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Rochard, recensione

Doppiato da Jon "Duke Nukem" St. John, il paffuto minatore spaziale John Rochard si trova ad affrontare una situazione a dir poco esplosiva: la sua squadra ha scoperto una sorta di tesoro e c'è chi lo desidera a tutti i costi

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   31/10/2011

Nello spazio nessuno può sentirti imprecare. Se lo saranno ripetuto più volte Rochard e i suoi colleghi, mentre si spostavano infruttuosamente da una catena di asteroidi all'altra, all'ormai disperata ricerca di preziosi minerali da estrarre. Quando lavori per una corporazione che gode praticamente del monopolio nella galassia e sono mesi che non ottieni risultati, allora il rischio licenziamento comincia a farsi concreto. Il caso però vuole che, proprio durante l'ultima spedizione, la squadra capitanata dal buon vecchio John faccia un particolare ritrovamento, che viene salutato con stupore da Mr. Maximillian, il loro boss presso Skyrig. La scoperta si traduce però anche in un concatenarsi di situazioni molto pericolose, con la stazione spaziale del team che viene attaccata all'improvviso da un gruppo di militari che sembrano intenzionati a eliminare chiunque si trovi al suo interno.

Rochard, recensione

Ma chi li ha mandati? E cos'ha di tanto importante la struttura riportata alla luce dalle trivellazioni? Lo scopriremo attraverso cinque capitoli in cui vestiremo proprio gli abbondanti panni di John Rochard, determinato a salvare i suoi compagni Skyler e Zander, e di capire cosa si nasconde dietro questa faccenda. Sviluppato in esclusiva per il PlayStation Network dal team indipendente Recoil Games e prodotto da Sony Online Entertainment, Rochard punta subito sugli elementi più caratterizzanti del proprio gameplay, dotando il protagonista di un G-Lifter che gli consente di sollevare determinati oggetti e "trascinarli" in giro per lo stage, annullando la forza di gravità. Forza di gravità che, grazie ad alcune macchine, può essere peraltro modificata in tempo reale, consentendoci quasi di galleggiare nell'aria e dunque di effettuare salti e lanci di maggiore portata. Il gioco sulle prime dà l'impressione di essere un action platform, ma i presupposti sono molto differenti e vertono più sul puzzle solving, con gli stage che si susseguono quasi come quelli dei classici Another World e Flashback, nel senso che ci mettono di fronte avversari e insidie che siamo chiamati a neutralizzare utilizzando le nostre risorse nel modo migliore. Ed è così che il G-Lifter può farci sollevare delle casse immuni dai proiettili nemici, che possiamo lanciare per sfruttarne il peso in maniera offensiva oppure usare a mo' di scudo, per far rimbalzare i colpi verso il mittente (il primo trofeo l'abbiamo sbloccato proprio in questo modo).

Spremiti le meningi, trippone!

Dicevamo dei puzzle e della forza di gravità, due elementi strettamente correlati in Rochard. Utilizzando il G-Lifter possiamo "agganciare" delle casse e muoverle tramite lo stick analogico destro del Dual Shock. Premendo il dorsale L1 abbiamo invece la possibilità di azzerare, o quasi, la forza di gravità all'interno dello stage e dunque modificare le stesse capacità del nostro dispositivo, che potrà lanciare le casse più lontano e/o con traiettorie differenti.

Rochard, recensione

Tutto ciò andrà utilizzato per attivare e disattivare degli interruttori e di conseguenza aprire le porte che ci permetteranno di proseguire nell'avventura, con l'ulteriore fattore puzzle rappresentato dai campi di forza: quelli blu consentono alle persone di attraversarli ma bloccano gli oggetti inanimati, quelli rossi fanno l'esatto contrario, dunque di volta in volta bisogna capire cosa far passare e da dove. Se il titolo di Recoil Games avesse continuato a battere questa strada, proponendo dunque ogni nuovo stage come un enigma da risolvere, anche nei suoi risvolti action, il voto che siete andati subito a sbirciare sarebbe stato più alto di almeno un'unità. Il fatto è che a un certo punto Rochard prende la strada dell'action shooter e lo fa senza cognizione di causa, il G-Lifter viene dotato in pratica di un piccolo cannone energetico (più avanti anche di un lanciagranate) e i combattimenti d'un tratto perdono tutto il proprio potenziale fascino, passando da problemi risolvibili con la strategia e il ragionamento ("il nemico che si trova sulla piattaforma inferiore non mi ha notato: sollevo una cassa e gliela faccio cadere in testa") a scontri a fuoco molto approssimativi, che alla peggio vengono risolti con un classico pestone (pulsante Cerchio) da distanza ravvicinata, anche questo implementato in modo quantomeno semplicistico.

Trofei PlayStation 3

Sono quattordici i trofei che è possibile sbloccare giocando con Rochard: undici di bronzo, due d'argento e uno d'oro. Quest'ultimo si ottiene completando il gioco con uno "speed run" in meno di tre ore, mentre per gli altri è necessario eseguire una serie di azioni abbastanza particolare: uccidere un nemico cadendogli addosso, usare un oggetto per defletterne i colpi ed eliminarlo in tal modo, ottenere tutti gli upgrade, sconfiggere il boss finale e così via.

Aspettative deluse

Nella lista di ciò che era lecito aspettarsi dal gioco figura senz'altro anche una sceneggiatura gradevole, dotata di uno humor che l'aspetto del protagonista non può che richiamare. Parliamoci chiaro: John Rochard si pone come l'esatto contrario del tipico personaggio dei videogame, grasso e di mezza età anziché giovane e dal fisico scolpito. Bisognava completare l'opera mettendogli in bocca qualche bella battuta, e invece nulla: la pur ottima recitazione di Jon St. John rimane fine a sé stessa, perdendosi nei risvolti di una trama che non ha davvero nulla di nuovo da raccontare.

Rochard, recensione

Tornando poi al gameplay, appare chiaro già dopo pochi minuti che la configurazione dei tasti andava pensata diversamente, perché anche le operazioni "da platform" più banali si trasformano in manovre estremamente macchinose e alla quarta ora di gioco (ce ne vogliono più o meno cinque per completare l'avventura) ci sorprendevamo ancora a sbagliare i pulsanti nei momenti topici, incorrendo sovente nel game over. Appunti simili è possibile muoverli anche al comparto tecnico: da una parte la grafica scorre fluida (a parte rarissimi casi), ha dei bei colori e una buona caratterizzazione degli scenari, dall'altra pecca per varietà sia in termini di animazione (Rochard nelle "cutscene" non fa che agitare i pugni...) che per quanto concerne gli avversari, quasi sempre gli stessi. La colonna sonora "firmata", infine, unisce una bella selezione di stili e brani diversi che però spesso c'entrano poco con l'azione mostrata sullo schermo.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.5
Lettori (9)
8.2
Il tuo voto

Rochard è un bel gioco a metà. Parte alla grande, grazie all'impostazione "puzzle" delle situazioni, combattimenti inclusi, ma a un certo punto si perde per strada e finisce per "sconfessare" i propri presupposti. Non si comprende l'esigenza di inserire degli scontri a fuoco all'interno di un'avventura che dura quattro o cinque ore, e in cui dunque l'azione poteva essere resa sufficientemente varia dalle sole dinamiche relative al controllo gravitazionale. Deputare l'esito di ogni singola situazione al ragionamento e alla strategia avrebbe reso l'esperienza molto più significativa, facendoci magari chiudere un occhio sul sistema di controllo macchinoso e sull'assenza di uno script degno di questo nome. Non è andata così, può capitare. Rochard rimane comunque un titolo più che discreto, con diverse idee valide e un prezzo popolare: se la sua atmosfera vi intriga, dategli un'occhiata.

PRO

  • Componente puzzle decisamente riuscita
  • Buona realizzazione tecnica...

CONTRO

  • ...che però si muove fra alti e bassi
  • Fasi action mediocri e confusionarie
  • Controlli macchinosi