O capitano, mio capitano
Partiamo subito dalle nuove feature di Ace Combat 5, la prima delle quali salta subito all’occhio in quanto legata all’aspetto narrativo del titolo Namco. Già partendo dal filmato introduttivo si può notare una cura esponenzialmente maggiore per il fattore storia rispetto agli episodi precedenti: al di là dell’eccezionale realizzazione tecnica dei FMV e del taglio gustosamente cinematografico della regia, va segnalata la presenza esplicita degli effettivi protagonisti della storia, che hanno ora un nome, un volto ed una personalità. Tutti ad eccezione del personaggio principale, ovvero l’utente, che rimane una figura “fantasma” al fine di incrementare la sensazione di immedesimazione del giocatore. Le scelte operate da Namco in questo senso paiono alquanto azzeccate, sia perché contribuiscono a rendere più appassionante lo storyline (che funge quindi da ulteriore sprono al giocatore per proseguire nell’avventura) sia perché riescono a rendere più dinamiche e coinvolgenti le effettive sessioni di dogfight del gioco. Nel corso dei primi momenti dell’avventura, infatti, l’utente si troverà a dover rivestire il ruolo di capitano del proprio squadrone, composto per l’appunto da tre piloti figuranti nelle sequenze filmate. Questo evento è direttamente correlato a due delle novità presenti in Ace Combat 5. La prima, più squisitamente coreografica ed accessoria, riguarda i fittissimi dialoghi radio che accompagnano ogni singola missione del gioco: le comunicazioni di compagni, alleati e nemici si susseguono con ritmo serrato, a volte generando pure confusione, ma comunque contribuendo notevolmente ad aumentare la sensazione di puro coinvolgimento. Soprattutto perché spesso e volentieri il giocatore è chiamato a rispondere con un semplice “si” o “no” via D-Pad a richieste o domande via radio: a dire il vero, le conseguenze della scelta dell’una o dell’altra opzione sono pressoché nulle, ma l’escamotage comunque funziona. Più importante in termini ludici, invece, la possibilità concessa al giocatore di fornire in qualsiasi momento ai propri wingmen quattro diversi tipi di ordini (attacco frontale dell’obiettivo, difesa del velivolo guida, dispersione ed utilizzo dell’arma speciale) assegnati alle direzioni del D-Pad. C’è da dire che indipendentemente dal profilo scelto, il grosso del lavoro spetta sempre all’utente: e meno male, dato che abbattere nemici in Ace Combat 5 è dannatamente divertente.
Lucy in the sky with missiles
Come si diceva, il gameplay di base in Ace Combat 5 è rimasto sostanzialmente invariato, così come il sistema di controllo, ancora in equilibrio tra facilità d’uso e parvenze di realismo. Librarsi in volo ed andare a caccia di aerei, tank e postazioni nemiche è sempre un esperienza esaltante, resa inoltre più completa dalle nuove potenzialità della mappa on screen, più prodiga di informazioni e il cui zoom è regolabile dal livello di pressione esercitato sul tasto apposito. Le missioni di cui è composto il gioco variano tra operazioni di annientamento del nemico, di protezione di determinati obiettivi e perfino di ricognizione o attacco stealth: la varietà dell’offerta è buona, e soprattutto apprezzabili sono alcuni colpi di scena nel bel mezzo di determinate missioni che comportano repentine variazioni di obiettivi. Certo, chi ha familiarità con la serie si ritroverà vittima in certi casi di potenti deja-vu (lo stage all’interno del canyon è ormai un classico), ma ciò non pesa in alcun modo sul valore globale del prodotto. Come da tradizione, poi, Ace Combat 5 pone molta enfasi sulla cura nella realizzazione dei velivoli disponibili nel gioco: in termini grafici, questa si concretizza in esemplari davvero di grande impatto, ma non è tutto. I diversi aerei vantano caratteristiche peculiari, che li rendono molto diversi tra loro e incidono notevolmente sulla propria performance al momento della battaglia. Non a caso, infatti, il giocatore è chiamato, in fase di briefing, a scegliere un apparecchio per sé e per i propri tre compagni che possa rivelarsi adatto alla situazione prevista nello stage in questione. Inoltre, nuovi modelli di aerei si rendono disponibili all’acquisto sia soddisfacendo determinati requisiti durante le missioni (il più delle volte abbattendo un buon numero di avversari), sia utilizzando più volte lo stesso tipo di velivolo. Insomma, Ace Combat 5 regala un’esperienza per certi versi più completa dei propri predecessori, e com’è lecito aspettarsi, compie anche un balzo in avanti a livello tecnico. Oltre alla già citata eccellenza dei modelli degli aerei, il titolo Namco offre alla vista scenari graficamente ottimi, dotati di un’estensione davvero ragguardevole ed estremamente realistici: per quanto alcune zone pecchino di una minore cura nella realizzazione, in generale ci si trova spesso a dimenticare per un attimo gli impegni bellici per fermarsi ad ammirare gli scenari mozzafiato che il gioco è in grado di mostrare. Anche dal punto di vista sonoro, Ace Combat 5 si assesta su elevati livelli qualitativi: gli effetti sono credibili ed avvolgenti, mentre le voci che compongono il doppiaggio sono azzeccate e forniscono perfino una discreta recitazione. Ottime poi le musiche orchestrali, in grado specialmente nei momenti di massima drammaticità di conferire all’utente un’ulteriore spinta emotiva.
Commento
Ace Combat 5: The Unsung War continua nel migliore dei modi la tradizione di successi inaugurata dal capostipite su PSX, riproponendo la collaudatissima struttura di gioco dei precedenti ed arricchendola con tutta una serie di elementi di contorno in grado di rendere l’esperienza ludica ancor più appassionante. Graficamente ottimo (seppur con qualche sporadico calo di tono) e divertente come sempre, Ace Combat 5 impreziosisce la sua proverbiale azione dogfight, grazie ad un comparto audio davvero d’atmosfera, con musiche evocative e fitti dialoghi via radio. Uno storyline appassionante descritto attraverso FMV di alto livello e un’intelligente realizzazione delle varie missioni completano il quadro di quello che è certamente definibile come il miglior capitolo della serie.
- Pro:
- Ottima realizzazione tecnica
- Gameplay di razza
- Storyline e missioni appassionanti
- Contro:
- Non rivoluzionario
- Qualche occasionale calo di tono
Recensione versione USA
La serie Ace Combat ha sempre rappresentato un sicuro punto di riferimento per l’utenza Sony appassionata di dogfight, sia per l’assenza di seri concorrenti sul mercato, sia soprattutto per la costante buona qualità dei prodotti: contraddistinti da frenetiche meccaniche di gioco arcade impastate ad elementi comunque realistici e verosimili, i titoli del brand Namco hanno dunque costruito il loro successo proprio sulle basi di questa formula vincente. Che in quanto tale, non viene ovviamente stravolta da quest’ultimo Ace Combat 5: The Unsung War, foriero di alcune novità di contorno ma ligio alla tradizione sotto il profilo della struttura ludica. E questo è senza dubbio un bene.