La Corte di Giustizia di San Paolo, in Brasile, ha sentenziato che Sony non ha il diritto di bloccare una PS5 da remoto, nonostante il suo proprietario abbia violato i termini di utilizzo della console. Secondo la corte, infatti, si tratterebbe di una punizione troppo severa rispetto al reato commesso. Si tratta, inoltre, sia di una sentenza valida retroattivamente, sia di una decisione che potrebbe fare giurisprudenza anche a livello internazionale.
Sony, ma anche gli altri produttori di console, infatti, non sono nuovi a bloccare una macchina in seguito ad una violazione dei termini di utilizzo. Si tratta di una pratica estrema, utilizzata per coloro che si "macchiano" di comportamenti giudicati gravi. Ma si tratta anche di una punizione che spesso colpisce in maniera dura non solo colui che ha commesso il reato, ma anche tutti i suoi familiari che utilizzano la medesima PlayStation 5 e magari hanno anche contribuito ad acquistarla.
Secondo il giudice Anderson Antonucci della Corte di Giustizia di San Paolo si tratta, quindi, di una punizione decisamente sproporzionata rispetto al gesto che l'ha causata. "È come se qualcuno bloccasse le funzioni di una TV dopo aver violato i termini di utilizzo di un servizio in streaming come Netflix," è stata la linea di pensiero che ha guidato la sentenza.
Questa sentenza dovrebbe valere anche retroattivamente, andando a sbloccare quelle PS4 che sono state bloccate negli anni scorsi per motivi similari.
Cosa ne pensate di questa decisione? Ha fatto bene il giudice o Sony (Microsoft e Nintendo) ha bisogno di un modo più efficace di punire i trasgressori oltre al semplice ban dell'account che può essere aggirato in un attimo?