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La guerra degli otaku

Dopo anni di successo in Giappone arriva anche da noi Sakura Wars, la stravagante serie che mescola visual novel, tattica a turni e simulazione di appuntamenti.

RECENSIONE di Vincenzo Lettera   —   17/05/2010

Se si escludono sporadici film d'animazione e gadget da fumetteria, So Long, My Love rappresenta il vero debutto nel mercato occidentale di una serie di videogiochi che dal 1996 è tra le più amate dai giocatori con gli occhi a mandorla. Uscito in Giappone ben cinque anni fa, si tratta del quinto capitolo del filone principale di Sakura Wars (o Sakura Taisen, se preferite), ma solo il primo ad essere lanciato al di fuori dei confini nipponici.

La guerra degli otaku

Tuttavia, nonostate il titolo possa far pensare al contrario, in Sakura Wars di guerre se ne contano sul palmo di una mano. Probabilmente per non spaventare il potenziale pubblico, il gioco viene presentato come un innovativo RPG tattico giapponese con notevole enfasi sulla trama. Non si faccia però l'errore di pensare subito ai vari Disgaea o Final Fantasy Tactics, poiché le battaglie strategiche, in questo caso, rappresentano soltanto una piccola parte dell'esperienza complessiva. La serie targata SEGA si è sempre contraddistinta per la scelta di mescolare tre diversi generi, estremamente apprezzati in Giappone ma assai di nicchia in occidente: su quella che sembra un'enorme visual novel vengono infatti ricamati elementi da simulatore di appuntamenti e battaglie tattiche a bordo di giganteschi mech. Insomma, si tratta di un cocktail difficile da digerire per molti gaijin.

Anime o videogioco?

Che So Long, My Love sia indirizzato principalmente agli otaku è palese: l'intera avventura viene raccontata sottoforma di un lungo anime, diviso in sette episodi autoconclusivi che terminano con le anticipazioni di quello seguente. La trama, i personaggi e i dialoghi, manco a dirlo, sono esattamente quelli che ci si aspetterebbe da un prodotto d'animazione nipponico: il diciannovenne giapponese Shinjiro Taiga è stato inviato in una New York City alternativa per far parte della Star Division, un'organizzazione sotto copertura che combatte le forze del male a bordo di enormi robot. Nel tentativo di farsi accettare dagli altri componenti del gruppo, conoscerà nuove persone e guadagnerà sempre più esperienza in battaglia.

La guerra degli otaku

Peccato che non manchino tutti i classici cliché della cultura pop nipponica: il gioco è pieno di ragazzine moe e bombe sexy che daranno spesso vita a dialoghi velatamente piccanti, assieme a personaggi eccentrici, sessualmente ambigui o che amano parlare di sé in terza persona. La sceneggiatura non si risparmia neppure clamorosi stereotipi, come la ragazza texana dai modi provinciali o quella di colore che è cresciuta nel ghetto.
Ciascun episodio segue bene o male uno schema fisso: gran parte del tempo il giocatore la passerà chiacchierando con gli altri personaggi, stringendo rapporti con loro, raccogliendo indizi utili o cercando situazioni particolari. La storia gli verrà quindi raccontata schermata dopo schermata, sebbene spesso vengano interrotte da gradevoli scene d'intermezzo animate. Le numerose illustrazioni dei personaggi e degli ambienti sono davvero notevoli, e le situazioni sono abbastanza varie da tenere alta l'attenzione anche nei dialoghi apparentemente interminabili. Talvolta sarà addirittura possibile spostarsi fisicamente da un quartiere all'altro, muovendo Shinjiro con lo stick analogico: peccato che, vuoi per la scarsità degli ambienti o degli oggetti con cui interagire, vuoi per una pessima grafica poligonale, questi siano i momenti meno interessanti dell'intero gioco. Fortunatamente, So Long, My Love ripropone lo stesso sistema di interazione con i personaggi già introdotto nei passati capitoli della serie. Denominato LIPS, permette non solo di scegliere la risposta più adatta tra diverse disponibili, ma talvolta anche di decidere il volume del proprio tono di voce: i vostri compagni di squadra si sentiranno più sicuri se li inciterete urlando, mentre un personaggio che dorme potrebbe arrabbiarsi con voi se non parlerete sottovoce. Ora la cattiva notizia: il gioco è localizzato unicamente in inglese, il che, data l'immensa mole di testo e dialoghi, lo rende inaccessibile a chiunque non mastichi la lingua di Shakespeare.

Battaglie tra robottoni

Le battaglie a turni, solitamente collocate alla fine di ciascun capitolo, sono l'unico momento in cui il giocatore può immergersi nell'azione vera e propria. A bordo dei potenti STAR, le armature da guerra utilizzate da Shinjiro e compagni, ci si sposterà in arene tridimensionali dalle dimensioni piuttosto contenute: ormai da tempo la serie ha abbandonato la classica griglia che caratterizza molti esponenti del genere, ma il funzionamento è rimasto assolutamente identico. Ognuna delle unità ha a disposizione un'indicatore di punti da utilizzare per spostarsi, attaccare un nemico vicino o curare un compagno: una volta terminati, al giocatore non resterà che concludere il turno, ma la possibilità di difendersi, decidere la potenza degli attacchi o eseguire una devastante mossa speciale aggiunge quel poco che basta a pianificare il turno e la propria strategia.

La guerra degli otaku

Stringere rapporti d'amicizia e affetto con i personaggi è fondamentale, non solo per le piccole sfumature della trama e dei dialoghi, ma anche per le loro prestazioni in battaglia: particolari attacchi combinati saranno infatti più o meno potenti a seconda della sintonia che si è creata tra i due attaccanti. Spesso alla fine di una battaglia il giocatore dovrà scontrarsi con impegnativi boss, sebbene la strategia per affrontarli sarà quasi sempre la stessa: distruggere tutte le loro armi per poi farli a polpette. Purtroppo, ad accompagnare questi momenti ci sarà sempre e solo la canzone nipponica che fa da tema principale al gioco, assolutamente incapace di fomentare il giocatore.
Di tanto in tanto il gioco prova a spezzare questo continuo susseguirsi di dialoghi e battaglie con dei minigiochi. Uno di questi sembra strizzare l'occhio a Phoenix Wright, e vedrà il giocatore coinvolto in un serrato testa a testa per la vittoria di un'anomala causa legale: bisognerà scegliere le frasi corrette e avanzare le giuste accuse. Altri minigiochi sono sicuramente meno riusciti, richiedendo quasi sempre un'interazione tramite QTE: è davvero un peccato che non siano stati adattati ai controlli su Wii, mentre l'utilizzo del Remote si limita ai rarissimi momenti in cui bisognerà puntare e analizzare piccoli dettagli sullo schermo.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.5
Lettori (5)
9.9
Il tuo voto

Sakura Wars: So Long, My Love è più un anime che un videogioco. Come in tutte le visual novel e i simulatori di appuntamenti, il giocatore sarà tempestato da dialoghi su schermo e scene d'intermezzo, dovendo stare particolarmente attento alle risposte date: essere antipatici a qualcuno della squadra potrebbe portare grosse gatte da pelare in battaglia. Sebbene sia estremamente di nicchia, l'opera di SEGA può fare la felicità di un pubblico estremamente otaku, ormai abituato ai mille cliché, ai dialoghi spesso banali e a quei modelli di personaggi già visti e rivisti in migliaia di produzioni nipponiche. So Long, My Love non ambisce certo a essere il miglior JRPG tattico sulla piazza, né ci riuscirebbe; tuttavia, grazie a una buona varietà e ad illustrazioni fantastiche, si afferma pienamente come una delle migliori visual novel degli ultimi anni.

PRO

  • Illustrazioni fantastiche
  • Tanta varietà di gioco
  • Ottima componente tattica
  • Gli otaku lo ameranno alla follia...

CONTRO

  • ...tutti gli altri probabilmente no
  • Grafica 3D scandalosamente vecchia
  • Troppi cliché e stereotipi
  • Localizzazione italiana del tutto assente