Dead Take è molte cose. È un specchio unidirezionale sull'industria dell'intrattenimento cinematografico, è la storia di un gruppo di persone e della loro sofferenza ed è la riprova che noi, spettatori passivi, consumiamo come locuste ogni prodotto d'arte che abbiamo di fronte, chiedendo ancora e ancora, senza preoccuparci di nulla.
Dead Take è anche un videogioco, sebbene in certi momenti ce ne si possa dimenticare, quindi vi offriamo la nostra recensione per aiutarvi a decidere se questo viaggio è fatto per voi.
Dead Take è una avventura puzzle horror
Noi siamo Chase (Neil Newbon), un attore che non ha davvero mai sfondato e che ha fatto il proprio tempo. Abbiamo molti contatti nell'industria e uno di questi è la stella Vinny (Ben Starr), che ha ottenuto la parte di protagonista per L'ultimo viaggio, il nuovo grande film di Duke Cain, famoso e spietato produttore e regista che pare praticamente il padrone di Hollywood.
Vinny è nostro amico e sappiamo che qualcosa non va: quando smette di risponderci decidiamo che dobbiamo andare a cercarlo alla villa di Cain che troviamo però stranamente vuota, sebbene fino a poco prima fosse in corso una festa.
Iniziamo quindi a esplorare le poche stanze di questa grande casa, in un'avventura puzzle che si costruisce in modo classico attorno alla raccolta di oggetti e il completamento di piccoli enigmi, ad esempio scoprire combinazioni o posizionare correttamente dei pezzi di una statua.
Si tratta di una struttura semplice e lineare, tutt'altro che originale e solo di rado intrigante che perlomeno scorre fluida senza indicazioni a schermo, grazie a indizi ambientali (come luci lampeggianti) che ci aiutano a trovare il percorso.
La maggior parte degli enigmi sono però poco approfonditi e perlopiù la risposta è scritta a due passi di distanza. Se da Dead Take vi aspettate una un'avventura puzzle dove spremere le meningi, rischiate di rimanere delusi: ciò che dovete cercare in questo videogioco è una storia interattiva d'orrore nella quale immergersi alla ricerca di un po' di paura e soprattutto di una storia intrigante.
Precisiamo inoltre che Dead Take non è esageratamente spaventoso, quanto inquietante; certo, c'è una buona dose di (telefonati) jump scare nelle 4-5 ore che vi serviranno per arrivare al finale, ma è la parte meno interessante del pacchetto poiché sebbene il gioco sia profondamente realistico, di tanto in tanto si lascia andare a eventi che si spiegano solo accettando che ci sia qualcosa di soprannaturale che però non è mai realmente approfondito e stona in una storia che chiaramente vuole rimanere connessa alla realtà.
È ciò che più ci ha lasciato l'amaro in bocca, perché man mano che si comprende cosa sta accadendo e si notano certi dettagli, diventa sempre più facile capire che anche gli eventi più strani in realtà sono perfettamente spiegabili, senza che perdano tra l'altro il loro alone di terrore... tranne in una manciata di situazioni dove tutto è troppo irrealistico. Questi momenti coincidono con gli istanti nei quali gli autori hanno sentito il bisogno di farci fare un salto sulla sedia, ma non aggiungono molto al pacchetto se non soddisfare la nostra voglia di far salire le pulsazioni.
Di cosa parla davvero Dead Take
Dead Take funziona perfettamente quando vuole metterci addosso una certa ansia e non sente la necessità di spaventarci in modo troppo diretto, ma semplicemente ci promette che stiamo per scoprire qualcosa di terribile. La villa è strana sin dal primo istante, non solo perché la festa che sapevamo essere in corso pare essere stata interrotta all'improvviso, ma anche perché ogni spazio sembra fasullo, non un reale luogo dove qualcuno potrebbe vivere, ma un fondale per una storia. Solo che ci chiediamo chi siano i protagonisti di questa storia.
Al centro della vicenda c'è il cast degli attori de L'ultimo viaggio e di stanza in stanza scopriamo qualcosa su di loro vedendoli anche in formato FMV, ovvero vere registrazioni dal vivo di nomi del calibro di Alanah Pearce (Cyberpunk 2077), Laura Bailey (The Last of Us Parte 2), Sam Lake (Alan Wake 2) e non solo. L'elemento comune è che tutti loro, indipendentemente dalle scelte fatte, sono vittime del cinema, che si nutre di persone e sputa arte.
Perché Dead Take non è un semplice attacco al lato più manageriale di una produzione cinematografica, non è una dimostrazione di cosa fanno coloro che contano solo i soldi per generare contenuto senza anima, ma al contrario mette in mostra cosa succede quando chi crea vera arte pretende tutto e anche un pezzetto di più, per riempire un vuoto dell'anima.
Ciò che ci piace di Dead Take e del suo punto di vista è che se ci allontaniamo un secondo dalla villa di Cain, dal suo consumare attori e dalla sofferenza che tutti loro vivono, ci rendiamo conto che tutto è possibile perché c'è un pubblico là fuori che ama quanto viene creato. Dead Take ci dice che lo stupore, l'amore la paura che viviamo di fronte alla pellicola sono troppo spesso conseguenza del dolore di chi è dietro la telecamera.
Il videogioco, quando parla al nostro personaggio ma non a noi, dice che c'è una scelta, ma non è assolutamente vero: non l'abbiamo noi giocatori, perché non possiamo sottrarci agli eventi lineari, e non la possiedono i personaggi della storia, perennemente affamati di successo, di soddisfazione personale, di soldi, amore e arte.
Dead Take racconta di una insaziabile fame d'arte che spinge coloro che vivono in tale mondo a raggiungere l'estremo ed è anche una disillusa parabola di cui scoprirete la morale nelle sequenze finali. La domanda ora è: questo è un viaggio che fa per voi? Se le nostre parole vi hanno intrigato anche solo un minimo, probabilmente sì.
Conclusioni
Dead Take è un sufficiente puzzle game, un piacevole horror e un'ottima avventura narrativa che ci intriga con i suoi personaggi, tutti perfettamente interpretati in sequenze FMV di qualità, e ci appassiona con una parabola sul mondo del cinema e del dolore che provano coloro che creano arte, di cui noi tutti ci nutriamo gridando per averne ancora e ancora, indipendentemente da ciò che costerà a chi è oltre la telecamera. È un peccato che i puzzle non colpiscano e che alle volte l'orrore prenda la direzione sbagliata, ma considerando che ci chiede solo 14€ e poche ore del nostro tempo, suggeriamo a chiunque ne sia intrigato di dargli una possibilità.
PRO
- Ottime interpretazioni in FMV
- Una intrigante parabola sul mondo del cinema e dell'arte consumistica
- Inquietante il giusto
CONTRO
- I momenti più spaventosi sono anche i meno intriganti
- I puzzle sono spesso banali