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Harry Potter and the Chamber of Secrets

Se Harry Potter farà ritorno a Hogwarts, si troverà in un pericolo mortale! Scoprite come e perché nella recensione del videogioco tratto dalla seconda avventura del piccolo mago creato dalla penna di J.K. Rowling e portato sul grande schermo dal regista Chris Columbus.

RECENSIONE di La Redazione   —   30/01/2003

La Camera dei Segreti

La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts fu fondata inizialmente da quattro potenti maghi, che diedero in seguito nome alle quattro "case" nelle quali vengono smistati i nuovi studenti di anno in anno: Godric Grifondoro, Tusca Tassorosso, Cosetta Corvonero e Salazar Serpeverde. Tuttavia, in principio Salazar era intenzionato ad accogliere nel suo istituto solo i cosidetti "purosangue", ovvero i maghi discendenti da famiglie di soli incantatori, e non da parenti anche solo in parte "babbani" (cioè, non maghi). Ovviamente, questa forma di razzismo fu rifiutata dagli altri fondatori, e la leggenda narra che Salazar, prima di abbandonare Hogwarts, abbia sigillato all'interno di una Camera segreta una misteriosa e mortale creatura, in grado di rispondere agli ordini del solo e unico erede purosangue di Serpeverde, che un giorno sarebbe giunto per far valere la presunta superiorità dei maghi puri sterminando ogni babbano e mezzosangue. Ora, Harry Potter ha 12 anni e frequenta il secondo anno di corso a Hogwarts insieme agli amici (e i nemici) di sempre. E tuttavia, qualcosa di oscuro muove complotti alle sue spalle, e intende aprire la Camera dei Segreti e impadronirsi delgli orrori che essa contiene. E Colui-che-non-deve-essere-nominato tesse ancora una volta la sua tela di inganni...

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Pomi d'ottone e manici di scopa

Credeteci o no, Harry Potter and the Chamber of Secrets è una bella copia, almeno nel concept di base e nel sistema di gioco, del grandissimo Ocarina of Time. Quest'affermazione potrà sembrare eretica, ma i fatti stanno così. C'è un lock-on che permette anche lo strife intorno ai nemici. C'è la possibilità di assegnare ad ogni tasto del pad un azione diversa, che va dal lancio di incantesimi di vario tipo all'uso di item di ogni genere. C'è il tasto "azione" che cambia funzione a seconda dei casi. C'è una struttura libera, che permette al giocatore di esplorare Hogwarts in ogni suo anfratto e scoprirne i mille segreti una volta completate le quest giornaliere. E c'è una progressione sistematica dell'avventura, finalizzata al recupero di vari item e spell che permettono di risolvere enigmi più o meno complessi. Insomma, c'è tutta la varietà e la genialità richiesta da un action/adventure di prima categoria. Del resto, Harry Potter and the Chamber of Secrets presenta un gameplay davvero multiforme, diviso in "giornate", un'idea intrigante per svecchiare l'anacronistica divisione in livelli. Si comincia sempre con una lezione scolastica, pari cioè a un dungeon da superare mettendo a frutto le conoscenze apprese in precedenza per risolvere gli enigmi proposti. La stanza sembra non avere uscita e l'oscurità ci opprime? Lumos, e il gioco è fatto: la bacchetta magica illuminerà l'ambiente scovando eventuali passaggi segreti. Una tenda ostruisce il passaggio? Diffindo, ed essa cadrà... per magia. Un lucchetto ci impedisce la prosecuzione? Alohomora, e Lupin III ci fa un baffo. Ma le sfide proposte non sono solo costituite da enigmi: Hogwarts è popolata dalle più strane e pericolose creature. In quel caso, Harry può fare affidamento su due spell principali, l'offensiva Filipendo e la difensiva Expelliarmus (in verità, questa è una notevole discrepanza dall'opera originale, visto che Expelliarmus serve a disarmare l'avversario, non a riflettere i suoi attacchi), utili sopratutto nei duelli fra maghi che dovrà di tanto in tanto affrontare, e su una serie di oggetti bizzarri quanto utili, come le nauseanti ma prodigiose Caccabombe (sì, si chiamano proprio così). Terminate le lezioni scolastiche, di solito ci si trova indaffarati a risolvere una serie di quest che obbligano il giocatore ad esplorare Hogwarts alla ricerca di oggetti e informazioni, impiegando in modo meno diretto e suggerito le abilità apprese, fra sequenze tipicamente platform (dove spicca la notevole somiglianza con Ocarina of Time, grazie al salto automatico) o infiltrazioni stealth degne di Solid Snake. E non basta, perchè EA si è spinta oltre. Del resto, non sarebbe Harry Potter se non ci fosse il Quidditch, lo sport partorito dalla geniale mente di J.K. Rowling che impegna i maghi in una sorta di catchball sulle scope. In questo caso, il giocatore ricoprirà ovviamente il ruolo di Harry, il Cercatore dei Grifondoro: mentre la partita infuria come una tempesta intorno al giocatore, si dovrà attraversare una serie di anelli magici per prendere velocità e riuscire ad afferrare il Boccino d'Oro, che garantisce la vittoria immediata alla squadra che lo afferra. Le cose non sono comunque così semplici, quando fra Harry e il Boccino si interpongono il Cercatore avversario (il terribile Malfoy) e i pericolosissimi Bolidi, palloni intelligenti e duri come pietre. E una volta finito il Quidditch? Allora, si potrà saltare sulla fida scopa Nimbus2000 ed esplorare gli esterni di Hogwarts, nella loro perfetta e accurata ricostruzione videoludica. Se a tutto questo si aggiungono i minigame e le quest secondarie (come il recupero delle oltre cento figurine dei maghi), si può facilmente intuire la profondità e complessità di questo sorprendente titolo.

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Sembra quasi una magia!

Se Gilderoy Allock, vanesio professore di Difesa contro le Arti Oscure di Harry, se ne intendesse di videogiochi e guardasse questa produzione EA, direbbe esattamente la stessa frase che intitola questo paragrafo, nel quale ci occuperemo della realizzazione tecnica di Harry Potter and the Chamber of Secrets, una sorpresa davvero graditissima. Chiariamo subito un concetto: questo gioco, tecnicamente, compete con il blasonato Star Fox Adventures, praticamente ad armi pari. Harry Potter and the Chamber of Secrets è magnifico in ogni aspetto: i modelli poligonali, solidi e ben realizzati; le texture, perfette e curate nei dettagli; le animazioni, semplicemente fantastiche; le musiche, riportate dal film; il doppiaggio, che fa uso (nella versione americana, beninteso) degli stessi attori che hanno interpretato Harry e company al cinema. Una realizzazione, quindi, fenomenale. Ma EA ha voluto fare le cose in grande, curando Hogwarts (che poi è la vera protagonista) in modo maniacale, realizzando tocchi di classe davvero da antologia, che impreziosiscono la versione GameCube di questo prodotto, laddove nella versione PlayStation2 se ne nota immediatamente la mancanza. Nella sala grande si riflette la vetrata a mosaico, illuminando e colorando tutto quello che si muove in tempo reale, così come fanno gli splendidi effetti luminosi generati dagli incantesimi. Allo stesso modo, le ombre sono in real-time, e non ci si può non stupire notando il riflesso di Filipendo che viaggia sui pavimenti lucidi, illuminando con precisione ogni elemento. Nella torre, le scale si muovono; così come gli arazzi. Spettri traslucidi vagano per i corridoi del palazzo, e il fantasma Nick Quasi-Senza-Testa saluta al nostro passaggio. Ma la vera orgia grafica è l'esterno: salendo sulla scopa, si può ammirare una Hogwarts fotorealistica, esplorabile totalmente stagliandosi contro la luce del sole all'orizzonte: un momento, per così dire... magico. Tuttavia, non manca qualche magagna, e non di poco conto: in primis, la telecamera fa le bizze un po' troppo spesso, impedendo al giocatore di muoversi con precisione, sopratutto in occasione dei salti più ostici e tempestivi. Allo stesso modo, il rilevamento di collisioni non è sempre stabile, e capita talvolta di fare un buon salto, e ritrovarsi ad annaspare improvvisamente nel vuoto per poi precipitare, quando la sporgenza da afferrare era lì a pochi millimetri. Intendiamoci, non sono bug che capitano ad ogni passo, ma che quando si scatenano diventano parecchio frustranti. Per il resto, ben poco da dire: una qualità al di sopra di ogni aspettativa.

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Commento

Recensendo in tandem Harry Potter and the Chamber of Secrets e Le Due Torri (PlayStation2, ma presto anche Gamecube), c'è da chiedersi se l'inversione di tendenza dei tie-in (generalmente orribili) verificatasi in queste due occasioni, sia reale oppure dovuta al fatto che EA è la medesima sviluppatrice. E' buffo, ma in questo caso c'è da sperare che anche l'anno prossimo questa sorprendente softco si occupi della conversione videoludica del sequel di questa nuova avventura di Harry Potter (per chi non lo sapesse, Harry Potter and the Prisoner of Azkaban, in arrivo al cinema nell'estate 2004 a opera del sostituto di Chris Columbus alla regia, Cùaron). Il lavoro svolto, infatti, con questo tie-in è esemplare, e non si parla del mero lato tecnico, quanto anche della cura riposta nell'ideazione di un sistema di gioco sempre coinvolgente e mai banale. Purtroppo, Harry Potter and the Chamber of Secrets non è un titolo troppo lungo, richiedendo pressapoco una dozzina di ore per essere completato, ed è minato da un livello di difficoltà davvero alto, sicuramente spiazzante per i più giovani. Alla buon'ora, direi: Harry Potter, l'intero ciclo letterario o cinematografico che sia, non è mai stato un prodotto per bambini... ma tuttavia, il gioco risulta a tratti frustrante anche nelle mani dei più esperti. In definitiva, insomma, Harry Potter and the Chamber of Secrets è un titolo consigliato a tutti coloro che non hanno perso la capacità di sognare e fantasticare, e che magari reduci da Star Fox Adventures cercano una nuova avventura da scoprire... E a questi, non si può non consigliare un giro per Hogwarts su manico di scopa, momento davvero topico nella sua magia e, allo stesso tempo, straordinaria quotidianità.

    Pro:
  • Realizzazione tecnica superlativa
  • Grande varietà di gioco
  • Molte subquest e tanti minigame extra
    Contro:
  • Piuttosto breve
  • A volte troppo difficile
  • Telecamera e collisioni perfezionabili

E' già passato un anno da quando mi capitò di recensire la trasposizione videoludica della prima avventura di Harry Potter (Harry Potter e la Pietra Filosofale), a quei tempi ancora in programmazione in un po' tutte le sale della penisola. Da amante della saga letteraria (e cinematografica, di riflesso) avente per protagonista il piccolo mago, ricordo di essere rimasto abbastanza (ma non del tutto) soddisfatto da quel primo gioco per PlayStation, e ancor più dalla conversione per Gameboy Advance. Dicevo, è passato un anno e il senso di deja-vue non manca: stesso periodo, stesso soggetto. Stesso fato? Decisamente no. Scopriamo insieme perché.