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Diario del Capitano

DIARIO di La Redazione   —   13/09/2003

Diario del Capitano

Nelle ultime due settimane ho assistito e vissuto con un certo piacere ad un febbrile aumento delle attività. Il tanto atteso settembre è arrivato e mai come quest'anno è stato così generoso di novità e sorprese. E' un vero peccato non poterne ancora discutere insieme ma sappiate che al momento giusto tutto verrà, come sempre, raccontato.
Un fatto curioso che vale la pena di riportare è l'incontro, quasi dieci anni dopo, con un vecchio compagno di giochi e scorrerie sulle praterie delle BBS (le BBS stanno ai primi anni novanta come il web sta al 2003).
Ricorrerà infatti casualmente tra pochi mesi il decennale dell'Italian Crackdown o, se preferite, il decennale di quando "lo Stato italiano incontrò per la prima volta il fenomeno degli hacker". Era il 1994 e l'Italia, incredibilmente, si stava distinguendo sul panorama internazionale per una concentrazione di menti telematiche di degnissimo livello. Caso volle che molte di queste menti fossero volte al "male", ovvero ad una "lievissima" forma di pirateria che prendeva il nome di Blue Box, Phreaking, CC Cracking ecc.ecc. Ma io mi ricordo l'aria che si respirava e non era aria di sovversione, ma semplicemente di "avventure nelle inesplorate e non regolamentate terre dell'informatica online". Internet era ancora lontano un paio d'anni e chi voleva staccarsi dal proprio appartamento e girare il mondo lo poteva fare con un modem 9600 o 14400, magari USRobotics, che allora rappresentava il non-plus-ultra delle marche per modem (e pensare che oggi i modem te li regalano).
Il mio primo modem 14400 a correzione d'errore di marca anonima costò seicentomilalire, vale a dire oltre trecento euro di oggi.
Erano gli anni del film "War Games - Giochi di guerra" con un giovanissimo Matthew Broderick che giocava con il computer e il telefono rischiando di scatenare una Terza Guerra Mondiale "termonucleare globale".
Quindi tra il serio e il faceto in Italia coltivava questa base di giovani menti informatiche che avrebbero potuto creare la culla di una Silicon Valley all'italiana (alla fin fine Bill Gates, alle sue origini, non è stato un po' hacker?). All'alba di un bel giorno piovoso di inizio estate, ricordo, la legge si abbattè senza alcuna pietà da nord a sud, franando dentro le case degli studenti di mezza Italia sequestrando indiscriminatamente floppy, computer, modem e prese multiple - perchè non si sa mai cosa potessero nascondere dentro!
Nel giro di una settimana due generazioni di informatici telematici, colpevoli e meno colpevoli, comprese tra i 15 e 25 anni, furono spazzate via insieme all'intera rete di BBS e l'Italia perse almeno quattro anni nella crescita del suo humus informatico online, risvegliandosi solamente dopo che un tal Nicky Grauso ebbe il coraggio di fondare VideoOnLine, nella lontana Sardegna.
Erano degli anni che non ripensavo a quei momenti, e la visita fortuita del mio vecchio e quasi dimenticato amico, mi ha fatto ricordare tutti i racconti ascoltati in quei giorni di tensione dai protagonisti, sia vittime sia sopravvissuti.
Mi viene in mente una frase sempreverde "Il sonno della ragione genera mostri". Allora in un'orgia di legalizzazione fu sopravvalutato il fenomeno e lo Stato decise di intervenire con il pugno di ferro, anzichè con quello di gomma. E' un problema di percezione, o forse un caso. Ma mai intervento di polizia informatica fu più capillare e ben fatto, specie se confrontato con l'apparente incapacità odierna di arginare la pirateria (e non parlo del P2P, ma delle organizzazioni illegali a scopo di lucro che fanno contraffazione e vendita) che affligge ogni città italiana.
Se vi interessasse il tema trattato in questo diario, e voleste approfondirlo, vi suggerisco un libro di Carlo Gubitosa dal nome inequivocabile "Italian Crackdown" edito da Apogeo. Sempre con lo stesso nome "italian crackdown" potete fare una ricerca su Google, stupendovi della quantità di risultati.

Andrea Pucci, editore Multiplayer.it

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