Il Cuore del Drago.
La storia di “Indiana Jones e la Tomba dell’Imperatore” (IJTI, d'ora in poi) prende forma nel 1935, attorno al ritrovamento di un manufatto che Indy recupera in una delle sue avventurose missioni e che solo in un secondo momento si scoprirà essere oggetto di grande interesse anche da parte della Triade del Drago Nero. Questa organizzazione altro non è che un ramo della mafia cinese che, infiltratasi nelle alte sfere del governo di Pechino, contatterà Indy per convincerlo a collaborare ad una spedizione archeologica di grande importanza. Al nostro archeologo verrà chiesto di ritrovare il Cuore del Drago, una perla nera che, secondo un’antica leggenda, permetterebbe a chi la possiede di dominare la mente degli uomini; per Indy l’occasione è quella di partecipare ad una spedizione storica, chi infatti riuscisse anche solo a dimostrare l’esistenza di tale gioiello, diventerebbe senza dubbio l’archeologo più famoso della storia... “fortuna e gloria”, tanto per citare Indy.
Il Cuore del Drago è però nascosto nella tomba di un grande Imperatore cinese e per trovare l’ingresso di questa tomba sarà necessario recuperare i tre pezzi di un sigillo che, solo una volta uniti, permetteranno di trovare la strada al prezioso gioiello; ma alla ricerca si uniranno i nemici per eccellenza di Indy, i nazisti. Quest’ultimi, su espresso desiderio di Hitler, mireranno alla perla, convinti che una volta in mano loro la conquista del mondo sarà cosa facile. Quindi ancora una volta Indy contro i suoi acerrimi nemici, ma questa volta aiutato (leggasi usato) dalla mafia cinese che gli affiancherà, in alcuni momenti, la stessa avvenente fanciulla che con un altro losco individuo della triade, aveva in precedenza incontrato Indy a New York per convincerlo a far parte della spedizione. Mei Ying, questo il nome della ragazza, sarà in alcuni momenti controllabile dal giocatore e si distinguerà per le doti di combattimento corpo a corpo che, vista la scontata conoscenza delle arti marziali, saranno anche superiori a quelle di Indy.
"Il problema non sono gli anni... sono i chilometri!"
Il gioco inizia con un livello tutorial che ci porterà a ritrovare un artefatto dentro il quale si troverà il primo dei tre pezzi del sigillo. Nelle prime fasi di gioco verremo introdotti ai movimenti che Indiana Jones potrà fare durante il corso dell’avventura: correre, saltare, appendersi alle sporgenze, interagire con gli ambienti di gioco. Questo avviene raccogliendo bottiglie, sedie, bastoni e spranghe di ferro che ci potranno essere utili per affrontare i nemici. Non mancheranno di certo le armi da fuoco, Indy avrà con se la sua Colt e nel corso dell’avventura potrà usare anche pistole silenziate e mitragliatori di ogni tipo; ma è ovvio che l’arma dalla quale Jones jr non si separa mai è la sua frusta. Grazie ad essa ci si potrà appendere a sporgenze altrimenti irraggiungibili, la si potrà usare per disarmare i nemici e risulterà molto utile (e divertente) per afferrare al collo il cattivo di turno e trascinarlo a sé, per poi stenderlo con un cazzotto in pieno volto. A proposito di combattimenti corpo a corpo, possiamo dire che quelli di IJTI sono davvero spettacolari, a volte la sensazione è la stessa che si ha guardando i film di Indiana Jones, con Indy che, in modo quasi goffo, cerca di tenere a bada degli energumeni il doppio di lui, che, tra spettacolari scazzottate e situazioni più o meno fortunose, finiscono inevitabilmente con l’andare al tappeto.
Indiana Croft o Lara Jones?
Va subito detto che, dal punto di vista del gameplay, questo nuovo episodio dello Spielberghiano archeologo rappresenta senza dubbio un passo o due indietro, rispetto ad altri esponenti del genere di ultima generazione; siamo di fronte ad una struttura di gioco che ricorda da vicino i vecchi Tomb Raider (all’epoca ottimi prodotti), tanta esplorazione, con banali trabocchetti perlopiù sistemati con poco criterio. Inoltre, non appena ci si troverà di fronte ad un oggetto con il quale interagire, apparirà un'icona che ci permetterà di capire cosa fare e questo, a nostro avviso, è un difetto, in quanto priva il giocatore della possibilità di usare il proprio intuito per capire cosa fare e come farlo. Di fatto nel gioco saremo sempre guidati verso la giusta azione da fare e, nella maggior parte dei casi, gli enigmi si risolveranno tirando la leva giusta o mettendo l’oggetto X nel luogo Y. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, il titolo The Collective risulta molto altalenante. Nelle panoramiche di inizio livello gli ambienti di gioco appaiono piuttosto spettacolari, ma nella sostanza siamo di fronte ad una qualità tecnica mediobassa ed anche il design dei livelli risulta antiquato, ponendosi in linea con il sopraccitato gameplay. Inoltre, non tutti gli ambienti di gioco sono realizzati con la stessa cura e, se alcuni livelli risultano splendidi (vedi Istanbul), altri mostrano texture assolutamente al di sotto delle potenzialità di Xbox. Le cose migliorano osservando i modelli poligonali dei nemici e, soprattutto, di Indy, che risulta veramente ben realizzato e molto simile alla controparte cinematografica; a questo proposito va segnalata la splendida realizzazione del volto con tanto di movimenti facciali. Quando, però, iniziamo a muovere il nostro eroe, le cose precipitano drasticamente; a parte le fasi di combattimento, siamo infatti di fronte ad animazioni poco fluide e mal realizzate che danno nel complesso la sensazione di un lavoro realizzato con sufficienza.
“Ta ta ra taaa… ta taraaa…!”
Dal punto di vista audio siamo invece di fronte ad un ottimo lavoro, belli i suoni ambientali, i rumori delle armi e i tonfi dei cazzotti, che ricordano da vicino quelli un po’ alla Bud Spencer dei film di Indy. Buono anche il doppiaggio e menzione d’onore per la colonna sonora, che oltre alla strafamosa aria (peraltro fedelmente riproposta nel titolo di questo paragrafo) composta dal grande John Williams (Guerre Stellari e… tutti i film di Spielberg), risulta sempre di ottima fattura e capace di ricreare quella magica atmosfera tipica dei lungometraggi dedicati all’epica saga, sopperendo a volte anche al vetusto gameplay e allo scarso mordente che il gioco sa dare.
Commento
Un’occasione mancata, questo ci viene da dire pensando a questo Indiana Jones e la Tomba dell’Imperatore. LucasArts, sfruttando un personaggio così carismatico, aveva l’occasione di rinverdire il genere archeoavventuroso e ci ha provato con iniezioni di poligoni e elementi stealth ormai tipici di molte produzioni attuali. Peccato però che i poligoni siano pochi e il gameplay sfrutti meccaniche sorpassate da tempo.
Tecnicamente, siamo di fronte ad una realizzazione altalenante, comunque sufficiente, che raggiunge il suo punto più basso nelle animazioni di Indy. Curati ma non eccezionali i livelli, splendide invece le musiche, talmente belle da creare un'atmosfera unica, rendendo anche l’esperienza di gioco più piacevole.
- Pro:
- Musiche stupende.
- Buona atmosfera… grazie alle musiche.
- Indy è sempre… Indy.
- Contro:
- Gameplay sorpassato
- Facile, lineare a volte noioso
Un po' di storia
Quando si parla di Indiana Jones, si parla probabilmente di uno dei personaggi più belli e carismatici della storia del cinema. Indy è senza dubbio un eroe, esattamente come lo sono molti personaggi dei fumetti, solo che invece di essere nato tra le pagine di un comic ha fatto la sua fortuna grazie ad una ormai mitica saga cinematografica, finalmente destinata (forse nel corso del 2005) a vedere il suo quarto capitolo; l’ultimo film della serie, “Indiana Jones e l’ultima crociata” risale al 1989, mentre gli altri due, “I predatori dell’Arca Perduta” e “Indiana Jones e il Tempio maledetto” risalgono rispettivamente al 1981 e al 1984. Ma sulla storia di Indy, e soprattutto dei videogames a lui ispirati, troverete esaustive spiegazioni all’interno del nostro avventuroso speciale.
Come dicevamo Indy è un eroe atipico, perché le sue avventure non si basano solo sulla sua forza e intelligenza, ma anche su una buona dose di fortuna che spesso gli dà una mano nelle situazioni più disperate. Ed è forse proprio questo aspetto che ha reso Indy un personaggio così unico; assistendo alle sue avventure si ha infatti la sensazione che egli vi si ritrovi in mezzo quasi per caso e, il più delle volte, uscirne è per lui solo una questione di fortuna. In realtà è il grande amore per l’archeologia, le antichità rare e, a volte, le belle donne che lo portano a intraprendere avventure tanto pericolose e anche in questa nuova avventura videoludica queste tre componenti non mancano di certo.