Wārudo Sakkā Uining Irebun. Una frase che anche chi è totalmente a secco di giapponese probabilmente conoscerà, visto che si sprecano le volte in cui gli amanti di lunga data di Pro Evolution Soccer l'hanno sentita pronunciare. Parole che ricordano anni in cui la versione "migliore" del gioco non si chiamava così, fatti di salti mortali per riuscire a reperire quella nipponica, storicamente superiore in giocabilità alla controparte pubblicata in Europa, prima che Konami decidesse di renderle abbastanza simili al punto da smettere di giustificare operazioni d'importazione. Anni fatti di ricerche disperate di patch traduttive via Internet, per riuscire a digerire a dovere menu e nomi altrimenti rappresentati in kanji. Anni vissuti nel segno di un grande eroe che oggi manca a tutti quanti noi, il telecronista giapponese Jon Kabira insieme alla sua carica di simpatia, ormai rimpiazzato dai commentatori locali ma il cui ritorno farebbe piangere di gioia i numerosi fan occidentali, contenti di non capire un'acca delle sue variopinte espressioni. Goal Storm, Winning Eleven, Pro Evolution Soccer. Chiamatelo come volete, per noi inguaribili amanti del magico mix tra pallone e videogiochi avrà sempre un posto nel nostro cuore.
La storia di Pro Evolution Soccer. Il calcio secondo Konami, da Goal Storm fino a PES 2014
Dal Giappone con furore
Partiamo dal principio, precisamente dall'anno 1995. PlayStation era appena arrivata sul mercato e Sony sapeva benissimo che la strada per il successo sarebbe passata anche attraverso un pallone calciato da 22 persone su un rettangolo d'erba.
Per attirare a sé i fan di uno sport storicamente amato dai videogiocatori di tutto il mondo, l'azienda giapponese trovò terreno fertile nella connazionale Konami, che aveva in piedi ben due studi per creare giochi di calcio: uno a Tokyo, conosciuto come KCET, e uno a Osaka, individuato invece col nome KCEO. Una differenza importante, perché nei primi anni qui in Occidente la confusione tra i due team regnò spesso sovrana, vista la poco felice decisione di localizzare dalle nostre parti le due diverse visioni calcistico-videoludiche con l'uso dello stesso nome, International Superstar Soccer. Ma i giocatori seppero discernere a dovere tra l'impronta arcade di KCEO e quella simulativa di KCET, individuando in quest'ultimo team quello del proprio cuore. Dopo il primo Goal Storm, quello che in patria era ormai conosciuto col nome Winning Eleven piombò inesorabile anche in Europa, portando con sé una freschezza nelle meccaniche di gioco mai vista in precedenza, al punto da permettere a Konami il lusso d'inserire nomi fittizi di squadre e giocatori trascurando le licenze ufficiali, storicamente in mano alla concorrenza. La scelta di sviluppare in esclusiva su PlayStation permise alla console di avere un validissimo alleato su cui contare, dando contemporaneamente modo a Konami di cavalcare l'onda del successo senza limiti della console targata Sony.
Sul tetto del mondo
Mentre la serie FIFA cominciava ad annaspare, a fine anni '90, tra le schiere di appassionati di calcio virtuale si era ormai diffusa l'idea secondo la quale la nicchia di pubblico di Winning Eleven era quella costituita dai veri "intenditori" di pallone, ben lieti di lasciare la serie FIFA al pubblico mainstream.
Con la complicità di Konami, che continuava a proporre una versione europea al di sotto di quella giapponese, i fan della serie non perdevano occasione di appropriarsi di qualsiasi incarnazione del gioco arrivasse sul mercato. Perfino quelle dedicate alla sola J-League giapponese. Tutto pur di vedere i progressi compiuti dal team di sviluppo sul gameplay di quella che diventò la simulazione di calcio regina. Gli anni successivi all'arrivo di PlayStation sulla piazza diedero modo alla serie PES di farsi conoscere sul mercato globale, per poi dominare un'intera generazione dopo aver fatto un tuffo senza alcuno schizzo d'acqua nella generazione di PlayStation 2. Il modo in cui il gioco sapeva coniugare divertimento e simulazione, del resto, riusciva a toccare vette mai viste prima in un calcistico, e non a caso titoli come Winning Eleven 6 Final Evolution sono ancora oggi ritenuti dagli amanti della serie quelli più belli dell'intero pacchetto sfornato da Konami. La società giapponese ottenne così un vero e proprio plebiscito da parte della critica e del pubblico, che le permise di arrivare a insidiare le vendite di FIFA, cosa fino a qualche tempo prima semplicemente impensabile. Nonostante PES fosse (per ovvi motivi) per Sony un'esclusiva da non perdere, Konami dimostrò negli anni successivi di avere piani diversi, iniziando a muovere i primi passi con la serie calcistica anche su PC e Xbox, nelle cui versioni erano però presenti evidenti problemi di conversione.
Maledetti binari
Se pochi anni prima era stato il passaggio generazionale a dare un'ulteriore spinta al successo di PES, con l'avvento di PlayStation 3 e dell'attuale generazione videoludica le cose cambiarono radicalmente: per i fan, che nel frattempo potevano godere di un'esperienza alla pari tra le varie piattaforme, e per Konami, chiamata a confermare l'eccelso livello raggiunto in quel momento, mentre Electronic Arts tentava di raccogliere i cocci della serie FIFA.
"Legnoso", "poco simulativo" e "impacciato" sono stati solo alcuni dei modi in cui il gameplay di PES è stato descritto attraverso la fase più buia della serie di Konami, coincidente più o meno con la fine della passata decade. Il tentativo di fornire un sistema di controllo a 360 gradi è stato infatti per anni una vera e propria chimera, inseguita dal team giapponese con estrema fatica e senza successo, mentre su FIFA David Rutter e i suoi facevano passi da gigante. Non a caso, proprio sui binari e sulla fluidità del gioco si è combattuta gran parte della battaglia tra le simulazioni calcistiche dell'attuale generazione, con evidente imbarazzo per Konami nel non riuscire a debellare definitivamente l'eredità della precedente tecnologia. Il tutto nonostante le promesse della mente dietro l'intera serie, Shingo "Seabass" Takatsuka, che di anno in anno anticipava in primavera la possibilità di vedere in autunno un PES rinato, per poi mostrare solo qualche leggero passo in avanti. Troppo poco, in confronto a quelli che per la concorrenza erano invece veri e propri salti. Anche i fan più agguerriti iniziarono a convincersi che Konami si fosse adagiata sugli allori, risultando in alcuni casi inspiegabilmente pigra. Come nella gestione delle rose delle squadre all'interno della versione finale del gioco, puntualmente pubblicate da FIFA già aggiornate alla chiusura del mercato estivo del 31 agosto, mentre i fan di PES erano costretti ad aspettare la prima patch per avere tutti i trasferimenti.
Questione di test... imonial, atto secondo
La serie PES ha potuto contare su testimonial famosi solo in tempi successivi alla sua nascita. Il primo titolo della serie a mostrare una faccia famosa è infatti stato PES 3, affidatosi al nostro arbitro Pierluigi Collina. Proprio di questi giorni è la notizia secondo cui PES 2014 tornerà all'antico, in quanto non avrà alcun calciatore sulla copertina, completamente dedicata alle stelle della Champions League, competizione presente con licenza esclusiva. Ecco la lista dei personaggi del mondo del calcio che sono comparsi sulle varie copertine di PES sul nostro mercato:
PES 3 - Pierluigi Collina
PES 4 - Pierluigi Collina, Thierry Henry, Francesco Totti
PES 5 - Pierluigi Collina, Gianluigi Buffon
PES 6 - Luca Toni, Adriano
PES 2008 - Cristiano Ronaldo, Gianluigi Buffon
PES 2009 - Leo Messi
PES 2010 - Leo Messi, Alessandro Del Piero
PES 2011 - Leo Messi
PES 2012 - Cristiano Ronaldo
PES 2013 - Cristiano Ronaldo
Voglia di rivincita
Dopo aver portato nelle ultimissime edizioni qualche bagliore di speranza, Konami ha ora un estremo bisogno di dimostrare le sue possibilità di rivalsa nei confronti di FIFA, dal canto suo già proiettato verso l'uscita su PlayStation 4 e Xbox One.
Per farlo, il team giapponese ha deciso di affidarsi a qualcuno che di videogiochi ne sa parecchio, prendendo in "prestito" il Fox Engine di Hideo Kojima, usato per realizzare Metal Gear Solid V. Un'operazione che ha visto un grande impegno anche da parte dei programmatori al lavoro su PES, i quali hanno modificato sensibilmente il motore grafico in modo che possa adattarsi, si spera perfettamente, all'esperienza di gioco legata al titolo calcistico. Di pari passo con l'uso del Fox Engine, è inoltre arrivata ormai da tempo la notizia secondo la quale PES 2014 non uscirà su PlayStation 4 e Xbox One. Una decisione con cui Konami ha in realtà ancora una volta diviso le schiere di appassionati, che sperano comunque di rivedere i fasti del Winning Eleven che fu. Se da un lato la scelta può sembrare un clamoroso autogol, dall'altro si può apprezzare la coraggiosa presa di posizione di Konami, che ha deciso d'investire tutto sull'attuale generazione prendendosi il tempo necessario per una vera e propria rifondazione, che probabilmente con la testa rivolta alla next-gen non sarebbe potuta avvenire. Stavolta più che mai, la posta in ballo sarà altissima, ma l'impressione è che con PES 2014 la serie possa definitivamente rientrare sulla giusta carreggiata.