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Golden Sun: The Lost Age, recensione

A un anno e poco più di distanza, Camelot sorprende di nuovo l'utenza del portatile Nintendo con il secondo e conclusivo capitolo di Golden Sun. Riuscirà The Lost Age a soddisfare pienamente le aspettative dei giocatori, colpendo i bersagli che Golden Sun aveva clamorosamente mancato?

RECENSIONE di Christian Colli   —   09/05/2003
Golden Sun: The Lost Age, recensione
Golden Sun: The Lost Age, recensione

L'Era Perduta

Non si segnalano variazioni di sorta dal punto di vista del gameplay: The Lost Age è un fedele sequel di Golden Sun anche nel concept. Come ogni JRPG che si rispetti, The Lost Age costringe il giocatore all'esplorazione di svariate location e dungeon, intervallando le scorribande con i classici combattimenti casuali (dalla frequenza piuttosto fastidiosa). La differenza, però, tra Golden Sun e gli altri JRPG è l'impianto enigmistico che lo accomuna più a Zelda che a Final Fantasy: l'esplorazione non è mirata al semplice raggiungimento della via d'uscita, la progressione va' sudata risolvendo rompicampi e puzzle in quantità industriale, di una difficoltà per giunta piuttosto elevata. La risoluzione dei puzzle è affidata, oltre che a una certa capacità logica e intuitiva, anche al sapiente uso delle psyenergy "da campo" possedute dai vari character: ecco allora che una superficie di foglie può essere spazzata via da un ciclone, che una pozzanghera d'acqua si trasforma in un pilastro di ghiaccio and so on. Tra l'altro Camelot ha avuto la bella idea di inserire in The Lost Age un ampio numero di psyenergy nuove di zecca che si affiancano alle vecchie: oltre al suddetto ciclone (Cyclone, diverso dal Whirlwind già presente nel primo episodio e qui riproposto), tra le altre fanno la loro comparsa psyenergy in grado di drenare l'acqua (Parch), scavare (Scoop), stendere delle funi (Lash) e perfino causare terremoti (Tremor). Le psyenergy non sono comunque limitate unicamente alla risoluzione dei puzzle, in quanto in combattimento si dimostrano degli efferati strumenti omicidi. Ognuno dei personaggi del party domina un elemento naturale, ed è su quello che si basa l'intero set di magie, riprese direttamente da Golden Sun e ampliate da un buon numero di incantesimi nuovi di zecca. Ritornano pertanto anche i Djinn, sui quali è necessario spendere due parole: un Djinni è una creaturina, vagamente simile a un Pokémon, che incarna le forze elementali; sparsi per il mondo è possibile recuperare sette Djinn per elemento, che una volta catturati (spesso dopo averli combattuti) possono essere uniti a un personaggio per volta, perché ne possano aumentare il valore delle statistiche psicofisiche e il parco delle abilità e delle magie. Ovviamente, è consigliabile unire ad ogni personaggio i Djinn dello stesso elemento, ma la combinazione di più Djinn di vari elementi permette di scoprire magie e classi segrete. Inoltre, i Djinn possono essere richiamati in battaglia per sfruttarne i mistici poteri, e accumulandoli si rendono disponibili le evocazioni di potenti creature esoteriche: più Djinn di uno stesso elemento sono disponibili in battaglia, più potente sarà la creatura evocabile. A conti fatti, fin dal primo Golden Sun le evocazioni disponibili erano ben sedici, ma Camelot ha introdotto in The Lost Age un'interessante novità: le Combo Tablet, ovvero le evocazioni "bi-elementali". Queste mistiche tavolette nascoste devono prima essere trovate e recuperate perché il giocatore sia in grado di richiamare dai piani soprannaturali creature che sfruttano Djinn di due elementi anziché uno: inutile dire che si tratta delle evocazioni più complesse, distruttive e spettacolari. Com'è chiaro, il sistema di combattimento di Golden Sun è tornato in tutta la sua semplicità ed immediatezza strategica, con le sue caratteristiche più esaltanti (i critici regolari e quelli speciali delle armi, ad esempio, sempre più elaborati e fantasiosi) e anche con i suoi difetti: Camelot non sembra infatti aver corretto la fastidiosa tendenza di assumere posizione difensiva e perdere il turno dei personaggi ai quali viene assegnato di colpire un nemico che viene eliminato prima del loro attacco. Come si suol dire, squadra che vince...

Golden Sun: The Lost Age, recensione
Golden Sun: The Lost Age, recensione

I + II = 128

Chiariamo subito un particolare: dal punto di vista tecnico Golden Sun 2 non è cambiato di una virgola dall'illustre predecessore. Anzi, sarebbe più giusto dire che non è neanche migliorato... ma che è stato arricchito. Gli aficionados del Book I, pertanto, ritroveranno in The Lost Age le spettacolari caratteristiche che avevano reso grande il prequel: un eccellente character design di mostri e personaggi, dettagliatissimi artwork in-game, una resa visiva di ambienti - interni ed esterni - straordinaria e una ricchezza di effetti speciali davvero incredibile. Ma Camelot non si è limitata a riproporre lo stesso codice apportando minime variazioni, sembra anzi aver deciso di spremere ogni bit di spazio libero nella cartuccia (che, ricordiamo, è di ben 128MB) per riempire il gioco di un numero di tocchi di classe e dettagli davvero sproporzionato. E se da una parte sarebbe stato gradito un engine tale da rendere meno pixellosi gli sprite durante le rotazioni di visuale o le zoomate nei combattimenti, dall'altra non è possibile non apprezzare l'inserimento, talvolta perfino eccessivo, di effetti visivi di ogni tipo, dai fasci di luce che sfiorano delicatamente i paesini alle rotazioni in mode7 o le esplosioni particellari che arricchiscono le battaglie. Per quanto riguarda l'aspetto sonoro, Golden Sun sorprese l'utenza con quella che, probabilmente, si rivela tutt'oggi la miglior colonna sonora mai prodotta per il piccolo handheld di Nintendo. Ad un anno e mezzo di distanza, The Lost Age ripropone delle tracce musicali semplicemente splendide, minate dalle ridotte capacità di riproduzione musicale del GBA ma che unite alle migliori performance di un Gameboy Advance SP o a un buon paio di cuffie si tramutano in una vera e propria gioia per l'udito. Un lavoro semplicemente eccellente.

Golden Sun: The Lost Age, recensione
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Commento

Le aspettative per Golden Sun: The Lost Age non erano delle più rosee. Se dal punto di vista tecnico era lecito aspettarsi una versione riveduta, corretta e perfino migliorata dell'originale (e così è stato), era difficile sperare in un gioco più difficile, complesso e profondo di quella linea retta senza trama che si era rivelato il precedente lavoro di Camelot. Il plot di The Lost Age rimane comunque semplice e i suoi personaggi non godono di psicologie ai limiti della paranoia, ma il tutto risulta più che godibile, sopratutto grazie a un intreccio più fitto e a una maggiore libertà d'azione (che talvolta sconfina però nella dispersività). E il più grande pregio di The Lost Age è quello di stupire, a dir poco, il giocatore reduce dalla brevità del prequel: i 128MB della cartuccia sono giustificati dalla vastità dell'ambiente esplorabile (motivo per il quale il party si impadronisce di un veicolo...), dalla quantità di eventi, personaggi e location, nonché dalla soddisfacente durata di 35-40 ore. Inoltre, se si è portato a termine Golden Sun, è possibile trasferire (tramite cavo link o la digitazione di un - lunghissimo - codice) i dati del vecchio party per poterne poi sfruttare la piena potenza, completare la collezione di Djinn (ben cinquantasei) e ottenere l'accesso ad aree ed item segreti. Insomma, The Lost Age si dimostra un fulmine a ciel sereno, una vera KA per Gameboy Advance, da godersi da solo o in compagnia, possibilmente, del prequel. Camelot ha molto, ancora, da imparare su trama e caratterizzazione, ma dal punto di vista ludico, ha superato brillantemente l'esame.

Golden Sun: The Lost Age, recensione
Golden Sun: The Lost Age, recensione

    Pro:
  • Tecnicamente divino
  • Ottimo sistema di gioco
  • Lungo, complesso e difficile al punto giusto
    Contro:
  • Trama e personaggi troppo semplicistici
  • Combattimenti casuali troppo frequenti
  • A tratti piuttosto dispersivo

Nel 2001, a pochi mesi dal lancio del GameBoy Advance, Nintendo commercializzò il primo vero JRPG (Japanese Role Playing Game) per la neonata console portatile a 32 bit. Ougon no Taiyo, questo era il titolo di un piccolo prodigio di programmazione che immediatamente fece proseliti in tutto il Giappone. Dopo qualche mese, videro la luce prima la versione americana e poi quella europea, con il titolo decisamente più intrigante e comprensibile di Golden Sun. Quello che molti ignoravano, però, era che Golden Sun fosse in realtà la prima parte di un ambizioso progetto inizialmente concepito come una trilogia, che avrebbe invaso due volte il GBA per concludersi sul GameCube. E tuttavia... Golden Sun si rivelò, per certi versi, una delusione. Gioco splendido ma non esente da pecche, sopratutto per quanto riguarda trama e caratterizzazione dei personaggi, ingannava spudoratamente il giocatore, convincendolo di trovarsi di fronte a una delle più epiche avventure mai provate, per poi lasciarlo in asso con una durata brevissima e un finale assolutamente inconcludente. Ma Camelot, l'abile team dietro alla programmazione di Golden Sun, dimostrò anche di saperci fare in fatto di marketing: il progetto Golden Sun, inizialmente, come già detto, previsto come trilogia, si trasformò in una bilogia prendendo posto solo sul GBA, concludendosi con un capitolo "doppio" per dimensioni (Golden Sun era contenuto in una cartuccia da 64MB, il sequel invece è compresso in "soli" 128MB!) e qualità. L'Era Perduta è pronta a svelarsi ai giocatori che si avventureranno, ancora una volta, per le fantastiche terre di Weyard...