Non c'è niente di serio in Jazzpunk. Al contrario di Octodad, dove il divertimento è generato dalle azioni del giocatore, in Jazzpunk non siamo altro che interruttori mobili: clicchiamo un punto interattivo e assistiamo a una gag.
E di punti interattivi ce ne sono ovunque, perciò tutta l'avventura non è altro che un lungo viaggio comico alla ricerca del prossimo scherzo, con in mezzo mini giochi che si fanno purtroppo sempre più frequenti, fino a esaurire quasi le risate. Ma su questo torneremo più avanti. Il merito di Jazzpunk è sicuramente l'aver sfruttato le caratteristiche uniche del videogioco per mettere in scena gag fulminanti che non funzionerebbero altrove, non in questa forma. Per quanto riguarda il tipo di comicità che troverete nei suoi livelli è sufficiente pensare alla scena iniziale. Una valigia a forma di sagomato umano arriva all'aeroporto di una Tokyo immaginaria degli anni '50. Dentro c'è Polyblank, il protagonista del gioco. Dopo essere stati accolti da una segretaria, in un ufficio pieno di riviste porno per robot sparse qua e là, veniamo presentati al direttore. Un tipo che trova divertente chiederci di sedere su un cuscino dove ha piazzato un palloncino che simula un peto. È lui a informarci che dobbiamo svolgere missioni di spionaggio in una specie di Guerra Fredda. Basta solo ingoiare una delle pillole contenute nel flacone sulla sua scrivania e partiremo in missione. Se abbiamo bisogno di lui, ci dice, lo troviamo giù nella cantina dei vini, e scompare in basso dietro la scrivania. Incuriositi, diamo un'occhiata, e lo troviamo ubriaco e addormentato sotto la scrivania, altro che cantina dei vini. Non ci resta che ingoiare la prima pillola e aspettare il conto alla rovescia. Cinque, quattro, tre, due, uno...
Jazzpunk è un contenitore di comicità pazzesco: dovete solo guardarvi intorno e cercare la prossima gag
In missione
Il primo incarico è una scatola delle sorprese che lascia un ghigno di soddisfazione sul volto. Ci troviamo davanti a un enorme edificio nel quale dobbiamo infiltrarci, circondati da un parco che a sua volta è recintato da una strada trafficata. Potremmo correre dentro la porta principale e svolgere la missione: questo è sempre possibile, in tutti i livelli, ma sarebbe come se non avessimo neppure giocato, perché Jazzpunk funziona solo se accettiamo di setacciare i livelli alla ricerca di scherzi e minigiochi.
E da questo punto di vista la prima missione è troppo ricca e divertente perché possa durare. Infatti tutto si ridimensiona già dal secondo incarico. Ma rimaniamo concentrati sulla parte iniziale. In giro c'è una rana che cerca di collegarsi alla rete Wi-Fi di una caffetteria. Se decidiamo di aiutarla ci troviamo dentro un minigioco che cita lo storico Frogs. Subito dopo l'anfibio ci consegna degli occhiali con i quali dobbiamo scansionare l'area intorno a noi e recuperare pezzi di codice volanti. Solo che lo facciamo con la sua lingua retrattile, che possiamo ovviamente usare su tutto ciò che ci circonda e attivare così gag esilaranti. Ma c'è anche un laboratorio, dentro l'edificio centrale, che contiene due grossi microscopi. Se sbirciamo dentro a uno dei due si attiva una specie di Space Invaders dove i batteri sono i nemici, mentre se spiamo nelle lenti del secondo assistiamo all'accoppiamento di due esseri primordiali. Ci sono gag che citano videogiochi vecchi e nuovi e altri scherzi più grevi, come farsi una fotocopia del sedere. Battute a sfondo sessuale, gag dementi e slapstick a profusione ci tengono compagnia nella prima ora di gioco, soprattutto. Un altro esempio. Nel secondo livello raccogliamo una paletta con la quale dobbiamo catturare dei ragni. Niente ci vieta però di usarla anche contro i passanti. Scopriamo così che alcuni rivelano la propria identità di uomo insetto e volano via, mentre una donna vestita da geisha nel bagno delle signore risponde semplicemente che non le piace "quel genere di pratica". Raccontare gli scherzi come sempre non è mai divertente; dovete lasciarvi sorprendere per apprezzarli, perché arrivano quasi sempre senza preavviso e, tra giochi di parole e lanci di torte bollenti, le missioni scorrono veloci una dopo l'altra. Ma cosa resta alla fine?
Nessuna risata registrata
All'inizio ci si illude di stare seguendo una qualche trama, o comunque che ci sia un sistema di gioco che vada oltre il guardarci intorno alla ricerca della prossima battuta, ma è appunto un'illusione. Per carità, non ci sarebbe niente di male se Jazzpunk si mantenesse sempre all'altezza delle promesse iniziali, ma purtroppo la vena comica si annacqua e, se nei primi due livelli quasi tutte le gag fanno centro, in seguito gli scherzi sono sempre più rari, e qualcuno si ripete.
Ci sono frammenti sparsi di grande valore, come quando scopriamo una coda di sagomati di persone in coda davanti a un cinema. Sulla schiena dell'ultimo c'è scritto "spingimi". Basta un colpetto e le persone in fila cadono come tessere del Domino. Al che noi entriamo nel cinema, e ci ritroviamo seduti con un sigaro in bocca e dei popcorn tra le mani. Mentre sul grande schermo scorrono le immagini, possiamo divertirci a infastidire gli altri spettatori con il fumo del sigaro e il lancio di cibarie. Un umorismo surreale, che funziona, perché il passaggio dalla fase di gioco principale a questi mondi dentro il mondo avviene con grande naturalezza, ma sempre in maniera imprevedibile. In Jazzpunk accadono il genere di cose che immaginiamo possa sognare David Lynch nelle notti buone. Però, come dicevamo prima, lo slancio si perde, e si fanno sempre più insistenti i minigiochi. C'è quello in cui nei panni di un gatto dobbiamo graffiare mobili entro un tempo limite per fare più danni possibili, e quello in cui sfidiamo l'auto del livello bonus di Street Fighter II. Tutte idee simpatiche, ma che si fanno insistenti, fino a quando non arriva il minigolf e anche un po' di noia. Eppure, sebbene alla fine la voglia di passare ad altro superi quella di rigiocare da capo in cerca di qualche gag persa per strada, rimane il piacere di essersi fatti un bel po' di sane risate. Da questo punto di vista Jazzpunk riesce dove tante commedie cinematografiche hanno fallito. E lancia una sfida agli altri sviluppatori: avete il coraggio di fare ridere?
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7 2600
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- Processore 1.80 GHz o superiore
- RAM 2 GB
- Scheda video con 512 MB RAM di VRAM
- Sistema operativo Windows XP SP2 o superiore
Conclusioni
Difficilmente troverete un altro gioco così divertente, capace di mantenere i tempi comici pur lasciando il giocatore libero di muoversi e sperimentare. Questo avviene a scapito del sistema di gioco, che si riduce a un mero cliccare sui punti interattivi per attivare una gag. Eppure, per lo meno all'inizio, funziona alla grande. L'alternativa sono i minigiochi, e questi purtroppo prendono sempre di più il sopravvento sugli scherzi. Cominciamo con un sorriso perennemente stampato in volto e finiamo un po' stanchi e dimentichi dei frizzi iniziali. Ma non importa: Jazzpunk rimane un tentativo riuscito di portare la comicità sul computer, e tanto basta a promuoverlo.
PRO
- Gag di ogni genere a raffica
- Gli eventi si susseguono con una fluidità eccezionale
- Amiamo lo stile visivo...
CONTRO
- ...ma comprendiamo che per alcuni potrebbe essere solo il risultato di un budget risicato
- Parte alla grandissima, ma esaurisce la spinta in volo