Come saprete, la serie Resistance è ambientata in una realtà alternativa in cui la seconda guerra mondiale non è mai stata combattuta. Non per un ripensamento delle forze in campo, né per il riconoscimento degli orrori e delle sofferenze generati dal conflitto bellico del 15-18, bensì a causa dell'invasione dei Chimera, una razza aliena che ha fatto ritorno sul pianeta Terra dopo sessanta milioni di anni per riconquistarlo e spazzarne via gli attuali abitanti. I Chimera si stabiliscono in Siberia all'inizio del ventesimo secolo, in seguito al cosiddetto "evento di Tunguska", e organizzano le proprie forze per poi sferrare una potente offensiva che coglie tutti di sorpresa, a partire dal 1927.
Nel giro di vent'anni, gli alieni conquistano l'intera Unione Sovietica e l'Asia, quindi creano dei canali per raggiungere il Regno Unito e lì trovano la strenua resistenza di truppe inglesi e americane, ancora una volta alleate contro una minaccia comune. Resistance: Burning Skies ci mostra però il fronte USA dell'invasione: ci troviamo nel 1951, e le strade di New York si trasformano improvvisamente in un campo di battaglia, con la gente comune che si trova a dover fuggire e nascondersi nel tentativo di sopravvivere. Non Tom Riley, però: questo coraggioso vigile del fuoco decide di prendere di petto la situazione e, durante un intervento che sulle prime sembrava di routine, impugna la scure d'ordinanza e si fa strada fra i Chimera, impossessandosi delle loro armi e ammazzandone a centinaia. Il primo pensiero di Riley è per sua moglie e sua figlia, che riesce a raggiungere dopo l'inizio dell'invasione e a spedire in un campo d'emergenza insieme a tanti altri civili sfollati, non immaginando però che la sua stessa patria avrebbe potuto tradirlo, ponendo in essere una serie di contromisure quantomeno discutibili per contrastare gli invasori.
Alte aspettative
Nihilistic Software non si è finora distinta per avere realizzato straordinari capolavori: la loro produzione migliore ad oggi è l'appena discreto Marvel Nemesis: L'Ascesa degli Esseri Imperfetti, mentre la più recente è il tutt'altro che brillante PlayStation Move Heroes. Come mai Sony ha deciso di affidare a questo team lo sviluppo del primo FPS in assoluto per PlayStation Vita, peraltro un episodio di Resistance? Di certo la casa giapponese avrà avuto i suoi buoni motivi, ma ciò non toglie che Resistance: Burning Skies ha creato una serie di aspettative da parte dei fan e che tali aspettative sono andate in buona parte deluse, visto che alla fine dei conti il titolo si pone come un capitolo terribilmente "standard" per una serie che molti ritengono sopravvalutata e che solo con la terza uscita sembra aver trovato la propria dimensione.
Dicevamo delle aspettative deluse: la prima riguarda senza dubbio il comparto tecnico, caratterizzato da un frame rate di per sé non entusiasmante, ma che soprattutto cala in modo vistoso non appena sullo schermo si verifica una situazione più movimentata del solito. La fluidità del primo Resistance su PS3 è una chimera (interessante gioco di parole), mentre in termini di dettaglio e level design le similitudini sono parecchie. L'engine, però, sembra trovarsi a proprio agio solo quando il nostro personaggio si muove all'interno di scenari al chiuso e non ci sono nemici da combattere: un po' poco, considerando la tanto decantata facilità di programmazione di PlayStation Vita, che di certo è capace di performance migliori (ce le mostreranno BioShock e Killzone?). La parte peggiore sono comunque i modelli poligonali, più vicini a quelli di una PSP che non a quelli di PlayStation 3, e il problema si pone in particolare quando l'aspetto dei personaggi risulta importante anche ai fini narrativi: la più toccante scena fra Riley e sua moglie perde decisamente di fascino se quest'ultima somiglia a un uomo. Aggiungiamo anche che durante le cutscene gli artefatti da compressione sono evidentissimi. Il sonoro si muove invece fra alti e bassi: un doppiaggio in italiano molto ben fatto si accompagna a musiche orchestrali di stampo cinematografico, in grado di sottolineare l'epicità di determinati momenti. Peccato che gli effetti delle armi più comuni siano però letteralmente inascoltabili, con la classica carabina che emette delle "ciabattate" quando spariamo una raffica e gli altri elementi dell'arsenale che non fanno granché meglio.
Trofei PSVita
Resistance: Burning Skies contiene un totale di venticinque Trofei. Come da tradizione, circa la metà di essi si ottiene portando a termine obiettivi "obbligati", dunque il completamento di ogni livello e della campagna, il primo potenziamento delle armi, la prima partita in multiplayer e così via. Gli altri Trofei sono chiaramente più ostici da ottenere e si basano sui numeri, come eliminare 250, 500 e 1000 Chimera, oppure sconfiggere determinati avversari più potenti della media.
Grandi novità
Archiviata la questione della forma, veniamo alla sostanza di Resistance: Burning Skies. Si può parlare di aspettative deluse anche per quanto concerne il tanto chiacchierato sistema di controllo "misto"? Sì e no. L'implementazione di numerosi comandi touch di fianco a quelli tradizionali rappresentava senz'altro un'occasione per sperimentare soluzioni inedite sulla console portatile Sony, e da questo punto di vista si può dire che l'obiettivo è stato, tutto sommato, raggiunto.
Durante le nostre esplorazioni degli stage veniamo infatti spesso chiamati a toccare le porte perché il personaggio le apra, nonché a interagire in vari modi con le location sempre agendo sul touch screen. Le fasi di "salvataggio", in cui Riley deve caricarsi in spalla una persona ferita e portarla al sicuro dalle fiamme, da buon pompiere, lasciano il tempo che trovano: troppo brevi, semplici e scontate. Ben più interessanti appaiono invece le possibilità di utilizzare il touch screen per il lancio delle granate, per eseguire un attacco melee con la scure e, soprattutto, per attivare la funzione secondaria di ogni arma. Il discorso è abbastanza corposo e sarebbe un peccato affrontarlo in estrema sintesi, dunque procediamo con ordine. Nella parte destra dello schermo trovano posto tre icone: quella più in alto ci consente di lanciare una Granata Riccio, quella intermedia una granata standard e l'ultima di eseguire un attacco melee con la scure d'ordinanza. Possiamo scegliere se basare il lancio delle granate sul mirino, toccandone semplicemente l'icona, oppure cercare il tiro di precisione trascinando il pulsante della granata verso il punto dello scenario in cui vogliamo che finisca.
Durante questa operazione si verifica una sorta di bullet time, così da darci il tempo necessario per portare a termine il lancio senza esporci troppo al fuoco nemico, ma in definitiva due limiti abbastanza importanti pregiudicano la bontà di tale soluzione: il primo e più evidente riguarda le dimensioni dello schermo di PlayStation Vita, che non può essere percorso in tutta la sua lunghezza usando il pollice destro e che dunque ci obbliga a usare un indice per effettuare il tiro; il secondo è che, nonostante il bullet time, il lancio delle granate risulta troppo lento quando i nemici sono tanti e ci bersagliano tutti insieme, rendendo non inutile ma quasi una risorsa che invece proprio in tali situazioni dovrebbe fare la differenza. Per fortuna le cose vanno meglio con le armi "convenzionali": la gestione "touch" del lanciagranate montato sulla classica carabina funziona bene, è precisa e non finisce per renderci le cose troppo facili, visto l'esiguo numero di proiettili a disposizione; bene anche il tracciatore del Bullseye, che possiamo applicare a un bersaglio semplicemente toccandolo, nonché la carica adesiva disponibile con il fucile da precisione Sixeye. Il ben noto campo di forza dell'Auger si attiva in questo caso disegnando con le dita dei vettori divergenti, mentre similmente serve uno slide per attivare il fuoco secondario sulle tre nuove armi: il potente mitragliatore Mauler, il Mule, fucile a pompa che diventa una balestra per dardi esplosivi, e l'Hunter, un fucile a raggi che può lanciare un drone che spara automaticamente ai nemici.
Il cubo cosmico
Abbiamo fatto una panoramica delle armi, con tre new entry dotate di una discreta personalità (a parte l'Hunter, oggettivamente anonimo), ma Resistance: Burning Skies introduce un'ulteriore novità che riguarda il loro potenziamento. La trama del gioco ruota infatti attorno alla cosiddetta "materia grigia", cubi energetici che possono essere trovati in giro per gli scenari e utilizzati per potenziare il nostro arsenale. L'operazione si avvia premendo il tasto Select e muovendo poi l'interfaccia unicamente con le dita, scorrendo le possibilità fino a selezionare quella desiderata.
La reattività dei comandi in tale frangente non è straordinaria, ma soprattutto l'impressione è che il gioco, in termini di gameplay, avrebbe dovuto rendere questi potenziamenti più incisivi anziché relegarli a un ruolo meramente accessorio; e alla fine ottenerli o meno non pregiudica in alcun modo le nostre possibilità di portare a termine la campagna. Campagna che si rivela piuttosto tradizionale e nelle corde della serie, con il protagonista che combatte dapprima fra le case e i palazzi, per poi introdursi in una base Chimera con l'obiettivo di infliggere un duro colpo agli invasori. Nessun particolare colpo di scena, nessuna variazione sul tema, dunque, per un'avventura composta da soli sei livelli che si completa in cinque o sei ore. Gli sviluppatori hanno cercando di renderci la vita più difficile limitando la quantità di munizioni, ma di contro il grosso numero di armi (è possibile portarsele tutte dietro, senza limitazioni) finisce per annullare tale accortezza, e al grado di difficoltà "normale" si incorre nei game over ben poche volte (nel qual caso i checkpoint sono comunque abbondanti). Il multiplayer aiuta sicuramente ad allungare la durata dell'esperienza, ma anche in questo caso ci si aspettava qualcosa di più di sei mappe e tre modalità.
Conclusioni
Resistance: Burning Skies svolge un discreto lavoro in termini di sperimentazione: da questo punto di vista l'esperienza proposta da Nihilistic Software si rivela senz'altro interessante, per certi versi diversa dal solito. L'ampiezza dello schermo di PlayStation Vita, che nessuno avrebbe mai pensato potesse avere risvolti negativi, finisce purtroppo per limitare la bontà di determinate soluzioni (vedi il lancio delle granate per "trascinamento"), ma in generale la base di partenza è buona e siamo sicuri che in futuro qualcuno saprà abbinarla a un'ossatura più solida. È infatti una storia non a lieto fine, quella raccontata dal primo FPS per la console portatile Sony, caratterizzata da una campagna breve e fondamentalmente "già vista", da un motore grafico non all'altezza e, in generale, dalla mancanza di quegli acuti che i fan di Resistance finora hanno avuto modo soltanto di assaggiare.
PRO
- Interessante l'uso dei comandi touch
- Il gameplay è quello tradizionale della serie
- Discreto doppiaggio in italiano
CONTRO
- Frame rate ballerino, modelli bruttini
- Facilotto e senza particolari acuti
- Multiplayer essenziale