Annunciato ormai più di due anni fa e disponibile in Giappone da circa un annetto, Monster Hunter Stories è uno degli ultimi titoli a uscire in quella che potremmo cominciare a considerare ufficialmente l'ultima stagione di Nintendo 3DS. Val la pena chiarire subito, per chi si sentisse un po' confuso, che Monster Hunter Stories è uno spin-off del famoso franchise Capcom: l'ultimo capitolo a essere uscito in ordine cronologico sulla console portatile Nintendo - e in seguito su Switch - è Monster Hunter XX, invece, e cioè il seguito di Monster Hunter Generations che probabilmente non vedrà mai la luce in occidente. Monster Hunter Stories è infatti qualcosa di completamente diverso, ma lo sviluppatore Marvelous (lo stesso di Senran Kagura, per intenderci) è riuscito nella difficilissima impresa di trasformare una serie che è sempre stato difficile associare a un genere preciso in un RPG per tutte le età senza cadere nel tranello più facile di tutti: chi si aspettava una specie di Pokémon coi mostri aveva ragione soltanto in parte, perché Monster Hunter Stories è molto più che un semplice clone.
I cavalieri dei mostri
Se avete letto il nostro precedente provato o anche soltanto giocato la demo, a questo punto saprete che la trama in Monster Hunter Stories gioca un ruolo molto importante: in fondo si tratta di un vero e proprio JRPG, ma sinceramente temevamo che, superata l'introduzione in cui il nostro amico Cheval perde la mamma in un tragico incidente, il focus si sarebbe spostato tutto sulla ricerca di nuovi mostri - anzi, monstie! - da domare e cavalcare, in puro stile Pokémon. In realtà, la storia scorre in modo abbastanza fluido e imprevedibile. Dopo essere diventato un vero e proprio Rider, il nostro alter ego si imbarca in un viaggio alla scoperta del mondo, nella speranza di trovare anche un rimedio al Flagello Nero che sta corrompendo i mostri, rovinando l'idilliaco rapporto che hanno sempre avuto con gli abitanti del villaggio di Hakum. L'avventura riserva non poche sorprese, anche perché a un certo punto prende una piega davvero interessante e si concentra sui vari comprimari, a cominciare dal bizzarro Nabirou. Si tratta naturalmente di una storia pensata soprattutto per un pubblico giovane che tuttavia, un po' come succede in Pokémon oppure Yo-kai Watch, sa trasmettere dei messaggi importanti sul significato della vita e sul rispetto della natura. Il controsenso sta nel fatto che i Rider preferiscono addomesticare i mostri e cavalcarli invece di ucciderli, eppure faremo una vera e propria strage nel corso della trentina di ore necessarie a completare le missioni principali. Le missioni secondarie, completamente opzionali, praticamente raddoppiano la durata del gioco e si incastrano bene nella struttura complessiva. Il tabellone delle richieste è una fermata obbligatoria ogni volta che si torna in città, ma spesso saranno i vari abitanti a sfoggiare un bel punto esclamativo sopra la testa, ricompensandoci con denaro, oggetti consumabili, ricette o nuove abilità da usare in combattimento. Purtroppo la distribuzione delle missioni secondarie non è esattamente organica e ben presto diventa necessario rivisitare i centri abitati ogni volta che si avanza nella storia per scoprire se nel frattempo abbiamo sbloccato nuove missioni senza saperlo. Il sistema della Gattovana, tuttavia, ci viene incontro permettendoci di spostarci agilmente in ogni parte del mondo, purché la si sia prima visitata sbloccando il chiosco relativo. In questo senso, Monster Hunter Stories è un JRPG pensato in modo intelligente: propone una struttura classica che abbiamo visto e stravisto, ma lo fa con qualche semplice accorgimento che la svecchia senza snaturarla.
Forbice, carta e Rathalos
Il sistema di combattimento a turni di Monster Hunter Stories si basa tutto su una specie di morra cinese ma, nel bene e nel male, offre molto più di quanto possa sembrare nei primi minuti di gioco. Il nostro Rider scende in campo insieme al "monstie" (un gioco di parole tra "monster" e "bestie", cioè migliore amico) che abbiamo selezionato come principale nella nostra squadra composta da cinque mostri al massimo. Durante il nostro turno, quindi, controlliamo direttamente il nostro alter ego, scegliendo se cambiare monstie, utilizzare un oggetto consumabile, sfruttare qualche abilità speciale o attaccare scegliendo tra tre tipi di colpi: velocità, potenza e tecnica. Gli attacchi veloci battono quelli potenti, gli attacchi potenti quelli tecnici e quelli tecnici battono quelli veloci: questo significa che se ci attaccheremo a vicenda col bersaglio, chi vince nella morra cinese attacca per primo e impedisce all'altro di mettere a segno un colpo. Il nostro monstie ragiona in modo un po' diverso, però. Possiamo ordinargli di usare un'abilità specifica, consumando i punti Legame caricati durante lo scontro, ma è l'intelligenza artificiale a decidere come attaccare. È molto importante decidere chi curare e quando con erbe o pozioni, per esempio, e nelle fasi avanzate di gioco diventano utilissimi tutti quegli oggetti che non potevano mai mancare nella borsa di un cacciatore nei veri Monster Hunter: bombe fumogene, bombe paralisi, antidoti, misture e via dicendo. Il Rider può equipaggiare un completo (composto da un unico pezzo, fortunatamente) e un'arma, acquistandole e potenziandole successivamente coi materiali raccolti sconfiggendo i nemici o esplorando le varie zone. Le armi sono tuttavia soltanto quattro (spada e scudo, spadone, martello e corno da caccia) e nonostante la pletora di abilità che le contraddistinguono, presto il focus si sposta quasi interamente dal Rider al monstie: il nostro ruolo a un certo punto diventa soprattutto di supporto e sono i nostri mostruosi amici a combattere veramente i nemici. Da questo punto di vista, Monster Hunter Stories è un gioco che trae in inganno. All'inizio sembra facile, intuitivo. Non esiste neppure il Game Over: esauriti i tre cuori del Rider, si ricomincia semplicemente dall'ultimo checkpoint che, di solito, è appena prima dello scontro con un boss. Nonostante ciò, stiamo parlando di Monster Hunter e, in questo senso, Marvelous ha davvero compiuto una magia. Affrontare un boss diventa ben presto un esercizio preceduto da una fase di preparazione che ricorda i veri Monster Hunter: bisogna capire con che cosa abbiamo a che fare, magari studiando i suoi dati nella Mostropedia, e decidere non soltanto che armi equipaggiare in base alle abilità di cui avremo bisogno, ma anche che cosa infilare nella borsa visto che abbiamo un numero limitato di spazi. La scelta dei monstie con cui battersi, inoltre, è assolutamente fondamentale perché ogni mostro è più o meno debole o resistente a certi elementi. Fin qui è tutto abbastanza logico, ma è nel momento in cui subentra la gestione delle uova e dei geni che Monster Hunter Stories dimostra la sua vera profondità.
Non si può fare una frittata...
Ogni mostro che possiamo cavalcare durante le nostre peregrinazioni possiede abilità ambientali diverse. Alcuni ci mostrano semplicemente i nemici o le risorse sulla mappa, altri possono saltare o arrampicarsi, altri ancora sfondano muri o si muovono sottoterra. La scoperta di nuovi mostri sblocca passaggi o zone in cui non potevano addentrarci in precedenza, invitandoci a rivisitare alcune aree che non sembravano avere più nulla da dire ma che magari nascondono segreti come i cento poogie da trovare. Un altro motivo per girovagare a più riprese risiede però nelle tane. Queste grotte appaiono in punti casuali della mappa e ci collegano a piccoli sotterranei molto simili tra loro in cui i mostri depongono le loro uova. Raccolto un uovo, basta fare pochi passi per uscire e correre alla stalla, dove potremo schiuderlo. Monster Hunter Stories conta un centinaio di mostri che possiamo cavalcare e ciascuno di essi nasce di una certa rarità, la quale incide sulle sue statistiche e sulla sua efficacia in combattimento. La ricerca delle tane rare e delle uova migliori, pur essendo completamente facoltativa, è una delle parti più divertenti del gioco, anche perché il Rituale Sciamanico che si sblocca qualche ora dopo aver cominciato l'avventura stratifica ulteriormente l'esperienza. Ogni mostro, infatti, nasce con una griglia casuale di abilità o bonus passivi e il Rituale Sciamanico ci permette di unire i geni di due mostri sacrificando il secondo: la sua griglia si sovrappone a quella del primo, aumentando o sostituendo le sue abilità, e se riusciamo ad allineare i geni dello stesso colore nella griglia risultante, allora le capacità del mostro aumenteranno ulteriormente. Considerando che è anche possibile impiegare vari oggetti per microgestire i geni, è facile intuire che Monster Hunter Stories è un gioco particolarmente indicato agli amanti della personalizzazione, quelli che riusciranno a spremere ogni minuscola meccanica per superare le sfide più difficili prima e dopo aver completato la storia.
Dietro il suo delizioso stile cartoonesco, il titolo Marvelous e Capcom nasconde dunque una profondità impensabile. Abbiamo passato ore a cercare le uova migliori, a combinare geni e mostri, a visitare e rivisitare ogni zona, e bisogna ammettere che la casualità che incide sulla comparsa delle tane, e sulle uova nascoste al loro interno, a volte può essere un po' frustrante. Fortunatamente non è necessario approfondire in maniera ossessiva questo aspetto del gioco, ma alcuni boss sanno essere veramente tosti, soprattutto quando a metà gioco la difficoltà si impenna un pelo più bruscamente, e la soluzione migliore è prepararsi meglio, non caricare a testa bassa. In questo senso, lo sviluppatore nipponico ha saputo catturare perfettamente lo spirito della serie madre non solo nelle minuzie del gameplay, ma anche impiegando musiche, effetti sonori e animazioni che la richiamano continuamente. Sì, Monster Hunter Stories è un gioco molto diverso, a guardarsi, ma anche uno dei migliori che abbiamo visto girare su Nintendo 3DS: il cel shading è assolutamente spettacolare, al netto di un aliasing che sporca un pochino l'immagine soprattutto se si attiva l'ottimo effetto tridimensionale e qualche piccolo calo di frame rate nelle zone più elaborate come la Strada in Fiore sulle Vette della Primavera, un boschetto in cui il vento solleva i petali di ciliegio tutt'intorno a noi, affacciandosi sul lago sopra cui sorge l'enorme città di Gildegarn. In questi scenari complessi e spettacolari può capitare che il gioco arranchi, ma succede raramente e non dà nessun fastidio. Durante i combattimenti, invece, non abbiamo riscontrato alcun problema neppure quando i nostri eroi si scatenano nei pirotecnici attacchi speciali combinati, senza contare che è possibile accelerare fino a tre volte la velocità degli scontri.
Conclusioni
Gli appassionati di giochi di ruolo nipponici troveranno in Monster Hunter Stories un passatempo eccellente, ma il titolo Marvelous non è solo questo: è anche una vera e propria lettera d'amore, uno spin-off realizzato con una cura e un'attenzione ai dettagli veramente incredibili. L'unico problema è che per apprezzarlo fino in fondo bisogna amare sia i JRPG, sia Monster Hunter: se rientrate in questa categoria, allora si tratta di un acquisto imprescindibile anche perché, oltre a garantire decine di ore di gioco nell'immediato, conta già un numero soddisfacente di missioni DLC che vedranno la luce nelle prossime settimane e che comprendono persino un costume da Link e Epona come monstie.
PRO
- Incarna lo spirito di Monster Hunter
- Il sistema di combattimento e la crescita dei mostri
- Graficamente è un vero gioiello
- Tante missioni secondarie e segreti da scoprire
CONTRO
- La casualità nella ricerca di uova e tane può diventare frustrante
- L'intelligenza artificiale dei monstie a volte è discutibile
- Anche se adorate Monster Hunter, se non vi piacciono i JRPG sarà difficile digerire il cambiamento