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Archangel - la recensione

RECENSIONE di La Redazione   —   30/12/2002

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Un'atmosfera inquietante

Per la nuova puntata della serie "Io odio raccontare le trame dei giochi, soprattutto quando sono banali", passerei direttamente al sodo, ma il mio dovere di recensore mi impone di non tralasciare questo particolare sulla storia che andremo a vivere una volta installato e lanciato Archangel. Ebbene, posate pure i block notes perché la trama di Archangel è tutt’altro che complessa e ingarbugliata.
Una volta finita la non troppo dolorosa installazione (sono circa 500 mega) e lanciato l’eseguibile, si paleserà davanti ai nostri occhi la schermata iniziale (trovate la foto nella first look), davvero sensazionale, e ben fatta.
Complice una musica evocativa, Archangel ci dimostra subito che vuole immettere nel giocatore una sensazione di inquietudine, condita da un’atmosfera greve, acuita da una sottile tematica religiosa che però si perde ben presto. Se volete un paragone convincente pensate ad un FPS uscito qualche anno fa, tale Requiem, che ha diverse similitudini con Archangel. In ogni modo, una volta configurato il gioco ed aver navigato un pochino col menu, non avremo altra scelta che soffermarci su “new game” e metterci comodi.
Assisteremo ad una sequenza realizzata col motore del gioco che francamente non è che lasci a bocca aperta (perché non usano più i filmati in computer grafica??).
Nell’introduzione vedremo il protagonista del gioco, Michael, un giovanotto nerboruto e anche un po’ tamarro, che guida la sua macchina su impervie stradine di montagna. Michael ha problemi con l’autoradio, visto che trova difficile beccare qualche brano migliore dell’ultimo singolo di Piero Pelù e durante una fase di imbarbarimento con l’apparecchietto radiofonico, entra in una curvetta stretta, dove a sua insaputa sta per fare capolino un gigantesco camion. L’impatto è purtroppo inevitabile, ed assisteremo all’ennesimo incidente del sabato sera.
Una volta assorbito l’impatto, Michael, anziché ritrovarsi all’ospedale o peggio con una targhetta attaccata all’alluce, si riscopre disteso in una specie di cella, all’interno di una stanza umida, dalle pareti di roccia e con il pavimento coperto di paglia. Cosa sarà mai successo?
La risposta arriva qualche attimo dopo, quando un monaco che sembra uscito direttamente da Il Nome della Rosa" accoglie Michael, incredulo, stordito e decisamente confuso. La storia di Archangel comincerà proprio da questo momento, nel monastero da cui tutto avrà inizio.
A questo punto la trama ci lancia a capofitto nel gioco, in maniera tristemente banale. I monaci che ci hanno salvato (ma sarà davvero così?), dopo averci fatto intuire che non viviamo più nel ventunesimo secolo, ci "accolgono" a braccia aperte, definendoci il loro "Salvatore" e dicendoci: "Bravo ragazzo, ciapa sto spadone e vai a vedere cosa diavolo succede la fuori, che ci sono un po’ di mostri a creare problemi!"
Beh, anche se non proprio così, ciò che avviene nel monastero è curioso. I monaci, infatti ci dicono che da un po’ di tempo, chiunque tenti di raggiungere la città partendo dal monastero, non arriva a destinazione, né tantomeno riesce a tornare indietro. Oltretutto nella zona circostante questo monastero, è calata una coltre di oscurità che ha convinto i monaci che un’oscura profezia si sta malauguratamente avverando.
Il nostro arrivo nel monastero, però, consegna ai monaci la conferma che le leggende che parlano di un Arcangelo mandato dal cielo per proteggerli dicono la verità. Sarà così che i simpatici monaci non esiteranno a insignirci delle nostre responsabilità, affidandoci un gigantesco spadone fiammeggiante e mandandoci all’addiaccio a vedere cosa diamine sta succedendo.
Qualsiasi persona normale (o qualsiasi sceneggiatore degno di tal nome) avrebbe fatto scappare Michael a gambe levate alla ricerca di un modo per tornare a casa, invece il nostro protagonista non esita a sposare la causa e partire per l’avventura, mah…

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Per i soliti quattro salti e due mazzate

Una volta salutato il monastero ed il breve tutorial al suo interno, l’avventura raccontata in Archangel proseguirà, con un sibillino incontro nel bosco.
Dopo circa un minuto di gioco, faremo nientemeno che la conoscenza con il Signore della Luce, che ci spiegherà in dettaglio cosa sta accadendo e ci ragguaglierà sul senso della nostra esistenza.
Il Signore della Luce, ci darà anche la facoltà di diventare per un certo periodo di tempo, creature tra la vita e la morte, dotate di straordinari poteri. La modalità fantasma ci consentirà di combattere i nemici con l’uso della magia ed il potere di sparire per breve tempo. La modalità guerriero invece, ci farà diventare un picchiatore assatanato, che al posto del braccio sinistro avrà una sorta di enorme lancia.
Una volta parlato col Signore della Luce, partiremo per svolgere le prime missioni che, pur aderenti alla trama principale, ci porranno dinanzi obbiettivi via via diversi.
Il succo del gioco è l’esplorazione (che definirei più correttamente "andare avanti") affrontando orde di nemici (tutti abbastanza originali nell’aspetto) e raccogliendo armi e oggetti. Va subito detto, che l’arsenale è piuttosto ricco, anche se l’arma migliore è lo spadone di cui vi dicevo, che però ha il brutto difetto di consumare la consueta riga blu del mana, esattamente come accade quando scegliamo di diventare fantasmi o guerrieri.
Le armi "convenzionali", per così dire, non consumano mana ma fanno meno danni.
La caratteristica simpatica di Archangel è che ci ritroveremo ad esplorare tre ere principali, un’idea interessante ma non certo originale (Shadowman, Vampire...), che però ci misurerà con diverse realtà. Il male che affligge il mondo di Archangel si dipana anche nel presente, e quando Michael scoprirà che proprio in questo modo riuscirà a tornare a casa, beh, ci si metterà d’impegno per sconfiggere il male.
Nelle epoche moderne (vedete le foto in giro, please) il protagonista utilizzerà anche armi moderne come mitra e pistole, che darà al gameplay un pizzico di freschezza. Le ambientazioni sono suggestive, sia in epoca "medievale" che moderna. Belli anche i mostri, grossi, cattivi e difficili da battere. L’azione sarà intervallata da diversi dialoghi (pressoché lineari) che ci aiuteranno a comprendere meglio gli eventi, anche se non è che ci sia troppo da capire, eh…
Il sistema di combattimento è il classico tempo reale con fendenti a volontà, visto in titoli pregevoli come Rune o anche Blood Omen 2.
Spesso e volentieri la tattica per vincere è usare molto lo strafe (il movimento laterale) per non farsi colpire e poi picchiare a volontà. Possiamo anche utilizzare alcuni poteri magici, che migliorano la nostra abilità in battaglia. Questi poteri possono scaturire anche da svariati oggetti trovati in giro per l’area di gioco.

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Le textures battono i poligoni 5-1

Dopo aver parlato dell’aspetto "giocoso" di Archangel, è ora di soffermarci su quello tecnico. Graficamente ci troviamo innanzi a un motore creato espressamente dai Metropolis per questo titolo e devo dire che, il suddetto motore, non mi ha certo tolto il fiato dallo stupore. I poligoni con cui è composto il mondo di gioco ed i personaggi sono tristemente pochi. Non penso di dire una baggianata, affermando che per avere un risultato più accettabile il numero di poligoni sarebbe dovuto essere quanto meno doppio.
Altra pecca sono le animazioni, che oscillano dal molto bello al molto brutto. Ad esempio Michael quando corre fa ridere, mentre alcune mosse in battaglia sono realizzate bene. I dettagli sono pochi e troppo scarni.
Altro nota dolente è un indecoroso effetto di clipping all’aperto che oramai non è più giustificabile. Insomma, la nebbiolina per nascondere i poligoni in lontananza era bella, ma quattro o cinque anni fa…
Per fortuna Archangel ha anche le sue qualità visive, che sono un dettaglio delle textures davvero formidabile, con le stesse disegnate in maniera impeccabile e che meritano di essere guardate e ammirate in più di un’occasione.
Altra caratteristica importante è data dagli effetti luce, davvero stupendi (basta vedere alcuni nemici fantasma) e una spanna sopra ad altri titoli. Mi sono piaciute molto anche la gestione delle ombre dinamiche, che paiono essere vive e sempre convincenti.
Insomma, il motore di Archangel ha due facce, una pessima (poligoni, dettagli animazioni etc.) e l’altra eccelsa (textures, ombre, effetti luce). Una bella contraddizione che ci fa puntare l’indice contro una programmazione non sempre accurata. Leggendo altre recensioni, ho letto di problemi di fluidità anche su computer veloci, ma sul mio sistema (con GeForce 4 4200) non ho mai avuto problemi giocando a 1024x768 al massimo dettaglio e antialaising applicato.
Archangel è sempre andato bello fluido, ma vorrei vedere, aggiungo: con un motore che tecnicamente è arretrato di almeno un paio d’anni ci mancherebbe. Ad onor del vero ho provato il gioco anche con una "vecchia" GeForce 2 GTS, ed anche in questa occasione senza il minimo problema di fluidità. Sarà che il mio sistema è sempre pulito e ottimizzato?

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Gioco di ruolo? No, non ci siamo

Se fossi un lettore di RPGPlayer (e ovviamente lo sono), mi chiederei: ma cosa ci fa Archangel qui?
I vaneggiamenti iniziali su una componente ruolistica di Archangel si sono rilevati come aria fritta, in quanto questo gioco di RPG non ha nulla. Certo, ci sono delle tematiche di varia ispirazione ruolistica, ma noi (e voi) che mangiamo pane, salame e GDR, non ci possiamo accontentare di un aspetto ruolistico così insignificante. Gli stessi vaneggiamenti ci hanno indotto a seguire il titolo Metropolis, ma in sede di recensione credo sia il caso di dire che se guardando Archangel vi viene in mente Gothic è meglio che rivediate le vostre idee.
Archangel è un arcade e basta, che ha qualcosa con cui spartire con Soul Reaver, Shadowman, Rune, ma in tutti e tre i casi ne esce sconfitto. Un giocatore di ruolo potrebbe trovare interessante l’ambientazione, i dialoghi (forse), la cura del personaggio che può sviluppare qualche abilità, ma il mio personale test, non ha destato alcun interesse verso queste caratteristiche del gioco, che fa dell’azione e dell’esplorazione attraverso bei scenari (ma con pochi poligoni) il suo piatto forte.
Il sistema di combattimenti è squisitamente arcade, e come in tutti questi tipi di giochi, ben presto viene a noia, sigh.
Inoltre Archangel è difficile, tremendamente difficile. La barra di energia si consuma che è un piacere, i power up (lasciati cadere dai nemici) sono pochi ed alcuni nemici sono cattivissimi e ci inseguono ovunque per picchiarci e farci tanto male. Ho trovato ostico proseguire e credo che il livello di difficoltà renderà improbo il compito di finire il gioco in scioltezza.

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Concludendo

Archangel è un titolo onesto ma banale. Mi spiace ammetterlo ma è così. Ogni aspetto del titolo Metropolis è preso pari pari da qualche altra produzione e purtroppo non è stato né migliorato, né rivisto e corretto, come si suol dire. Archangel non aggiunge nulla al mondo degli arcade in tre dimensioni, per non parlare dei giochi di ruolo. Eppure non è un titolo da bocciare: all’aggettivo banale, usato poc’anzi, aggiungerei "onesto".
Archangel è un gioco onesto. Si lascia giocare, si lascia vedere, si lascia sentire. Pur non eccellendo praticamente in nulla, il prodotto Metropolis si difende come può, risultando a conti fatti un gioco simpatico, che andrebbe perfezionato sotto tutti gli aspetti per avere quella personalità che oggi non c’è. Archangel è stato proprio come quel Requiem, uscito anni fa, di cui si parlava. Un titolo dal buon potenziale rovinato da una banalità quasi imbarazzante e un aspetto tecnico appena sufficiente. Peccato, perché forse i Metropolis non hanno potuto dedicarsi al gioco come volevano, tralasciando molti aspetti importanti del gioco (in primis l’aspetto tecnico) per farlo uscire in tempo.
Se fosse uscito due anni fa, forse sarebbe stato acclamato, anche perché questa tipologia di gioco era ancora per certi versi innovativa. Ma da due anni a questa parte ne è passata di acqua sotto i ponti e adesso un titolo per essere originale e stimolante deve avere qualità che Archangel non ha nemmeno mai pensato di avere. E’ questo il peggior difetto di questo titolo: è stantio, sa un po’ di vecchio. Non sa essere originale perché non lo è nelle intenzioni. Eppure, una volta cominciato, se diverrete abili col mouse o col pad, sono sicuro che giocherete Archangel fino a finirlo, complice la buona traduzione in italiano. E questo forse è il miglior pregio del gioco. E’ un titolo onesto, non pretenzioso, che può risultare anche divertente, e perché no, piacevole.
Provaci ancora Metropolis: mi aspetto grandi cose da Archangel 2.

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In sintesi...

Presentazione: 60
Grafica: 60
Sonoro: 60
Gameplay: 60

Globale: 60

Pro:
Divertente, ben localizzato e facilmente accessibile
Alcuni aspetti grafici notevoli
Si lascia giocare

Contro:
Banale e per nulla originale
Alcuni aspetti grafici deludenti
Un po’ difficile

Sistema utlizzato per la prova:
Athlon 1200, 384 Ram, GeForce 4 4200 64mega, Windows Xp Pro, Sound Blaster Live!

Stabilità e fludità: Eccellenti
Multiplayer: No
Qualità della traduzione in italiano: Ottima
Confezione: Dvd Box in plastica, manuale in italiano

Link:

Sito ufficiale: https://www.archangel-online.com/
Sviluppatore: Metropolis Software
Publisher: JoWooD
Distributore: Leader
Demo - Anteprima - First Look

Angels and Daemons

Chi indovina la citazione musicale di cui sopra avrà in omaggio una copia del gioco che sto recensend… ehm… scherzi a parte, il connubio tra bene e male, o meglio, la sua infinita, allegorica ed eterna lotta è spunto infinito per imbastire trame e scenari che alimentano senza sosta il mercato della creatività, sia cinematografico, che letterario, che videoludico. Se poi al tema bene/male ci aggiungiamo anche un substrato di tematiche bibliche/religiose, avremo come risultato una storia che definire "epica" è dir poco. Proprio questo sarà saltato in mente ai Metropolis Software, quando hanno deciso di creare Archangel, un arcade-adventure in tre dimensioni, che strizza l’occhio a titoli come Soul Reaver o Shadowman.
Se notate bene ho detto "arcade-adventure" e non certo "crpg". Per cui, passi la grafica in tre dimensioni (ormai Morrowind e Gothic ce l’hanno fatta amare), ma la definizione di arcade-adventure potrebbe lasciare interdetti.
Definiamo Archangel semplicemente perché abbiamo avuto la possibilità di giocarlo (quasi) a fondo: ebbene sì, lo ammetto, non sono riuscito a finirlo perché il boss finale è troppo forte!!! Però, in fase di gestazione, Archangel fu definito un arcade-adventure, con una buona e fondamentale componente di personalizzazione del personaggio, che ha fatto aguzzare le antenne di RPGPlayer che ha deciso di seguire il titolo.
Come voi ben sapete, qualche mese fa abbiamo pubblicato una First Look di Archangel, basata su una beta, contenente il gioco in uno stadio avanzato ma non definitivo. La prova della beta mi colpì favorevolmente, anche se devo dire che lasciai molti punti in sospeso (un modo elegante per definire le perplessità) in attesa di avere tra le mani il package definitivo contenente la versione finale. Ecco il senso di questa recensione: vedere cosa è cambiato rispetto a quella beta, cosa offre la versione commerciale del gioco e quindi, se Archangel merita davvero di essere preso in considerazione.