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E3 2019, tra dubbi e conferme

Su carta potrebbe essere l'edizione più debole, ma l'E3 rimane fondamentale. Francesco racconta perché.

VIDEO di Francesco Serino   —   20/05/2019

L'E3 sta per tornare da noi, e noi stiamo per tornare da lui. La partenza per Los Angeles si avvicina, lì ci attende un'edizione dello storico Electronic Entertainment Expo molto particolare, per certi versi a prima vista meno interessante delle edizioni precedenti. Manca Sony e PlayStation, quindi niente luci blu per l'illuminazione del Los Angeles Convention Center; stessa cosa Microsoft ed Electronic Arts che, come da qualche anno a questa parte, mostreranno i loro prodotti lontani dai padiglioni della fiera.

EPICENTRO

Su carta, erano anni che l'E3 non appariva così dismesso, da quando l'organizzazione con un colpo di genio abbandonò per un anno il Convention Center per spalmare la fiera lungo Santa Monica, ma questo non lo rende inutile, anzi. Nonostante le assenze sempre più pesanti, nonostante il glamour dei primi anni sia solo uno sbiadito ricordo, nonostante il numero degli espositori e dei giochi mostrati non sia più quello di una volta, nonostante non ci siano nemmeno più le booth babes, l'E3 rimane un momento unico ma fortunatamente ripetibile per l'industria del divertimento elettronico. Where business gets fun, questa la tagline utilizzata dall'expo nei primi anni del nuovo millennio, e nonostante sia stata abbandonata già da qualche tempo, rimane per noi il vero obiettivo di tutta questa enorme e per alcuni oramai inutile giostra. Non sarà più quello di una volta, e questo è davanti agli occhi di tutti, ma è all'E3 che la stragrande maggioranza di chi lavora nella videogame industry si raduna, ed è l'E3 per questo l'unico epicentro in cui non si può di fatto mancare. I giochi, per certi versi, assumono quasi un ruolo secondario visto che è possibile vederli successivamente in tanti press tour diversi, se non addirittura già visti prima della fiera stessa come sempre più di sovente accade. Il meglio di questo E3 è nelle strette di mano, nello scambio di opinioni con colleghi e figure chiave dell'intrattenimento elettronico, e nel caso dei giapponesi anche nell'usare dozzine di biglietti da visita... mai scordarsi di porgere il proprio davanti a uno sviluppatore orientale. L'E3 a volte raggiunge l'apice davanti a una sigaretta fuori dall'area espositiva, quando a chiederti d'accendere sono gli sviluppatori di Stalker in vena di rivelazioni o i due ragazzi di Creative Assembly con i quali hai provato il gioco ma non hai avuto il tempo per quelle domande a cui tanto tenevi. Non più una fotografia del presente, ma un continuo dialogo sul futuro: ecco cosa è diventata oggi questa fiera. Chi si limiterà a guardare gli schermi, probabilmente sarà anche quello che se ne lamenterà alla fine, tutti gli altri riporteranno nei propri uffici un'esperienza fondamentale per poter scrivere gli articoli di domani. L'E3 deve cambiare, profondamente, ma non può scomparire e per questo serve anche il supporto dei big: una vetrina come questa, una volta lasciata morire, è davvero difficile da rimettere in piedi.