Per formulare la risposta alla Domanda Fondamentale sulla Vita, sull'Universo e Tutto quanto, il supercomputer di Guida Galattica per Autostoppisti ha impiegato sette milioni e mezzo di anni.
Una quantità di tempo sproporzionata, specialmente se si considera che, sette milioni e mezzo di anni dopo, la risposta del cervellone elettronico è stata un laconico "Quarantadue". Non so se i personaggi nati dalla penna di Douglas Adams abbiano reagito imprecando e lanciando i loro smartphone per aria, ma dopo aver terminato Potatoman Seeks the Troof, la reazione più istintiva è esattamente quella. Il gioco di Pixeljam racconta la masochistica epopea di un piccolo uomo-patata alla ricerca della verità, un'avventura che si conclude in maniera beffarda dopo un percorso pieno di ostacoli impossibili e trappole infami. Eppure c'è un noto aforisma di viaggio che recita: l'importante è il percorso, non la meta. E quello di Potatoman è stato sicuramente un viaggio intenso e maledetto.
Difficile e quasi sadico, Potatoman Seeks the Troof metterà a dura prova i vostri nervi
La verità della patata
Uscito un paio d'anni fa su PC e approdato solo di recente su dispositivi mobile, Potatoman Seeks the Troof si racconta già attraverso il nome. Protagonista è infatti una patata antropomorfa (più simile a un ometto nudo, a dire il vero) che parte per un lungo viaggio nella speranza di trovare la verità.
Quale verità, però, non è dato saperlo: potrebbe essere il vero motivo per cui un tubero dovrebbe avere occhi, braccia e gambe, oppure potrebbe essere una risposta al senso della vita. Al giocatore, il compito di interpretare. Potatoman Seeks the Troof si colloca in quella nicchia di giochi volutamente sadici ed estremamente difficili, in cui l'utente deve imparare poche semplici regole (ci si sposta e si salta), ma viene continuamente buttato a terra dagli sgambetti dello sviluppatore. Viene da pensare a The Impossible Game e, soprattutto, a Cat Mario. In un livello ambientato nel deserto, Potatoman insegna che i cactus sono mortali e che possono essere evitati con un salto; non appena si è assimilato il concetto, ci si trova improvvisamente davanti a cactus che saltano, che si allungano, che si moltiplicano e si spostano a tradimento. È un piccolo esempio, ma è anche l'unico che ci concediamo, perché l'intera esperienza si basa sui continui e imprevedibili trabocchetti che lo sviluppatore ha preparato per chi gioca. Da uccelli che lanciano uova a scoiattoli dispettosi, passando per auto impazzite e geyser di squali, dritti fino all'ultimo, diabolico livello.
A differenza di Super Meat Boy, la difficoltà non sta nel superare trappole e nemici, ma nel prevedere il loro comportamento e anticipare le mosse dell'autore. Cosa pressoché impossibile, e così si muore, si rimuore e ci si lascia fregare finché non si riesce a memorizzare ogni pattern e ogni tranello. In maniera simile a quanto già fatto con Dino Run, il team di Miles Tilmann e Rich Grillotti ha inoltre realizzato Potatoman utilizzando una grafica 8-bit che si rifà dichiaratamente ai giochi dell'Atari 2600. Per quanto semplice e minimale, non si tratta però di uno stile povero o abbozzato. Ogni ambientazione è unica per toni e colori, e il gioco è pieno zeppo di piccole chicche visive (un esempio è l'animazione di idle del protagonista). Un appunto riguarda la mancanza di contenuti extra rispetto alla versione di Potatoman Seeks the Troof uscita due anni fa. È vero che le rifiniture e le aggiunte non mancano (come le palette di colori alternative ad ogni game over), ma i livelli presenti sono gli stessi del gioco originale, col risultato che è possibile portare a termine l'avventura in meno di due ore. A patto di avere tanta pazienza e nervi saldi, ovviamente.
Conclusioni
Arrivati alla conclusione dell'avventura appare quasi evidente come gli sviluppatori abbiano inserito la sequenza finale più per dare un senso di compiutezza narrativa al gioco che per comunicare chissà quale messaggio filosofico. Il percorso che porta Potatoman a trovare (?) la verità è però quello che ci interessa di più: un platform difficile, volutamente frustrante e che si prende continuamente beffe di chi gioca, con alcune trovate molto riuscite e altre un po' meno.
PRO
- Trappole infami ma divertenti
- Semplice graficamente ma vario e con una sua personalità
- Controlli touch personalizzabili
CONTRO
- Nessuna aggiunta ai contenuti dell'originale
- "Quarantadue"