce un attimo prima che il gameplay possa passare al lato sbagliato di questo confine.
Un vestiario da tripla A
Dove il lavoro di ricerca costante di un compromesso ideale esprime il suo massimo risultato, è nel comparto tecnico di Mafia: Terra Madre.
Nonostante, infatti, le evidenti limitazioni e le generali ristrettezze del titolo, è indubbio che tutto funzioni alla perfezione non appena ci si concentra sul colpo d'occhio. Gli scenari sono tutti molto piacevoli e per quanto la palette cromatica adottata renda il tutto eccessivamente colorato e fumettoso, creando talvolta un effetto dissonante considerate le tematiche trattate e la violenza messa in scena, il risultato finale è indubbiamente piacevole per ciò che concerne la Sicilia ricreata. Anche grazie ad un minuzioso lavoro di ricostruzione storica che ci è sembrato credibile e molto genuino. Sicuramente lo zampino degli italiani (e siciliani) ragazzi di Stormind Games ha dato il risultato sperato.
Un discorso similare possiamo farlo anche per la qualità dei modelli di tutti i personaggi protagonisti, con una nota di merito per Don Torrisi, ovviamente il protagonista Enzo, il suo compare Cesare e la bella Isabella. Si nota, ma mai in modo eccessivo, l'immancabile stacco tra la qualità poligonale messa in campo durante le sequenze d'intermezzo e i medesimi modelli in gioco, ma anche in questo caso ciò che si muove su schermo è assolutamente eccellente. Sono sicuramente molto meno interessanti tutti gli altri personaggi che partecipano alla vicenda, specie i semplici "minion" che affronteremo sul nostro percorso. Anche qui la varietà è ridotta ai minimi termini, con il chiaro obiettivo di risparmiare sulla creazione di molti nemici differenti.
Da segnalare invece negativamente i lunghi tempi di caricamento, anche nel corso delle varie fasi di una missione e tutta una serie di piccoli problemi grafici e di frame rate che sembrano affliggere la versione PC da noi testata. Ad esempio in più di un'occasione ci è capitato di avere importanti fenomeni di glitch e apparizione di poligoni sullo scenario, come quando la scheda video non sta funzionando correttamente e, ogni volta che si avviava un filmato, per qualche secondo il gioco crollava a un numero di frame per secondo a singola cifra. Nulla che non possa essere risolto con un paio di patch, sia chiaro.
A titolo informativo, abbiamo fatto girare Mafia: Terra Madre su un laptop da gaming di fascia molto alta, con un AMD Ryzen 9 7945HX3D unito a una NVIDIA GeForce RTX 4090 Laptop da 175 Watt, giocando con risoluzione 1440p, impostazioni grafiche massime e un frame rate sempre abbondantemente al di sopra dei 90 FPS.
Essenziale poi concludere questo paragrafo con qualche considerazione relativa al comparto sonoro. Mafia: Terra Madre si fregia di una colonna sonora veramente eccellente, con ottime musiche di accompagnamento che ben sottolineano le fasi cardine della narrazione e si fanno notare anche per un paio di pezzi cantati assolutamente coerenti con l'ambientazione e l'epoca storica e che posseggono anche grande fascino.
Decisamente più atipica invece la scelta che ha riguardato il doppiaggio che è disponibile esclusivamente in lingua siciliana con risultati altalenanti. Da un lato infatti, non si può che apprezzare la ricercatezza di un'opzione di questo tipo, probabilmente un primato in campo videoludico, però non si può fare a meno di notare come questo fatto obblighi a tenere i sottotitoli costantemente accesi se non si è siciliani di nascita essendo davvero molto complesso comprendere le espressioni dialettali. Inoltre la recitazione non ci è sembrata sempre di livello, con alcuni frangenti in cui il dialetto ci è apparso forse fin troppo forzato nell'interpretazione. E tra l'altro è importante ricordare ancora una volta come il doppiaggio in italiano "tradizionale" sia invece assente.
Conclusioni
Mafia: Terra Madre è un chiaro ritorno al passato della serie realizzato dalla sapiente e ingegnosa mano dei ragazzi di Hangar 13. Un'avventura action lineare, con delle fondamenta da open world costruita cercando il miglior compromesso possibile in ogni aspetto del suo gameplay e del suo comparto tecnico. Non c'è niente di realmente innovativo nelle sue meccaniche né qualcosa di concretamente originale in una storia di mafia dai contorni cinematografici arricchita dai classici cliché dei racconti di genere. Tuttavia è fuori di dubbio che il pacchetto completo funzioni: c'è esattamente quello che ci si aspetta da una produzione del genere nel momento in cui si è ben consci dei valori produttivi e soprattutto del prezzo a cui il tutto viene venduto. Si corre, si spara, ci si nasconde e si vive la bella parabola di un povero minatore che scala i ranghi di una famiglia di cosa nostra per una dozzina di ore intense, piacevoli e, in fin dei conti divertenti, anche se mai, davvero, memorabili.
PRO
- Un'avventura single player, lineare e con una storia ben narrata
- C'è tutto quello che ci si aspetta da un action con elementi da free roaming
- Ottima colonna sonora e il doppiaggio in siciliano è una bella chicca
- Il colpo d'occhio grafico, specie per i personaggi, è talvolta notevole
CONTRO
- Tutte le meccaniche di gameplay sono derivative e basilari
- I duelli con il coltello diventano troppo presto ripetitivi
- Qualche piccolo problemino di gioventù a livello tecnico
- Qualcuno potrebbe lamentarsi per l'assenza di un doppiaggio in italiano "tradizionale"