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Amarcord l'orrore

Una Capcom scatenata sul fronte digital delivery si adegua al trend delle riedizioni in HD e propone Resident Evil 4, uno dei capitoli più memorabili della serie che ha fatto la storia del survival horror. E' ancora un mito?

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   28/09/2011

Versione testata: Xbox 360

Nella serie di Resident Evil il quarto capitolo riveste un ruolo di primaria importanza. Seminale, forse, quanto il mitico capostipite, capace di lasciare un segno indelebile in tutti coloro che hanno avuto modo di giocarci a fondo, nonché di stravolgere il concetto di survival horror classico. Era il 2005 quando Resident Evil 4 arrivò su Gamecube, dopo un'attesa interminabile durante la quale Capcom decise di cambiarne radicalmente l'aspetto più volte, mostrando demo sempre più promettenti anche se dall'aspetto discordante negli E3 dipanatisi tra il 2000 e il 2004, fino a rischiare il tutto per tutto sull'innovazione totale nelle meccaniche di gioco e nell'aspetto estetico.

Amarcord l'orrore

Dopo l'apoteosi e la consacrazione del primo capitolo effettuata con Rebirth, lo Zero aveva dimostrato che l'impostazione classica aveva probabilmente raggiunto il suo limite, una struttura ludica ormai stiracchiata per i capelli che pareva scricchiolare pericolosamente sotto il fardello delle meccaniche tradizionali. Resident Evil 4 si presentò allora spavaldamente come uno sparatutto in terza persona, spiazzando il pubblico e scindendolo tra i sostenitori entusiasti e i detrattori tradizionalisti. In ogni caso appassionando tutti, in una maniera o nell'altra, addirittura spingendo all'acquisto di esotiche riviste nipponiche solo per avere la possibilità di provarne la demo prima del tempo e ingannare in qualche modo l'attesa prima dell'uscita. Se il recente fiorire di riedizioni in alta definizione dev'essere un modo per far apprezzare i capolavori dei primi anni 2000, più che semplici operazioni di marketing che fanno leva sulla nostalgia, allora Resident Evil 4 ha il pieno diritto di far parte di questa schiera di titoli, dando la possibilità di poter fruire di un gioco ancora valido e divertente a dispetto degli anni passati. Già questo, nell'obsolescenza precoce che caratterizza il mondo dei videogiochi, non è poco, sebbene fosse lecito aspettarsi qualcosa di più da Capcom di un semplice aumento di risoluzione su una base rimasta immutata e venduta, a distanza di quasi sette anni, a ben 20 euro.

Una rivoluzione

La digressione rappresentata da Resident Evil 4 in termini di gameplay è ribadita anche dalla storia, probabilmente la più smarcata dalla classica mitologia della serie. Leon S. Kennedy è inviato in una zona dell'entroterra europeo (non meglio specificata, sebbene gli esseri in cui il protagonista si imbatte parlino con un bizzarro accento ispanico) per recuperare Ashley, la figlia del Presidente USA rapita da una misteriosa organizzazione, dietro alla quale ovviamente si scopriranno le propaggini di Umbrella. Il gioco illustra la lunga traversata di Leon all'interno di varie ambientazioni, concentrandosi soprattutto sugli esterni e imbattendosi in battaglie su larga scala, al contrario degli incontri solitamente singoli che caratterizzavano le magioni dei capitoli precedenti.

Amarcord l'orrore

La meccanica di gioco è completamente diversa dai primi Resident Evil: il quarto capitolo è a tutti gli effetti uno sparatutto con visuale in terza persona e inquadratura dinamica da "sopra la spalla" che segue i movimenti del protagonista (altra rivoluzione epocale per la serie), nel quale ci si trova a combattere contro grandi quantità di nemici utilizzando svariati tipi di armi. Gli enigmi dei primi capitoli si trovano qui meno frequenti e generalmente più elementari ma è possibile interagire con vari elementi dello scenario in maniera contestuale, cosa che innesca situazioni diverse e spezza la monotonia dell'azione. Quello che stupiva e che colpisce ancora di Resident Evil 4 è l'armonia delle sue parti e la validità del pacchetto ludico complessivo: nonostante il carattere sperimentale del gioco, affrancato completamente da una struttura che - pur con tutti i suoi difetti - poteva garantire il successo almeno con gli appassionati, Capcom è riuscita a mettere insieme un titolo coeso e appassionante, lungo e - cosa non scontata, considerando le meccaniche classiche del survival horror - divertente. Le ambientazioni, per lo più aperte, si susseguono varie imponendo un ritmo sempre incalzante mentre il nuovo sistema di puntamento rende per la prima volta veramente divertenti gli scontri a fuoco con i nemici, divisi in varie tipologie e ognuno caratterizzato da propri specifici punti deboli. Altre introduzioni caratteristiche di questo capitolo, in grado di introdurre elementi strategici, è la gestione dell'inventario in base alla "superficie piana" occupata dagli oggetti e la possibilità di acquistare, vendere e potenziare armi armature ed equipaggiamenti vari grazie all'introduzione del mitico mercante onnipresente.

Obiettivi Xbox 360

Una delle poche novità introdotte dalla versione in alta definizione alla struttura originale di Resident Evil 4 sono ovviamente gli obiettivi sbloccabili. Soltanto 12 achievement si spartiscono il bottino di 1000 gamerpoints, dunque ognuno di questi è alquanto sostanzioso in termini di punteggio. Considerando che la maggior parte degli obiettivi sono legati alla progressione nella storia, una prima conclusione del gioco consente già di raccogliere una buona parte dei 1000 punti totali.

Le cronache di Leon

L'assedio all'interno della casetta nel villaggio, con le barricate improvvisate spostando armadi davanti alle porte e l'angoscia dei nemici che penetrano dalle finestre, l'incontro con El Gigante, la tempesta che ci coglie nel bosco appena dopo lo scontro con Del Lago e ancora l'arrivo tra pioggia e tuoni alla chiesetta isolata, l'ingresso nell'enorme monastero, i numerosi scontri con i boss, ci sono talmente tanti momenti topici in Resident Evil 4 da renderlo una delle esperienze più memorabili dell'ultimo decennio videoludico. Questi sono i meriti del titolo datato 2005, a cui però questa rimasterizzazione non aggiunge assolutamente nulla, con l'aumento di risoluzione che non basta a compensare l'invecchiamento inevitabile del gioco e men che meno a giustificare il prezzo imposto di 20 euro, veramente troppo alto se si considera che questo è sostanzialmente un lieve riadattamento della versione PC uscita all'epoca.

Amarcord l'orrore

Inoltre, l'alta definizione non perdona il mantenimento delle vecchie texture, esaltandone le imperfezioni e la grossolanità. Fortunatamente la solidità dell'impianto grafico originale ha consentito di sostenere l'assalto del tempo in maniera egregia, ma resta il fatto che si sarebbe potuto fare di più, se non proprio un vero remake almeno una rielaborazione più accurata. Lo stesso problema si presenta dal punto di vista contenutistico, visto che non sono stati aggiunti extra, nuove porzioni di gioco o modalità aggiuntive: il pacchetto è rimasto esattamente quello dell'epoca compreso anche il sistema di controllo che già non brillava per comodità (anche se rispetto ai capitoli precedenti era un fulmine di guerra), ma visto che questo è rimasto invariato anche in Resident Evil 5 possiamo ormai considerarlo una cifra stilistica della serie.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.8
Lettori (38)
8.6
Il tuo voto

Capcom se l'è cavata con poco questa volta, affidandosi alle fondamenta solide del capolavoro originale, e ha svolto il suo compitino aumentando la risoluzione delle texture e raffinando qualche effetto di illuminazione. I grandi pregi del gioco sono quelli dell'epoca, così come i pochi difetti, ma con in più il problema della vecchiaia evidente del comparto tecnico, ormai datato. A tutto questo va aggiunto un prezzo decisamente alto per un gioco in digital delivery e la mancanza totale di aggiunte contenutistiche per un quadro complessivo che potrebbe scoraggiare coloro che hanno già giocato Resident Evil 4 alla sua epoca. Tuttavia gli elementi forti del titolo originale sono ancora tutti lì e l'avventura di Leon possiede ancora quell'incisività, quella vivacità e quella stessa giocabilità che l'hanno decretata una delle migliori esperienze videoludiche della generazione scorsa. Chi non l'ha giocato all'epoca, ovviamente, ha il "dovere morale" di rimediare adesso.

PRO

  • Divertente, appassionante e lungo quanto basta
  • L'adattamento in HD rende godibile il gioco sugli schermi attuali
  • Immancabile per chi non l'ha giocato all'epoca

CONTRO

  • L'alta definizione non nasconde le rughe dell'età
  • Mancanza di qualsiasi aggiunta contenutistica
  • Prezzo decisamente alto rispetto al costo della produzione