C'è posto per tutti là dentro?
Come già avevamo potuto notare in fase di beta testing il gioco si presenta diretto e fedele alla linea del divertimento puro, veloce e senza pesanti fronzoli. Pur disponendo di una profondità notevole, questo titolo non si preoccupa di curare gli aspetti legati alla filosofia ruolesca che spesso contagia i giocatori di RPG più smaliziati. Il meccanismo di gioco è semplice e costruito intorno all'esigenza di fornire al pubblico un prodotto capace di garantire il massimo divertimento nel migliore dei modi e sopratttutto nel minor tempo possibile.
I grandi crucci degli sviluppatori di MMORPG in questi anni sono stati, difatti, quelli di garantire spazio di gioco a qualunque giocatore e di evitare quella piaga che da sempre emarginava il giocatore appena approdato sul server assogettandolo allo strapotere degli hardcore player.
La domanda da porsi è infatti la seguente. E' possibile sintetizzare in un prodotto videoludico la volontà di garantire un'esperienza di gioco multiplayer massiva e la necessità di preservare il godimento ludico anche per quei giocatori che non dedicano un ammontare di ore spropositato al gioco? Prima di trovare una risposta a questo cruciale quesito è necessario comprenderne l'intrinseca importanza. MMORPG, speriamo di non risultare ridondanti, significa creare e garantire la presenza di un mondo virtuale persistente in cui una comunità di videogiocatori possa fiorire, possibilmente creando, con la sua stessa presenza, nuovi stimoli di gioco in modo da rendere l'offerta sempre diversa ed allettante. In quest'ordine, agli albori del fenomeno, nacque la filosofia, odiata e amata, del PvP che prevedeva la possibilità di scontri diretti fra i player. Questo tipo di approccio al gioco, ovviamente, escludeva in maniera forzata il giocatore occasionale, quello della domenica pomeriggio, o dell'oretta in santa pace dopo il lavoro e prima di cena, assogettandolo alla legge del più forte e schiacciando così l'esperienza sotto l'egida del protettorato da parte di sedicenti „clan“ o „gilde“. La soluzione arrivò, seppur non celere, tagliando la testa al toro e saltando di netto il problema dell'interazione fra giocatori incompatibili per livello ed esperienza.
La quest istanziata, uovo di Colombo
Partendo dai presupposti poc'anzi analizzati, DDO si presenta al pubblico con l'importante presa di posizione di anteporre al problema della crescita dei personaggi e dell'avanzamento dei giocatori saltuari alla ricerca di brevi ma esaurienti esperienze di gioco online, la soluzione delle quest istanziate. Quest istanziate significa entrare in un mondo online persistente composto da aree il cui accesso è regolato dallo stato del personaggio.
DDO si presenta al pubblico con l'importante presa di posizione di anteporre al problema della crescita dei personaggi e dell'avanzamento dei giocatori saltuari alla ricerca di brevi ma esaurienti esperienze di gioco online
La quest istanziata, uovo di Colombo
In parole povere, mentre le aree cittadine interessano tutti i giocatori che possano calcarne il suolo, così come le taverne ed i punti adibiti agli scambi commerciali, una volta attivata una quest e raggiunto il luogo nella quale essa prenderà vita ci si ritroverà per incanto in un luogo dedicato al giocatore, o al party al quale egli apparterrà, per vivere la vera e propria esperienza di gioco a misura di giocatore.
Nonostante a volte si tenda ad allontanare la verità spicciola, ad una analisi più approfondita ci si renderà conto che un MMORPG a quest istanziate altro non è che un ibrido fra MMORPG ed RPG in multiplayer. Difatti il mondo „comune“ è calcato da tutti i giocatori che hanno effettuato l'accesso ad un determinato server di gioco, le „stanze“ invece sono teatro delle avventure dei party.
Warforged sì, Artefici no
Eberron è l'ambientazione che Wizards Of The Coast (attuale editore di D&D, ora branca di Hasbro) ha scelto per questa nuova consacrazione di D&D sull'altare dei grandi progetti videoludici. L'aver accantonato per una volta il classico universo dei Forgotten Realms costituisce una delle principali novità di quest'ultima produzione targata D&D.
Eberron è un mondo ad alta magia in cui il classico ordinamento sociale e razziale conosciuto con D&D viene leggermente rivoluzionato. Oltre alle numerose differenze sul piano della trama (costituite da una storia totalmente nuova e scollegata da quella dei Forgottem Realms), la nuova ambientazione propone una nuova razza giocabile, i Warforged, ed una nuova classe, quella degli Artefici. Nonostante l'uscita del manuale di Eberron non risalga a poco più di una manciata di mesi fa, nell'adattamento videoludico fatto in DDO solo la prima di queste importanti novità è stata introdotta. La classe degli Artefici, una specie di incantatori di oggetti capaci di applicare le proprie straordinarie doti magiche sulla crazione di oggetti incantati, è stata per il momento accantonata, probabilmente per la difficile resa che ne sarebbe risultata da una trasposizione videoludica così votata all'azione.
La razza dei Warforged già la fa da padrona sui server, proponendo una alternativa ancor più fantasiosa al classico Mezzorco
Warforged sì, Artefici no
La razza dei Warforged invece già la fa da padrona sui server, proponendo una alternativa ancor più fantasiosa al classico Mezzorco. Questi giganteschi costrutti magici di metallo e legno infatti, ricoprono il ruolo di razza „picchiatrice“ nel mondo di Eberron, prestandosi divinamente a quegli impieghi in cui l'uso delle mani e della forza bruta si presenta come indispensabile. Ciò fa dei Warforged una razza votata ad attività da Guerriero o da Barbaro, pur non escludendo un qualunque altro impiego.
I cattivi, fuori!
Una delle ulteriori peculiarità del gioco è quella di non presentare la possibilità di giocare personaggi con allineamento malvagio. L'aver notato questa peculiarità ci ha lasciato inizialmente disorientati. Ciò nonostante pensiamo di aver correttamente interpretato la volontà degli sviluppatori ritenendo che tale scelta è stata fatta per preservare la struttura lineare del gioco e scavalcare a piè pari la questione riguardante il PvP. In un gioco in cui lo scontro diretto fra giocatori è escluso a priori, non avrebbe infatti senso mettere a disposizione dei partecipanti il pretesto per creare inimicizie legate all'orientamento dei personaggi. La filosofia di DDO è tutta orientata alla collaborazione fra personaggi volta a perseguire la meta comune, vale a dire la repressione delle forze malvagie che imperversano sulle regioni del pianeta. Anche la struttura delle quest, che prevede un canovaccio uguale per ogni giocatore, deve poter seguire questo copione, e per questo non viene dato motivo di seguire in maniera diversa lo sviluppo delle vicende.
la filosofia di DDO è tutta orientata alla collaborazione fra personaggi volta a perseguire la meta comune, vale a dire la repressione delle forze malvagie che imperversano sulle regioni del pianeta
I cattivi, fuori!
Difatti questa serie di scelte ha portato il titolo ad allontanarsi di molto dall'RPG puro, che rimane a questo punto un lontano miraggio. DDO è quanto mai un titolo basato sull'azione, più che sull'interpretazione del personaggio, ed in sintesi potrebbe quasi essere definito MMOG.
MMOG e l'RP?
Di D&D persistono le peculiarità legate alla creazione del personaggio, la gestione delle interazioni ambientali, di combattimento, di lancio delle magie e di attivazione delle abilità. Del resto l'aspetto ruolesco è stato del tutto abbandonato o quasi, relegandolo al semplice contesto ludico. Il personaggio è difatti immerso in un mondo permeato di elementi tipici dell'RPG classico, a partire dalla storia e dai dialoghi porposti dai bot disseminati sulla mappa, ma la cosa non trova continuità fra i giocatori che interagiscono tra di loro solo in funzione di formare un party sufficientemente competitivo per affrontare il prossimo dungeon da spogliare. Torniamo a questo punto al concetto già analizzato per il quale DDO non deve essere vissuto come esperienza massiva di RPG, ma come un immenso Action Game, finemente strutturato, che presenta la possibilità di organizzare vere e proprie campagne di gioco in multiplayer a fianco di altri giocatori.
Wow è un'esclamazione!
E viene proprio voglia di dirlo. Dal lato tecnico DDO lascia davvero col fiato sospeso. A scapito di un motore grafico non sempre leggero, specie nei momenti dedicati al caricamento dell'area e conseguente swapping, il risultato finale su macchina di ultima generazione è a dir poco spettacolare. Gli effetti di luce, le trasparenze e le animazioni particellari, così come la presenza di textures di alta qualità rendono possibile un'immersione totale nel mondo di gioco. Qualche critica va mossa più che altro alla realizzazione dell'interfaccia dei comandi, specie quella relativa alle abilità ed agli incantesimi, poco adattabile e dinamica; si rischia spesso di fare confusione e di ricorrere all'abilità sbagliata. La modalità di combattimento basata sulla semplificazione lascia all'abilità manuale del giocatore una fetta enorme del successo in battaglia; il risultato che ne consegue è che, quando non ci si mette di mezzo la gestione della telecamera, si riesce a stendere un avversario di pari potenza con semplicità.
dal lato tecnico DDO lascia davvero col fiato sospeso
Fa sorridere la scelta di voler anticipare l'ingresso nelle aree adibite alle quest con tracce audio contenenti concitate letture d'atmosfera come per dar voce ad un improbabile Dungeon Master onnipresente.
DDO è un mondo in continua evoluzione, e non mancano i costanti aggiornamenti. L'ultimo arrivato in questo senso, ad esempio, garantisce un'esperienza di gioco più profonda ampliando notevolmente le aree di gioco accessibili, aggiungendo nuovi intrecci alla trama e la presenza imponente di creature draconiche pronte a fare arrosto i nostri avventurieri. Considerando la giovane età del gioco, queste iniziative fanno ben sperare per un futuro di continuo rinnovamento che non mancherà di donare sempre nuova linfa all'esperienza di gioco.
Commento finale
A seguito di un contatto ravvicinato con DDO, e di una esperienza di gioco duratura che ci ha condotti a seguire il gioco fin dalle fasi del beta testing possiamo esprimere un giudizio il più possibile imparziale per questo titolo tanto atteso. A questo punto si apre un dilemma redazionale. Se dovessimo votare il gioco di ruolo in sè, ovvero un titolo che si fregia con tanto onore del marchio di D&D, dovremmo per forza di cose raschiare i gradini più bassi delle classifica. Dunque sia chiaro una volta per tutte, a nostro avviso difficilmente di può trovare in DDO una componente profonda nel senso dell'RPG. Ciò nonostante quello che abbiamo davanti agli occhi è un gioco valido sotto ogni altro punto di vista, in primis, e non è cosa da poco quando si tratta di videogiochi e quindi di intrattenimento, sotto il punto di vista del divertimento. DDO è un gioco orientato più sull'azione che sull'interpretazione. Quello che DDO porta a casa è un giudizio ampiamente positivo, appesantito solo da qualche macchia che ha a nostro parere allontanato i gradini più alti della classifica, ricordando che è sacrosanto diritto di ogni giocatore giocare per divertirsi e DDO garantisce sia il divertimento, sia che esso sia garantito per ogni fascia di giocatore e rapportato, di volta in volta, all'esperienza diretta del giocatore. E non è poco.
Pro
- Graficamente ineccepibile
- Si entra in poco tempo nel vivo dell'azione
- Azione per ogni tipo di esigenza
- Quasi manca l'essenza RPG
- Graficamente ineccepibile... ma l'engine a volte inciampa
- Interfaccia di gioco non sempre vicina all'utente
Siamo finalmente giunti al momento tanto atteso. D&D Online è pronto per scendere in campo e confrontarsi con i principali rivali nella tenzone per la fetta più grossa del mercato degli MMORPG. E' passata poco più di una settimana dall'apertura ufficiale dei primi server europei e non ci siamo lasciati sfuggire l'occasione di mettere le mani su una copia valida per l'ingresso in questo mondo virtuale fatto di colpi magici ed esplorazioni sotterranee.