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Premi X per cercare Ethan

I polacchi The Astronauts sbarcano su PlayStation 4

RECENSIONE di Stefano F. Brocchieri   —   17/07/2015

The Vanishing of Ethan Carter è stata una delle proposte più interessanti dello scorso anno. Interessante perché ha visto un nome da sempre associato a sparatutto ultraviolenti e sopra le righe come quello di Adrian Chmielarz, conosciuto per Painkiller e Bulletstorm, avventurarsi con successo in territori praticamente agli antipodi. Interessante per il metodo tecnico-artistico, che ha rigirato come un calzino l'Unreal Engine 3.0, plasmandolo attorno alle esigenze creative del team fondato dall'ex-boss di People Can Fly, arrivando a trasfigurare il motore di Epic Games fino a renderlo praticamente irriconoscibile, complice anche l'adozione di una tecnica innovativa per l'ambito videoludico come la fotogrammetria. E interessante, non ultimo, anche per la sostanza, con un approccio in fatto di giocabilità e storytelling che ha permesso all'opera prima di The Astronauts di dire la propria in un panorama sempre più affollato, difficile e a rischio di omologazione come quello dei "titoli dove camminare", riuscendo a tenere fede alla dichiarazione di intenti espressa nella breve prefazione che ci accoglie a inizio avventura ("Questo gioco è un'esperienza narrativa che non ti conduce per mano"). Non si può dunque che vedere di buon occhio l'approdo di una produzione simile su PlayStation 4, specie a seguito di un lavoro di trasposizione contraddistinto anch'esso da qualche risvolto interessante.

La recensione della versione PlayStation 4 di The Vanishing of Ethan Carter

Trofei PlayStation 4

The Astronauts ha predisposto 14 Trofei. Buona parte di essi sono relativi alla risoluzione degli enigmi, ma per evitare pericolose anticipazioni sulla trama e sulla natura stessa delle sfide da affrontare, che è parte integrante del fascino del gioco, è stato saggiamente deciso di tenerli segreti. Si pongono fuori dal coro uno piuttosto difficile da ottenere, legato a un paio di easter egg alquanto eccentrici, e un altro davvero facile, che richiede di fare una cosa scontatissima, a patto di farsela venire in mente...

A pieni polmoni

Ne avevamo già parlato ampiamente in occasione di una veloce prova sul campo avvenuta qualche mese fa, quando ci fu data anche la possibilità di intrattenerci con lo stesso Chmielarz: la conversione di The Vanishing of Ethan Carter è frutto di una procedura tutt'altro che banale, che ha imposto al suo studio di rifare ex-novo una grossa mole di lavoro, passando all'Unreal Engine 4.

Premi X per cercare Ethan

Suona strano a noi per primi ripeterlo, specie a poche settimane dallo spettacolo offerto da Batman: Arkham Knight e dell'arrivo fra qualche mese di Battleborn, che girerà sulle stesse fondamenta tecnologiche di Borderlands, ma a detta del creativo polacco la console Sony non è supportata dall'Unreal Engine 3. E se non credete alle testimonianze che abbiamo raccolto di prima mano, anche nell'inequivocabilità di una registrazione audio, provate a dare una cliccata a questo link, dove la cosa è stata ribadita poco dopo anche da un altro membro di The Astronauts. Quale che sia la realtà tecnica e progettuale, ad ogni modo, a noi in fondo importa poco, ciò che è nostro interesse e competenza giudicare è la bontà del risultato. E Adrian e soci sono riusciti a portare l'ammaliante Red Creek Valley, uno dei paesaggi naturalistici (e non solo) più coinvolgenti e credibili in cui sia possibile avventurarsi in un videogioco, in maniera sostanzialmente integrale sull'hardware di PlayStation 4. La vera protagonista di The Vanishing of Ethan Carter torna infatti in tutta la sua lussureggiante abbondanza e varietà di vegetazione, la sua costruzione territoriale armonica e verosimile e la sua ricchezza e diversità di dettagli, senza il minimo accenno di clipping o di pop-in, né di geometrie, né di ombre, rivestimenti o altro. Espediente a cui molti altri sviluppatori multipiattaforma ricorrono quando devono prendere e impacchettare il loro lavoro per farcelo stare dentro una console. Lodevole, specie quando a fronte di confronti diretti con la versione PC si riscontra che non sembra mancare all'appello nemmeno un ciuffo d'erba, che non pare essere stato minimamente sacrificato il livello di definizione (spesso encomiabile) delle tantissime texture ricreate grazie alla fotogrammetria e che la distanza visiva appare pressoché la medesima, permettendo di gustarsi vedute che grazie a una modellazione poligonale certosina appaiono quantomai verosimili nella loro irregolarità, concretezza e imperfetta coerenza. Non solo: in alcune occasioni bloom e godray vengono usati in maniera più persuasiva e scenografica. Ma i compromessi non mancano e sono rimasti tali e quali anche a seguito di una primissima patch di ben 4.8 GB, che speravamo apportasse qualche limata in questo senso.

Premi X per cercare Ethan
Premi X per cercare Ethan

Il primo riguarda la pulizia dell'immagine, affidata a un algoritmo di anti-aliasing (probabilmente quello dell'Unreal Engine 4.8) decisamente meno efficace dell'MSAA originale nel combattere le scalette e che restituisce un colpo d'occhio meno armonioso, specie sulla media e lunga distanza. Sempre quando lo sguardo tende a cadere in lontananza è possibile constatare che le riflessioni sull'acqua hanno subito un evidente degrado, risultando decisamente meno definite di quelle praticamente specchiate apprezzabili su PC, mentre a riva si nota una semplificazione di portata analoga delle increspature. E a sporcare parzialmente la contemplazione paesaggistica ci si mette anche la fluidità, che oscilla generalmente tra i 30 e 60 fotogrammi al secondo, con fluttuazioni spesso evidenti, che arrivano anche a sfociare nel vero e proprio stuttering. Un po' più sottili e specifici ma comunque percettibili, infine, i tagli effettuati al movimento della vegetazione, che su alcune fronde è appena accennato, dando l'impressione di trovarsi in un ambiente un po' meno vivido e organico. Il profilo audiovisivo del gioco su PlayStation 4 rimane comunque pregevole, sia chiaro, e probabilmente è difficile chiedere di più a un piccolo team indipendente alla sua prima prova su un hardware console, con un nuovo motore e un titolo che di suo in origine aveva peraltro qualche problema di performance. A parte forse un selettore per bloccare il frame rate a 30 fotogrammi e godere, potenzialmente, di prestazioni più stabili e omogenee. D'altronde l'impegno di Chmielarz e compagni è evidente in altri aspetti, non meno importanti, come la revisione del sistema di salvataggio, che su PC poteva costringere a rifarsi lunghi spezzoni di gioco, mentre qui include dei graditissimi "checkpoint invisbili" che rendono più confortevole perdersi liberamente per Red Creek. E poi l'accortezza di chi realizza giochi in soggettiva da sempre e sa benissimo dove mettere le mani. Ci riferiamo all'apprezzabile e tutt'altro che scontato mantenimento di un paio di opzioni già viste su sistemi Windows, come quella per le regolazione del Field of View (sebbene limitato a un massimo di 95 anziché 120) e della Passività della Telecamera, attraverso cui stabilire la reattività del proprio sguardo. Due caratteristiche grazie alla quali cercare di trovare un optimum il più possibile aderente alle proprie esigenze personali in fatto di campo di percezione visiva e del movimento, evitando l'insorgere del vero nemico numero uno per qualsiasi titolo in prima persona: il motion sickness.

Conclusioni

Digital Delivery PlayStation Store
Prezzo 18,99 €
Multiplayer.it
8.4
Lettori (46)
8.4
Il tuo voto

The Vanishing of Ethan Carter giunge su PlayStation 4 con tutto il carico di suggestioni audiovisive e implicazioni a carattere ludico/narrativo che ne fanno una delle avventure in prima persona più intriganti in circolazione. The Astronauts debutta su console con un lavoro nel complesso molto buono, che perde qualcosa in termini grafici presentandosi bello ma non bellissimo come su PC, offrendo un'esperienza un po' più spuria nelle sue qualità contemplative ma che guadagna qualcosa in termini di godibilità, grazie a un sistema di salvataggio più sensato.

PRO

  • Bella raddrizzata al sistema di salvataggio
  • Conversione nel complesso buona...

CONTRO

  • ...ma con qualche sbavatura