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Pinball Hall of Fame: The Williams Collection - Recensione

Crave Entertainment torna a parlare di flipper, e dopo la collezione dedicata agli apparecchi Gottlieb, ecco arrivare il corrispondente Williams.

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   14/05/2008

Come qualsiasi serie di videogame di successo, Pinball Hall of Fame esce con un secondo episodio dedicato, stavolta, ai flipper della Williams, coprendo un arco temporale che va dal 1970 al 1990. Al pari della Gottlieb, ci troviamo di fronte a una delle aziende protagonista della diffusione dei flipper a livello mondiale: fondata nel lontano 1943, la Williams ha cominciato a cavalcare il boom dei flipper nel 1967, con Shangri-La e Apollo. Negli anni successivi è stata responsabile della creazione di un gran numero di altri tavoli, finché nel 1988 non ha acquisito, fra le altre cose, al divisione gaming di Midway. Ad ogni modo, i flipper sono rimasti la passione principale dell'azienda, che ha continuato a produrre tavoli di successo fino alla fine degli anni '90. Pinball Hall of Fame: The Williams Collection si basa su di una struttura identica a quella utilizzata per The Gottlieb Collection, con una sala giochi virtuale da esplorare nei suoi due piani, in lungo e in largo, per accedere ai vari flipper. È possibile giocare secondo una modalità libera, partecipare alla Williams Challenge, organizzare un torneo o assistere a degli interessanti slideshow dei vari tavoli. La Williams Challenge è costituita da una serie di sfide che prevedono l'ottenimento di determinati punteggi su di una sequenza di tavoli, mentre il torneo ci vede affrontare un numero di avversari umani a piacere, alternandoci ai controlli.

Dal 1970 al 1980

L'apparecchio più antico del lotto è Jive Time, prodotto nel 1970. Si tratta di un flipper che nell'estetica fa chiari riferimenti al mondo della musica e della psichedelia di quegli anni, contraddistinto da spazi molto ampi e dalla presenza, dunque, di pochi elementi per il rimbalzo dalla sfera, presenti unicamente nella parte alta del tavolo. Le palette sono posizionate a una certa distanza l'una dall'altra, e ciò spesso si traduce in un'inevitabile perdita della pallina nel momento in cui questa scende verticalmente. La medesima cosa può verificarsi a causa delle aperture sopra le palette stesse, oltre le superfici rimbalzanti, visto che le classiche "trappole" laterali troppo spesso finiscono per farci perdere la sfera. Uno degli obiettivi principali del tavolo è colpire un interruttore posto al centro, nella parte superiore, che attiva sul tabellone una sorta di "ruota della fortuna" che ci permette di moltiplicare il punteggio. Corgar, realizzato quasi dieci anni dopo (1979) non introduce particolari elementi innovativi per quanto riguarda la disposizione degli elementi all'interno del tavolo, ma si tratta del primo flipper parlante della storia, in grado di pronunciare ben otto frasi differenti. Con un enorme demone disegnato al centro, sotto il quale si stagliano le figure di un uomo e di una donna, l'apparecchio si rifà certamente a elementi biblici. Dal tema "visivo" completamente diverso, Firepower (1980) fa sfoggio di colori accesi su uno sfondo nero, anche in questo caso con un tavolo povero di elementi ma con le palette posizionate a una distanza decisamente "umana", tale da permettere al giocatore di evitare la perdita della sfera. Firepower è anche il primo flipper che ha introdotto il gioco con più palline contemporaneamente, che si attiva quando si ottengono particolari bonus.

Pinball Hall of Fame: The Williams Collection - Recensione
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Dal 1980 al 1984

Con Black Knight, del 1980, Williams introduce una serie di novità molto importanti, che avranno un seguito su tutti gli apparecchi prodotti successivamente. In primo luogo, il tavolo dispone non di due, bensì di quattro palette: due in basso, nella zona classica, due in alto a destra, in una sorta di "piccolo flipper" indipendente. Tutta la parte superiore del tavolo è sopraelevata, e per raggiungerla bisogna far viaggiare la sfera su due rampe, anche queste un elemento inedito. Infine, sono presenti per la prima volta anche i "bersagli", ovvero degli elementi che vanno colpiti in successione per sbloccare dei bonus e che rientrano nel tavolo una volta che si verifica l'impatto. Rimanendo sempre in tema fantasy, il flipper Sorcerer, dello stesso anno, dispone di tre palette (la terza è posizionata a metà tavolo, sulla sinistra) e di una serie di rampe. Si tratta di un tavolo caratterizzato da rimbalzi della pallina molto veloci, che rendono talvolta arduo recuperare le situazioni più concitate. Space Shuttle, del 1984, è il primo flipper che deve vedersela con una concorrenza molto forte nelle sale giochi, rappresentata dai videogame e dal loro boom. Un tavolo molto bello, all'interno del quale si trova la riproduzione di un intero shuttle, posizionato nella parte alta dell'apparecchio: facile da giocare e molto divertente, permette di giocare talvolta con palline multiple ed è dotato di un buon numero di rampe.

Pinball Hall of Fame: The Williams Collection - Recensione
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Dal 1986 al 1990

Realizzato nel 1986, Pin*Bot è uno dei flipper più famosi di tutti i tempi, dotato di un'estetica di grande valore nonché di elementi innovativi. Nella parte alta del tavolo, infatti, fa bella mostra una sorta di "scrigno" che può essere aperto dal giocatore attraverso il conseguimento di determinati bonus, e al cui interno possono essere piazzate le palline. Seguendo il trend inaugurato da Space Shuttle due anni prima, probabilmente nel tentativo di attrarre un pubblico anche più giovane, questo apparecchio risulta molto giocabile e abbastanza semplice, con partite che durano anche diversi minuti. Dai viaggi spaziali di Pin*Bot si passa alla realtà metropolitana di Taxi, del 1988, un flipper caratterizzato da un gran numero di voci e di effetti sonori, molto giocabile e divertente. La parte alta del tavolo è quantomai ricca di elementi, dunque spesso e volentieri la sfera si intrattiene in quella zona per diversi istanti prima di scendere. La tendenza dei flipper "facili" si ferma nel 1990 con Whirlwind, un apparecchio che si ispira ai vortici sia per quanto concerne l'aspetto estetico che per la presenza di tre dischi rotanti posizionati sul tavolo. Ci sono tre palette a disposizione del giocatore, il problema è che la disposizione delle stesse risulta spesso problematica, nel senso che nei casi di caduta verticale della sfera non si riesce a recuperarla in alcun modo. Whirlwind è anche dotato di una sorta di menu laterale, che si accende indicando i punteggi e i bonus raggiunti. L'ultimo tavolo del lotto, sempre del 1990, è Funhouse: coloratissimo, si rifà graficamente al mondo del circo e dei burattini, tanto che è presente la testa di una marionetta nella zona superiore dell'apparecchio, oltretutto dotata di alcune animazioni. Si tratta di un flipper facile e giocabile, dotato di due zone di lancio della pallina e di tre palette.

Pinball Hall of Fame: The Williams Collection - Recensione
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Realizzazione tecnica

Già con la compilation dedicata ai flipper della Gottlieb, Crave Entertainment aveva dimostrato di poter riprodurre gli apparecchi con una fedeltà assoluta, utilizzando la grafica poligonale attraverso un motore capace di gestirla nel modo migliore. Tutti i flipper presenti in questa nuova Hall of Fame sono belli da vedere, e benché risultati del genere siano stati già raggiunti su sistemi anche meno potenti del Wii, non si può che apprezzare l'impegno profuso dagli sviluppatori, che oltre a offrirci dieci tavoli perfettamente riprodotti allegano anche una serie di extra quali volantini, pubblicità dell'epoca e così via. Il comparto sonoro fa anch'esso un grandissimo lavoro per quanto concerne la fedeltà, creando l'atmosfera tipica delle sale giochi degli anni '80. Infine, i controlli sono gli stessi adottati per il precedente episodio di Pinball Hall of Fame: il connubio Wii-mote / Nunchuck ci permette di controllare prontamente le palette e di "scuotere" il tavolo letteralmente, all'occorrenza.

Commento

Pinball Hall of Fame: The Williams Collection è un'ottima raccolta di flipper. Si tratta di un prodotto di nicchia, certamente, ma è doveroso riconoscerne i meriti: tutti i tavoli sono stati riprodotti con dovizia di particolari, con una grafica pulita e fluida, con gli effetti sonori originali e con un sistema di controllo che si presta benissimo a questo tipo di applicazioni. Insomma, gli appassionati di flipper e i nostalgici delle sale giochi di vent'anni fa troveranno nel nuovo titolo di Crave Entertainment qualcosa di prezioso, un'esperienza divertente che può far riflettere sui tanti fattori che hanno portato anche il mercato dei videogame a essere quello che è oggi.

    Pro:
  • Dieci flipper riprodotti perfettamente
  • Tecnicamente ben fatto
  • Buon sistema di controllo
    Contro:
  • Solo per gli appassionati del genere
  • Non tutti i tavoli sono ugualmente divertenti
  • Modalità di gioco poco accattivanti