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Otogi

La storia dei videogames insegna che non sempre il gioco più venduto e più pubblicizzato è necessariamente un capolavoro. A volte capita invece che un titolo venuto alla luce quasi dal nulla, risulti poi essere una delle più gradite sorprese dell'anno. E' questo il caso di Otogi di cui abbiamo avuto l'occasione di provare la versione import.

RECENSIONE di La Redazione   —   08/01/2003

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Sembro una donna ma non sono una santa ….

Il modo di combattere del nostro guerriero è efficace e al tempo stesso elegante. Non fatevi ingannare dall’aspetto effeminato e dalle movenze leggiadre di Raikou, è pur sempre un mezzo demone (e per fortuna dalla nostra parte !). All’inizio ci saranno solo due tipi di attacchi e la vostra fida katana per effettuarli, ma andando avanti nei livelli potrete acquistare nuove armi, armature e magie per tener testa ai nemici che aumenteranno proporzionalmente la loro pericolosità, anche perché ogni livello avrà nemici diversi e di differente classe demoniaca. Comincerete con lo sconfiggere demoni minori come dei grifoni fino ad arrivare a Shutendoji.
Gli attacchi varieranno a seconda dell’arma da voi maneggiata, ma si limiteranno comunque a due bottoni del pad ; più che un limite, è un aiuto a generare quante più combo potete per atterrare i nemici. Raikou purtroppo non ha la possibilità di volare, ma la velocità di esecuzione con cui effettua le combo gli permette di librarsi nell’aria con una certa facilità.
Il doppio salto servirà allo scopo naturalmente. Inoltre, la possibilità di distruggere tutto ciò che si trova sullo schermo appaga non poco il giocatore, il quale rimarrà basito nel vedere come il guerriero taglia un pezzo di montagna come fosse burro. Come se non bastasse, se il demone in quel mentre si troverà nelle vicinanze, ricevendo il masso sulla testa, perirà, o per lo meno, si ferirà.
Questa regola ovviamente vale per tutto ciò che vi circonda come alberi, case, monumenti. Attenzione, perché il nemico per farsi male deve essere nelle vicinanze, non è permesso lanciare i detriti a distanza. Giocabilità pura, ecco cosa ci regala questo videogame, e azione e brivido fanno di Otogi un’esperienza nuova e pronta a settare nuovi standard nei giochi d’azione.
La musica implementata è poesia : pur essendo in netto contrasto con l’azione di gioco, ipnotizza e accarezza i timpani come nessuna colonna sonora sentita in un videogioco (a fatica se ne sentono così nelle migliori produzioni cinematografiche). E’ musica tradizionale giapponese, ma con motivi così ricercati da non annoiare mai chi ascolta e che perfettamente si sposano con l’ambientazione medioevale di cui il gioco è pervaso.

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Ma che aspettavano ?

Non ho scritto il titolo a caso, non è uno scherzo. Lo dico solo perché le ultime produzioni From Software sono state semplicemente mediocri e poco innovative. Forse questa software house ha finalmente trovato la sua strada ; basta con i mech, è il momento di tirare fuori la fantasia e rivalutare le fiabe !
Tutto questo preambolo per introdurre il commento tecnico : non spaventatevi, non era per distrarvi, ma per rafforzare il giudizio che seguirà. Poche parole dunque : il miglior titolo realizzato da From Software, e non solo sotto il punto di vista grafico. Non so se è la console ad averli aiutati, ma questi ragazzi hanno implementato tutti gli effetti speciali che si possono inserire all’interno di un videogame : effetti particellari, bump mapping ovunque, riflessi in tempo reale, luci, ombre e soprattutto, i livelli sono interamente in 3d e stracolmi di poligoni su schermo.
Giocatelo almeno a livello normal per scoprirlo. La caratterizzazione del personaggio è particolarmente curata, egli ha un che di demoniaco a causa della sua fisicità (è bianco da far paura ad un fantasma !), ma ha anche la più bella capigliatura e armatura che si siano mai viste.
I suoi movimenti sono fluidi e veloci quanto basta, leggermente confusi sono i combattimenti, che a causa delle esplosioni e del motion blur, disorientano di tanto in tanto. Bellissimo e di grande impatto l’effetto speciale che genera l’apparizione del nostro eroe in ogni livello : egli apparirà generato da vortice di petali di fiori di pesco ! Poetico no ? Il tutto viaggia sui canonici 30 fps, ma come al solito, a costo di ripetermi, è meglio seguire l’azione e gustarsi il combattimento, piuttosto che intuire i movimenti e non capire cosa succede di fronte a voi, soprattutto se il titolo è particolarmente frenetico.

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Regalo di Natale !

Sì, la versione testata è quella giapponese, ma per fortuna i menù sono in due lingue. Ho scritto “Regalo di Natale” perché questo titolo me lo sono regalato proprio in quel periodo.
C’è poco da commentare quando un gioco è ben fatto, appagante e divertente come Otogi. Finora molti avevano sognato un gioco che potesse suscitare emozioni come Ico (purtroppo apparso solo in versione PS2), ma nessuno si aspettava che ciò potesse arrivare proprio da From Software. Un titolo da acquistare senza riserve, e che vi invoglierà ad essere rigiocato (e non stupitevi troppo !) anche solo per riascoltare la leggiadra musica di accompagnamento, e non solo per completare le esplorazioni dei livelli al 100%.

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La storia dei videogames insegna che non sempre il gioco più venduto e più pubblicizzato è necessariamente un capolavoro…… Come la fenice che rinasce dalle proprie ceneri, From Software torna a stupirci, e lo fa in grande stile regalandoci un titolo destinato a far parlare di sé per molto tempo !

Dice il saggio…..

O.TO.GI può essere tradotto liberamente come “FIABA”, nello specifico le fiabe del periodo Muromachi ed Edo. E’ ispirato al mondo delle leggende del periodo Helan, che si colloca tra il 794-1185 a.C.

Il protagonista si chiama Raikou: difatti è un preciso riferimento storico a Minamotono-raikou il quale, secondo una leggenda del XII secolo, sconfisse il demonio Shutendoji (tra l’altro, demone presente nel gioco, nonché protagonista di un famosissimo cartone anime che ha proprio il titolo di Shutendoji) sul monte Ooe nella regione di Tanbano.
L’atmosfera di Otogi è cupa, e dà la sensazione di essere all’inferno, tanto si sente la presenza del maligno.