E' ormai da qualche tempo che si parla delle polemiche nate in seguito ai ban dal servizio Xbox Live di Microsoft per una serie di utenti che abbiano manifestato il loro orientamento sessuale come "non etero" nel proprio profilo. O anche solo per aver visto contenuto nel proprio cognome la parola "gay", come il signor "Richard Gaywood". Stephen Toulouse, capo della policy di Xbox Live, ha dichiarato che "non si tratti di una policy elegante, ma una policy obiettiva, ma questo non significa che tutti la vivano allo stesso modo. Stiamo studiando dei modi per permettere agli utenti di esprimersi in una maniera che non sia mal utilizzabile". Tuttavia non ci sono annunci o date possibili per una modifica in tal senso, al momento. La questione è sotto analisi dall'estate scorsa, quando una donna fu bannata per aver dichiarato il proprio lesbismo nel suo profilo, in maniera simile a quanto accaduto nei giorni passati. Alla domanda sul perchè non "liberalizzare" il termine "gay", Toulouse risponde citando alcuni dati. Circa il 95/98% dei casi in cui viene utilizzato tale termine si tratta di circostanze offensive, in frasi tipo "That's gay," o "You're gay," o "Joe is gay", in palese violazione dei termini di utilizzo del servizio. Si tratterebbe dunque di una questione di non facile soluzione, afferma Toulouse, su cui in ogni caso si sta lavorando.