Presentato per la prima volta durante il Penny Arcade Expo del marzo 2013, Hearthstone è uscito da una lunga fase di test soltanto un anno dopo. A questo punto potremmo dire di cercarlo sugli scaffali dei migliori negozi di videogiochi ma in realtà una delle caratteristiche principali - e più entusiasmanti - del gioco è il fatto di essere free to play.
Per scaricarlo e giocarlo non si paga assolutamente nulla e nessun contenuto è bloccato o nascosto dietro la maschera delle microtransazioni: quest'ultime sono presenti, ma totalmente opzionali e perfettamente ignorabili. Si tratta sicuramente del punto di forza di Hearthstone che ha attirato così un pubblico ben più ampio di quello di nicchia che gioca i Collectible Card Game (CCG) abbracciando anche - e soprattutto - i fan di Warcraft, il brand a cui si ispira il gioco nella sua interezza. Tuttavia quello dei giochi di carte non è certo un genere di facile gestione e fin dall'inizio non sono mancate le perplessità sulla strada intrapresa da Blizzard e sulle reali capacità del team di sviluppo, composto da appena una manciata di programmatori ma determinato a portare il gioco non solo su PC e Mac ma anche su iOS e Android nel prossimo futuro. Avranno davvero le carte in regola per sfondare?
Blizzard vince la scommessa di Hearthstone con un CCG intuitivo, appassionante e completamente gratis
Carta, forbice e sasso
Nel caso non abbiate mai sentito parlare di Hearthstone - o dei CCG in generale, come Yu-gi-oh! e Magic the Gathering - vale la pena fare un piccolo ripasso sulle meccaniche di gioco. Per approfondirle vi suggeriamo di leggere la mini guida per neofiti che abbiamo pubblicato qualche settimana fa, ma in buona sostanza Hearthstone permette di sfidare una serie di avversari controllati dal computer e altri giocatori umani in avvincenti partite a carte. Sul tavolo da gioco i duellanti possono schierare le carte pescate di turno in turno, purché rispettino determinate condizioni: quella più importante è il "mana" del giocatore, una risorsa che si ricarica e aumenta ad ogni turno e che le carte giocate consumano di volta in volta, limitando quindi il numero di azioni eseguibili per turno.
Lo scopo del gioco è sconfiggere l'avversario azzerando i suoi punti vita in modi diversi, per esempio attaccandolo direttamente o facendolo colpire dai nostri servitori, ovvero le carte che abbiamo schierato: alcune infatti, potranno essere giocate ogni turno finché non saranno eliminate a loro volta dall'avversario o dai suoi servitori. Considerando che il gioco vanta quasi quattrocento carte dai poteri più disparati e che ogni giocatore è rappresentato da un "eroe", ovvero un personaggio della saga di Warcraft che incarna le classi del famoso MMORPG ambientato nell'universo e che quindi dispone di abilità e meccaniche diverse, è chiaro che ogni partita si rivela un raffinato scontro d'astuzia che fa leva non solo sulla fortuna dei giocatori e sulle carte che pescano ma anche, e soprattutto, sulla loro capacità di prevedere le mosse dell'avversario, sulla costruzione del loro mazzo personalizzato e sulla pura e semplice tattica. Da questo punto di vista insomma, Hearthstone ci ha affascinato fin da subito proprio per la morbidissima curva di apprendimento proposta, che lo rende assolutamente adatto anche a chi non ha mai sfiorato un CCG, e anche per la fantasia e l'intelligenza con le quali è stata congegnata la maggior parte delle carte: il che permette di costruire un'infinità di mazzi diversi e di dilettarsi con le strategie più disparate. Ogni carta è descritta, sia testualmente sia visivamente, in modo chiaro e preciso, e basta una rapidissima occhiata per capire come funzionerà una volta schierata. Ma il palcoscenico competitivo è davvero caratterizzato da tutta questa fantasia e varietà?
Una mano lava l'altra
Rispondiamo subito alla domanda con cui abbiamo chiuso il precedente paragrafo: no. Viva la sintesi. In un certo senso, Hearthstone eredita dal "papà" World of Warcraft uno dei drammi in cui la Blizzard è inciampata per anni e con cui si arrovella tuttora, e cioè il bilanciamento delle "classi".
L'idea degli eroi di Hearthstone tutto sommato funziona ed è molto intrigante: a ciascuno di essi corrisponde un mazzo base, che una volta sbloccato amplia la collezione di carte del giocatore permettendo ulteriori combinazioni, e le loro peculiari meccaniche alterano drasticamente il modo in cui si costruiscono i mazzi e si giocano le carte. Il problema però, è che alcuni eroi sono molto semplicemente più forti di altri. E in un gioco competitivo come Hearthstone, il cui cuore è caratterizzato dalle partite classificate e dall'Arena strutturata, la maggior parte dei giocatori vuole soltanto vincere. Ecco quindi la scoraggiante diffusione dei mazzi fotocopia, giocati soprattutto da Guerrieri e Cacciatori che ben si prestano a combinazioni di carte micidiali - elaborate dai migliori giocatori del mondo e diffuse tramite internet - in grado di spazzare via praticamente qualunque avversario. Certo, la vittoria oppure la sconfitta, in definitiva, dipendono da chi gioca, perché anche il mazzo migliore del mondo è perfettamente inutile nelle mani di un inetto e con un po' di astuzia e un'oncia di fortuna è perfettamente possibile godersi Hearthstone anche quando si incontra l'ennesimo Garrosh.
Spiace però vedere Blizzard di nuovo in difficoltà con uno degli aspetti più controversi della sua gestione di World of Warcraft, il quale sospettiamo sarà sottoposto col passare dei mesi a un ciclo di "buff" e "nerf" che obbligherà i migliori giocatori a studiare nuove strategie per farle clonare da praticamente tutti gli altri. La situazione si soffre meno nella modalità Arena, dove il giocatore è costretto a costruirsi un mazzo temporaneo con le carte proposte dal titolo e che quindi si rivela sempre molto varia e avvincente, peraltro accessibile soltanto dopo aver preso una discreta confidenza con le meccaniche del gioco. Hearthstone non è esattamente ricco di modalità, ma alla fine è proprio l'Arena a riscattarle tutte: per giocare una partita è necessario pagare in monete d'oro (guadagnate completando le "missioni" proposte quotidianamente) ma alla fine, anche vincendo il minimo sindacale di match, si torna comunque in pari e, soprattutto, si guadagnano nuove carte. I più frettolosi potranno aggirare questa limitazione strisciando la carta di credito: sia le buste d'espansione sia l'accesso all'Arena si possono acquistare con soldi reali e sono proprio queste le uniche microtransazioni proposte da Hearthstone.
Ce l'ho, ce l'ho, mi manca
È importante sottolineare ancora una volta che la spesa in euro è completamente opzionale: le carte nelle bustine sono casuali e sia che si siano spesi euro oppure monete d'oro, i famigerati doppioni finiranno per saltar fuori in ogni caso.
L'impossibilità di scambiare le carte tra giocatori è stata ampiamente criticata, poiché si tratta di una caratteristica fondamentale nei giochi di carte reali, ma per quanto se ne senta la mancanza non abbiamo potuto fare a meno di condividere la scelta di Blizzard, che in questo modo ha impedito che anche questa community si piegasse alla compravendita di contenuti, legale o illegale che sia. A compensare ci pensa una feature davvero ingegnosa che permette di "disincantare" le carte, cioè di distruggerle ricavandone dei materiali con cui è possibile fabbricarne di nuove. La qualità della carta desiderata richiederà più o meno materiali e quindi un certo impegno da parte del giocatore/collezionista che vuole completare il suo raccoglitore, magari proprio con le rarissime carte leggendarie. Alla lunga il processo diventa un po' stressante perché le carte più rare ovviamente, richiedono una quantità spropositata di materiali che, a sua volta, costringe il giocatore ad accumulare più carte e, quindi, a giocare sempre di più. D'altra parte, senza nessuna sottoscrizione mensile a morderci la coda e grazie a una routine di matchmaking che ci è parsa decisamente ben implementata, è praticamente impossibile "bloccarsi" senza la minima possibilità di vittoria, e il completamento del raccoglitore è un processo che, fortuna o meno, può richiedere migliaia di partite di gioco.
I match oltretutto, non sono solo divertenti da giocare, ma anche da guardare e ascoltare: la cura che il piccolo team di Blizzard ha riposto nella realizzazione di Hearthstone è veramente maniacale, grazie anche alla scelta perfetta di effetti visivi, musiche e campionamenti sonori. Se i ragazzi di Irvine volevano rendere l'idea di una partita giocata in una taverna di World of Warcraft, ci sono riusciti perfettamente, tra gli applausi e le incitazioni del pubblico e il tintinnare delle monete e delle posate. Le partite di Hearthstone richiamano un senso di "fisicità" nella collocazione di ogni carta e nelle loro interazioni, con un massiccio utilizzo non soltanto del linguaggio di Warcraft ma anche dei suoi effetti visivi e sonori più caratteristici. Per i fan dell'MMORPG campione d'incassi, insomma, Hearthstone è una vera primizia, e per chi invece non ha mai giocato World of Warcraft resta semplicemente un collectible card game splendido da vedere in azione.
Conclusioni
C'è ancora parecchio da sistemare in termini di bilanciamento e varietà di modalità di gioco ma, con o senza queste eventuali patch, Hearthstone rimane comunque un signor gioco di carte con il grande pregio di rivolgersi allo stesso modo sia ai neofiti del genere, che prenderanno subito la mano con le sue semplicissime regole, sia ai veterani che apprezzeranno senza alcun ombra di dubbio la qualità delle carte e delle loro possibili sinergie. Completamente gratuito e con microtransazioni irrilevanti, Hearthstone è un titolo che andrebbe provato anche soltanto quella singola volta che potrebbe diventare la prima di qualche decina - o centinaia - di partite.
PRO
- Curatissimo nell'aspetto e nella presentazione
- Tantissime carte
- Semplice ma profondo al tempo stesso
CONTRO
- Classi sbilanciate
- Peccato non poter scambiare le carte con gli amici
- Poche modalità di gioco