Sightjack
La modalità Sigtjack è sicuramente la feature più interessante, originale e disturbante di Forbidden Siren. La pressione del tasto L2 provoca l’apparizione di una schermata statica, come quella di uno schermo televisivo privo di segnale. A questo punto, è compito dell’utente ruotare lo stick sinistro alla ricerca delle frequenze in grado di mettere in contatto la mente del personaggio con quella degli Shibito circostanti, permettendogli di vedere attraverso i loro occhi. Spettacolare, ma non solo: il Sightjack si rivela infatti indispensabile sia per conoscere la posizione dei nemici e i relativi pattern di movimento, sia per individuare punti di particolare interesse sui quali gli Shibito sono soliti soffermarsi. Inutile dire che osservare le claudicanti movenze di uno zombie dall’interno è un’esperienza dal notevole impatto...
Paura negli occhi
Questo l’incipit narrativo di Forbidden Siren, nuovo survival horror sviluppato da SCEI dietro al quale si cela la geniale (nonché squisitamente perversa) mente di Keichiiro “Silent Hill” Toyama. Ma l’illustre paternità del prodotto oggetto di questa recensione non deve trarre in inganno: Forbidden Siren non è una semplice replica del capolavoro di Konami, bensì un titolo dall’innata originalità, talmente spiccata da poter risultare perfino spiazzante. L’avventura mette l’utente al comando di dieci personaggi, diversi per sesso, età e caratteristiche fisiche. Le vicende di ogni singolo protagonista si dipanano nell’arco di tre giorni, all’interno dei dieci diversi scenari che compongono il villaggio di Hayato e le sue immediate vicinanze. Quello che rende assolutamente peculiare (e terribilmente accativante) la progressione all’interno del gioco sta nella pressoché totale mancanza di linearità della struttura narrativa. In sostanza, l’utente si trova ad affrontare tutta una vasta serie di stage apparentemente slegati l’uno dall’altro, relativi a diversi personaggi e sparsi quasi a caso sul piano temporale. Capita quindi di seguire le gesta del giovane Kyoya Suda all’una del mattino, per poi dover guidare l’insegnate Tamon Takeuchi alle 21 e continuare con il prete Kei Makino alle 5 dello stesso giorno, e così via. Forbidden Siren non fornisce punti di riferimento al giocatore, che si trova piacevolmente costretto ad unire brandelli di storie diverse per poter dare un senso allo stupendo plot che governa l’intera avventura. La disordinata struttura narrativa del titolo SCEI non è stata adottata a caso, ma si sposa perfettamente con la palpabile sensazione di smarrimento che si prova anche durante la sessione di gioco vera e propria. In Forbidden Siren non ci sono radar, né indicatori su schermo: inoltre, la mappa che viene fornita all’utente non ne segnala la posizione all’interno dello scenario. Il giocatore viene dunque lasciato totalmente solo, avvolto dalle tenebre o da una fitta nebbia, spinto a dover fare leva esclusivamente sul proprio senso dell’orientamento e sulla peculiare abilità fornita a tutti i personaggi del gioco: il Sightjack. Grazie a questo potere, è possibile collegarsi alla mente dei mostruosi Shibito che popolano lo scenario, guardando attraverso i loro occhi. Una feature che appare solo inizialmente come una puro accessorio, ma che in realtà si rivela con l’andare del gioco in tutto il suo potenziale emotivo e strategico.
Sangue fiume caldo
Funzione principale del Sightjack è quella di fornire indizi circa la posizione degli Shibito, invitando l’utente ad evitarne quanto più possibile il contatto. In questo senso, Forbidden Siren presenta una forte componente stealth: lo scontro fisico con gli Shibito, per quanto possibile, va qui evitato più che in molti altri survival horror. Questo sia per le caratteristiche dei personaggi (alcuni sono totalmente incapaci di combattere, altri possiedono dei rozzi strumenti offensivi, altri ancora sono dotati di armi da fuoco, ma con scarse munizioni), sia per le abilità degli Shibito stessi: oltre ad essere spesso forniti di torce elettriche, gli zombie di Forbidden Siren sono in grado di chiamare rinforzi una volta individuato il giocatore, e oltretutto non possono essere uccisi, ma solamente storditi per un periodo di tempo piuttosto breve. Senza contare che alcuni di loro sono armati di fucili e pistole, che peraltro sanno maneggiare con mortale precisione. Inutile dire che la sensazione di angoscia che si prova nell’affrontare gli stage di Forbidden Siren è quanto mai palpabile: il giocatore avanza a passi lenti nell’oscurità degli scenari, avvertendo i lamentosi mugugni degli Shibito circostanti, per poi magari attivare il Sightjack e scoprire che uno zombie lo sta osservando da una sporgenza...insomma, l'effetto paura è assicurato. In Forbidden Siren si muore. E spesso anche. Questo fatto, se da una parte può spingere gli utenti più appassionati a sforzarsi maggiormente alla ricerca di una soluzione, dall’altra potrebbe scoraggiare i giocatori meno smaliziati, abituati a titoli dalla più elevata accessibilità. Il titolo SCEI non si può infatti definire un prodotto immediato: richiede pazienza, dedizione e nervi saldi. Tant’è che uno degli aspetti più affascinanti del gioco potrebbe risultare a molti come macchinoso e privo di senso: ogni missione conta un obiettivo principale piuttosto semplice (che il più delle volte si risolve nel raggiungere un determinato punto della mappa), accompagnato da una serie di obiettivi secondari che non influenzano lo scenario corrente, ma contribuiscono a rendere praticabili azioni di altri personaggi nei relativi stage. All’anziano Akira Shimura potrà dunque sembrare inutile sbloccare un cancello che non conduce all’uscita desiderata, ma questo suo gesto potrà essere di vitale importanza per la giovane Tomoko Maeda, diverse ore dopo...
Navigatore
Ad aiutare l’utente a districarsi all’interno della complessa struttura narrativa non lineare di Forbidden Siren interviene il Navigatore, uno schema nel quale vanno man mano ad incasellarsi tutti gli stage affrontati dal giocatore relativi ai dieci diversi personaggi. Data l’intricata trama che regola i legami tra una missione e l’altra, il Navigatore si rivela particolarmente utile per comprendere cosa è necessario fare per sbloccare nuovi livelli di gioco. Ogni stage, infatti, presenta un obiettivo principale ed uno secondario, ognuno dei quali porta a distinte diramazioni all’interno del Navigatore (e quindi a diverse missioni). Piuttosto complesso, ma efficace.
La tecnica del terrore
Affascinante dal punto di vista narrativo e ludico, Forbidden Siren si rivela nondimeno attraente per quanto riguarda l’aspetto grafico. Nebbia ed oscurità la fanno da padrone all’interno degli scenari, evidenziando effetti di buona qualità sia nella realizzazione della foschia sia negli effetti di luce delle torce che squarciano il buio. I paesaggi si dimostrano specchi fedeli dell’atmosfera del gioco: sorgenti d’acqua color rosso sangue, abitazioni messe a soqquadro, automobili abbandonate sul ciglio delle strade ed altro ancora contribuiscono ad instillare nell’utente una coinvolgente sensazione di smarrimento, nonostante la qualità non proprio brillante delle texture. Ben definiti e caratterizzati appaiono i modelli poligonali degli Shibito (sicuramente tra gli zombie più “attraenti” della storia) e dei protagonisti, questi ultimi in particolare dotati di texture facciali impressionanti per fotorealismo e capacità espressive. Sul fronte sonoro, Forbidden Siren fa un uso parsimonioso e velato dell’accompagnamento musicale, privilegiando gli eccezionali effetti sonori: da brivido, in particolare, i versi degli Shibito, in grado spesso e volentieri di far gelare il sangue nelle vene del giocatore. Buono anche il doppiaggio in italiano, recitato da attori in grado di dare discreta enfasi alle varie scene (anche se non mancano un paio di voci dalle dubbie abilità drammatiche).
Commento
Originale, spaventoso, disturbante, avvincente. Ma anche complesso, irrazionale, a volte frustrante. Forbidden Siren è tutto questo. Un prodotto assolutamente atipico, che proprio in virtù della sua diversità si rende portatore di un raro fascino. Un’avventura che richiede dedizione, attenzione e pazienza, ma che riserva tocchi di pura classe e colpi di scena magistrali ad ogni angolo. Proprio per questi motivi, Forbidden Siren non è assolutamente un prodotto adatto a tutti. La complessa struttura della narrazione, il gameplay spigoloso, l’assoluta solitudine in cui il giocatore è chiamato ad affrontare l’avventura potrebbero fare apparire a molti il titolo SCEI come pretestuoso e frustrante. Ma coloro che si lasceranno catturare dal suono della sirena troveranno in Forbidden Siren un titolo per molti versi unico.
- Pro:
- Trama e struttura narrativa eccezionali
- Gameplay complesso e profondo
- Tecnicamente ben fatto
- Contro:
- Poco accessibile
- Enigmi a volte fin troppo sottili
- Può essere frustrante per alcuni
Giappone, villaggio di Hanuda. Il suono di una sirena squarcia le tenebre di una notte piovosa. Un oceano rosso sangue circonda la zona, isolandola in un irreale limbo. Il fiume perde il suo originario aspetto per tramutarsi in un lugubre rivolo di fluido cremisi. Poche ore dopo, il paese si scopre orfano della stragrande maggioranza dei propri abitanti; le strade si popolano di esseri mostruosi, zombie, gli Shibito. In questo scenario apocalittico, dieci superstiti si ritrovano costretti a dover lottare per la propria sopravvivenza, contro un male inspiegabile. Nessuno di loro è un eroe, ma tutti condividono lo stesso dono: il potere di guardare attraverso gli occhi degli altri. Le loro esistenze sono destinate ad incrociarsi, trame diverse di un unico destino. E la sirena suonerà ancora...