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Servizi di abbonamento simili a Xbox Game Pass finiranno per ammazzare il mercato dell’usato in mano a Gamestop?

Riusciranno i negozi a contrastare l'ampliarsi del mercato digitale?

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   01/03/2017

A ben vedere Xbox Game Pass non è una grossa novità in termini concettuali (nel mondo dei videogiochi esistono già altri servizi di abbonamento come EA Pass), ma solo un'accelerazione importante verso la trasformazione definitiva del mercato videoludico resa possibile dal digital download.

Come già scritto, Xbox Game Pass, per 9,99 dollari, consentirà di giocare gratuitamente a oltre cento titoli per Xbox One e Xbox 360, questi ultimi in retro-compatibilità, con accesso illimitato per tutta la durata dell'abbonamento. Quando partirà il servizio, questa primavera, ogni mese verrà rinnovato parzialmente l'elenco dei titoli disponibili aggiungendone di nuovi e rimuovendone altri. Insomma, di dubbi ce ne sono pochi su come funzionerà, anche se manca ancora qualche dettaglio e, soprattutto, va chiarito quando sarà lanciata la versione Windows 10, che unirà ancora di più Xbox al mondo PC.

Non stupisce che a subire le conseguenze dell'annuncio sia stata per prima un'azienda come Gamestop, dato che il suo business principale, ossia la vendita dell'usato, entrerà da subito in contrasto con il sistema di abbonamento di Microsoft.

Come mai? Pensateci bene: Xbox Game Pass toccherà relativamente il mercato dei giochi nuovi, anche se è ovvio che con tutti quei titoli a disposizione a un prezzo così basso, molti utenti diventeranno più restii ad acquistare delle novità a prezzo pieno. Il vero colpo lo riceverà invece il mercato dell'usato, che si vedrà attaccare lì dov'è più forte: la vendita di titoli di catalogo. In primo luogo, pagando un abbonamento di pochi euro i giocatori avranno accesso ad alcuni dei titoli che non hanno voluto comprare a prezzo pieno, ma che potenzialmente avrebbero preso in considerazione in un secondo momento, rivolgendosi magari proprio all'usato per risparmiare qualcosa.

Inoltre, a differenza che con l'usato, con gli abbonamenti i publisher riceveranno qualcosa indietro per i loro titoli, quindi, nel caso la formula prendesse piede, sarebbe nel loro interesse farli entrare nel servizio il prima possibile; non appena cioè le vendite a prezzo pieno iniziassero a scendere verso quota zero. Si tratterebbe insomma di un buon modo per continuare a monetizzare su titoli che già hanno esaurito la loro parabola commerciale a prezzo pieno, invece di farli diventare beni da cui trae sostentamento solo chi li vende di seconda mano.

Va anche detto che un abbonato avrebbe molte meno motivazioni per comprare un titolo usato, perché, come già detto, avrebbe subito a sua disposizione moltissimi giochi e, soprattutto, perché sarebbe cosciente che prima o poi avrà anche quelli che non vuole comprare.

Certo, sicuramente l'usato non morirà, ma alla lunga (diciamo nel giro di qualche anno), potrebbe essere fortemente ridimensionato dall'affermarsi di simili servizi (pensate se anche Nintendo e Sony facessero lo stesso). In fondo non sarebbe nemmeno una novità: da quando hanno preso piede i servizi di streaming video online, chi si ricorda più che un tempo si potevano affittare i film da Blockbuster e simili? In effetti, quante videoteche hanno fatto fallire?