Travis Grady fa il camionista. Di notte non riesce a dormire perché è tormentato da incubi e ricordi della sua infanzia, così non è un caso che si ritrovi letteralmente distrutto alla fine dell'ennesima giornata di lavoro. Il tempo è quello che è, piove a dirotto, e così decide di prendere una scorciatoia verso la sua ultima tappa, quindi fa per attraversare la città di Silent Hill. Prima di riuscirci, però, accade qualcosa di strano: la figura di una bambina gli si para di fronte, costringendolo a inchiodare, e poi sembra sparire nel nulla. Travis scende dal camion e procede a piedi, nel tentativo di trovare la ragazzina e accertarsi che stia bene. A un certo punto si rende conto che quella che sembrava nebbia in realtà è fumo: in lontananza vede una casa in fiamme, e sembra che ci sia ancora qualcuno dentro... la bambina di prima. Ma com'è possibile che ora si trovi a terra, al primo piano della casa, ricoperta da gravissime ustioni? Uno dei tanti misteri da svelare...
Il gioco
La struttura di Silent Hill: Origins non si discosta molto da quella a cui la serie Konami ci ha abituato, con il protagonista che deve esplorare location più o meno grandi facendo riferimento alle mappe che di volta in volta si trova a raccogliere. Ogni luogo va "risolto" nei suoi enigmi, negli oggetti e nei nemici che nasconde, in un crescendo che ci svela la verità un frammento alla volta. Tra le novità introdotte con questo episodio troviamo sicuramente la possibilità di spostarsi liberamente fra la Silent Hill "nebbiosa" e quella "bruciata", attraverso gli specchi. Si tratta di un espediente che gli sviluppatori hanno inventato per aggiungere qualcosa alla classica ricerca degli oggetti e delle porte aperte: in un piano della realtà abbiamo un passaggio bloccato, mentre dall'altra parte lo stesso passaggio è libero e ci permette di raggiungere una zona da cui è poi possibile tornare alla dimensione precedente, magari con una chiave che apre la porta. È cambiato anche l'approccio al combattimento: Travis se la cava alla grande con i pugni, ma può anche utilizzare tantissimi oggetti come armi. Bastoni, piedi di porco, bisturi, coltelli, persino aste per flebo possono essere maneggiati per mettere al tappeto gli avversari, con l'unico problema di possedere una resistenza all'uso limitata: dopo un numero variabile di colpi, l'arma si rompe. Oggetti più pesanti, come televisori o casseforti, possono essere anch'essi utilizzati in modo offensivo, "a colpo singolo", e possono eliminare i nemici immediatamente. Ci sono poi diverse armi da fuoco, alle quali vanno abbinate le giuste munizioni, utilizzabili tramite un inedito sistema di aggancio del bersaglio, che ci rende molto più precisi che nei precedenti Silent Hill. Relativamente alle armi, il gioco ha un comportamento strano: all'inizio è davvero complicato cavarsela, visto che ci sono pochi oggetti in giro da poter raccogliere, ma dalla seconda metà dell'avventura cominceremo ad avere l'inventario pieno zeppo di roba da poter scagliare contro i mostri che popolano la città.
Da PSP a PS2
La versione PSP del gioco è da considerarsi uno dei titoli migliori per la console portatile Sony. Grafica e sonoro agiscono in sinergia per creare un'atmosfera unica, ricca di tocchi di classe, assolutamente inquietante. Le emozioni la fanno da padrone, soprattutto se si gioca al buio e con gli auricolari: in questo modo, Silent Hill: Origins si rivela davvero un'esperienza eccezionale e coinvolgente, da provare ad ogni costo. Nel passaggio verso PlayStation 2, purtroppo, è triste notare che gli sviluppatori dei Climax Studios non si siano impegnati al massimo. Se da un lato abbiamo delle texture migliori, dall'altro la grafica spesso e volentieri appare troppo sgranata, al di là di effetti ricercati per rendere bene l'atmosfera del gioco. I modelli poligonali sono più sofisticati, bisogna darne atto, e il design in generale è pur sempre ottimo. Terrificante su PSP, terrificante su PlayStation 2: in questo senso, non ci sono differenze fra le due versioni. E non ci sono differenze neppure per quanto concerne il sonoro, un capolavoro di Akira Yamaoka che conquista grazie a canzoni, musiche ed effetti realizzati e "dosati" con maestria. Il sistema di controllo pare non sia stato ottimizzato per l'uso con lo stick analogico sinistro del Dual Shock 2, ma soprattutto la gestione della visuale è mediocre. Su PSP si poteva solo centrarla, e lo stesso è stato fatto su PS2, rinunciando a risolvere uno dei problemi del gioco: bastava assegnarne la gestione allo stick destro, come accade nella maggior parte dei giochi, perché non si verificassero una serie di problemi soprattutto durante i combattimenti. Infine, bisogna tener conto del fatto che Origins non è certo l'episodio più lungo della serie Silent Hill: per completarlo bastano alcune ore, se non ci si blocca, il che può andar bene solo in un ambito portatile. In definitiva, ci troviamo di fronte a un prodotto irrinunciabile per i fan di Silent Hill che non possiedono una PSP, mentre chi non apprezza la serie difficilmente riuscirà a ignorare alcuni fastidiosi difetti.