Il sesto episodio della serie, “The Ark of Napishtim”, è ambientato nel mondo di Estreria, per l’esattezza nell'arcipelago di Canaan, uno sperduto agglomerato di isolette semi-sconosciute. Il gioco riparte proprio da dove era finito Ys V e vede per protagonista ancora una volta il simpatico spadaccino dai capelli rossi, Adol Christin, il quale, con l’inseparabile amico Dogi, si trova coinvolto in una nuova entusiasmante avventura. Imbarcatisi a bordo della nave pirata dell’amica Terra e di suo padre per sfuggire alla cattura da parte di alcuni soldati che li avevano sorpresi in una taverna, i due compari decidono di puntare in direzione del cosiddetto “Vortice di Canaan” , per carpirne i segreti e scovare nuovi tesori. Purtroppo per loro,però, una volta giunti sul posto, l’imbarcazione che li ospita a bordo viene attaccata da una nave dell'impero di Romun. Durante la battaglia che ne consegue il povero Adol viene scaraventato in mare dal contraccolpo di una palla di cannone che colpisce lo scafo, e finisce per essere risucchiato dall’enorme Maelstrom marino. Il nostro amico dai capelli rossi verrà ritrovato giorni dopo svenuto sulla spiaggia di un’isola da due sorelle, Isha e Olha, appartenenti ad una razza umanoide chiamata Rehda, il cui aspetto è caratterizzato da lunghe orecchie e dalla presenza di una coda. La tribù dei Rehda fonda la propria esistenza su una società agricola che vive in perfetta armonia con la natura, lontano dal mondo civilizzato e dagli esseri umani. I Rehda, infatti, temono gli uomini, da loro ribattezzati “Eresians”, a causa dei problemi avuti con alcuni violenti soldati dell’Impero di Romun capitati sull’isola qualche tempo prima attraverso il vortice. Adol deve allora guadagnarsi la fiducia degli abitanti del villaggio e in particolare del capo locale, Chief Ord. Ancor prima di trovare il modo di tornare nel suo “mondo”.
L'isola che non c'è...
Il sistema di gioco di Ys VI non si discosta affatto dai suoi predecessori: alla “guida” di Adol, ci si muove per una mappa non molto grande, con una visuale pseudo- isometrica, esplorando delle aree non certo enormi, che tuttavia, data la struttura del gioco, non compromettono più di tanto il grado di interazione generale, alla ricerca di Item e quest da compiere. Così come nei vecchi titoli di Zelda, inoltre, ci sono locazioni da rivisitare più volte poichè necessitano di nuovi oggetti speciali per permettere ad Adol di arrivare a zone inizialmente inaccessibili. E numerosi dungeon. In The Ark of Napishtim sono proprio loro a farla da padrona. Oltre a consentire una certa varietà nel gameplay durante la fase di esplorazione, i dungeon possono offrire in molti casi alcune delle battaglie più divertenti di tutto il gioco. Alla fine di ognuno di essi, infatti, è presente un boss di livello da affrontare, e questa fase, nonostante i limiti imposti dalla struttura stessa del titolo Nihon Falcom, che fa si che i nemici attacchino secondo schemi predefiniti, è caratterizzata da un grado di difficoltà e divertimento tutt’altro che da sottovalutare. Ovviamente, come in ogni Action-Rpg della vecchia scuola che si rispetti, anche in Ys VI sono disponibili delle aree da superare in perfetto stile platform, con tanto di salti al limite dell’impossibile o mini-giochi stile Alundra. Oltre alle canoniche battaglie.
Il sistema di battaglia
La prima cosa che salta subito agli occhi una volta entrati nel vivo dello scontro sono le modifiche apportate dai programmatori al “Battle System”, definiamolo così, e al controllo del personaggio durante questa fase. Il vecchio sistema di combattimento in tempo reale è pressoché lo stesso dell’originale, ma adesso Adol ha un nuovo approccio nei confronti dei nemici. Se di solito al nostro eroe dai capelli rossi bastava in passato andare semplicemente incontro agli avversari per sferrare i suoi colpi di spada, senza la pressione di alcun tasto da parte del videogiocatore, ora è quest’ultimo a decidere quali attacchi effettuare smanettando sul joypad. In questo modo, oltre ad assumere un controllo più totale sul personaggio, si ha la possibilità di sferrare colpi a dir poco devastanti. In Ys VI sono state infatti implementate una serie di combo da eseguire con la pressione continua o alternata dei vari tasti del controller. Premendo ad esempio il tasto di “attacco” subito dopo quello “salto”, infatti, Adol può eseguire due tipologie di colpi aerei: nel caso in cui l'attacco viene eseguito mentre il Pg stà compiendo il salto verso l’alto avremo un attacco “rotante”, mentre se lo si esegue dopo il balzo (quindi in fase discendente, diciamo così) avremo un colpo verso il basso “a taglio”. Pigiando invece ripetutamente il tasto “attacco” da terra è possibile eseguire una sequenza di tre/cinque colpi concatenati, a seconda del potere elementale della spada in nostro possesso.
Crescita del personaggio
Nel gioco, infatti, sono presenti tre tipi diversi di spade, ognuna delle quali legate ad un elemento specifico che le caratterizza (vento, fulmine e fuoco), chiamate “Emelas Swords”. Queste armi, oltre a consentire l'esecuzione di spettacolari ed efficaci magie, sono upgradabili grazie ad un sistema di Level-up che si basa sulla raccolta degli stessi elementi che compongono le spade sul campo di battaglia. Ogni nemico ucciso lascia sul posto dell’Emelas oltre ad altri Item, e una volta recuperata la giusta quantità di materiale utile, diventa possibile potenziarle. Ed è questa un’altra delle novità più interessanti di questo sesto episodio della serie. Inutile aggiungere poi come a seconda del nemico che abbiamo dinanzi, una spada legata ad un determinato elemento può avere più efficacia rispetto ad un'altra con “parametri” differenti. Il sistema di crescita del personaggio è invece rimasto invariato. Sconfiggendo i nemici che ci si trova davanti durante l’avventura si ottengono dei punti esperienza utili per incrementare il proprio livello di Hp nonché quello di Attacco e Difesa. Quest’ ultimo parametro può essere a sua volta potenziato attraverso l’acquisto di nuove armature e scudi. previa opportuna disponibilità di danaro, anch’esso recuperabile dagli avversari uccisi.
Restyling grafico
Per quanto riguarda l’aspetto tecnico nulla da eccepire. Konami ha operato molto bene ricreando alla perfezione lo stile dell’originale pur sostituendo alcuni elementi bidimensionali della versione Pc. Un esempio? Al posto dei personaggi 2D tradizionali abbiamo ora dei modelli poligonali dal look un tantino più adulto ma tuttavia che ben si integrano con il contesto in cui si muovono. Ne consegue una grafica piacevole e molto colorata, nonché di sicuro impatto visivo pur nei limiti consentiti dall’Old style che, come detto, caratterizza Ys. Le ambientazioni sono molto dettagliate e le due città presenti nel gioco sono discretamente curate in molti particolari. La stessa cosa la si può evidenziare anche per Adol e soci (splendidi gli artwork che caratterizzano i vari personaggi e che appaiono nei box di dialogo), nonché per i nemici e i Boss di fine dungeon. Il comparto audio è azzeccatissimo, e a Konami va dato merito di aver ascoltato, cosa purtroppo rarissima in questo ambiente, le richieste dei fans di Ys, contrari ad ogni riedizione della colonna sonora. come prospettato in un primo momento dalla sofcto di Metal Gear. che ha quindi deciso di mantenere quelle musiche originali della versione PC che tanto avevano appassionato gli utenti asiatici con i suoi motivetti molto “16 Bit”. Viceversa è stato invece realizzato un doppiaggio vocale per tutti i personaggi presenti nel gioco, compresi i Npc secondari, ovviamente in inglese (di italiano nel gioco ci sono solo i testi). Qui si nota un ottimo lavoro compiuto dai doppiatori, veramente bravissimi nello svolgere il proprio compito, anche se qualche accento creato per evidenziare l’appartenenza a razze diverse di alcuni Pg appare un tantino forzato.
Conclusioni
Ys: The Ark of Napishtim rappresenta per certi versi quello che è stato a suo tempo Alundra per Psx: una ventata di “aria fresca” dal… passato. In un’ epoca in cui se un gioco non presenta un engine tridimensionale che muove milioni di poligoni su schermo ed un gameplay sofisticato, viene guardato di traverso dalla massa, un titolo che punta tutto sull’immediatezza, sullo spirito del “divertimento senza fronzoli” tipico di molti vecchi giochi a 16Bit, paradossalmente non può non rivelarsi quasi un piacevole novità. Nonostante una trama non certo complessa o coinvolgente (ma d’altronde è o non è un Action-Rpg?), ed una longevità limitata a sole quindici-diciotto ore di gioco, Ys VI riesce a conquistare il videogamer grazie ad una giocabilità, come detto, semplice e divertente, ed ai suoi personaggi tutto sommato discretamente caratterizzati e simpaticissimi. Insomma, l’ultima produzione Konami si rivela a nostro parere una piacevole variante ai “soliti” sofisticati Rpg 3D di nuova generazione. Consigliato.
- Pro:
- Divertentissimo da giocare.
- Personaggi molto carini.
- Localizzazione in italiano.
- L’old style ha sempre il suo fascino.
- Contro:
- La grafica old style potrebbe non piacere a tutti.
- Poco longevo.
Ys è da sempre considerata una delle migliori saghe di Action-Gdr in ambito videoludico e può vantare una enorme cerchia di fans praticamente in tutta l’Asia, dove il titolo in questione è considerato un autentico marchio di “garanzia” quasi alla stregua di un FF, e negli USA. Nata su Pc nel lontano 1986, la serie, con la conversione proprio del primo episodio, Ancient Ys: Vanished Omens sulle principali console dell’epoca (Nes, SEGA Master System e Pc Engine), è cresciuta di anno in anno riscuotendo sempre maggior successo, passando da una piattaforma all’altra fino ad arrivare ai giorni nostri e a questo ultimo capitolo che ci accingiamo a recensire per la Ps2.