Ma andiamo al cuore della questione, parlando della nostra esperienza ludica con GTA: Vice City Stories. La prima missione che abbiamo avuto modo di provare ha dato dimostrazione di una maggiore complessità rispetto al prequel, nel quale gli incarichi erano tutto sommato abbastanza brevi e diretti. Costretti a recuperare un quantitativo di droga, abbiamo cominciato dapprima inseguendo il percorso di una barca in macchina, sfrecciando sulla strada costiera e cercando di non perderla di vista: questo ci ha permesso di notare la buona sensazione di velocità e lo stabilissimo frame rate del gioco, notevole soprattutto a fronte del gran numero di elementi su schermo (traffico, pedoni e parti dello scenario). Quando il nostro obiettivo ha attraccato vicino ad un’imbarcazione più grande, non ci è rimasto che prendere una rampa a tutta velocità e salire a bordo in pieno stile GTA, con tanto di slow motion ad enfatizzare il nostro volo. Una volta sopra, è venuto il momento di proseguire a piedi, freddando tutti gli scagnozzi che trovavamo sulla nostra strada: in questa fase, Vice City Stories ha dato sfoggio di un sistema di puntamento più elaborato e di un livello di difficoltà ben calibrato, che ha reso piacevole il nostro iter omicida. Raggiunta la stiva e raccolto il pacchetto, abbiamo concluso la missione inforcando una moto trovata in un container e saltando giù dalla nave. Altro giro, altra corsa: nella seconda missione avevamo il compito di distruggere alcune antenne della polizia, sfruttando un elicottero per raggiungere i tetti ed abbatterle poi a suon di lanciarazzi. La presenza di velivoli è una novità assoluta per il franchise su PSP, che nonostante il minor numero di tasti riesce a gestirne il movimento in maniera più che egregia. Ad ogni antenna distrutta aumentava l’interesse delle forze dell’ordine nei nostri confronti, tanto che alla fine del lavoro avevamo carri armati, elicotteri e militari alle nostre calcagna. Dopo un rocambolesco atterraggio e il furto di una vettura, ci siamo recati nel più vicino pay’n’spray per azzerare l’indicatore di criminalità, completando la missione (il tutto tra gli applausi degli addetti Rockstar, visto che siamo stati gli unici ad arrivare vivi fino alla fine al primo tentativo). Si concludeva così la nostra breve ma significativa esperienza con GTA: Vice City Stories. Il gioco ci sembra un deciso improvement rispetto al prequel, in termini sia grafici che ludici, potendo contare su un reparto cosmetico assai più elaborato e su un gameplay apparentemente più vario e profondo. Il 20 ottobre è vicino, rimanete sintonizzati su queste pagine in attesa della nostra recensione.
Con una release prevista per il 3 novembre, GTA: Vice City Stories è un titolo completo a tutti gli effetti, che aspetta solo di essere dato in pasto ai fan della serie criminale Rockstar. Proprio per questo motivo, i produttori del gioco ci hanno concesso di affrontare due missioni intere, che verosimilmente dovrebbero rappresentare una sintesi delle novità di maggior rilievo del prodotto. Come è ben noto, GTA: Vice City Stories prende luogo nella città del vizio nel 1984 (due anni prima dell’originale gioco per PS2) e mette l’utente ai comandi di Vic Vance, massiccio ex-militare con una spiccata attitudine alla malavita. Carismatico al punto giusto, il nostro protagonista è affiancato da tutta una serie di personaggi grotteschi e divertenti, primo tra tutti il fratello Lance: oltre a costituire una figura esilarante nel corso delle sempre ottime cutscenes, questi si inserirà spesso di prepotenza all’interno delle missioni vere e proprie, quasi sempre andando a creare pasticci che sarà poi compito del giocatore mettere a posto.