Spaghetti aglio, olio e polvere da sparo
Dovendo impersonare un asso del grilletto, non sorprende di ritrovare un sistema di combattimento che permetta di sparare in modo estremamente localizzato: premendo gli appositi tasti, il passaggio della telecamera alla prima persona attiva il più classico degli slow motion (purchè si stiano usando le pistole), concedendoci ampi spazi per mirare alla fronte dei turpi pistoleri che osano alzare il loro ferro verso di noi, così come la possibilità di operare comninazioni alternative, come disarmare sparando alle mani, sbilanciare colpendo piedi e ginocchia ecc. L’abbondanza di armi moltiplica a sua volta l’ammontare di cruente applicazioni di questi colpi mirati, e pur sacrificando l’estrema precisione dei revolver, è possibile assistere ad appaganti colpi di fucile al petto che catapultano i nemici per metri, come a quelli alla testa che la fanno esplodere in mille pezzi come un melone imbottito di esplosivo.
Un tratto distintivo e sicuramente apprezzabile di Gun è sicuramente una certa serità, e se non “realismo”, quantomeno “verosimiglianza” delle situazioni di gioco, per quello che siamo riusciti a vedere. Al di là di effetti speciali hoolywoodiani e furiose sparatorie uno contro tutti infatti, tutto nel gioco si comporta in maniera decisamente plausibile, quanto meno più che nella media degli action game dal grilletto facile di questo tipo.
La grafica stessa, pur non sensazionale, lascia riconoscere la scelta di curare determinati dettagli responsabili di costruire l’atmosfera, come l’animazione del nostro cavallo, i colori e l’aria “polverosa” di centri abitati dove l’unica legge è quella del più forte e così via.
Spaghetti aglio, olio e polvere da sparo
Da questo punto di vista, Gun sembra intenzionato a catturare il lato più violento e tenebroso del Vecchio West, quello dei film con Clint Eastwood insomma, e che si è andato un po’ perdendo negli ultimi anni tanto nei videogiochi che nel Cinema (l’ultima pellicola fortemente a temadi cui abbia memoria è stata Wild Wild West con Will Smith…).
Esaurito l’argomento sparatorie procesdiamo ad illustrare come continua la vita del pistolero vendicatore quando ha learmi in fondina.
La componente di esplorazione è poca cosa se paragonata a quella di GTA, ma il suo scopo è differente, fondamentalmente ricreativo e volto a consentire al giocatore di meglio immedesimarsi nel suo ruolo trotterellando libero per le praterie del Texas. Di fatto le singole missioni sono circoscritte in aree ben definite ascrivibili a livelli tradizionali, ma il fatto di poter accedere a queste ultime in modo non lineare, contribuisce ad ammorbidire un’altrimenti rigida struttura di gioco esclusivamente guidata dal progredire lineare della trama.
Non mancano alcune classiche feature, come i negozi in cui acquistare munizioni, armi e miglioramenti per le stesse.
Previsto per PC e console (tutte), è stata promessa persino una versione per Xbox 360 non appena il nuovo “mostro” Microsoft vedrà la luce. Staremo a vedere.
Spaghetti aglio, olio e polvere da sparo
I titoli ambientati nel Selvaggio West non sono mai appartenuti a un mainstream particolarmente prolifico e a parte qualche vecchio classico, non si ha memoria di titoli davvero validi in grado di lanciare una tendenza.
Dopo il discreto Red Dead Revolver di Rockstar, è la volta di Activision/Neversoft Entertainment di fare il tentativo, per l’occasione cimentandosi proprio nel medesimo genere videoludico.
Gun si presenta come un action in terza persona che punta a una posizione intermedia fra la classica formula di GTA (freeriding esplorativo, con missioni non lineari o quasi) e quella di Max Payne, dove un eroe torvo e corrucciato con un passato da dimenticare, inraprende una solitaria crociata di vendetta a base di cruente sparatorie.