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Internet, Kickstarter e il misterioso caso della sviluppatrice di nove anni

Si trasforma in polemica la campagna Kickstarter di una bimba di nove anni che vuole dimostrare ai fratelli di poter creare un gioco di ruolo

NOTIZIA di Mattia Armani   —   27/03/2013

Il progetto Kickstarter in favore di una bambina (presumibilmente) desiderosa di creare un gioco di ruolo ha scatenato un putiferio incredibile. La campagna incriminata chiede 829 dollari per mandare Kenzie Wilson a un corso di game design dedicato gli RPG ma la presenza di un tier da 10.000 dollari e l'identità di chi ha lanciato la campagna hanno scatenato discussioni accese nelle tre community più attive e critche del web, ovvero Reddit, NeoGAF e 4Chan.

L'autrice della campagna è infatti la conosciuta imprenditrice Susan Wilson, madre della bimba oggetto del finanziamento, che non ha certo bisogno di 829 dollari per incrementare l'educazione della figlia. Ma la Wilson assicura che non c'è niente di strano nel suo gesto e che le trasgressioni che le sono state attribuite da Kickstarter e dalla rete sono assolutamente false. Il motivo fondante della campagna sta nella volontà della piccola Kenzie Wilson di pagare da sola il corso, senza l'aiuto della ricca genitrice, ed è per questo che Susan Wilson si è rivolta alla piattaforma di crowd-funding. Inoltre, afferma qualcuno, la campagna non infrange alcuna regola di Kickstarter visto che promette un gioco e mette bene in chiaro che sarà un gioco pensato da una bambina. Ma il superamento dei 20.000 dollari, avvenuto grazie all'intervento di sviluppatori forse incuriositi dalla peculiare campagna, ha avuto un impatto tale da coinvolgere l'intera vita di Susan Wilson che è stata addirittura accusata di comportamenti scorretti in relazione a un vecchio accordo per la gestione degli affari Kinkos.com.

Secondo alcune voci la Wilson avrebbe comprato il dominio Kinkos.com per venderlo alla compagnia per 100 milioni, ma l'imprenditrice ha affermato che è assurdo e che, tra l'altro, non è così ricca come molti pensano solo per essersi fatta fotografare con Warren Buffet. La donna ha affermato che la sua start-up LivePrint.com, lanciata con 12 milioni di dollari, avrebbe dovuto essere il lato online di Kinkos diventando appunto Kinkos.com. Ed è la compagnia che, sfruttando la crisi del web del 2000, ha "fregato" LivePrint.com e tutti coloro che erano coinvolti nel progetto. Ovviamente è difficile capire la verità, persa tra le affermazioni dell'"imputata" e le presunte scoperte della grande rete. L'unica cosa certa è che l'unica infrazione palese dei termini di Kickstarter sembra essere lo spam eccessivo dell'imprenditrice, che ha palesato il progetto a tutti i propri contatti celebri, ma non appare un'infrazione tale da gridare allo scandalo. Nel frattempo la Wilson ha dichiarato di voler portare fino in fondo la campagna di finanziamento e sta cercando un modo per devolvere in beneficienza o comunque in progetti utili tutto il denaro in eccesso rispetto agli 829 dollari che servono al progetto della figlia.

Fonte: Kotaku
Link: Kickstarter