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Robotech: Battlecry

Uno degli anime più amati in assoluto ritorna sulle nostre pagine sottoforma di videogioco. Saltate a bordo dei robottoni di Robotech e correte a leggere la nostra recensione!

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   06/12/2002
Robotech: Battlecry
Robotech: Battlecry


Passando al gioco...
Chiuso il doveroso preambolo riguardante la nascita di Robotech come serie animata, passiamo al gioco realizzato dal team Vicious Cycle. La prima cosa da dire è che questo titolo si basa unicamente sulla prima delle tre "saghe" dell'anime, ovvero Macross. Nei panni del pilota Jack Archer, un personaggio inventato appositamente per l'occasione, dovrete partecipare all'epico conflitto che vede contrapposti i terrestri ai terribili Zentradi, una razza aliena formata da giganti privi di sentimenti. La guerra si combatte da una parte e dall'altra dando fondo agli strumenti più sofisticati e letali, che nel caso degli umani sono l'enorme fortezza SDF-1 (un'astronave di dimensioni spropositate, capace di trasformarsi in una specie di robot) e i caccia Veritech, velivoli agilissimi, che possono affrontare le battaglie in tre modalità differenti: Fighter, Guardian e Battloid. La prima è la configurazione di partenza, in forma di aereo: molto veloce e dotata di missili letali. La seconda è un misto tra aereo e robot, che vi permette di utilizzare missili meno potenti ma più precisi, oltre che raccogliere oggetti. La modalità Battloid (robot), infine, è decisamente la migliore per gli scontri ravvicinati, anche se non vanta una potenza di fuoco eccezionale. Nel corso della modalità Training avrete la possibilità di imparare a gestire le trasformazioni e prendere confidenza con il sistema di controllo, ma per capire davvero le potenzialità del vostro mezzo da battaglia dovrete lanciarvi nella mischia...

Robotech: Battlecry
Robotech: Battlecry


Change or die
Di solito il retro delle confezioni dei videogame è pieno di frasi ad effetto, e Robotech Battlecry non fa eccezione. In questo caso, però, l'affermazione "change or die" (trasformati o muori) non poteva essere più azzeccata. Non pensate di poter vincere tutte le battaglie utilizzando la stessa tattica e le stesse armi: dovrete cambiare approccio spesso, e il più delle volte avrete pochi decimi di secondo per decidere. In questo senso, le missioni più ricche di nemici sono la cosa migliore per capire: "agganciate" quanti più bersagli potete nella modalità Fighter e sganciate i missili. Alcuni Fighter Pod (navicelle da combattimento) Zentradi, grazie a delle manovre evasive, riescono a evitare di essere colpiti e si dirigono verso di voi. Quando la distanza diminuisce sensibilmente, passate rapidamente alla modalità Battloid e utilizzate il fucile per fare più danno che potete, grazie anche alla vostra maggiore agilità. Mentre l'unico superstite del vostro attacco si allontana, passate alla modalità Guardian e fate fuoco con i missili (che nel frattempo sono tornati disponibili) per spazzarlo via una volta per tutte. Complimenti, a questo punto siete entrati nello spirito del gioco. Ma provate a farlo mentre decine di Battle Pod vi inseguono e c'è da schivare i potentissimi laser delle navi madri Zentradi... Dovrete essere molto, molto veloci. Il sistema di controllo vi mette a disposizione un’infinità di manovre e, soprattutto, vi permette di combattere al meglio. Solo la modalità Guardian ha dei problemi al riguardo, visto che è necessario muovere il mezzo con lo stick analogico sinistro del Dual Shock 2, ma dosarne la velocità con il D-pad. Non molto comodo, in effetti.

Robotech: Battlecry
Robotech: Battlecry

L’aspetto tecnico

Ormai è chiaro che i nuovi giochi tratti dagli anime devono essere realizzati in cel shading, e Robotech Battlecry mostra ancora una volta quanto questo approccio grafico sia efficace nel rendere tutto quanto più simile possibile a un vero e proprio cartone animato. I diversi Veritech a disposizione del giocatore (che aumentano man mano che si procede), i veicoli nemici e le navi madri sono state disegnate in modo assolutamente fedele, e i fan della serie non potranno muovere alcuna critica a questo aspetto del gioco. Stesso discorso va fatto per le musiche: i compositori non hanno dovuto faticare molto, visto che hanno ripreso la colonna sonora dell’anime (remixandola in alcune situazioni) e si sono limitati ad aggiungere qualche effetto di media qualità. Il risultato, comunque, è eccezionale: affrontate una delle prime missioni, quella in cui dovrete battervi contro milioni di navi madri Zentradi, e le musiche non faranno che sottolineare l’atmosfera di disperazione e gravità della situazione. Per quanto riguarda le voci dei doppiatori, si alternano in quanto a qualità, annoverando alcune persone che hanno lavorato all’adattamento americano dell’anime.

Robotech: Battlecry
Robotech: Battlecry

L’aspetto tecnico


Conclusione
Se dovessimo consigliarvi un videogame tratto da un anime e realizzato di recente, Robotech Battlecry sarebbe il primo titolo da consigliare. E’ frenetico, impegnativo, divertente e ben realizzato. Non si tratta di un capolavoro, complici alcuni difetti (tra cui la presenza di una modalità a due giocatori povera sia dal punto di vista tecnico che dei contenuti), ma di un prodotto di buona fattura, lungo quanto basta e che talvolta darà del filo da torcere anche ai giocatori più smaliziati.

    Pro:
  • Grafica fedele all’anime
  • Grande atmosfera in alcune missioni
  • Combattimenti frenetici e veloci
    • Contro:
  • Bilanciamento della difficoltà un po’ particolare
  • Modalità a due giocatori poco interessante
  • Robotech: Battlecry
    Robotech: Battlecry

    C'è chi si lamenta del trattamento che le emittenti italiane riservano ai cartoni animati giapponesi, stravolgendone nomi e trama o, addirittura, tagliandone interi episodi. Forse, però, molti non sanno che anche negli USA accadono cose del genere, e che una serie di successo a volte non solo viene modificata, ma addirittura "accorpata" ad altre per sfruttare lo stesso nome. Se il robot giapponese Dairugger IV è diventato "Voltron" e sono stati inventati degli improbabili seguiti ribattezzando Arbegas e Golion rispettivamente come "Voltron II" e "Voltron III", il caso di Robotech è ancora più emblematico: tre serie distinte (Macross, Southern Cross e Mospeada) sono state "incollate" l'una all'altra, creando una storia "generazionale" completamente inedita e sfruttando le similitudini nel mecha design dei robot per rendere credibile il risultato. L'operazione ha avuto un successo enorme, e la realizzazione di Robotech Battlecry per i sistemi da gioco della nuova generazione ne è la prova lampante: a tanti anni dalla messa in onda dell'anime, il franchise non ha perduto la propria popolarità.