Liane, babane e pulsanti laterali
La meccanica del gioco tenta di affrontare il platform da una prospettiva nuova. Donkey Kong, infatti, viene controllato quasi esclusivamente tramite i pulsanti laterali L e R. Se si trova a terra, il bottone L lo fa spostare a sinistra e il bottone R a destra. Premuti insieme, i bottoni determinano il salto del gorillone. Ma una volta arrampicato sui paletti che si dipanano in verticale, il gameplay si mostra per quello che è in realtà. Premendo i tasti laterali controlleremo le rispettive zampe anteriori del personaggio, facendolo aggrappare sul sostegno su cui si muove la zampa in quel momento e determinando quindi, per combinazione, lo spostamento di Donkey. La pressione in simultanea dei bottoni laterali, potenziabile con il tasto A, genera un attacco capace di mettere KO i nemici. Si tratta di un concept molto originale che, com’è tipico, risulta difficile da trasporre in parole ma si dimostra intuitivo e coinvolgente quando le mani si muovono sul pad. Naturalmente, la curva di difficoltà è modellata su quella di apprendimento, così da avere prime sfide molto semplici e “da scuola guida” prima di cimentarsi nelle più complesse e appaganti acrobazie promesse dal gameplay. Sul versante estetico, è interessante notare come Donkey e la cricca di personaggi a lui familiari sopravvissuti al divorzio con la Rare siano stati ridisegnati con un look decisamente più classico e cartoonesco rispetto allo stile renderizzato e simil-fotorealistico degli episodi curati dalla ex second-party, di cui è stata fatta piazza pulita.
Donkey Kong: King of Swing ha una meccanica originale quanto inusitata, che dimostra la capacità di Nintendo di scommettere su idee nuove e accattivanti per tentare di costruire titoli freschi e solidi, dall’appeal e dal sapore dei classici in cui è la meccanica a prevalere sugli orpelli. Non resta che attendere per attestare la riuscita o meno di questa operazione in cui il lavoro sporco, ma divertente, lo fanno le scimmie.
La presenza dell’accattivante quanto inusuale Donkey Kong: King of Swing era completamente inaspettata. Nei cinque titoli presenti all’E3 in cui compare, il gorillone che ha condiviso i natali con Mario conferma una sua vera e propria rinascita e fa pensare anche a che genere di appeal possa generare. La meccanica di King of Swing tenta di sposare il platform inteso come genere di tempismo con il puzzle a tema ritmico. Per Kong si tratta infatti di ondeggiare di paletto in paletto, evitando o attaccando nemici, raccogliendo banane e bonus e compiendo acrobazie di volta in volta più spettacolari. Il tutto, semplicemente attraverso l’uso dei tasti laterali L e R. Sembra quindi che Donkey Kong, per Nintendo, sia diventato ufficialmente quello che per qualche anno è stato Wario sul GameBoy o anche Yoshi: un personaggio dal franchise minore di pesi massimi come Mario o Link, ma non per questo marginale. E - forse proprio per questo - deputato a quel genere di scommesse sul gameplay che generano spesso inaspettati hit o concept originali.