Billy o Jack?
Il gioco, sviluppato da Amaze, è fondamentalmente un hack’n’slash vecchia maniera. Si prende il controllo di uno dei tre personaggi principali del film, cioè Jack Sparrow, Will Turner ed Elizabeth Swann, e si affrontano dei livelli durante i quali bisogna combattere nemici, andare avanti e ancora picchiare, ripetendo il procedimento innumerevoli volte. Questo genere, apparentemente di una semplicità disarmante, ha subito col passare degli anni notevoli cambiamenti, fino a fondersi, al fine di migliorarsi, con altre tipologie di giochi. Tra gli ultimi esponenti di maggior rilievo troviamo Phantasy Star Online e, anche se non ne è un rappresentate puro, The Legend of Zelda: Four Swords. Il primo è stato capace di portare il genere ai massimi livelli, ampliandone sia i pregi che i difetti, facendo innamorare ancora di più gli appassionati e allontanando definitivamente i detrattori: tanti diversi personaggi altamente personalizzabili, molte statistiche, tantissime armi, altrettanti nemici e oggetti, gioco in rete. Il secondo è riuscito a dimostrare che anche senza statistiche, attraverso il genio, è possibile creare un hack’n’slash vario e divertente. In Zelda c’erano degli enigmi meravigliosi, e tutta l’esperienza in generale era permeata dall’originalità, seppur votata all’immediatezza. La Maledizione del Forziere Fantasma non pende invece né dall’una né dall’altra parte, risultando concettualmente associabile ai primi esponenti del genere, ormai vecchi di venti anni.
Combattimenti ai Caraibi
La storia vede Jack Sparrow di fronte all’ennesimo problema, una cosa di poco conto come la dannazione eterna. Per evitarla il celebre pirata, impersonato nel film da Johnny Depp, dovrà trovare il modo di aggirare o annullare il debito di sangue che lo lega al leggendario Davy Jones, il capitano del vascello Olandese Volante. I sei livelli che compongono l’avventura sono spesso interrotti da delle scenette, purtroppo poco curate, che dovrebbero mostrare l’evolversi della trama: il rischio di vedersi rovinare l’intreccio è comunque minimo, se non nei punti cardine, tanto è difficile capire cosa stia succedendo ai protagonisti della vicenda. Le incredibili incongruenze logiche non aiutano di certo a facilitare la comprensione del plot narrativo, poiché, se all’inizio la scelta del personaggio è obbligata, proseguendo nella vostra avventura avrete la possibilità di decidere chi impersonare. Sarete così liberi, in effetti, che potrete comandare anche chi in quel livello dovreste salvare: se in uno stage, ad esempio, Elizabeth dovesse liberare Will, voi potreste utilizzare quest’ultimo per salvare se stesso dai nemici.
La storia vede Jack Sparrow di fronte all’ennesimo problema, una cosa di poco conto come la dannazione eterna
Combattimenti ai Caraibi
Sebbene fastidiosi per gli appassionati della saga, questi difetti passerebbero in secondo piano se a controbilanciarli ci fosse un gioco dalla valida struttura ludica, ma purtroppo non è esattamente questo il caso. I personaggi non sono personalizzabili, e questo è un problema soprattutto considerando che, a parte le differenze estetiche e qualche singola mossa speciale, sono praticamente identici tra loro. Tutti hanno sostanzialmente la stessa arma, una spada, alternabile per un periodo di tempo limitato a quelle che si trovano lungo il tragitto, come pistole, fucili o sassi. Le mosse a disposizione dei protagonisti non sono poche, aumentano costantemente col progredire dell’avventura e sicuramente rappresentano una delle migliori caratteristiche del gioco. Affrontando l’avventura al minor livello di difficoltà la maggior parte sono inutili, dato che quasi tutti i nemici sono eliminabili con l’attacco di base, mentre le combo complesse diventano indispensabili cimentandosi nella modalità più difficile. Gli avversari più deboli non si differenziano molto tra loro, mentre i boss di fine livello sono stati creati con molta cura. Dove il titolo mostra i peggiori difetti però è nel level design, in quanto l’area di gioco è terribilmente limitata. Si può andare solo dove hanno previsto i programmatori, e spesso la situazione è frustrante, dato che i livelli sono pieni di porte, scale e strade secondarie che sono sbarrate da fastidiosi muri invisibili. Oltre ad essere dannosi per la qualità del prodotto rendono la situazione anche molto caotica, in quanto spesso è necessario imbucare proprio una di queste vie per proseguire: tragitto che ovviamente non vi sareste mai immaginati di dover attraversare, poiché generalmente precluso. L’interazione con l’ambiente circostante è quindi decisamente rivedibile, così come i banali enigmi che dovrete risolvere per proseguire nel vostro cammino.
Più lungo del film
Se siete dei fan della serie capaci di passare sopra ai difetti elencati fin qui pur di rivivere le avventure dei vostri beniamini, allora sappiate che il gioco saprà quantomeno garantirvi alcune ore di divertimento. Nonostante il superamento di uno degli stage non coincida con l’aumento della difficoltà degli stessi, il giocatore appassionato saprà comunque trovare pane per i suoi denti nella ricerca dei rubini, quattro per ambientazione, almeno uno dei quali ben nascosto. I vari livelli di difficoltà, inoltre, sono ben bilanciati. Ogni volta che ucciderete un nemico questo lascerà a terra delle monete, denaro utile per comprare degli extra che vanno dai semplici artwork a delle particolari armi alternabili alla spada standard. Il Touch Screen, sostanzialmente inutile nell’avventura, è adibito solamente a mostrare una specie di menù in tempo reale. Lo schermo inferiore del DS è invece indispensabile nei tre minigiochi, tutti abbastanza scontati e poco divertenti, incapaci di catturare l’attenzione per più di mezz’ora. Gli sviluppatori si sono evidentemente concentrati più sull’aspetto estetico del gioco che su quello ludico, cercando di attirare i tanti appassionati di Jack Sparrow e compagni con una fedele ricostruzione dell’atmosfera dei due lungometraggi. La grafica è ottima, salvo qualche animazione, e sicuramente le locazioni che fanno da scenario alle avventure dei pirati nel film sono ben riconoscibili nel videogioco. I brani che compongono il sottofondo musicale sono anch’essi precise conversioni, con le dovute limitazioni, di quelli ascoltati al cinema. Non sono all’altezza invece gli effetti sonori, in alcune circostanze addirittura ridicoli.
Come gioco “Pirati dei Caraibi: La Maledizione del Forziere Fantasma” è vittima soprattutto di un eccessivo spirito retrò nella sua meccanica, tanto da ricordare spesso e volentieri i precursori ormai ventennali del genere hack’n’slash. Oggi che il genere ha raggiunto delle vette inaspettate un titolo come questo assume un valore non del tutto sufficiente, di fronte a difetti come personaggi non personalizzabili, nemici e armi poche e poco varie, multiplayer limitato a due giocatori, enigmi banali e interazione col mondo molto limitata. L’avventura non sarebbe corta, ma la volontà di affrontarla fino alla fine si disperde purtroppo col progredire della stessa. Nonostante questo il gioco accontenterà comunque gli appassionati della saga, grazie alla grafica buona e alla riproduzione dei tanti elementi che popolano questo mondo immaginario, curata e fedele all’originale.
Pro
- Ottima grafica
- Scenari e musiche fedeli all’originale
- Abbastanza lungo e impegnativo
- Minima interazione con l'ambiente
- Pochi nemici e poche armi
- Protagonisti non personalizzabili
- Incongruenze logiche
Mentre negli Stati Uniti il film sta battendo ogni record d’incasso, gli adattamenti in chiave videoludica di “Pirati dei Caraibi: La Maledizione del Forziere Fantasma” stanno invadendo gli scaffali dei negozi, andando ad ampliare il parco titoli di quasi tutte le piattaforme da gioco commercialmente attive; non poteva mancare, ovviamente, la versione per Nintendo DS.