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Diario del capitano

DIARIO di La Redazione   —   29/07/2000

Diario del capitano

Come molti di voi già sapranno il giudice federale Marilyn Patel aveva emesso qualche giorno fa un'ingiunzione che condannava il popolare Napster a cessare le proprie attività, ritenute illegali, entro le nove di questa mattina (orario italiano). Ecco, invece, arrivare un inatteso contrordine: per il momento il Napster non chiude. Lo hanno deciso due giudici federali della corte d’appello. La Napster Inc. continua ad avere, per ora, la possibilità di offrire il suo servizio agli utenti della rete. La notizia ha, ovviamente, destato particolare imbarazzo alla Recording Industry Association of America che aveva già cominciato a sorridere all’idea di non dover più pensare a questo piccolissimo programmino che ha avuto la capacità di sconvolgere il mondo della musica. Purtroppo per le case discografiche americane così non è andata e questo scontro tra la lobby musicale e Shawn Fanning, autore del celebre programma, sembra destinata a continuare ancora per un bel po’ di tempo. Oltre oceano, ma anche in Europa, le proteste degli utenti di Napster non si erano fatte attendere, i 20 milioni di utilizzatori del programma, inferociti, avevano minacciano di boicottare il "sistema discografico". Insomma, la domanda che tutti si pongono è molto semplice: "la prima sentenza aveva fatto giustizia"? Il Napster merita di essere criminalizzato? E coloro che lo utilizzano? La situazione è molto delicata ed un diario del capitano non è sufficiente per parlare approfonditamente di un problema così serio e importante come quello degli mp3, del software "non originale" o dell'eccessivo prezzo di CD musicali, software e via dicendo. Un cosa è certa, il caso Napster è la dimostrazione che la tecnologia, l'innovazione, la rete crescono e si rinnovano con un ritmo molto più veloce di quello che sono capaci di sostenere i detentori del potere, del controllo di un determinato mercato. Nel caso del Naster le case discografiche non sono state in grado di anticipare i tempi, di fare attente previsioni, di capire che il futuro della musica è la rete. Far morire il Napster è una battaglia persa già in partenza, vuol dire semplicemente uccidere il capostipite di una serie di programmi, ad esso simili, che invaderanno il web nell’immediato futuro. Il vero problema del mercato della musica non è la creatura di Shawn Fanning ma l’eccessivo prezzo dei Cd musicali e la voglia da parte degli appassionati di poter avere a casa propria, comodamente seduti, la propria canzone preferita semplicemente con un click. Cosa ci offrirà in futuro il mondo della musica? Come verranno distribuite le canzoni e soprattutto da chi? Sono grandi interrogativi che solo il tempo potrà risolvere ma qualcuno spieghi a chi ha la facoltà di prendere decisioni così importati che il tempo su Internet scorre molto più velocemente rispetto al mondo reale!