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Rally e non solo per Colin

A due anni dal primo episodio torna in grande spolvero la rinnovata serie off road di Codemasters. Gare di tutti i tipi aspettano vecchi e nuovi fan del grande Colin.

RECENSIONE di Matteo Santicchia   —   07/09/2009

Versione testata: PlayStation 3

Un autunno caldo aspetta gli amanti dei titoli automobilistici, in attesa dei grossi calibri incentrati su gare in autodromi e circuiti cittadini, Codemasters vuole farci sporcare per bene di fango con il secondo episodio della sua rinnovata serie rellistica, quel Colin McRae che da ormai due anni si è guadagnato il suffisso Dirt.

Rally e non solo per Colin

Questo nuovo capitolo non si focalizza solo su gare a tempo, ma complice la perdita della licenza ufficiale WRC intrattiene il giocatore con una sorta di girandola estremamente diversificata e ben strutturata di eventi offroad. Come scritto esaustivamente nella corposa anteprima pubblicata il mese passato, il cuore del gioco ruota intorno ad una serie di gare ed eventi che si sbloccano mano a mano che la nostra reputazione, e di conseguenza il livello (con un "level cap" fissato a 30), sale. Non basta solamente arrivare primi, è molto importante anche vincere delle mini missioni, che premiano il giocatore con punti esperienza ad esempio per la derapata e il salto più lungo, il tempo e i chilometri percorsi e così via. Un modo questo per aggiungere più adrenalina alle gare, ma soprattutto per non dover ripetere la stessa competizione più volte nel caso mancassero quei pochi punti necessari per accedere al successivo giro di competizioni.

Giocare come ci pare

Il tour mondiale ci porta in giro per il pianeta: Cina, Giappone, Inghilterra, Malesia, Marocco, Croazia e Stati Uniti, questi sono solo una parte dei paesi in cui si corre. Sin da subito si nota l'estrema varietà dell'offerta di Codemasters. Le competizioni non si limitano a gare contro il cronometro ma sono di diversi tipi: a lunghi raid in solitaria (e non) si alternano corse su pista, circuiti cittadini infangati per l'occasione, gare ad eliminazione simili a quelle viste in Burnout, o particolari eventi come il Gate Crasher e il Domination. Lo scopo del primo è quello di distruggere decine di piccoli cartoni che aumentano di un secondo l'uno il tempo a disposizione per concludere l'evento, mentre nel secondo viene valutata la nostra performance nei vari intertempi del tracciato, a fine gara il computo tra settori dominati e quelli persi stabilirà il vincitore, non serve insomma arrivare necessariamente primi. Dirt quindi non potendo più essere "solamente" il simulatore di rally per eccellenza, rafforza la sua nuova natura, confermando di essere un vero e proprio circo itinerante su sterrato. La sua attitudine simulativa è rimasta la stessa però.

Rally e non solo per Colin

Il titolo funziona e diverte molto, le gare inizialmente piuttosto brevi sono molto frenetiche e adrenaliche, solo col passaggio alle categorie pro diventano più lunghe e comportano un tasso di concentrazione molto elevato. Un altro, se non il più grande punto di forza di Dirt 2 è la pressoché totale possibilità di personalizzazione dell'esperienza di gioco. Come se ci trovassimo di fronte ad una sorta di editor, il giocatore può stabilire come fruire del titolo Codemasters. Tutto ciò è possibile visto che ora come in Grid si possono correggere i propri errori, riavvolgendo il nastro, ed evitare quel ribaltamento assassino o quella scorciatoia rivelatasi essere una "allungatoia". A seconda del livello di difficoltà scelto (ne sono presenti sei) si può spingere il tasto replay da zero fino ad un massimo di cinque volte, e contrariamente alla build giunta in redazione per l'anteprima, giocare a facile o a campione porta anche ad un'apprezzabile abbassamento dei tempi a disposizione e ad una maggiore perizia degli avversari. Come se non bastasse poi è possibile anche effettuare delle modifiche all'assetto della macchina, ma soprattutto decidere se ai danni estetici corrispondano anche quelli meccanici alla vettura. Il gioco quindi si adatta a tutti i tipi di giocatori: possiamo vincere facile riavvolgendo il nastro ad ogni piccola esitazione, ma nel frattempo lasciare attivati i danni, oppure tentare la via del realismo pagando ogni errore ma lasciando che gli impatti abbiano solo conseguenze estetiche.

Un gioco per tutti

Un meccanismo del genere ad un'occhiata superficiale parrebbe snaturare l'essenza simulativa del gioco che funziona comunque anche in virtù di un modello di guida piuttosto verosimile, in equilibrio tra simulazione e arcade. Le molti classi di veicoli a disposizione poi, derivate di serie, camion, suv, prototipi, dune buggy e così via hanno un comportamento veramente diverso l'una dall'altra, e anche le elaborazioni sulla stessa vettura che si effettuano per accedere ai campionati pro comportano un notevole cambio di stile di guida al giocatore. E' stata fortunatamente corretta la criticità che affliggeva il primo episodio, ed ora le vetture sono molto nervose (soprattutto camion e dune buggy) e come giusto che sia fanno pagare dazio al giocatore dall'intraversata facile: piccole correzioni e parzializzazioni sono il pane quotidiano di Dirt 2. Parlando della porzione multiplayer Codemasters ha pesantamente rivisto la parte online del gioco, cosa questa molto importante viste le numerose critiche ricevute per il primo episodio. Tutte le competizioni presenti nella modalità carriera possono essere corse fino ad un massimo di otto giocatori umani, divise in gare a tempo, multivettura con contatto e alternative e cosa molto interessante si possono selezionare tutte le vetture del single player, comprate o no dal giocatore. L'unico problema di questo titolo, che oggettivamente segna un bel passo avanti rispetto al suo predecessore, risiede non tanto nella bontà delle sue meccaniche quanto nell'occhio e nelle aspettative di chi lo gioca. Dirt 2 di fatto non è più solo una simulazione di rally; battere il cronometro memorizzando le curve è solo una piccola parte dell'offerta. Lo spirito e l'approccio sono molto diversi dai vecchi capitoli old gen, tutto è molto più "caciarone" e meno serio, il paddock che funge da menù di gioco è un esempio calzante. Tutto ciò non inficia assolutamente il valore globale del titolo, ma crediamo che i duri e puri del rally possano non gradire questa ormai confermata decisa sterzata verso un pubblico il più vasto possibile. Per questi piloti vecchia scuola, zero aiuti e danni attivati: questo è il modo per godere appieno (sudando le proverbiali sette camicie) dei circa 100 eventi del gioco.

Trofei PlayStation 3

Il titolo premia il giocatore con 48 trofei, 1 di platino, 3 d'oro e i restanti di bronzo. I tre dorati si ottengono vincendo tutti gli eventi, gli X-Games e soprattutto la competizione tributo dedicata al mai dimenticato Colin McRae. Gli altri si ottengono totalizzando tot chilometri e ore di gioco, battendo e diventando amico delle superstar presenti, raggiungendo il livello massimo e così via. Più in generale sono piuttosto naturali da ottenere, si sbloccano progredendo nel gioco con relativa facilità.

Paesaggi cartolina

Da un punto di vista tecnico il gioco è di assoluta eccellenza. Più che il dettaglio, comunque molto alto ma a non a livelli di altri blasonati competitor, a colpire è la mole a volte spiazzante di elementi a bordo pista e di effetti speciali che colorano e rendono vive le competizioni. Le vetture che si sporcano e perdono pezzi ad ogni incidente sono poligonalmente ricche e con buone texture a ricoprire il tutto, ma tutto ciò passa in secondo piano di fronte alla bagarre delle auto in pista e agli elementi di contorno. Si passa con disinvoltura dai paesaggi cartolina del Marocco, con le sue stradine strette tra i villaggi alle corse della bassa California che iniziano in montagna, accecati da un HDR abbacinante, e terminano in riva al mare. Di notte però nei circuiti cittadini di Shibuya e Londra non si può non rimanere rapiti dalle luci, dai neon, dai riflessi sulle carrozzerie e sulle pozze di fango. Tutto questo ha però un piccolo prezzo da pagare. Dirt 2 è quasi sempre fluidissimo ma nelle situazioni concitate si presentano alcuni micro scatti, non rallentamenti, che non pregiudicano assolutamente l'esperienza di gioco, ma che vanno comunque riportati. Altro punto di forza è l'intelligenza artificiale degli avversari, sempre in continua lotta di loro e aggressivi al limite della scorrettezza tanto da commettere frequenti errori e cappottamenti. Assolutamente assente il famigerato effetto trenino e non è raro assistere dopo un replay ad un cambio di direzione degli avversari nei numerosi bivi che caratterizzano le gare raid.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.7
Lettori (134)
8.8
Il tuo voto

Colin McRae: Dirt 2 rappresenta l'esperienza off road più completa su quattro ruote, una sarabanda di eventi e competizioni in giro per il mondo, bellissimo da vedere, divertente e frenetico, ma che relega il rally (come il nuovo corso impone), in un angolo. I molti livelli di difficoltà e l'inserimento del replay rendono il gioco adattabile ad ogni tipo di giocatore, ma proprio questa nuova feature potrebbe non piacere a tutti facilitando troppo le cose soprattutto ai livelli più bassi di difficoltà. In definitiva Dirt 2 è un ottimo titolo automobilistico, in bilico tra attitudine arcade e simulazione, con una doppia anima che oggettivamente funziona, ma che ci lascia un pò spiazzati sul reale focus del gioco.

PRO

  • Adattabile a tutti i giocatori
  • Moltissime vetture e gare
  • Graficamente di grande impatto

CONTRO

  • Poche gare rally
  • I replay: innovazione o snaturamento?
  • Raramente il frame rate non è stabile