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Giochi City Interactive - Recensione

Cosa c'è di peggio che dover recensire un brutto gioco? Probabilmente doverne recensire ben quattro...

RECENSIONE di Stefano Brighenti   —   07/12/2007
Giochi City Interactive - Recensione
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Marine Sharpshooter 3

Procedendo nello stesso ordine col quale abbiamo provato i titoli, il primo della fortunata sfilza è stato Marine Sharpshooter 3: durante la brevissima installazione (per darvi un’idea, il gioco occupa 300 MB su disco), la prima domanda che ci è venuto spontaneo porsi è se qualcuno, sulla faccia della Terra, si ricorda i precedenti capitoli di questa serie.
Sorvolando sulla questione, apprendiamo dal comunicato stampa allegato che il gioco è uno sparatutto tattico nel quale viene chiesto al giocatore d’impersonare, in alternativa e a sua scelta, sia un cecchino che il suo fedele ricognitore, col compito di eliminare la classica minaccia terroristica, tristemente locata in Iran: si inizia quindi a viaggiare con la fantasia, immaginandosi missioni stealth alla CoD4, strisciando alle spalle dei nemici per poi colpire da lontano, confrontandosi con un accurato sistema balistico che tiene conto del vento, della distanza e della rotazione della Terra, per poi sparire nell’ombra insieme al nostro spotter.

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La realtà, tuttavia, è ben più triste: questo Marine Sharpshooter 3, oltre a essere graficamente osceno (vi basterà dare uno sguardo alla galleria per capirlo), non ha nient’altro da offrire se non un inutile spreco di spazio sul vostro disco fisso: la giocabilità, sempre che di giocabilità si possa parlare, è completamente minata da un’intelligenza artificiale che definire ritardata è poco, visto e considerato che i vostri avversari resteranno inchiodati al terreno nella stessa posizione dove sono stati posizionati, e da una totale linearità dei livelli, che altro non sono se non dei lunghi binari circondati o da altissime pareti rocciose (in mezzo al deserto?) o da altissimi edifici (ovviamente non esplorabili). A questo si aggiunge la poco saggia scelta di posizionare i punti di spawn e i relativi trigger troppo vicino al giocatore, facendovi quindi materializzare soldati iraniani (tutti cloni di un unico e perfettissimo modello) proprio davanti al naso; corona il tutto il vostro compagno ricognitore, che oltre a essere strabico (come potete notare dall’immagine nella galleria), non obbedisce agli ordini che gli vengono impartiti; non che questo sia un problema, visto che potrete finire il gioco anche lasciandolo all’inizio di ogni livello senza sentire la sua mancanza: anzi, per un simpatico bug, ogni volta che completerete un obiettivo (ve ne sono di due tipo: raggiungi il punto sulla mappa, uccidi il bersaglio selezionato), il vostro commilitone resterà come pietrificato, fin quando non gli ordinerete di seguirvi.
Ci teniamo a concludere la valutazione con piccola nota: la confezione del gioco riporta, testuali parole, “Sistema Balistico Avanzato, influenzato da fattori esterni, come il vento”; ebbene, i vostri fucili da cecchino, famosi per il loro rinculo, riusciranno a mantenere l’allineamento col bersaglio anche dopo un colpo sparato in piedi e il proiettile procederà, esattamente, in linea retta dove avete mirato.
Questo significa sia niente forza di gravità che niente influenza di fattori esterni: si tratta semplicemente di una simpatica quanto fasulla mossa commerciale.

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Force of Resistance

Presi dallo sconforto di un titolo tanto scadente, e non senza qualche scetticismo, decidiamo di cambiare completamente ambientazione per spostarci verso l’ormai inflazionata Seconda Guerra Mondiale, in uno sparatutto con elementi stealth, sperando che la situazione migliori rispetto alla presunta tatticità di Marine Sharpshooter.
Questa volta, durante l’ormai conosciuta breve installazione, l’occhio cade sui requisiti minimi di sistema: una ATI 8500 o GeForce 3.
Pensavamo di aver visto già una grafica inguardabile col precedente titolo (che almeno richiedeva una ATI 9600 o GeForce 4), ma l’idea di ritornare agli inizi del 1998 ha francamente vaporizzato le nostre aspettative e speranze verso questo secondo gioco.
Il tutto ci viene confermato alla prima partita: sarete chiamati a vestire i panni di un agente britannico, incaricato di fermare, da solo, la macchina da guerra nazista con l’uso di tattiche di guerriglia, come sabotaggi, rapine in banche (?) e distruzioni di pericolose fabbriche, ovviamente con l’aiuto della resistenza partigiana russa, doppiata con un simpatico accento bolognese.

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Tutto questo non vi viene raccontato dal filmato iniziale, che consiste solamente in tre inquadrature fisse alternate (una sugli occhi fissi del protagonista, uno sul tavolo del vostro capo e una a volo di uccello sulla stanza) e da una voce narrante, quanto piuttosto dal file readme nella cartella d’installazione: un potenziale acquirente si troverà trasportato all’interno di un qualche vago contesto storico, vestendo i panni di un anonimo qualcuno, senza ben chiaro quali siano i suoi obiettivi e perché si ritrovi paracadutato in una zona sconosciuta della Russia.
Le missioni, benché si dica siano stealth, sono in realtà un susseguirsi di scontri contro dei nemici privi di qualsiasi intelligenza artificiale e non avrete la minima necessità di ricorrere a tattiche di guerriglia: vi basterà avanzare lungo la mappa (totalmente lineare), sparare a tutto quello che prova a muoversi (visto che i nemici resteranno sempre lì dove sono), ricaricare e continuare così, fin quando non vi verrà mostrata la schermata di Missione Compiuta.
Possiamo quindi riassumere questo Battlestrike Force of Resistance nei termini di un perfetto clone di Call of Duty 2, privo però della grafica, dell’intelligenza artificiale, delle sequenze scriptate in-game, della sua coinvolgente trama e di quel feeling da “Salvate il Soldato Ryan” degno di un kolossal.

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PC - Requisiti di Sistema

Tutti e quattro i giochi, manco a dirlo, oltre a condividere i difetti e i pregi, hanno anche in comune gli stessi requisiti, spaventosamente bassi: per contro, a così poca qualità grafica non fa seguito altrettanta fluidità e, se non fosse per la nostra configurazione di prova, non avremmo potuto giocare al "massimo" dei dettagli.
Questo, ovviamente, è solo sintomatico di una scarsa ottimizzazione dell'engine, che risulta particolarmente pesante anche su macchine molto potenti.
Requisiti Minimi

  • Processore: Pentium 4 1.6 GHz o AMD 2000+
  • RAM: 512 MB
  • Scheda Video: Radeon 8500 o GeForce 4
  • Spazio su disco: 1 GB
Configurazione di Prova
  • Processore: Intel Core Duo E6700 a 2.7 GHz
  • RAM: 2 GB
  • Scheda Video: GeForce 8800 GTX
  • Sistema Operativo: Windows Vista Ultimate

Code of Honor: French Legion

Passiamo poi dalle fredde steppe russe per finire nel bel mezzo del caldo deserto, nei panni di un legionarie deciso a far carriera. Ci sentiamo di muovere un plauso: se gli sviluppatori si fossero concentrati maggiormente sull’aspetto estetico e sul gameplay, senza dubbio Code of Honor avrebbe potuto salvarsi, se non altro per l’originalità dell’ambientazione.
Resta, tuttavia, il problema di fondo degli altri titoli: nessun intreccio, nessun personaggio con cui interagire, valanghe di nemici privi di qualsiasi intelligenza e tante armi, ma tutte uguali tra loro.

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Anche in questo gioco, ogni missione che affronterete vi vedrà comparire all’inizio della mappa, obbligati a seguire un percorso assolutamente lineare (sparando, ovviamente, a tutto quello che si muove) e attendere che una voce fuori campo vi comunichi che avete compiuto la missione: saltuariamente dovrete affrontare dei minuscoli boss di fine livello, come può essere un elicottero deciso a farvi la pelle oppure, inaspettata variazione sul tema, un carro armato deciso a farvi la pelle.
Proseguendo nel gioco, la struttura delle missioni si ripete: su carta si parla di Sabotaggi, Assassinii e tutto il lavoro sporco che un Legionario Francese può fare, ma è il come sono stati sviluppati a rendere il gioco assolutamente piatto; che senso ha parlare di Assassinio, se vi basta avanzare sparando a tutto quello che trovate, senza nemmeno cercare copertura? Perché definire Sabotaggio una missione che prevede l’avvicinarsi a un obiettivo e premere, semplicemente, il tasto “usa”?
Non viene in aiuto nemmeno la componente stealth: per evitare di gravare eccessivamente sulla RAM, i nemici vengono generati solo nel momento in cui il giocatore attraverso un determinato luogo o compie una determinata azione, impendendo di fatto di pianificare un qualsiasi tipo di percorso o strategia.

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Hell in Vietnam

Ultimo gioco della fortunata serie è Hell in Vietnam, che come avrete intuito, vi vedrà vestire i panni di un soldato durante la guerra in Vietnam. Se la parola Vietnam vi fa tornare in mente Vietcong, forse l’unico vero capolavoro in grado di riprodurre l’ambientazione dell’inferno vietnamita, o il meno celebre, ma comunque giocabile, Men of Valor, anche il titolo City Interactive prova a rosicchiare qualche briciola di successo proponendosi come uno “sparatutto adrenalinico e con elementi tattici” (citato fedelmente dal noto file readme d’installazione).
In realtà, l’unica cosa che farete sarà quella di muovervi all’interno di corridoi, sparando a due o tre vietcong quando compaiono e procedere oltre: di tattico, l’unico elemento che abbiamo trovato, è stato il dover disinnescare alcune trappole tipiche dei tanto cari “Musi Gialli”.
Anche in questo caso, non aspettatevi dei sottogiochi interessanti che spezzino la monotonia del gameplay, visto che vi basterà semplicemente inquadrare la trappola e premere l’apposito pulsante per disarmare il tutto.
Completa il quadro la totale assenza di trama e un'intelligenza artificiale ai minimi termini: se davvero i vietcong fossero stati così stupidi, probabilmente anche solo un pugno di marine avrebbe potuto vincere la guerra.
Nel caso in cui non l’abbiate ancora capito, Hell in Vietnam è un clone di tutti i precedenti titoli, sia nelle meccaniche di gioco, che nella grafica: vengono giusto cambiate qualche texture e alcuni modelli, ma il succo del gioco resta sempre lo stesso, come anche il prezzo di vendita.

Commento

Quattro titoli, tutti e quattro identici tra loro, salvo per il titolo.
Si può riassumere così questa sfilza di giochi lanciati da City Interactive: si tratta, come è facile intuire, di giochi budget, ma che non valgono nessuno dei 19.90€ e che tra breve vedrete declassati, molto probabilmente, in quei cestoni da supermercato o allegati a qualche rivista di bassa lega.
Non siamo contro i titoli venduti a prezzi bassi e sarebbe stato ingiusto paragonarli alle super produzioni di quest’autunno: ma, con la stessa cifra, potete prendervi dei giochi (anch’essi budget) usciti qualche anno fa e assolutamente più divertenti e appaganti.
Rappresentano un buon acquisto solo se avete soldi da spendere e volete farvi alcune risate.

Pro

  • Sono budget
Contro
  • Non valgono il loro prezzo
  • Scadenti sotto tutti i punti di vista

Marine Sharpshooter 3, Battlestrike Force of Resistance, Code of Honor: French Legion, Hell in Vietnam sono disponibili per PC.

I più acuti di voi avranno sicuramente notato che, per la prima volta, abbiamo racchiuso all’interno di un unico articolo la bellezza di quattro recensioni per quattro titoli ben distinti: la ragione di questa scelta è stata dettata dal fatto che, malgrado i diversi titoli e le diverse ambientazioni, tutta gli sparatutto in soggettiva di City Interactive non sono altro che l’uno l’esatta fotocopia dell’altro.
L’idea che deve essere frullata in testa a qualcuno dei piani alti non è sicuramente sbagliata: sviluppiamo un motore grafico solido e appagante e sforniamo quattro giochi che coprano la più ampia fascia di gusti possibili, partendo dal titolo stealth (Battlestrike Force of Resistance), passando per il sempreverde Vietnam (Hell In Vietnam) e finendo nelle guerre contemporanee, con uno sparatutto tattico (Marine Sharpshooter 3) e uno adrenalico (Code of Honor: The French Foreign Legion).
Idea, come si diceva, assolutamente passabile, se non fosse che gli sviluppatori si sono completamente scordati che viviamo nel 2007, che ormai i giocatori esigono anche solo uno straccio di motore fisico, una grafica perlomeno guardabile, un abbozzo di trama o di intreccio narrativo e un vago accenno a un’intelligenza artificiale…