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In giro per il mondo con Colin McRae

Torniamo in pista con il secondo episodio della rinnovata serie di Codemasters, rally e non solo per il nuovo titolo del compianto Colin.

PROVATO di Matteo Santicchia   —   06/08/2009

Si torna a mangiare la polvere con il nuovo, attesissimo episodio di Dirt, che abbandonato il serioso aspetto di simulatore di rally che lo aveva sempre fatto apprezzare sin dai tempi della prima PlayStation, conferma la sua ricerca di un'esperienza off road completa, in cui le gare contro il tempo sono solo una parte dell'offerta di gioco. Codemasters riparte esattamente da dove si era fermata una paio di anni fa, ovvero con un tour di eventi in giro per il mondo in cui il giocatore vincendo le gare acquista l'esperienza necessaria per progredire nel gioco, sbloccando di conseguenza nuovi tracciati e tutta una serie di extra come livree e ammenicoli vari per il parabrezza e il cruscotto.

In giro per il mondo con Colin McRae

I punti necessari non si ottengono solo arrivando a fine gara ma anche vincendo delle missioni, sorta di achievements in tempo reale che si portano in dote, una volta acquisiti, centinaia di punti. Ecco quindi ad esempio premi per i chilometri percorsi, per il salto e la derapata più lunga, le ore di gioco, il testacoda e il tempo percorso su due ruote. Lungi dall'essere dei semplici mezzi per gratificare il giocatore o per allungare la minestra, risultano necessari per guadagnare quella manciata di punti in più che permettono lo sblocco di nuove gare, che evita di fatto di rifare la stessa competizione più volte, visto che col progredire del gioco la distanza tra un livello e l'altro diventa sempre più grande.

Per soldi, non per esperienza

Le gare sono di diversi tipi, nei cinque livelli affrontati nella prova si è corso in Messico, Croazia, Inghilterra, Giappone e Marocco. Solo la gara croata si è rivelata essere un rally vero e proprio, cioè una corsa contro il tempo in solitaria. Tra altri eventi spiccano le gare cittadine di Londra e Shibuya, competizioni queste tra otto concorrenti, veri e propri destruction derby frenetici e molto divertenti ma in alcuni casi frustranti, vista la cattiveria tutta sportellate e tamponamenti degli avversari. Le altre gare si sono rivelate o dei raid in solitaria, mediamente più lunghi della singola "tappa" rellistica e delle corse in compagnia, non in pista ma anche queste in versioni estese di tracciati da punto a punto.

In giro per il mondo con Colin McRae

Il livelli di difficoltà sono sette e ricompensano il giocatore di soldi in quantità variabile dall'impostazione scelta e di esperienza, quest'ultima però sia che si vinca a livello facile o difficile rimane invariata. I soldi fanno la differenza visto l'ampio parco macchine disponibile, ognuna con caratteristiche peculiari di accelerazione, velocità e guidabilità. L'intelligenza artificiale degli avversari è rimasta sempre la stessa, la forbice della qualità della guida della cpu tra i due estremi del livello di difficoltà scelto è sembrata pari a zero. Come nel primo Dirt è possibile quindi sbloccare tutte le gare giocando a livello facile, ma per limare i tempi e ottenere nuove vetture e le missioni più danarose, bisogna per forza di cose scegliere di giocare ad un livello di difficoltà molto alto. Qui entra in gioco la nuova feature implementata da Codemasters che ristabilisce in modo netto le distanze tra guidatori della domenica e esperti piloti off road cresciuti a pane e Delta HF 4WD.

Riavvolgere o non riavvolgere...

Come in Grid, anch'esso figlio del team inglese, è possibile "riavvolgere il nastro" e rifare di nuovo quelle porzioni di gara in cui si è vergognosamente finiti a viole o peggio ancora si è distrutta in mille pezzi la macchina. In pratica giocando a livello facile si hanno cinque possibilità di replay, a campione zero. La cosa sembrerebbe snaturare le basi di un gioco di rally in cui l'attenzione, anzi la concentrazione del giocatore è massimamente riposta nel non fare nemmeno il più piccolo degli errori visto lo scorrere impietoso del cronometro, ma giocando ci si accorge da subito che la macchina con cui si parte, anche se si sale a bordo di una indiavolata Impreza, non è il mezzo più adatto per tutti circuiti. E se non si ha un bel gruzzolo è difficile comprare quella vettura che garantisce la tenuta e la velocità necessaria per affrontare ad esempio i lunghi rettilinei e le strette curve a gomito della assolta campagna marocchina. In più è possibile anche lavorare sull'assetto della vettura, modificando parametri come il rapporto delle marce, la portanza, l'altezza da terra e il bilanciamento dei freni. In definitiva Codemasters sembra essere riuscita con questo sistema a dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte, garantendo divertimento per tutti, azzerando di fatto il fattore frustrazione grazie alla possibilità di replay, ma chi vuole sviscerare per bene il gioco, affrontandolo alla vecchia maniera troverà pane per i suoi denti. Parlando del comportamento delle vetture si può affermare senza dubbio che è stato risolta una delle criticità che affliggeva il primo Dirt. Ora è molto più difficile riprendere una vettura che scoda in curva, non è più possibile frenare di botto e spalancare il gas sapendo che la macchina si sarebbe riposizionata facilmente in traiettoria. Dirt 2 è il trionfo della parzializzazione della frenata, del gas centellinato e delle correzioni sullo sterzo. Sotto questo punto di vista si può tranquillamente dire che il gioco si è rimesso sulla carreggiata della simulazione, le vetture, jeep, suv, dune buggy, derivate di serie o prototipi che siano, sono molto diverse tra loro in termini di comportamento, reagiscono come tutti ci aspettiamo, ovvero come cavalli di razza difficili da domare, con risultati che solo il tempo e la dedizione possono portare.

Luci tra la città

Da un punto di vista tecnico si è su livelli se possibile ancora migliori del (rinnovato) primo episodio. La giovinezza della build giunta in redazione non brilla per un frame rate particolarmente granitico, nessun rallentamento, ma qualche micro scatto di troppo, colpisce però per la mole poligonale che fa girare e per dei panorami che fanno avvicinare il titolo Codemasters al termine fotorealistico. Innanzitutto è da lodare la fisica che gestisce i danni delle vetture, con conseguenze sia estetiche che prestazionali (è possibile scegliere se attivare o no il danneggiamento meccanico della vettura). Le auto perdono realisticamente i pezzi, i quali rimangono sulla pista per tutta la durata delle gare e non è raro vedere, visto la buona, o pessima a seconda delle interpretazioni, intelligenza artificiale degli avversari compiere errori così grossolani da scatenare un tourbillon di incidenti con esiti disastrosi per le vetture, tra testacoda, cappotamenti e tamponamenti, anche aerei, decisamente violenti.

In giro per il mondo con Colin McRae

I modelli delle vetture sono ben fatti e con una grande attenzione al dettaglio: in alcuni pick up è possibile addirittura scorgere delle ventole in azione dietro alla cabina! L'illuminazione fa un grande ricorso all'hdr, per fortuna in quantità minore del primo episodio, con risultati come scritto precedentemente, di grande pregio e qualità. Le piste cittadine sono poi la ciliegina sulla torta, stessa ottima illuminazione ma in più un bordo pista poligonalmente sontuso con diversi oggetti da abbatere e con buone texture a ricoprire il tutto. Questo secondo incontro ravvicinato con Dirt ci ha restituito sensazioni positive. Accanto ad un comparto tecnico di tutto rispetto, seppur con qualche piccola magagna da sistemare, il gioco c'è e tutto funziona come da tradizione. Qualcuno potrebbe non digerire l'inserimento dei replay, ma il prodotto finale sembra essere comunque ben bilanciato, grazie al sistema che ruota intorno all'avanzamento dei livelli, al compimento delle missioni e all'acquisizione del vasto parco macchine.

CERTEZZE

  • Molte gare da affrontare
  • Modello di guida
  • Fisica delle vetture e dei danni

DUBBI

  • Qualcuno potrebbe non gradire i replay
  • Microscatti frequenti