Il gioco da tavolo in multiplayer
Già nel 1999, l’idea dietro Mario Party non era del tutto originale. Trasposizioni di giochi da tavolo in versione elettronica avevano già conosciuto i monitor di home computer e console già da molti anni prima. Tuttavia, Nintendo e Hudson non si limitarono a rendere il piu possibile giocabile questo modello: lo fusero con una serie di giochi pick and play intuitivi, veloci e entusiasmanti, alternando l’avanzamento sulle tavole a furiose sessioni multiplayer allo scopo di raccogliere stelle sul tabellone, conquistare più mini-giochi da riprendere poi a piacere, sbloccare ulteriori bonus e altre modalità. Da allora, niente – o poco – è cambiato nella serie. La meccanica di Mario Party 6 rimane, con qualche modifica, quella dei suoi predecessori. Come sempre, il fulcro del gioco è il Party Mode: scelto uno dei tabelloni, lo scopo è avanzare “lanciando i dadi” verso le stelle da raccogliere, pagandole con monete ottenute vinte nei mini-giochi. Questi si attivano alla fine di ogni turno dei giocatori, oppure al passaggio su caselle speciali che possono attivare eventi di vario tipo, anche sotto forma di animazioni e eventi speciali sul tabellone. I mini-giochi possono consistere in sfide tutti-contro-tutti, uno contro tre o a coppie, e prevedono tipi di interazione che variano dalla pressione ripetuta di bottoni a elementari meccaniche platform, fino a fantasiose invenzioni interattive di ogni tipo e simulazioni pseudo-sportive, passando per la citazione di giochi classici e il quiz mnemonico. Com’è chiaro, la serie di Mario Party ha sempre puntato esplicitamente sul multiplayer: se giocare in singolo non è semplicemente uno spreco delle possibilità del gioco ma sembra addirittura violare la sua vocazione, in quattro persone il party game Nintendo si rivela da sempre capace di intrattenere, divertire, entusiasmare, persino portare a dispute chiassose.
La saga continua
Mario Party 6 presenta continuità assoluta con tutti i capitoli precedenti, con cambiamenti che si possono definire annuali e routinari. La modalità tradizionale, quella con il lancio dei dadi sulla tavola da gioco, risulta quasi del tutto invariata. E’ positivo che Nintendo e Hudson abbiano finalmente velocizzato i “tempi morti” del gioco: i bonus (funghi che raddoppiano il lancio dei dadi, elementi di disturbo lanciati contro altri giocatori) vengono adesso raccolti en passant, senza soste con dialogo annesso - e sempre uguale - presso gli inutili distributori degli episodi precedenti; i giocatori procedono più velocemente sulla pedana; i dialoghi sono piu snelli e rapidi, e si possono saltare le introduzioni e spiegazioni ai singoli mini-giochi con un’apposita opzione per rendere più fluido il gioco. Le stelle da raccogliere sono ora leggermente più facili da collezionare, grazie all’espediente narrativo “cosmico” che contrappone il sole Brighton e la luna Twila. Il motivo che spinge il mondo di Mario Party è una sfida astrale da risolvere con il ricorso non meglio precisato alle raccolta di stelle. Al di la dell’aspetto narrativo, sul piano del gameplay questo si risolve nel cambio di elementi attivi e modalità di gioco sul tabellone, a seconda che sia giorno o notte. Per ottenere una stella potranno bastare allora dieci monete o divenirne necessarie trenta, al posto della canonica ventina necessaria durante il giorno. Questo si riflette sul gameplay in maniera in fondo poco significativa rispetto agli espedienti, tipici degli altri episodi, per rendere più imprevedibili le ultime manche sul tabellone e rendere varia la partita. Il single player mode di fresca introduzione è poi una semplice variazione sul tema principale. Invece di aspettare i turni di quattro giocatori, si procede da soli su una tavola molto ristretta, in cui a ogni casella corrisponde un minigioco da giocare e conquistare per l’utilizzo a piacere nella modalità Mini-Games. Tuttavia, il gioco va abbandonato prima di raggiungere la casella finale: superarla con un lancio di dadi equivarrebbe a cadere dal limite della tavola, perdendo tutti i bonus accumulati. Di conseguenza, tutti gli eventi e oggetti normalmente negativi – funghi che dimezzano il numero ottenuto dai dadi, eventi che riportano indietro sulla tavola – diventano positivi, perché ritardano il momento volontario in cui si cessa la partita e, quindi, di accumulare bonus. Ma, si sa, in Mario Party quel che conta è il multiplayer, e procedere da soli per guadagnare stelle diventa presto poco appassionante.
Microfono e nuovi giochi tra novità e ripetitività
La vera, unica novità è il microfono. Per mezzo di questa periferica è possibile impartire comandi vocali che il gioco riconosce in diverse situazioni (anche nei menu) e in una apposita categoria di mini-giochi che si autoattivano se la console riconosce l'apparecchio collegato alla seconda presa di memoria. Una nuova modalità di gioco è poi interamente gestibile vocalmente. Il microfono riconosce semplici comandi preimpostati (in varie lingue, tra cui l’italiano) che si sostuiscono al controller, comunque utilizzabile al posto dei comandi vocali. Ad esempio, alcuni mini-giochi consentono al giocatore che controlla il microfono di attaccare i giocatori avversari impartendo al proprio robottone comandi come “missili!”, “laser!” o “sgancia bombe!”. Oppure, in una modalità che sembra una specie di Excitebike rivisto in funzione dei comandi vocali, il giocatore ordina al personaggio “muovi in su”, “corri” o “salta” per fargli superare un percorso pieno di ostacoli e portare in salvo una stella oltre un traguardo. In questi casi, le meccaniche di gioco sono simpatici diversivi, ma poco più. La ripetitività delle azioni si sostituisce rapidamente all'appeal della novità. I limiti più evidenti di questa interazione sono però al livello dell’interfaccia audio, del microfono stesso: il riconoscimento è di livello non altissimo e prevede intervalli non brevissimi tra un comando e l’altro, sporadici errori di riconoscimento delle parole e, problema non indifferente, un cavo dalla lunghezza troppo poco generosa, che obbliga a una certa scarsità di movimento sia rispetto al monitor che nei passaggi di mano in mano. I lievi problemi di riconoscimento non intaccano troppo la modalità vocale meglio riuscita, una specie di imitazione di un quiz show con personaggi da riconoscere, animazioni con successive domande su particolari da ricordare e piccoli trivia che, a livelli crescenti di difficoltà, col microfono che passa di mano in mano e le interferenze e gli schiamazzi degli avversari umani, rende decisamente divertente questa piacevole aggiunta. Alcuni dei quiz vocali sono di una semplicità disarmante, a volte quasi offensiva per un pubblico di età media. Il microfono, però, non riconosce le parole dei bambini sotto gli otto anni, probabilmente a causa della non precisione nello spelling o nell’eventuale, eccessivo schiamazzo. Strano, visto che la difficoltà del gioco è precipitata in maniera evidente. Anche il gioco principale sulle tavole risulta decisamente meno impegnativo, con un livello di difficoltà “normal” che equivale all’”easy” di Mario Party 5, stelle più facili da raggiungere e minigiochi con avversari praticamente fermi. “Per fortuna”, una difficoltà più impegnativa è acquistabile come bonus nella sezione Star Bank.
Microfono e nuovi giochi tra novità e ripetitività
Nella Star Bank vengono collezionate le stelle guadagnate, sotto forma di sommatoria dei punti ai termini delle sessioni di gioco che può essere reinvestita per acquistare bonus di vario genere: mini giochi, un personaggio in più e capitoletti di un extra narrativo che ha la forma di un bel libro con figure di cartoncino che si aprono in rilievo dalle pagine, con tanto di animazione che simula il tirare delle linguette di cartoncino. Qualunque sia la scelta di target del gioco, è cosa certa che Mario Party 6 non abbia goduto di un’attenzione produttiva e creativa dello stesso livello dei capitoli precedenti su aspetti centrali come quello dei mini giochi. Molti di questi sono divertenti e originali nella presentazione, ma scarsamente vanno al di la di meccaniche interattive identiche e si presentano comunque meno riusciti e sferzanti rispetto a quelli di Mario Party 5 o con livelli di interazione tra i giocatori mai complessi e divertenti come quelli del quarto capitolo della serie. Molti dei mini-games, da sempre il fulcro del gioco, sono creati con meno fantasia e cura che mai. Questo trova riscontro nell’aspetto grafico del gioco, specialmente per quanto riguarda i tabelloni. Non solo non si va oltre un modello troppo, troppo simile ai motori grafici per Nintendo 64, ma si va indietro. Per cromatismi, animazioni e pulizia e ricchezza grafica, Mario Party 6 è inferiore al quinto episodio, e questo stride particolarmente anche con i risultati ottenuti da giochi come Mario Tennis, oltre a rivelare che il microfono, più che potenziale trasformazione della saga, è una riverniciatura superficiale per un sequel messo su con avarizia produttiva.
Come i suoi prequel, Mario Party 6 è un multiplayer game divertente e entusiasmante. Le modalità single player e gli extra da sbloccare, per quanto ampliati, non sono che semplici extra. Questo sesto episodio introduce l'utilizzo del microfono: interessante, ma dall’attrattiva poco longeva. Nel frattempo, però, non solo smarrisce ogni minimo residuo di originalità rimasto nella saga, ma presenta il suo stesso fulcro - i mini-giochi - con variazioni più grafiche che nella sostanza. Un certo ristagno creativo si accompagna a una presentazione estetica mediocre. Come può un quiz sonoro essere completamente muto, solite vocine a parte? Come possono le tavole sembrare uscire a volte da un Nintendo64? Dove sono, in questo sesto episodio contemporaneo rispetto al bello sfoggio grafico di Mario Power Tennis, delle belle animazioni, una prospettiva dalla tavola e dialoghi parlati rapidi e funzionali, diversi a seconda delle situazioni? E dei bei pulsantoni animati con indicazioni minimali non sarebbero meglio delle solite e lunghe domande su ogni azione? Una bella rappresentazione artistoide del gioco da tavolo a la Paper Mario non sarebbe molto più godibile di questa realizzazione lasciata creativamente a metà, e realizzata con anonimi scenari? Forse è ora che Nintendo salti il prossimo, annuale episodio e si metta a lavorare per un paio di anni: la serie è sempre capace di intrattenere, ma è disperata di vere novità. In caso contrario bambini e adulti farebbero meglio,in futuro, a comprare giochi pick and play migliori, o a rispolverare i giochi da tavolo tradizionali. Per adesso, gli appassionati possono decidere se intraprendere la novità del microfono o tornare al quinto e più riuscito episodio.
Pro:
- In quattro giocatori il multiplayer è eccellente
- I mini giochi sono molti e simpatici come sempre
- L'aggiunta del microfono è accattivante
- La nuova modalità single player rende meno noioso il gioco in solitaria
- La novità del microfono perde mordente molto presto
- La cura nelle meccaniche dei giochi è scarsa, diventano ripetitivi
- La presentazione audiovisiva e dell'interfaccia necessita di rinnovamenti
- Il livello di sfida è precipitato
- Microfono a parte, è un passo indietro rispetto a Mario Party 4 e 5
Anno nuovo, Mario Party nuovo. La formula vincente non si cambia e la serie inaugurata nel 1999 su Nintendo 64 arriva al suo sesto, tradizionalissimo episodio su GameCube. Come sempre, in multiplayer per vocazione. Comandi vocali, alternanza giorno/notte e un nuovo single player mode spiccano in questo capitolo. Elementi che cambiano notevolmente l’interazione? Negativo. Nel bene e nel male, la materia prima di Mario Party non cambia. Come sempre, è una vasta serie di mini-giochi multigiocatore, alternati e fusi a un gioco da tavolo in versione elettronica. Il microfono e la modalità vocale sono un’introduzione interessante, ma non abbastanza coraggiosa e che sembra aver determinato anche un certo abbassamento della difficoltà e una presentazione se possibile ancora più adatta a un pubblico di giovanissimi. Mario Party rimane quindi un semplice upgrade dei capitoli precedenti, e non offre alcun motivo per conquistare nuove porzioni di pubblico. Quel che è peggio è che, seppure in questa nuova versione riverniciata il multiplayer resti di primo livello per la gioia degli appassionati, anche questi ultimi potrebbero trovare da ridire su molti aspetti di un sesto episodio e di una serie in cui la mancanza di innovazione inizia a pesare parecchio.