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Houston, abbiamo un problema

Egosoft rilancia la saga di X, tentando di accontentare i fan ed attirare nuove leve

RECENSIONE di Andrea Porta   —   02/12/2013
X Rebirth
X Rebirth
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La lettera X, per i videogiocatori appassionati di simulazioni di volo spaziale, negli ultimi dieci anni ha significato molto di più che "il punto dove scavare". Per tutti coloro che al dogfighting tra le cinture di asteroidi hanno piacere di abbinare fasi gestionali, commercio interplanetario e relazioni diplomatiche, la saga di Egosoft ha sempre rappresentato l'unico possibile punto di riferimento e, soprattutto, l'unico brand di genere in vita ancora oggi. Per quanto ogni nuova uscita sia stata accompagnata da un notevole carico di imprecisioni e bug, con l'andare del tempo, e delle patch, il team di sviluppo si è sempre dimostrato capace di smussare gli angoli e rendere godibili le vastissime epopee spaziali. Con X Rebirth, la software house tedesca aveva promesso una vera rinascita della saga, accompagnata da svecchiamenti per le meccaniche più obsolete, un tutorial finalmente esaustivo, e in generale un'accessibilità enfatizzata. Qualche fan di vecchia data, già all'annuncio, aveva alzato un sopracciglio (in fondo, parte del bello di X è sempre stato rappresentato dalla sua natura ermetica), ma in molti hanno guardato con fiducia a questa nuova uscita, anche a causa di un'assenza dagli scaffali che risale al 2008, anno di rilascio di X3: Terran Conflict, seguito poi dall'espansione Albion Prelude nel 2012. Un mix di desiderio e nostalgia, quello dei fan, che purtroppo deve scontrarsi con una realtà davvero dura. Non ci è dato di sapere cosa sia successo durante il lungo sviluppo di Rebirth, ma due cose sono certe. La prima è che il gioco è tutt'altro che completo, la seconda è che, questa volta, difficilmente delle patch potranno essere sufficienti per sistemare la situazione.

Houston, abbiamo un problema

Nello spazio...

I problemi di X Rebirth cominciano già durante le primissime fasi di approccio al gioco. La nostra esperienza ci ha visto riavviare il client diverse volte già solo per accedere alla prima partita, e, nonostante dall'inizio dei test alla stesura della recensione siano trascorsi diversi giorni e due piccole patch (circa 10 MB ciascuna), nessun tangibile miglioramento si è palesato.

Houston, abbiamo un problema

Prima ancora di calarsi nel tutorial, è bene scegliere il modo in cui si andrà a controllare il gioco, e, sebbene quest'ultimo ponga una particolare enfasi sull'utilizzo di un pad, tale soluzione si è rivelata poco adatta all'esperienza. Le nostre prove con un gamepad Xbox 360 ci hanno infatti dato diversi problemi, non tanto nelle fasi di navigazione, quanto nell'esplorazione dei menu, i quali, a causa del pessimo design e della scarsa ottimizzazione, risultano purtroppo ancora più complicati da utilizzare con un gamepad, e posare ogni volta la periferica per gestire funzioni anche basilari non si è rivelata una scelta felice. Ci siamo dunque adeguati all'utilizzo di tastiera e mouse, che, per contro, si sono rivelati poco ottimizzati per il dogfighting. Il tutorial proposto da Egosoft accompagna il giocatore nella scoperta dei punti salienti del gameplay di X Rebirth, il quale, come da tradizione per la saga, si divide equamente tra libera esplorazione, combattimento, commercio e aspetti gestionali, tra cui management della propria flotta ed eventuale costruzione di una base spaziale. La prima differenza a saltare all'occhio rispetto ai precedenti capitoli è l'impossibilità di mettersi alla guida delle altre navi della propria flotta, alle quali ci si dovrà limitare a dare degli ordini. In effetti, X Rebirth concede il controllo di una sola nave, la Skunk, per tutta la durata dell'avventura, senza possibilità alcuna di sedersi ad un altro cockpit.

Houston, abbiamo un problema

Per quanto la nave sia personalizzabile in diversi dei suoi aspetti prestazionali, rimanere legati ad essa per tutta la durata del gioco rappresenta comunque una limitazione, ulteriormente accentuata dal fatto che gestire da remoto la propria flotta, piuttosto che pilotarla in prima persona, è un'operazione molto scomoda. Per quanto le visuali dallo spazio suggeriscano una simulazione molto curata, un'analisi più approfondita mostra diverse debolezze, già sin dal tutorial. Le basi spaziali, ricchissime di dettagli dall'esterno, lasciano invece molto a desiderare una volta all'interno, sia dal punto di vista grafico, sia da quello del gameplay, che si riduce a aprire armadietti per rubacchiare oggetti di poco valore (con una predilezione per le tute spaziali), perdersi tra gli anonimi corridoi in cerca di questo o quel personaggio e completare un mini gioco molto banale per ottenere sconti sulla merce. Se questo non bastasse, un breve giro nella galassia sarà sufficiente per rendersi conto di come gli asset delle basi siano stati riutilizzati all'infinito, in netto contrasto con la varietà di design in esterni. Aggiungendovi un pessimo lavoro sulla modellazione dei personaggi e delle animazioni facciali, si può concludere che, in X Rebirth, qualunque cosa avvenga fuori dall'astronave è stata realizzata nella peggior maniera possibile.

Nonostante qualche buona idea alla base, X Rebirth rappresenta un fallimento su tutta la linea

...nessuno può sentirti urlare...

Per quanto, rispetto all'asettica visuale proposta dai precedenti capitoli, la vista dal cockpit della Skunk sia effettivamente molto immersiva, essa è inspiegabilmente accompagnata da alcune mancanze a livello di game design. Come i fan di X sanno bene, il gameplay della saga prevede molto tempo speso tra i menu di gioco, dato che alle fasi di combattimento ed esplorazione spaziale corrispondono almeno altrettante ore spese commerciando e intessendo relazioni con i vari sistemi.

Houston, abbiamo un problema

Purtroppo, tutta questa importantissima fase di gioco è stata gestita in maniera molto goffa, sostituendo dei più comodi menu a tutto schermo con schermi virtuali inseriti nel cockpit della nave, i quali risultano non solo scomodi a causa delle limitate dimensioni, ma anche poco reattivi e disegnati male, al punto da rendere poco pratiche la maggior parte delle operazioni di gioco, alcune talmente tortuose da costringere il giocatore a sprecare tempo per memorizzare i percorsi interni. Tutto questo si accompagna a una resa davvero povera degli interni della nave (la quale, lo ricordiamo, è l'unica controllabile lungo tutta la modalità principale), che si limitano alla plancia di comando e ad un'unica stanza retrostante, del tutto priva di elementi interattivi. Persino un'operazione semplice come l'esplorazione della mappa galattica, in X Rebirth può trasformarsi in un incubo, grazie al bizzarro sistema proposto da Egosoft, che vede i principali settori collegati da quelle che potremmo definire "autostrade spaziali". Una volta avuto accesso a questi tunnel, per ottenere la massima accelerazione sarà necessario mettersi in coda ad altre astronavi, sfruttandone la scia. Si tratta non solo di un'idea concettualmente imbarazzante, ma anche di un minigame dalla realizzazione pessima. La situazione non migliora quando, messa da parte la diplomazia, si passa al combattimento, regolato da meccaniche e routine d'intelligenza artificiale che lasciano moltissimo a desiderare, con una facilità della maggior parte degli scontri davvero eccessiva.

Houston, abbiamo un problema

Anche la visuale dal cockpit rivela ben presto mancanze madornali, come l'inspiegabile assenza di un radar, che costringe a tenere d'occhio costantemente i bordi dello schermo per seguire navi nemiche e punti segnati sulla mappa. Forse, nella visione di Egosoft, la copilota Yisha avrebbe dovuto rendere più divertenti le fasi di navigazione, ma, considerate le linee di dialogo ripetute all'infinito e le animazioni datate, il risultato è purtroppo tragicomico, quando non fastidioso. Quanto invece al controllo della flotta, fondamentale per progredire efficacemente, quest'ultimo è regolato da meccaniche poco ispirate. L'impossibilità di controllare le navi direttamente si scontra sia con la scomodità dei menu, sia con la necessità di reclutare di persona diversi luogotenenti per ogni vascello e portarli di persona dalla base spaziale sino alla nave assegnata, prima che questa sia autosufficiente e in grado di andare in missione. Sebbene gli ufficiali siano contraddistinti da punteggi divisi per varie statistiche, questo non sembra riflettersi in maniera sensata sul gameplay e in generale le meccaniche legate alla gestione della flotta risultano scomode e tendenti a un'infinita ripetizione delle medesime operazioni.

...di rabbia

Houston, abbiamo un problema

Dal punto di vista grafico, X Rebirth alterna un buona resa dell'esplorazione spaziale, sebbene in ogni caso lontana dagli standard grafici odierni su PC, a una realizzazione incredibilmente datata per tutto ciò che riguarda gli interni delle basi spaziali, i quali ricoprono peraltro un ruolo non certo secondario nel gameplay. In quest'ultimo ambito, tutto, dalla modellazione poligonale alle animazioni, sembra arrivare direttamente da una produzione di dieci e più anni fa, senza possibilità di recupero alcuno. Tutto questo fa decisamente a pugni con le visuali dallo spazio, ricche di dettagli ed effetistica convincente, soprattutto in caso di scontri su larga scala tra navi di grandi dimensioni. Peccato che, in questo caso, a rovinare la buona resa ci sia la mancata ottimizzazione, che al momento non permette di superare i 30 frame al secondo a prescindere dall'hardware in dotazione, con frequenti e drammatici cali. Bug molto fastidiosi, i quali talvolta non permettono di completare operazioni anche semplici, e frequenti crash chiudono il cerchio, confermando, casomai ce ne fosse stato bisogno, come X Rebirth sia stato rilasciato in una versione più prossima all'alpha che alla beta. Il comparto audio non riserva sorprese migliori, con un'effettistica generalmente datata e un doppiaggio in inglese (accompagnato da sottotitoli in italiano) di stampo chiaramente amatoriale.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore: Intel Core i7 860 a 2.8 GHz
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 670
  • Sistema operativo: Windows 7 a 64 bit

Requisiti minimi

  • Processore: Intel Core i3-2100T 2.5GHz o AMD Phenom 9850 Quad Core
  • Scheda Video: GeForce 450 GTS / ATI Radeon HD 4870
  • Memoria: 4GB
  • Sistema Operativo: Windows XP,7,8

Conclusioni

Multiplayer.it
3.0
Lettori (43)
5.3
Il tuo voto

Chiunque abbia anche solo un briciolo di familiarità con la saga di X non poteva certo aspettarsi un lancio privo di difficoltà. Proprio con questo spirito propositivo ci siamo avvicinati a Rebirth, convinti di trovare delle buone basi sulle quali gli sviluppatori potessero costruire. Purtroppo, con l'intento di rinnovare e rendere più accessibile il brand, Egosoft è riuscita, se possibile, a trasformarlo in qualcosa di incomprensibile, macchinoso, incompleto e, soprattutto, non divertente. Il commercio è diventato tedioso, dato che dare ordini alle navi della flotta non presenta alcuna dinamicità, il combattimento è troppo semplice, le operazioni nei menu oltremodo scomode, l'esplorazione della propria nave limitata e inutile. La dura realtà, alla quale accennavamo in apertura, è che l'unica cosa che lega Rebirth alla tradizione di X sono i bug che ne hanno accompagnato il lancio ma, anche quando e se verranno risolti, di ciò che ha reso grande la saga non sarà rimasta traccia alcuna.

PRO

  • Qualche buona idea alla base del progetto si intravvede

CONTRO

  • Basi spaziali tutte identiche
  • I menu mal disegnati rendono ogni operazione scomoda
  • Il gioco è chiaramente incompleto
  • Moltissimi bug e generale mancanza di ottimizzazione
  • Intelligenza artificiale nemica deludente