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The Raven: Eye of the Sphinx, recensione

KING Art Games torna in gioco nel segno del giallo con una trilogia che fa subito centro

RECENSIONE di La Redazione   —   02/08/2013
The Raven: The Eye of the Sphinx
The Raven: The Eye of the Sphinx
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Sovrappeso, in là con gli anni, quasi del tutto calvo e provvisto di folti baffoni da buon'anima: non è proprio il ritratto del tipico protagonista di un videogioco. Eppure il poliziotto Anton Jakob Zellner è l'eroe di The Raven: Legacy of a Master Thief, almeno fino al punto in cui, come promettono gli sviluppatori, vedremo la storia da un altro punto di vista. Forse già nel prossimo episodio. Ma per il momento è Zellner a viaggiare da Zurigo al Cairo, prima a bordo del leggendario Orient Express e poi di una nave da crociera. Si apre quindi con un lungo viaggio la nuova avventura dei creatori di The Book of Unwritten Tales, che si lasciano alle spalle le atmosfere fiabesche per coinvolgerci nei complessi meccanismi del giallo.

The Raven: Eye of the Sphinx, recensione

Zellner stesso è un vorace lettore di gialli, in particolare di quelli firmati da un'anziana scrittrice, Lady Clarissa Westmacott, che viaggia proprio a bordo dell'Orient Express, anche lei diretta al Cairo. Con la benedizione di Agatha Christie, evocata da queste due lampanti citazioni, Zellner ha due missioni importanti da compiere. La prima è quella di aiutare il famoso ispettore dell'Interpol Nicolas Legrand a difendere un gioiello noto come Eye of the Sphinx, in viaggio verso il Cairo per una mostra, e la seconda, legata alla prima, è dimostrare il proprio valore ottenendo il favore dell'ispettore, che sulle prime non prende affatto sul serio Zellner e le sue aspirazioni investigative. Ma testardo com'è e dotato di capacità deduttive pari solo ai suoi modi educati, Zellner è pronto ad affrontare qualunque difficoltà. E ne avrà parecchie davanti a sé, a partire dal ritorno di Raven, il ladro gentiluomo che tutti credevano morto proprio per mano di Legrand, e che invece sembra tornato sulle scene. Poco tempo prima di questo viaggio infatti, qualcuno con la stessa maschera di Raven aveva rubato al British Museum di Londra il gioiello gemello di quello diretto al Cairo. Ecco perché tutti temono che sia ora sulle tracce dell'altro prezioso. D'altronde la piuma nera che ha lasciato come firma sulla scena del crimine pare confermare che si tratti proprio di Raven. Ma il modus operandi non coincide. Questo ladro è spietato e non si fa scrupoli a uccidere. E il quadro si complica con gli eventi che sconvolgono il viaggio di Zellner, alle prese con un mistero sempre più complesso e dai contorni ambigui. Una storia difficile da raccontare quindi, che gli sviluppatori di KING Art Games distillano però con sapienza, e che ad ogni risposta fa sorgere nuovi interrogativi. C'è grande passione per i gialli e competenza narrativa dietro questo The Raven: Legacy of a Master Thief. Perciò fate il biglietto e salite a bordo: il viaggio riserva ancora molte sorprese.

The Raven: Eye of the Sphinx inaugura con successo una trilogia adventure che promette molto bene

Permette una domanda?

Prima di imbarcarsi per il Cairo, e contro il parere dell'ispettore Legrand, l'ostinato Zellner compie un gesto rivelatore. Di nascosto da tutti prende le medicine per il cuore che porta sempre con sé e le getta in mare. Le medicine sono il simbolo di un destino che altri hanno scelto per lui, quello di gentile poliziotto che può misurarsi solo con le inezie della quotidianità.

The Raven: Eye of the Sphinx, recensione

Gettandole a suo rischio e pericolo (il rischio di scegliere la propria strada a dispetto di tutto) Zellner fa una scelta cruciale rispetto al proprio conflitto interiore, e si dimostra profondamente umano. KING Art Games ha creato così un personaggio che può durare ben oltre lo spazio di una trilogia e speriamo sappia impiegarlo a dovere, magari facendoci sapere qualcosa di più sul suo passato, per esempio come mai non è sposato. Ma è soprattutto nelle interazioni fra Zellner e gli altri personaggi che scopriamo il suo carattere e, per contrasto o affinità, quello dei suoi interlocutori. Il più importante è senza dubbio l'ispettore Legrand: compassato, inflessibile e distaccato all'apparenza, ma roso dentro da un dubbio che mina la sua sicurezza di facciata. L'ispettore deve infatti la propria fama all'uccisione del ladro noto come Raven, ma ora che questo sembra tornato sulle scene, Legrand si sente un impostore, ed è perciò ossessionato dall'idea di catturarlo. Ne ha fatto insomma una questione personale. Lui e Zellner non sono quasi mai d'accordo, in particolare sul presunto ritorno del ladro, e i loro incontri/scontri diventano eccitanti duelli di arguzia e forza di personalità.

The Raven: Eye of the Sphinx, recensione

D'altronde i dialoghi sono al centro di The Raven: Legacy of a Master Thief e occupano un buon 70% del tempo di gioco. Ci sono molti personaggi a bordo dell'Orient Express che Zellner ritroverà poi sulla nave da crociera diretta al Cairo e altri ancora si aggiungeranno nella seconda fase del viaggio. Avremo quindi più di un'occasione per conoscerli, metterli alla prova, scoprire le loro storie e soprattutto sospettare di loro quando un colpo di scena scompiglia le carte in tavola. Il cast è variegato e tratteggiato con abilità, bastano infatti pochi scambi di battute perché ci facciamo un'idea della persona che abbiamo davanti. C'è un reticente archeologo, la bella di turno, ricca e in fuga dal padre, un violinista dandy, un capitano di nave gira mondo di origine italiana, la donna con il bambino che accompagnano la già citata Lady Westmacott e altri che vi lasciamo il piacere di scoprire. Ognuno di loro ha molto da raccontare e, anche se durante i dialoghi non dovremo fare altro che esaurire le opzioni, il suono di una matita che scarabocchia sul taccuino di Zellner ogni volta che ci forniscono indizi utili comunica un eccitante senso di progresso nelle indagini. Rimane la questione dei puzzle, che lascerà scontenti alcuni giocatori.

The Raven: Eye of the Sphinx, recensione

Gli enigmi in The Raven: Legacy of a Master Thief sono infatti molto semplici per un giocatore inesperto, figuriamoci per un avventuriero scafato, sebbene non scadano mai nel banale. D'altronde devono essere visti come prove di buon senso e intraprendenza per Zellner più che sfide all'intelligenza del giocatore, e proprio per questo si inseriscono senza fatica nel flusso degli avvenimento. Un altro pregio è che non tradiscono mai la verosimiglianza della storia. Vedremo infatti Zellner compiere tutte le azioni necessarie senza scorciatoie magiche. Perciò se deve usare un oggetto pesante lo solleva e poi lo ripone al termine dell'azione. Non aspettatevi che si infili in tasca il classico bastone con uncino annesso, insomma. L'unica consolazione per i giocatori più esigenti è il sistema di punteggio che premia quelli che non fanno ricorso al sistema di suggerimenti o al pulsante che mette in luce i punti sensibili. Poca cosa, lo riconosciamo, ma meglio di niente. In compenso ogni puzzle risolto comporta un concreto passo avanti nella storia e questo è un bene, perché una volta cominciato a giocare, staccarsi è molto difficile. Se ci avete fatto caso sono sempre più numerose le avventure con una storia forte e avvincente che non lasciano molto spazio alla soluzione di enigmi complicati, per non diluire il ritmo della narrazione. La regia rimane salda nelle mani degli sviluppatori e il giocatore diventa un collaboratore spettatore, coinvolto in prima persona ma non dominante. Sono scelte che possono piacere o no, e non sempre funzionano, ma, quando offrono il piacere di perdersi nella trama fitta di un mistery ben congegnato e ricco di colpi di scena, come nel caso di The Raven: Legacy of a Master Thief, l'esperienza finale vale il sacrificio della sfida.

Un giallo vivace

Avrete notato che The Raven: Legacy of a Master Thief è stato realizzato da KING Art Games con personaggi e sfondi tridimensionali. Questa scelta funziona bene durante i dialoghi e consente alla telecamera di trovarsi ogni volta nella posizione giusta per ottenere un effetto drammatico. Personaggi e ambiente comunicano inoltre un forte senso di solidità, ma risentono della mancanza di una direzione artistica riconoscibile, soprattutto per quanto riguarda gli scenari. Al momento i fondali dipinti a mano delle avventure bidimensionali restano i più emozionanti.

The Raven: Eye of the Sphinx, recensione

Ciò non vuol dire che qui siano stati trascurati, anzi. Gli ambienti sono dettagliati e ricchi di oggetti scelti con cura. Il laboratorio di Legrand e la cabina della baronessa per esempio sono molto convincenti, ma anche lo scompartimento dell'archeologo sul treno e la stiva della nave si discostano dai tanti luoghi generici visti in troppe avventure. La luce e i colori sulla nave ci fanno immaginare il vento che soffia sul ponte portando con sé il sapore del sale. Manca solo quel tocco in più che faccia venire voglia di fermarsi ad ammirare lo schermo. Un altro problema riguarda la sensazione di claustrofobia che si avverte a bordo del treno e sottocoperta sulla nave. Questo non è dovuto tanto alla natura dei mezzi quanto al fatto che ci viene negato l'accesso alla maggior parte delle aree comuni. Qualche schermata in più avrebbe risolto la fastidiosa sensazione di sbattere contro le barriere invisibili sollevate dagli sviluppatori. I personaggi invece, per quanto siano animati discretamente, hanno volti privi dell'emozione che trasmette invece l'eccellente doppiaggio. Su quest'ultimo punto non c'è che dire, è raro ascoltare così tante interpretazioni riuscite di personaggi diversi tra loro per età e condizione sociale. Vi avvisiamo però che voci e sottotitoli al momento sono in inglese, perfino nell'edizione di Zodiac, anche se è probabile che, almeno loro, rilasceranno presto una patch con i sottotitoli italiani. Se la scelta del 3D è atipica per un'avventura, l'interfaccia classica dei punta e clicca appare ovvia, sebbene semplificata come si conviene a un gioco moderno. Quello che invece non va bene sono i piccoli problemi tecnici che speriamo di non incontrare più nei prossimi due capitoli. A volte Zellner fatica a trovare il percorso già impostato verso un oggetto e ci tocca guardarlo mentre si assesta goffamente. Ci è capitato anche che si bloccasse costringendoci a uscire dal gioco.

The Raven: Eye of the Sphinx, recensione

In un'occasione sembrava che perfino i salvataggi fossero andati persi, anche se dopo alcuni caricamenti sono comparsi di nuovo. È successo che alcuni oggetti diventassero attivi con un secondo di ritardo e che il puntatore non cambiasse forma per indicare la possibilità di proseguire quando sfiorava il margine dello schermo. Niente di drammatico, ma sono finezze che tolgono smalto a una produzione altrimenti ottima. Anche le sequenze animate appaiono affrettate rispetto alla qualità del gioco vero e proprio e di sicuro non all'altezza dell'eccellente musica orchestrale. The Raven: Legacy of a Master Thief non era destinato a essere spezzato in tre uscite e lo si vede dal finale improvviso che lascia con il fiato sospeso ma coglie fin troppo di sorpresa. In ogni caso un episodio di otto ore è più di quanto ci aspettassimo e in diverse occasioni abbiamo pensato che fosse finito quando invece riservava ancora lunghe sezioni di gioco. Ma quello che più conta è che getta le basi per una storia avvincente, con personaggi sfaccettati che hanno ancora molta da dire e soprattutto un protagonista capace di reggere la parte anche sulla lunga distanza. A questo punto siamo curiosi di sapere cosa intendono gli sviluppatori quando dicono che vivremo la storia da entrambe le prospettive e soprattutto di scoprire cos'altro ci attende una volta arrivati al Cairo. Sempre che non succeda qualcos'altro prima.

The Raven: Eye of the Sphinx, recensione

La somma delle parti

Nelle intenzioni originali degli sviluppatori The Raven: Legacy of a Master Thief doveva essere distribuito tutto in una volta e non in tre parti. Per questo motivo il giudizio è ancora parziale. Solo quando avremo giocato l'avventura per intero potremo dargli un voto che varrà per tutti e tre i capitoli nel complesso.

Conclusioni

Versione testata: PC
Digital Delivery: Steam
Prezzo: 22,49€
Multiplayer.it
7.9
Lettori (5)
6.0
Il tuo voto

The Raven: Legacy of a Master Thief - Chapter 1 è l'ottimo inizio di un giallo che sembra pieno di assi nella manica. KING Art Games ha reso un omaggio sentito ai capolavori di Agatha Christie con una storia appassionante, ricca di personaggi sfaccettati e con al centro un protagonista umano nel corpo e nel carattere. I colpi di scena ben calcolati, la fitta trama fatta di indizi e indiziati e l'eccellente doppiaggio catturano presto l'attenzione e la mantengono per tutta la durata dell'episodio. Purtroppo tutto questo a scapito della sfida, quasi assente anche per un giocatore di media esperienza. Inoltre qualche sciocco problema tecnico scheggia la superficie di un gioco presentato altrimenti con molta cura.

PRO

  • Puzzle e dialoghi fanno avanzare la storia...
  • Un protagonista inusuale che può fare molta strada
  • Trama ben congegnata che tiene desta l'attenzione
  • Tanti personaggi ben caratterizzati e doppiati egregiamente

CONTRO

  • ...ma non richiedono quasi nessuno sforzo al giocatore
  • Inciampa in qualche problema tecnico
  • Le ambientazioni hanno bisogno di un tocco creativo in più
  • Si avverte ogni tanto la presenza di barriere artificiali

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore Intel Core i7-2600K 3.40GHz
  • RAM 8 GB
  • Scheda video GeForce GTX570
  • Sistema operativo Windows 7 64 bit

Requisiti minimi

  • Processore 2.0 GHz
  • RAM 2 GB
  • Scheda video 256 MB di RAM compatibile con DirectX 9c e PixelShader 3.0
  • Sistema operativo Windows XP SP3/Vista/7/8