Diario del Capitano
Leggo un interessante articolo di qualche giorno fa, che parlava di giochi e della loro utilità nell'insegnare ai più giovani, ma non solo, la gestione di più problemi contemporaneamente, e la gestione dell'attenzione.
L'articolo, che si può leggere sul Technology Review, a dire la verità si riferisce a giochi più semplici, quali i remake dei vecchi classici, ma il discorso non è dissimile. Il presupposto però, manifestato con orgoglio, della ricerca effettuata, ha un che di inquietante, a partire da uno dei termini utilizzati: attenzione parziale continua. Il che, in una lettura personalissima si può tradurre con "ogni tanto butta un occhio a tutto".
L'articolo poi parla di gestione dell'attenzione, di stimoli continui, della ricerca continua di stimoli e del loro controllo. In altre parole, ciascuno di noi riceve molti più segnali, e il nostro modo ricevrli si sta evolvendo in modo da poterli gestire nel modo migliore. Con l'attenzione parziale continua: termine che, me lo concederete, ha un che di inquietante. Parziale e Continua. Non so per quale motivo, ma la prima cosa che mi viene in mente è quando a scuola si giocava a battaglia navale mentre il professore spiegava, guardando ogni tanto la lezione giusto per essere sicuri che non dicesse cose troppo complicate. Sento che dovrei essere felice per questa conquista evolutiva del pensiero umano. Ma l'idea di schiere e schiere di persone che vivono la loro vita facendo più cose contemporaneamente non mi entusiasma. Forse perchè tutto sommato, in fondo alla mia coscienza (o per meglio dire, quando una parte della mia attenzione è libera) rifletto ancora su di una convinzione retaggio della saggezza popolare: due metà non fanno un intero.
Ai posteri l'ardua sentenza... magari telefonando e guardando la TV nel frattempo...
Massimiliano Monti, responsabile editoriale area PC.
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