Torna l'orrore
Al di là della versione per l’otto bit portatile Nintendo, le versioni per console e Pc son tutte abbastanza simili, se si esclude la risoluzione più elevata del Pc e la maggiore fludità (anche se non esente da cali) di quest’ultima, a fare differenza tra la versione a 128 bit per la sfortunata console Sega e quella del 32 bit Sony, è la sola definizione, visto che i 30fps e sfondi bidimensionali fanno capolino in entrambe le versioni. Finalmente, dopo tanto tempo, arriva anche la release per Playstation 2, l’ultima in ordine cronologico ad apparire sul mercato; sarà valsa la pena attendere Carnby ed Alone sul monolite nero Sony? E soprattutto, perché tutti questi mesi extra? Fondali tridimensionali? Slurrp! 60 fotogrammi al secondo stabili? Woww! Animazioni del volto e delle labbra? Mio! Peccato che in verità il gioco non sia cambiato di una virgola, anzi…
La storia!
Innanzitutto è bene dire sin da subito che la storia non è legata ai prequel, tanto che anche un ragazzuolo  che non ha mai provato i primi  3 capitoli di Alone In The Dark può entrare da subito nel vivo della vicenda.  Stupisce, per i conoscitori delle precedenti puntate, il deciso cambio di look per Edward Carnby,  decisamente più cool (non lo fate vedere alle vostre ragazze, non si sa mai Ndr), qui accompagnato dalla  bella Aline Cedrac, ma andiamo con ordine.
 L’azione si svolge in una raccapricciante isola (molto di più di quello che pensate, parola mia!) chiamata  Shadow Island; in questo lugubre posto ha da poco perso la vita un amico di Carnby, il miglior  investigatore del paranormale sulla piazza (se scrivevo del brivido potevate pensare che il gioco fosse uno  spin-off di Dylan Dog, o mi sbaglio? Ndr). Charles Fiske, questo il nome del pover’uomo, si trovava laggiù  per un compito assegnatoli dal suo cliente, tale Frederick Johnson, la stessa persona che manderà lì il  nostro alter ego su sua precisa richiesta, ovviamente per investigare sulle cause reali che hanno portato  alla morte di Fiske. Con Carnby prende il volo, su precisa richiesta del cliente, anche la bella Aline Cedrac,  procace insegnante in lingue indiane antiche.                                                                
La storia!
 Una presentazione in full motion video di qualità appena discreta (come gli altri che ci saranno nel gioco  assieme alle classiche scenette d’intermezzo in tempo reale), anche se leggermente superiore alle  precedenti release per definizione, ci mostra il viaggio a bordo di un idrovolante dei 2 protagonisti, viaggio  destinato ad un evento drammatico; appena giunti in vista di Shadow Island, l’idrovolante sembra  soggetto ad una forza ostile e sconosciuta che provoca la distruzione del mezzo.
 Per fortuna, grazie ai paracaduti, il nostro duo si riesce a salvare anche se si divide: Edward arriva in una  foresta, Aline addirittura sul tetto di una magione che non promette davvero niente di buono (per usare un  eufemismo). E’ bene dire che l’isola è in mano alla famiglia Morton ed Aline crede che Charles Fiske sia  stato ucciso da un membro di detta famiglia, Obed Morton. Come è consuetudine in questo genere  videoludico, tutte quelle che all’inizio definiamo verità con cognizioni di causa, son destinate a lasciar  spazio alla realtà, per quanto terribile spaventosa essa sia. Ci fermiamo qui per non rovinarvi il gusto di  scoprire la bellissima trama, i colpi di scena (che metteranno a dura prova i malati di cuore e persone  facilmente impressionabili) che permeano il titolo distribuito da Infogrames ed oramai prossimo al rilascio.  Piccolo avvertimento sin da subito: se avete paura del buio è inutile che continuiate a leggere questa  recensione, se non ne avete o siete curiosi, continuate pure, adesso si parlerà di………….  
Orribile grafica
Come già detto nel cappello inziale, si pensava che fosse stato un deciso rinvigorimento del comparto  grafico la principale causa del rilascio ritardato della versione Playstation 2 di Alone In The Dark: The New  Nightmare, dopotutto fondali bidimensionali, soli 30 fps (o 60 non stabili se si giocava su Pc pompati),  mancanza di animazioni del volto o deformazioni dei vestiti, non sarebbero stato di certo un buon biglietto  da visita per la potente console che ha dato i natali a Devil May Cry e Gran Turismo 3. Che  delusione….
 Se già una grafica di questo livello fa un po’ irritare il possessore di Sega Dreamcast (abituato ai fasti del  meraviglioso Resident Evil Code Veronica), non osiamo immaginare il volto di un possessore del mitico 128  bit Sony a vedere uno “spettacolo” simile.
 Iniziamo quindi a descrivere la grafica del gioco: i fondali come già detto sono rimasti gli stessi,  renderizzati, una particolarità che non sarebbe da condannare se almeno fossero favolosi come quelli del  sempre più vicino remake di Resident Evil per Nintengo Gamecube; purtroppo però, sono praticamente gli  stessi delle versioni già rilasciate, con una palette di colori che a volte sembra stonare e con un effetto  pioggia che sembra appartenere al passato delle console a 32 bit.                                                               
Orribile grafica
 Con gli elementi poligonali, personaggi e mostri, la situazione continua a far storcere il naso: i personaggi  umani non hanno un gran numero di animazioni, per non parlare delle animazioni facciali, qui  completamente assenti (che “bello” vedere ancora carnby che comunica con Aline via radio con la bocca  chiusa). Se non ci sono le animazioni facciali, figuriamoci se i vestiti si deformano in base ai nostri  movimenti, producendosi in pieghe e riassestamenti in seguito a scalinate e saltelli qua e là. La maggior  parte dei mostri sono realizzati con un esiguo numero di poligoni, ma almeno si difendono (poco) meglio dei  personaggi.
 L’effetto di luce creato dalla vostra torcia è forse stato l’elemento più valido della grafica negli altri  formati, quindi a conti fatti, nonostante su Playstation 2 faccia soltanto sghignazzare, rimane anche qua  la feature visiva più appagante (non che ci volesse tanto).
 Come se tutto ciò non bastasse, i ragazzi della Dreamworks sono riusciti anche ad ottenere un frame rate  incerto, visto che nonostante pochi poligoni su schermo e fondali renderizzati, i fatidici 30 fotogrammi al  secondo, scemano su valori che si assestano sui 23-24, a patto ovviamente di usare l’amatissima opzione  60hz (d’oh!! Ndr), ivi inclusa altrimenti i valori saranno per forza di cose più bassi.
 Nonostante tutto però, la realizzazione di qualche mostro genera un certo sorriso sul nostro viso, vuoi per  un design molto “Lovecraftiano”, vuoi per alcune creature stilisticamente ben congegnate (e scaturite da  una mente veramente malata), ma per il resto si poteva e si doveva fare molto di più. Menzione  particolare anche per lo stile architettonico scelto per la casa, decisamente gotico che ricorda a tratti la  pellicola Nightmare Before Christmas (che a parere di chi scrive doveva ricevere un accoglienza migliore)  del visionario Tim”Beetlejuice” Burton. Per fortuna che un gioco come questo non abbisogna della sola  bella grafica per attirare (si veda Silent Hill su Playstation), altri sono gli elementi cardine come la storia e  l’atmosfera. A proposito di quest’ultima non si può non ricordare….. 
Un audio da paura
Eh si, un buon 50% dell’atmosfera di un surival horror game dipende dal comparto audio accluso nel pacchetto videoludico: delle musiche elettrizzanti, angosciose, tirate o che a mala pena si odono sono praticamente obbligatorie e questo quarto capitolo della saga d’orrore targata Infogrames non delude assolutamente sotto questo aspetto. Volendo davvero cercare un pelo nell’uovo…..beh, la qualità di alcuni suoni non è delle migliori (ma per il resto incutono un brivido lungo la schiena indescrivibile) e la mancata implementazione del sistema sonoro Dolby Digital 5.1 (di serie su Xbox di Microsoft) si fa sentire: pensate quanti saltoni extra verso il soffitto avremmo fatto se ci fosse stata la localizzazione sonora di ogni singolo passo, sparo, grugnito che sia…in ogni caso non ci si può lamentare, l’atmosfera cattiva, aspra, paurosa per dirla tutta c’è ed è palpabile dall’inizio alla fine, tanto con Edward, sia con Aline.
Un audio da paura
Nel singolo Dvd che troverete nella confezione, troverete il doppiaggio e sottotitoli in italiano e come al solito la situazione non è delle migliori; volendo fare un paio di esempio, Sergio Mancinelli (Yotaro Kid in Galaxy Cyclone Bryger, Ito in Due Come Noi e Kibito in Dragon Ball Z e Gt) che abbiamo riconosciuto come doppiatore di Carnby mi sembra poco in forma, leggermente più bravo il fantastico Patrizio Prata (Go in Getter Robot Last Day ed lo spin off Shin Getter Robot Vs Neo Getter Robot) che doppia il pilota dell’aerovolante nell’intro, ma più che altro infastidisce la pessima coesione col labiale nel full motion video iniziale, visto che nel gioco le bocche sono tutte stranamente mute….
Aaargh un mostrooo!
Non avete mai giocato un videogioco di questo tipo? Conoscete almeno Resident Evil e Silent Hill? Ecco,  mixate i punti di forza di queste due grandi saghe videoludiche ed avrete ottenuto il quarto episodio della  saga di Carnby. Dal titolo CAPtive COMmunication, Infogrames ha attinto lo stile grafico (già mutuato dalla  software house di Osaka dai precedenti AITD, buffo, vero? Ndr), buona parte degli arredamenti e degli  enigmi.
 Il sistema di puntamento dell’arma non è anch’esso dissimile dal primo gioco d’orrore (degno di nota)  apparso sul grigio 32 bit Sony, la torcia (una volta estratta) si usa tramite stick analogico, mentre  l’inventario è illimitato, generando entusiasmo per questa scelta (nel sottoscritto in primis) che eviterà  lunghe passaggiate in lungo ed in largo solo per depositare armi ed oggetti in bauli misteriosamente  confluenti l’un l’altro, facendo però storcere il naso ad altri (credo comunque una minoranza).  Il sistema di salvataggio è ripreso soltanto in parte: è vero, senza degli amuleti (che fanno le veci  dell’inchiostro) non potrete salvare, ma una volta ottenuti questi oggetti potrete salvare dove più  v’aggrada, senza cercare una macchina da scrivere.
 Dal titolo Konami (il 23 Novembre esce in Italia Silent Hill 2) viene mutuata quell’atmosfera ossessiva dove  anche il minimo suono sospetto vi può far venire una pelle d’oca inenarrabile: poco dopo aver iniziato il  gioco con Aline Cedrac, sentirete uno spettrale miagolare di un gatto quasi come se qualcosa lo stesse  mangiando o, ancora, in determinate zone i mostri spegneranno la luce costringendovi ad usare la vostra  fedele torcia, davvero indispensabile per finire il gioco, anche perché non sono in pochi i nemici a temere  la luce (al contrario di altri che ne trarranno vigore!!).
 Ricapitolando, i combattimenti, quindi, ci sono e non sono neanche pochi (eredità di Resident Evil), ma  molto è lasciato anche all’immaginazione del giocatore, permeato da effetti sonori, urla terrificanti ed un  buio davvero spettrale (Silent Hill docet). La storia è decisamente appassionante, i colpi di scena  abbondano e l’atmosfera è assicurata oltre che dal summenzionato versante audio, anche da tutta una  serie di oggettini volti ad aumentare la tensione come lettere, foto e tanto di registratori con messaggi  incisi su nastro.
 I veterani dell’orrore non ci metteranno molto a finire il gioco con entrambi i personaggi, anche se la  longevità è decisamente una spanna più in alto rispetto ai giochi summenzionati nel corso di questa  recensione, soprattutto in virtù di un numero di enigmi che esulano dai classici “trova la chiave, apri la  porta e prosegui”. 
La luceeeee, accendetelaaa!
A conti fatti ci troviamo di fronte ad un videogioco che dovremmo consigliare praticamente a tutti, in virtù  di una storia accalappiante, un'atmosfera da brivido che genera quella dannatissima convinzione che tra  meno di 5 secondi qualcosa si farà strada verso di noi ma purtroppo qualcosa è andato storto: l’impatto  grafico fa davvero perdere appeal all’interesse del videogiocatore che tra qualche giorno avrà la possibilità  di giocare Silent Hill 2.
 Alone In The Dark: The New Nightmare è un gioco senza dubbio da provare, è vero che tecnicamente è  orrendo per il 128 bit Sony (e carica anche molto tra una locazione ed un altra), ma indubbiamente regala  dei momenti di forte tensione ed orrore puro.
 Se avete già comprato Resident Evil Code Veronica ed avete un gruzzolo sufficiente per comprare un altro  gioco assieme a Silent Hill 2, fateci un pensierino o comunque affittatelo o fatevelo prestare ma che non si  dica in giro che lo abbiate snobbato del tutto; non sarebbe da veri videgiocatori tralasciare un buon gioco  solo per una realizzazione tecnica infima. 
- Pro: 
- Atmosfera angosciante e ben studiata
- 2 avventure, tra loro concatenate
- Non è tra gli horror game più facili
- Contro: 
- graficamente mediocre
- caricamenti decisamente lunghi
Torna l'orrore
Correva l’anno 1996 quando su Sony Playstation venne rilasciato Bio Hazard (in occidente conosciuto  come Resident Evil), erroneamente ritenuto da molti il primo gioco d’orrore (o meglio survival horror game)  a far capolino sugli scaffali dei negozi. Non è così.
 Agli albori degli anni ’90, Infogrames inventò il genere con Alone In The Dark, grande esempio di  storyboard, enigmi e di come si gestiscono le telecamere virtuali per dare davvero l’impressione di vedere  una pellicola d’orrore. Chi ricorda detto gioco, non può fare a meno di notare tutti gli elementi in comune  col gioco partorito dal geniale Shinji Mikami, l’uomo a cui si devono altri franchise conosciuti a livello  globale  come Dino Crisis, Onimusha e Devil May Cry (ancora un paio di mesi per la release europea). E’ dal titolo Infogrames che viene mutuata l’impostazione del settore visivo, abile mix di elementi poligonali  (come i personaggi) e fondali renderizzati (quindi bidimensionali), alcuni tipi di enigmi e la presenza di  personaggi non giocanti sparsi, guarda caso, nella magione, sfondo prescelto per detto gioco. Col tempo  entrambi i franchise hanno generato 2 sequel (sono anche stati convertiti per Playstation e Saturn) ma  inspiegabilmente la saga finì nel dimenticatoio; non è più, per fortuna, così: il ritorno dell’investigatore  Edward Carnby, rinviato più volte purtroppo, è stato lungamente atteso da una gran schiera di fan nelle  varie versioni annunciate; la prima ad essere stata rilasciata è quella per Psone, seguita a ruota da quella  per Game Boy Color, personal computer (eccellente a patto di non scendere sotto un P3 600, 128 mb di  ram e scheda video accellerata da 32 mb) e Dreamcast.                                                               

 
                        
                      
                    






