Nel 2000 l'uscita di Phantasy Star Online sulla compianta Dreamcast di Sega segnò il primo passo degli MMORPG verso il mondo delle console: pur non essendo un Massive Multiplayer Online Role Playing Game vero e proprio, il titolo Sega ebbe il merito di ritagliarsi una nicchia di affezionati
fan capaci di sorvolare sui notevoli limiti e problemi di gameplay pur di condividere il loro tempo con altri giocatori, online, in un'ambientazione sci-fi che non si vedeva dai tempi del Megadrive, console che aveva ospitato i quattro capitoli della serie originale. Con il passare del tempo Phantasy Star Online ha subito svariate trasformazioni, assumendo infine la forma di Phantasy Star Universe su PC, Xbox360 e PlayStation 2. Phantasy Star Portable è una sorta di porting di quest'ultima incarnazione del franchise, ma allo stesso tempo è anche un sequel, ereditandone in un modo o nell'altro pregi e difetti.
Dungeon-crawling spaziale
L'esempio videoludico più simile che potremmo fare è Diablo: con il capolavoro di Blizzard infatti Phantasy Star Portable condivide una struttura divisa tra single-player e multiplayer ma concentrata, contemporaneamente, sulla semplice crescita del nostro alter ego e del suo equipaggiamento. La creazione del personaggio è decisamente godibile, i parametri modificabili sono numerosi e includono abbigliamento, acconciatura, colore di carnagione e capelli, statura e peso: il giocatore può scegliere tra le razze tipiche della saga, più o meno adatte a vari stili di combattimento (per esempio, gli androidi Cast sono eccellenti cecchini ma pessimi maghi) e completare la genesi del suo personaggio assegnandogli un nome per intraprendere le due modalità di gioco proposte, offline o online. Per quanto riguarda la prima modalità, ci troveremo a completare svariate missioni per conto dei GUARDIANS, alle prese con un sabotatore misterioso e il ritorno della minaccia aliena SEED. La storia, ambientata dopo la conclusione di Phantasy Star Universe, è piuttosto deludente e priva di spessore, raccontata tramite i dialoghi tra i personaggi, rappresentati da discutibili modelli poligonali statici piuttosto che artwork, come nella stragrande maggioranza delle produzioni simili. Prima di cominciare una missione ci si sposta di stanza in stanza attraverso un menu per fare compere, assemblare il party, personalizzare il nostro personaggio e prepararlo alla battaglia. A questo punto si viene scaraventati in una zona completamente tridimensionale, suddivisa in varie aree, dove il nostro unico obbiettivo sarà massacrare ogni forma di vita ostile, raccogliendo il denaro e gli oggetti rilasciati o contenuti dentro vari contenitori. L'interazione con l'ambiente è minima: non si può saltare o scalare pendenze, al massimo si possono raccogliere delle chiavi necessarie ad aprire dei cancelli per proseguire nell'esplorazione. Una meccanica davvero basilare e al contempo davvero assuefante: la varietà dell'equipaggiamento è incredibile, le tipologie di armi utilizzabili spaziano da spade singole a lance, da pistole a mitragliatori doppi, ce n'è davvero per tutti i gusti e ogni arma richiede un differente approccio nel suo utilizzo e nell'esecuzione di combo e attacchi speciali. Il giocatore è così coinvolto in una spirale di sistematica esplorazione e distruzione dei nemici, alla ricerca di armi sempre più bizzarre ed efficaci da sfoggiare magari in multiplayer.
Finchè noia non ci separi
Durante lo Story Mode il giocatore può farsi accompagnare da svariati personaggi controllati da un'Intelligenza Artificiale davvero pessima: il gruppo si comporterà costantemente da kamikaze, curandosi raramente, senza scappare o evitare gli assalti nemici... davvero frustrante, sopratutto quando già per i fatti nostri ci troviamo a gestire un sistema di lock-on a dir poco terribile e la spesso scomoda telecamera. Fortunatamente, Phantasy Star Portable propone delle feature che rendono gli scontri meno frustranti, in primo luogo un semplice menu a scorrimento richiamabile premendo il tasto Cerchio, che ci permette di cambiare arma o utilizzare oggetti al volo. Di certo, Phantasy Star Portable brilla in multiplayer:
in locale o Ad Hoc il gioco diventa decisamente più godibile in compagnia di giocatori umani e ripetere le missioni allo scopo di recuperare gli oggetti più rari e potenti è senz'altro più piacevole, quantomeno fin quando il lag non rende una moviola le sessioni di gioco o la noia non sopraggiunge. Da questo punto di vista Phantasy Star Portable esce sconfitto dall'impietoso confronto con Monster Hunter Freedom Unite: il prodotto Capcom non è soltanto più godibile se giocato online, ma anche tecnicamente molto più avanzato. Se i modelli di personaggi, nemici e equipaggiamento in Phantasy Star Portable offrono una notevole varietà, lo stesso non si può dire delle loro animazioni legnose e del discreto livello di dettaglio. Le location, d'altra parte, soffrono di notevole pop-up anche su brevi distanze e si riducono a una sequenza di "stanze" aperte, collegate da brevi sentieri, circondate da fondali piuttosto piatti e anonimi, da questo punto di vista il porting avrebbe meritato qualche ritocco grafico allo scopo di renderlo decisamente più appetibile.
Conclusioni
Chi ha amato Phantasy Star Universe apprezzerà anche questo porting mascherato da sequel, nel bene e nel male. La serie necessita però davvero di uno svecchiamento che la renda più appetibile ai palati di oggi: il sistema di combattimento è obsoleto e il gameplay diventa presto ripetitivo, nonostante la variante in multiplayer. Tecnicamente, inoltre, si poteva fare di più, ma in generale la realizzazione è fortunatamente più che discreta. Ciononostante, Phantasy Star Portable resta un ottimo prodotto per i fan del genere e della saga.
PRO
- Mantiene il fascino e lo stile della serie
- Gran varietà di oggetti e personalizzazione
- Modalità multiplayer per quattro giocatori
CONTRO
- Ripetitivo in fretta
- Trama noiosa e banale
- Intelligenza Artificiale imbarazzante