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Le 10 cose che odio di PES

Quando il gioco si fa duro, uno inizia a stufarsi!

SPECIALE di Massimo Reina   —   26/01/2014

Forse saremo ripetitivi nell'evidenziarlo a ogni articolo, ma è indubbio che da anni la serie di PES abbia perso lo scettro di miglior simulazione calcistica in favore di FIFA. Nel tentativo di rimonta e di riprendersi il trono, Konami ha spesso commesso degli errori madornali, dapprima cercando di scimmiottare il FIFA del passato, vale a dire quello tutto orpelli ma dalla giocabilità arcade delle generazioni pre-Xbox 360 e PlayStation 3, e dopo tentando improbabili ibridi fra realismo e semplicità di manovra.

Le 10 cose che odio di PES

Da quest'anno però la musica sembra cambiata e Konami sembra aver compreso davvero che se vuole risalire la china deve riprendere il filo interrotto qualche anno fa con PES 6, ripartendo dalle meccaniche e dalla struttura di gioco di gioiellini del calibro di Winning Eleven 2000 U-23 Olympic su PlayStation, e Pro Evolution Soccer 2 su PlayStation 2. Per queste ragioni il quattordicesimo capitolo regolare della serie ha costituito per la serie una sorta di reboot, l'anno zero che ha sancito, o dovrebbe farlo nelle intenzioni degli sviluppatori, un ritorno alle origini. Pertanto tenendo bene in mente questo aspetto, nella nostra recensione, chi scrive e Antonio Fucito hanno cercato di scindere l'affetto per una saga storica, dai fatti, e di essere un tantino benevoli su certe piccole pecche proprio in considerazione della natura del prodotto. Ma dopo decine e decine di partite, disputate rigorosamente a livello di difficoltà massima e con i controlli full-manual, dopo giornate trascorse a sfidare gioco o amici, sono venuti fuori dei difetti che era impossibile riscontrare in un breve lasso di tempo. E quando troppe cose che non vanno saltano all'occhio, e l'esasperazione inizia a prendere piede, allora da semplice appassionato, ogni bel discorso va a farsi benedire. E anche chi ama svisceratamente la serie e le concede sempre una chance, finisce prima o poi per lanciare il pad per aria.

Le dieci cose che odiamo del nuovo PES, perché la passione per il calcio non ammette mancanze

Top pleier

La palla è rotonda è un modo di dire molto diffuso nel mondo del calcio, e serve a indicare la natura imprevedibile di questo sport, dove il più piccolo talvolta può battere il più grande, puntando sul gioco di squadra e sull'organizzazione tattica. In realtà come disse una volta il mitico Giovanni Trapattoni, "la palla non è sempre tonda, a volte c'è dentro il coniglio", cioè l'episodio fortunato, ma soprattutto la giocata del campione.

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Nel calcio vince infatti chi quella palla la sa fare rotolare in porta e tenerla bene fra i piedi. In poche parole, quelle squadre che hanno i Messi, i Ronaldo, i Tevez, gli Higuain o i Ribery, quello che quando ride sembra che abbia un cruciverba in bocca, come dicono a Roma. Il top player, come va di moda chiamarlo oggi, è colui che in barba a tutto e tutti ti manda in barca le difese e ogni progetto tattico attentamente studiato a tavolino.(1) In PES questo concetto è stato forse amplificato a dismisura, al punto che basta fare una manciata di partite per rendersene conto: tutti vogliono il Real Madrid o il Barcellona, o in terza battuta il Bayern di Monaco. Con loro tutto diventa più facile: gli atleti di queste squadre corrono più veloce, hanno grande tecnica e sono più forti fisicamente, non c'è storia. L'unico modo di ostacolarle è quello di scegliere uno squadrone che possa tenergli testa, ma questo porta poi a disputare sempre le solite sfide: Real-Barcellona, Barcellona-Bayern Monaco, Real-Bayern. Quanto appena descritto si sublima nelle sfide che avvengono quotidianamente sui server di mezzo mondo. Chi scrive non è un grande estimatore del gioco online, non perché lo ritenga superfluo o poco interessante, ma solo perché è abituato da sempre a preferirgli di più i classici tornei dal vivo con gli amici. Tuttavia non disdegna ogni tanto di fare una capatina sulla rete, per esigenze di lavoro o per pura curiosità. Insomma, per dirla tutta, quando non ha un accidenti da fare, va online e fa qualche partita.

Le 10 cose che odio di PES

E lì, con PES, le gare classificate si sono rivelate spesso una sorta di terno al lotto. (2) Non solo per via dell'inerzia esasperata e del fastidioso lag, ma anche per via degli avversari che troppe volte ci si trova ad affrontare. Come nei forum di mezzo mondo anche sui server di PES la fauna di videogiocatori è piuttosto variegata, ma la parte del leone la fanno i cheater, i cosiddetti "bimbominchia esagitati". Questi si distingue dal bimbominchia normale per la caratteristica di partire in quarta coi proclami di vittoria prima di una gara, lanciare due o tre bestemmie per aver subito i primi due gol dopo pochi minuti di partita, e sclerare dopo cinque secondi in cui non riesce a infilare mezza azione, arrivando perfino a far rallentare la connessione coi torrent per arrivare a quittare bellamente, e non farti vincere normalmente. (3) Viceversa se le cose gli vanno bene adotta sempre la solita strategia: pressing costante e altissimo, approfittando del lag che impedisce spesso a chi lo subisce di evitarlo magari con un lancio filtrante e relativo contropiede (nemmeno il tempo di pigiare l'apposito tasto che la palla se la sono portata già via) e giochetti non scriptati come il trucco dell'alzarsi la palla in mischia per liberarsi dei difensori avversari. Insomma, uno già non ama l'online, se poi si fa di tutto per renderlo odioso, siamo messi male.

Il gomblotto

Certo, a essere sinceri non è che giocando offline con gli amici, a casa loro, la situazione migliori. Pure lì per esempio c'è sempre la sola dietro l'angolo. Chi, infatti, non ha fra i suoi compari quello un poco isterico, che nonostante magari abbia raggiunto una certa età è rimasto pure lui un po' bimbominchia, e pur di vincere ricorrerebbe a qualsiasi trucco? Compreso l'editare al massimo i valori dei suoi beniamini dopandoli all'inverosimile, salvo poi negare pure l'evidenza dopo che la sua Atalanta ha battuto a sorpresa 8-0 il Manchester United. E se gli si chiede di mostrarti i valori dei calciatori della sua squadra è pronto a nasconderli anche col corpo, esclamando con la classica faccia da pesce lesso "mi offendi, non ti fidi di me!".

Le 10 cose che odio di PES
Le 10 cose che odio di PES

Noi in redazione conosciamo gente che è ricorsa ai trucchi più subdoli pur di non cedere, compresa l'interruzione della corrente tramite switch del contatore, e dunque conseguente spegnimento della console: con la scusa di dover andare in bagno urgentemente a inizio secondo tempo mentre era sotto di tre reti, il bamboccione ne aveva approfittato per compiere indisturbato il gesto estremo. Va bene, qualche esagitato dirà che per vincere ci vogliono pure gli arbitri di parte. D'altronde in Italia, dove spesso si cerca una scusa per mascherare i propri limiti e per evitare di riconoscere la forza altrui, quella di dare del cornuto e venduto al direttore di gara è una prassi consolidata da decenni. (4) E in PES non è che le ex giacchette nere, ormai dal look più multicolor del guardaroba di Cristiano Malgioglio, facciano qualcosa per smentire questa teoria del complotto tutta italica. Anzi, spesso sembrano volerla avvalorare: capita così soprattutto nella partite online di ritrovarsi abbattuti da un difensore avversario con un intervento kamikaze mentre ci si trova praticamente lanciati a rete, e di vedersi assegnato al massimo una punizione, senza che l'autore del fallo venga espulso come invece meriterebbe. Di contro si può essere sanzionati col rosso per falli di poco conto. A questo si aggiunge quello che è certamente il "bug del gol fantasma". In pratica ci è capitato di calciare al volo da fuori area, vedere la traiettoria della conclusione deviata da un difensore e, con la classica botta di culo "TanZiaNa", osservare la sfera insaccarsi in rete dopo aver toccato il palo, salvo poi rimanere attoniti nello scoprire che invece del gol l'arbitro faceva ripartire l'azione con un calcio d'angolo! Se nei freddi pomeriggi d'Inverno sentite strane urla disumane provenire da fuori, non abbiate paura: non è Vento Grigio che annuncia, ululando, un attacco degli Stark, ma il vostro vicino di casa che strilla frasi apparentemente senza senso come "complotto" o "cornuto", accompagnate da una sequela di epiteti all'indirizzo del videogioco. Ecco, evitare di rovinare la salute di molti utenti rivedendo il metro di giudizio degli arbitri in queste e altre circostanze, come nel caso della regola del vantaggio, e dare la possibilità ai giocatori di poter selezionare il direttore di gara come accadeva nei vecchi episodi della serie, distinguendo ognuno di loro con vari livelli di severità e bravura, sarebbe da parte di Konami cosa buona e giusta. E nemmeno un qualcosa di complesso da realizzare.

Il fisico da domatore di vongole

Talvolta giocare a PES, come abbiamo appena visto, può costituire quasi una prova di maturità spirituale, di quelle viste in decine di film fantasy: "per diventare un guerriero impavido dovrai superare le Paludi di Moldor, il Labirinto dei Troll, L'antro del portiere addormentato e oltrepassare la Tana del bimbominchia assatanato".

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(5) A rendere il tutto più complicato ci si mettono pure certe lacune nell'intelligenza artificiale. "I giocatori sono liberi di fare quello che dico io" disse una volta l'inossidabile Giovanni Trapattoni. Fosse così pure in PES saremmo a cavallo. E invece dopo un certo numero di partite subentra quello che in FIFA viene chiamato momentum e che condiziona pure qui l'esito di un match. Ali che improvvisamente scattano a casaccio, medianacci che cominciano a effettuare giocate alla Pirlo e difensori fino a un attimo prima attenti e precisi, che in un amen subiscono un'involuzione tale da ridurli a delle belle statuine. Nei videogiochi sono i dettagli che a volte fanno la differenza, e in un prodotto dalla fama di PES non si capisce come certi particolari non possano essere più curati. Ad esempio non comprendiamo perché pure l'atteggiamento tattico di una squadra possa scombussolare certe meccaniche di gioco. Cambiando schemi e posizione ad alcuni calciatori ci è capitato di vederli rimbambire di sana pianta, come se trovarsi in una posizione differente rispetto a quella originale (ma che secondo i parametri che hanno e l'indicazione del doppio ruolo potrebbero ricoprire benissimo) diventasse per loro una sorta di frustrante novità. E prima dell'ultimo DLC al cambio di strategia e all'attivazione di schemi personalizzati corrispondevano pure vistosi rallentamenti.

Le 10 cose che odio di PES
Le 10 cose che odio di PES

Nel nuovo PES, Konami ha giustamente voluto dare più peso a una certa fisicità nei contrasti di gioco. Il calcio è uno sport di contatto, per cui la scelta ci pare azzeccata. (6) Il guaio è che buona parte degli atleti del videogioco ha il fisico del domatore di vongole piuttosto che quello di uno sportivo vero e proprio. Non ci riferiamo alle proporzioni, ma proprio alla resistenza fisica. Ragion per cui basta mezza trattenuta alla maglia, anche a quella di un calciatore possente, per farlo desistere dal portare avanti un'azione. Il che alla lunga può risultare fastidioso e suscitare una certa frustrazione, specie per chi si impegna come un matto a premere tutti i tasti del pad che nemmeno una combo di Street Fighter, per cercare di inventarsi una finta efficace per saltare l'uomo. A chi scrive queste situazioni ricordano la mitica scena del film di Indiana Jones, quella nella quale un tizio armato di spada gli si para davanti, fa una serie di evoluzioni con l'arma come se potesse far fuori Indy con un colpo di sciabola, salvo poi crollare per terra come un salame dopo una annoiata pistolettata dell'archeologo. Certo, si potrebbe ricorrere al trucchetto citato prima, quello di alzarsi la palla di tacco, ma per i puristi ciò è impensabile, giustamente. (7) A scombussolare ulteriormente i piani c'è poi, spesso, pure il "pippa player", o meglio, il portiere scemo. Anni fa Luca Marchegiani, attuale opinionista Sky ed ex portiere della Lazio, era stato ribattezzato "saponetta" da quelli della Gialappa's Band per via del fatto che ogni tanto in partita aveva qualche incidente di percorso, lasciandosi sfuggire la palla dalle mani dopo un'uscita. Quelli di PES non sono propriamente così, ma certo ci mettono del loro e potrebbero essere definiti più pisoloni, almeno sui pallonetti. Capaci di mirabolanti parate sule staffilate da fuori area, in grado di far bestemmiare anche il più raffinato e moderato dei giocatori, si perdono talvolta in un bicchiere d'acqua quando vengono scavalcati da un semplice, innocuo pallonetto da dentro l'area di rigore. L'utente, che magari si è sbattuto due ore a pianificare uno schema valido per arginare le giocate degli attaccanti avversari e per segnare la rete del vantaggio, si ritrova così perplesso a fissare con lo sguardo inebetito il suo estremo difensore imbambolato come colto da paralisi prendere gol, con l'aria del tizio che sembra chiedersi se quella cosa rotonda che gli stava passando sulla testa era un UFO.

L’allegro chirurgo

Il fatto di dover costruire l'intero impianto da zero con il FOX Engine ha impedito ai grafici di focalizzarsi troppo su taluni aspetti del gioco, come per esempio l'implementazione della pioggia e di altri effetti meteorologici. L'introduzione di questi elementi avrebbe generato, pare, la necessità di ripensare una serie di variabili da ricostruire completamente con il nuovo motore.

Le 10 cose che odio di PES

(8) Quindi giocando a PES c'è sempre bel tempo come nemmeno ai Caraibi: che la partita si disputi nel profondo nord siberiano o in Sud America, il cielo sarà sempre sereno o poco nuvoloso, ma in ogni caso non pioverà o nevicherà mai. Il che non solo non va certo a vantaggio del realismo, ma priva i videogiocatori dell'opportunità di poter rivivere virtualmente quanto accade in decine e decine di match invernali. Giocare su un campo sempre perfetto implica la mancanza di quelle difficoltà tipiche di quegli scontri che avvengono su un terreno di gioco reso invece pesante dalla pioggia o scivoloso dal ghiaccio. Anche questi sono elementi importanti per un titolo sportivo, perché servono pure a misurare le capacità tecniche di un utente. Un po' come in quei giochi di guida dove la variabilità delle piste e dell'aderenza delle auto sui tracciati, dovuti alle condizioni meteo variabili implicano una certa bravura da parte dei piloti nel venire a capo di una gara. In quei casi si è costretti a scegliere bene le gomme, alcuni asset del veicolo e a guidare con una certa attenzione, adottando strategie differenti a seconda del caso. Allo stesso modo, nel calcio un allenatore può prediligere un centrocampo più fisico rispetto a una mediana tecnica, che faticherebbe a far girare la sfera, e impostare una gara di attesa, per cercare di sfruttare i calci piazzati e il gioco aereo per provare a venire a capo della partita. La speranza è che in futuro non solo vengano reintrodotte pioggia e neve, ma che queste ultime siano soggette a un meteo dinamico condizionato magari dalle reali previsioni del tempo della regione in cui si giocherà. Il tutto determinato da una rapida connessione con qualche apposito servizio online.

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Uno dei punti di forza della produzione di Konami è da anni il potente editor interno. Con un po' di pratica e tanta pazienza grazie a lui si possono riprodurre fedelmente decine e decine di maglie e giocatori in ogni minimo particolare. In giro per il web si trovano perfino delle guide dettagliate e dei tutorial per ricostruire al meglio le facce dei calciatori, (9) specialmente quelli scoperti da licenza ufficiale presenti nel titolo Konami (la software house ha rilasciato un DLC che ha sistemato comunque diversi volti). D'altronde nel vedere i propri beniamini con delle facce gommose e somiglianti agli zombi di The Walking Dead, piuttosto che ai calciatori che dovrebbe rappresentare, scatta qualcosa nella mente di alcuni utenti, che sentono quasi un impulso irrefrenabile per dare sfogo all'artista che è in loro. Al punto da spingerli a trascorrere giornate intere a editare piuttosto che a giocare delle partite. Ore e ore per posizionare al meglio l'angolatura dell'occhio di Paolo Cannavaro o la punta estrema del labbro sinistro di Benatia, oppure nel cercare di ricreare la propria faccia e quella degli amici. Magari per rifare anche nel gioco la squadra di calcetto o quella del paese, e fargli sfidare le big d'Europa. Chi scrive, a suo tempo uno dei più fanatici dell'editing, specie su PC, si dilettava perfino a ricreare i call name dei calciatori, quelli pronunciati dal telecronista di turno durante l'azione a partita in corso. Spesso, nel caso degli amici, pure coi soprannomi. E poi striscioni, maglie, cartelloni a bordo campo, di tutto e di più. Ma a questo punto, se tanto mi da tanto, non era forse meglio comprarsi Barbie Stilista o La Vita di Emma: Professione Infermiera?

Te lo commento io

Come detto, l'immedesimazione è uno degli elementi chiave di un gioco sportivo, e un ruolo fondamentale lo esercita anche la telecronaca. Più è dinamica, coinvolgente, più questa risulta piacevole, facendo accanire gli utenti e dandogli la sensazione di seguire un match vero in televisione. Noi in tal senso ricordiamo con affetto e un pizzico di nostalgia le incomprensibili telecronache del grande Jon Kabira, con i suoi proverbiali "gooooool!" urlati assieme a una serie di frasi che mischiavano giapponese, italiano o inglese.

Le 10 cose che odio di PES

Ricordate le sue esultanze vocali in Winning Eleven 6, con tanto di coretto sulle note del cancan, o incitamento all'Italia ("Oohh, Forza Italia, Forza azzurri!"), al Giappone, alla Francia? Termini come "shutoo!", "yellow cardo" e mille altri che sembravano in dialetto siculo o napoletano, sono entrati ormai nel cuore degli appassionati storici della serie. Incomprensibile o meno, quello di Kabira è da sempre uno dei migliori commenti della storia dei videogiochi di calcio. Puntuale, ficcante, ironico ma al contempo incalzante e presente in ogni singola azione. (10) In questi anni il commento italiano è certamente migliorato, arricchendosi di tante nuove frasi e interventi, ma purtroppo non siamo ancora ai livelli di quello giapponese. Tralasciando gli errori relativi alla descrizione di un'azione piuttosto che di quella che si sta davvero verificando sul campo, la telecronaca del duo Pierluigi Pardo e Luca Marchegiani manca di una certa dinamicità, e ogni tanto sembra prendersi qualche pausa di troppo. Ad ogni modo, siamo certi che ci sono molti altri particolari che hanno fatto arrabbiare, o lo fanno tutt'ora, anche voi, e che vi fanno urlare ai quattro venti perché nessuno faccia qualcosa (l'ultima patch di Konami, come accennato poc'anzi, pare che non abbia risolto affatto molti dei problemi elencati in questo articolo). E allora usate pure il nostro forum, se vi va, per dire a tutti quello che odiate o amate di Pro Evolution Soccer.